Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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mercoledì 5 agosto 2009

Hold the flame

Giusto una cosuccia che ho scritto qualche settimana fa… ^__^
Per cercare ancora di combattere contro l’anoressia e ricominciare a vivere davvero.

HOLD THE FLAME

Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions
To the sky;
Let your spirit
Flow and fly.
Bets are off,
The world is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Feel the rhythm
In the air,
Vibrate with
A power rare!
The sun is bright,
The world is true,
The wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame,
Dance your best,
Sing out your name!
Field all questions,
Word is out!—
You have a voice;
It’s time to shout!
Feel the rhythm,
World is true,
Wind is strong,
And you are YOU.
Fly the banner,
Hold the flame.
Dance your best,
Sing out your name!
There’s only one you
In this place—
There’s only one
In time and space.
Fly and dance,
Sing and shout;
You have a voice—
The world is out!

[NON ESITARE
Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia tutte le tue domande/al cielo/Lascia che il tuo spirito/ondeggi e voli./Niente più scommesse/Il mondo è fuori - /hai una voce;/è tempo di gridare!/ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Senti il ritmo/che si spande nell’aere/e che vibra/con un forte potere!/Il sole splende/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/Rilancia le tue domande/butta tutto fuori/hai una voce;/è tempo di gridare!/Senti il ritmo/Il mondo gira/Il vento è forte/e tu sei TE STESSA./ Sventola la bandiera/non esitare/fai del tuo meglio/grida il tuo nome!/C’è solo una te stessa/in questo posto - / sei una soltanto/nel tempo e nello spazio./Vola e danza/canta e grida;/hai una voce - /Il mondo è fuori.]


P.S.= Durante questo mese di Agosto avrò raramente modo di utilizzare il computer ed accedere ad Internet, quindi potrò postare e passare dai vostri blog molto meno spesso del solito… Ad ogni modo, sappiate che cercherò di scrivere e di leggervi e commentarvi ogni volta che mi sarà possibile. Inoltre non so se avrò mai modo di leggere l’e-mail, ma se vi va di scrivermi state pur tranquille che la prima cosa che farò a Settembre sarà rispondervi. Be patient in this month, please…

martedì 3 marzo 2009

Le acque del criticismo

È facile rimanere imprigionate nel turbine della vita. Si va a scuola, si va al lavoro, si vedono e si ascoltano cose che ci fanno sentire inadeguate. Ci sono un sacco di cose che c’influenzano, che lo vogliamo o no. In un certo qualmodo, questa può essere anche una cosa positiva. Possiamo ricevere influenze dai nostri amici a cui vogliamo bene, da nostri familiari che amiamo, dalle cose che ci piace fare, guardare o leggere. E fin qui, niente di male.

Ma quando vi sentite in un certo modo, ed improvvisamente avvertite che qualcosa intorno a voi vi sta tirando in un’altra direzione, avete bisogno di fermarvi e di rimanere per un minuto a pensare. Un minuto è più che sufficiente. Avrete certamente sentito dire: “Segui l’istinto”. Bè, nella maggior parte dei casi, è proprio quello che andrebbe fatto. Se qualcosa che vedete o sentite vi fa sorgere dubbi su come vi SENTITE, è giusto che proviate ad esaminarlo.

Non fraintendete – è meraviglioso vedere, sentire o leggere qualcosa che ci fa porre domande, ci fa venire pensieri, c’insegna qualcosa di nuovo. Va benissimo essere aperte alle opinioni altrui, alle possibilità, ai punti di vista. Possiamo imparare un sacco di cose facendo attenzione al mondo che ci circonda. Ma dobbiamo imparare a non sentirci da meno delle persone che la pensano diversamente da noi, svalutando le nostre opinioni.

Se le persone che vi stanno intorno vi dicono qualcosa di negativo (per esempio quei commenti che ci feriscono più nel profondo, tipo che siamo brutte, antipatiche, orribili, out, il nostro peso non è okay, etc…) o di ancora peggiore – se gli amici che vi stanno intorno (e se lo fanno, siete sicure che siano davvero amici?) vi dicono qualcosa che vi fa star male relativamente al vostro aspetto fisico, non lasciate che questi commenti v’influenzino al punto tale da decidere di dover fare qualcosa per compiacerli e per adeguarvi ai loro standard. Darsi da fare unicamente per compiacere o per piacere agli altri non fa vivere ed è, oggettivamente, un qualcosa che può andare a rinforzare un DCA. Cercate perciò di non dare troppo peso alle opinioni altrui sul vostro aspetto: alla fin fine, ciò che conta veramente è quello che pensate VOI di VOI STESSE.

Non tutto il criticismo è costruttivo.

Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.

Soprattutto per noi ragazze che abbiamo vissuto e stiamo lottando contro l’anoressia, la vita può diventare una perenne competizione. Vogliamo essere carine, vogliamo essere intelligenti, vogliamo essere simpatiche, vogliamo essere magre. Vogliamo essere sicure di non essere da meno di tutte coloro che ci circondano. Ma talvolta può essere davvero duro, difficile e doloroso fare paragoni. Talvolta le persone con cui vi confrontate sono proprio quelle che vi dicono che, in qualche modo, non andate abbastanza bene. Non siete abbastanza carine. Non siete abbastanza intelligenti. Non siete abbastanza simpatiche. Non siete abbastanza magre. Io vostri vestiti non sono abbastanza alla moda. Il vostro taglio di capelli non vi dona abbastanza. Una lista infinita…

Non potremmo mai piacere a tutto il mondo, altrimenti finiremo per non piacere più neanche a noi stesse. E non saremo mai capaci di rimanere a galla se lasciamo che le alte persone ci spingano sotto. E affogare è uno dei modi di morire peggiori che ci siano.
Veramente, bisogna sopravvivere. Non possiamo lasciare che le persone – o le cose che leggiamo o che sentiamo o che vediamo – abbiano la meglio su di noi. Per esempio, se leggete su una rivista che la vostra taglia vi rende meno attraenti perché è “alta”, ma prima di leggere quell’articolo, voi pensavate che quello che conta non è la taglia ma la persona che siete, che è ciò che vi rende veramente attraenti agli occhi di qualcun altro, ascoltate il vostro pensiero, il vostro istinto – che andate benissimo per quello che siete, che chi vi vuol bene vi apprezza per quello che siete, assolutamente a prescindere dalla vostra taglia. Non fatevi tirare dentro dai pensieri negativi. Se i vostri amici, compagni di scuola, compagni di corso, colleghi di lavoro, familiari, vi dicono qualcosa che vi fa sentire a disagio con voi stesse, ricordate che quello che loro dicono non determina affatto quello che voi siete veramente. È solo il loro soggettivo punto di vista, ma questo non significa che sia necessariamente giusto o valido, anzi! E ricordate che per ogni persona che può dire qualcosa che vi fa star male, ce ne sono almeno altre tre che sanno perfettamente che siete speciali sotto tantissimi punti di vista.

Se ascoltate in TV un servizio che vi dice che sareste più carine se cambiaste il vostro aspetto in un qualche modo, non lasciate che qualcosa che vedete per 5 minuti in TV v’influenzi facendovi pensare che davvero stareste meglio con un altro aspetto. Avete la vostra testa: usatela.

Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.

Siete le uniche che potete scrivere la vostra propria storia. Potete cambiare tutto quello che volete e che non vi fa stare bene nella vostra vita. E potete aggiungere un nuovo capitolo ogni volta che lo desiderate. Non avete bisogno di qualcuno di esterno che vi dica cosa e come cambiare. Per tutta la vita la gente che ci circonda continuerà a snocciolare le proprie opinioni, che ci piaccia o meno. Talvolta queste opinioni possono aiutarci… e talvolta possono ferirci. Dobbiamo solo imparare a capire la differenza. Ci sono un sacco di cose che ci possono aiutare… e altrettante che ci possono ostacolare. Pensarci su anche solo per un minuto può fare un mondo di differenza quando i nostri pensieri su noi stesse prendono una brutta piega.

Quando si arriva alla frutta, ricordatevi che non c’è nient’altro che VOI. Voi e voi soltanto. Là fuori non c’è nessun altro come voi. Perciò non potete sbagliare in quello che fate. Non potete sbagliare nell’essere voi stesse. Siete come siete, ed è esattamente come dovete essere. Va benissimo ed è perfettamente normale sentirsi insicure relativamente al nostro aspetto, talvolta, ma se riusciamo a trovare un equilibrio, cerchiamo di difenderlo e di fare in modo che le parole altrui non possano turbarlo. Se pensate qualcosa di negativo su voi stesse, perché qualcuno vi ha criticate, e cercate di cambiarlo, per adeguarvi a ciò che vi è stato detto, state rinunciando ad una parte di voi stesse. Se continuate a comportarvi così, ben presto sarete circondate solo da resti. E vi sentirete più deboli e più insicure che mai.

Apprezzate voi stesse senza che la vostra vita sia trasportata dalle acque del criticismo.

Certo, riconosco che può essere molto difficile rapportarsi con queste cose e con le persone che ci circondano, specialmente se le cose che queste dicono minano la nostra autostima. Ma sapete una cosa? Ci vuole una persona molto forte per combattere l’anoressia – e voi ne siete capaci. La forza ce l’avete eccome. Quindi potete resistere anche a questo. E allora vi accorgerete che siete meravigliose esattamente per come siete. Perché siete voi stesse. Le vere Voi Stesse.

Non mollate mai con voi stesse. Voi avete tutta la forza per continuare a combattere.

E siete bellissime. Bellissime fuori e dentro. Esattamente per come siete.

giovedì 18 dicembre 2008

Arrivano le vacanze

A tutte:

Le cosiddette “vacanze di Natale” possono essere un periodo molto difficile. Un periodo fin troppo pieno di famiglia, cibo, comportamenti che finiscono per esasperarsi. Se scrivo queste parole, è semplicemente perché voglio dirvi che vi capisco e che vi sono vicina. Le vacanze di Natale possono essere estremamente ansiogene e possono farvi svegliare con un nodo in gola ogni mattina. Ma sapete una cosa?

Non è giusto. Le vacanze di Natale non sono state inventate per stare male. Sono state inventate per rilassarsi, per prendersi un po’ di tempo per pensare a noi stesse, per divertirsi… non per sperare che finiscano il più in fretta possibile. Perciò, cosa fare per non affrontare queste vacanze con l’inevitabile magone e per provare a trovarne gli aspetti migliori?

Fondamentalmente, dovreste cercare di darvi un bello scrollone e tentare di pensare positivo nonostante tutta la negatività che vi pesa dentro e di cui vi sentite impregnate. Dovreste cercare di pensare a stare bene voi stesse, e non a quello che gli altri vorrebbero voi faceste o come vorrebbero vi comportaste. So che è estremamente difficile, perché molto spesso questi “altri” sono genitori, parenti, amici, persone che contano molto per voi e che fareste di tutto per appagare… ma dalle quali vi sentite anche manipolate e sommerse. Bè, provare questi sentimenti va benissimo, è assolutamente naturale. Tutti i sentimenti lo sono – dato che si tratta di ciò che voi provate e che sorge spontaneamente. Però dovreste cercare di fare quello che è meglio per voi stesse, anche se ciò talvolta significa andare contro le aspettative altrui… e cercare di sopportare l’ansia che ne consegue, nella consapevolezza che voi meritate a pieno quello che tentate di ottenere per voi stesse.

So che può sembrare strano che io vi dica di pensare a voi stesse durante le vacanze di Natale, periodo in cui, tradizionalmente, viene sempre detto di pensare agli altri, ai bisognosi, ai meno fortunati… Ma solo se prima pensate a voi stesse ed avete cura di voi, e vi sentite in pace con voi stesse, potrete volgere lo sguardo verso l’esterno ed occuparvi degli altri. Un po’ come quando si dice che per piacere bisogna prima piacersi. Dovete cominciare con voi stesse per potervi aprire agli altri. Sembra facile e difficile allo stesso tempo, vero?!

Perciò cercate di stare tranquille, di focalizzarvi su ciò che desiderate per voi stesse, senza stare ad ascoltare i commenti degli altri. Qualche anno fa, chiunque facesse anche un piccolo e marginale commento su me e il cibo, mi rovinava completamente la giornata perché non riuscivo a smettere di pensarci e mi ci facevo sopra i peggiori film, arrivando così a caricare quelle parole di significati che molto probabilmente i miei interlocutori non avevano mai avuto neanche la minima idea di dargli. Quel che voglio dire, semplicemente, è che durante le feste, stando riuniti al tavolo con i parenti, può capitare che qualcuno faccia qualche commento su di voi e sul cibo: bene, non lasciate che ciò vi condizioni. Pensate a quello che è veramente importante per voi, che sapete cosa state facendo anche se gli altri possono non capirlo, e lasciate così che le parole altrui vi scorrano addosso.

Al solito, più facile a dirsi che a farsi. Ma tutto quello che dovete fare è tentare. Solo tentare. Quando vi succede qualcosa d’irritante, quando vedete o sentite qualcosa che vi fa tribolare, che vi fa venir voglia di restringere o di abbuffarvi, o di fare ogni qualsiasi altra cosa auto-distruttiva, ogni qualsiasi altro comportamento che vi ritrascina nel gorgo dei disturbi alimentari, NON CEDETE. Non lasciate che questi impulsi sopprimano la parte migliore di voi. Non cedete alla rabbia, alla tristezza, al dolore, alla frustrazione, all’ansia. Al contrario, usate tutte le emozioni che state provando, e trasducetele in determinazione per darvi la forza di continuare a comportarvi nel miglior modo possibile. Fate quello che è meglio per voi in senso oggettivo. Concedetevelo. Non pensate a quello che gli altri dicono o a come vi guardano. Pensate a voi stesse. Non pensate al cibo e a quanto dovreste/non dovreste mangiarne. Non fatevi fregare da quei pensieri ossessivi che finiscono per sembrare naturali, tanto spesso rimbalzano in testa. Pensate alla bambina che c’è in voi. E datele quello che desidera. Vi è permesso di essere indulgenti con voi stesse. Vi è permesso di cercare di sentirvi bene. Vi è permesso di essere felici. E non succede niente, sapete?!

Davvero.

Scrivetevi una lettera. Una lettera breve, una lettera lunga, anche solo una frase, poche parole, ciò che volete. Ma scrivetevi qualcosa di positivo, che vi rammenti che voi siete più forti di tutte le avversità che state attraversando e che perciò potete superarle. Magari potete anche scrivere semplicemente: “Puoi farcela! Sei molto più forte di quel che credi!”. Qualsiasi cosa, ma scrivetevela. Scrivetela unicamente per voi stesse. Scrivetela su un pezzo di carta e poi infilatelo nella tasca dei vostri jeans, o della vostra tuta, o nel vostro borsello, o in qualsiasi posto possiate averlo sempre con voi. E quando sentite che le cose vanno particolarmente male, quando sentite che proprio non ce la fate più, tiratelo fuori e leggetelo. Rassicuratevi. Non cedete. Non lasciatevi influenzare da tutto quello che anoressia e bulimia mettono in testa. Dopo vi ringrazierete. Magari il giorno dopo. Magari il mese dopo. O magari anni dopo. Ma vi ringrazierete.

Volete davvero che le vostre vacanze di natale siano un inferno? Uno stress continuo? Giorni pieni di rabbia, panico, nervosismo, ossessioni, angoscia, ansia, tristezza? Ma certo che non lo volete. E non lo meritate. Anzi, voi meritate tutte le cose più belle che le vacanze possono portare. Lo so che non si possono cancellare tutti i sentimenti negativi, le ossessioni ed i comportamenti sbagliati nel tempo di una vacanza di Natale. Ma potete iniziare a farlo.

Cominciate adesso. Iniziate con queste vacanze.

Faccio un enorme in bocca al lupo a tutte… Voi potete farcela tranquillamente, sapete?!

lunedì 24 novembre 2008

Dirigere la rabbia

La rabbia non è necessariamente un qualcosa di negativo. Quando vi sentite giù di morale, quando state vivendo una “giornata-NO”, quando state male, quando vi sentite impotenti e frustrate, quando vi sentite sole e con le spalle al muro, o avete avuto un’altra ricaduta – arrabbiatevi. Semplicemente, infuriatevi.

Ma non arrabbiatevi con voi stesse.

Arrabbiatevi con il vostro disturbo alimentare.

Non rendete voi stesse il bersaglio di tutta la vostra negatività e la vostra frustrazione. Lasciate che lo sia il DCA.

Perchè rimproverare voi stesse per la confusione, per gli errori, per non essere state capaci di fare ciò che desideravate?

Il vostro DCA è il problema. Non voi.

Perciò, combattete. Combattete contro il DCA. Non contro voi stesse.

Voi siete il pilastro. Voi siete il buono. Non fatevi del male distruggendovi lentamente.

Non dovete sempre sentirvi in dovere di reprimere quella rabbia, di nascondere le vostre sensazioni, i vostri istinti, le vostre emozioni negative. Dovete semplicemente incanalarle in una direzione differente, che non sia quella del cibo e del corpo. Affrontate l’anoressia, colpitela e continuate a sparare. Usate quella rabbia che avreste rivolto contro voi stesse, invece contro il DCA.

La rabbia non è necessariamente una brutta cosa. Basta che la usiate a vostro vantaggio. E avete tutte la potenzialità di farlo e di riuscirci.

domenica 16 novembre 2008

Siamo tutte speciali

Lo so che può sembrare una frase tratta da un libro di favole per bambini, ma è assolutamente vero. Perciò, ascoltatemi un attimo.

Molto spesso all’anoressia è associata la sensazione di “essere speciale”. Potrei scriverci un libro, credo. Quando si restringe ci si sente “speciali”. E questa è una delle principali ragioni per cui scegliere di ricoverarsi fa così tanta paura. Anch’io ho avuto a lungo questo timore. Anche se mi rendevo conto che, alla fin fine, l’anoressia non mi avrebbe portata da nessuna parte, restringere continuava a farmi stare bene sul momento, mi faceva sentire forte, in controllo, soddisfatta, più sicura di me stessa… sì, mi faceva sentire “speciale”. Perciò avevo paura di perdere questo mio sentirmi “speciale”, questo qualcosa che mi faceva sentire di essere davvero qualcuno, questo sentimento di onnipotenza così profondamente radicato in me.

Il punto è, ragazze, che siamo tutte speciali. Siamo sempre speciali. Siamo speciali comunque. Il nostro essere “speciali” non muore insieme al DCA, deve solo essere riapplicato, riassegnato a qualcosa che vale veramente questo sentimento.

Perchè le ossa che sporgono sono speciali? Perché la restrizione è speciale? Perché l’attività fisica compulsava è speciale? Perché sentirsi in controllo e privarci del cibo giorno dopo giorno è speciale? Perché l’auto-sabotaggio è speciale? Ma davvero distruggere noi stesse, farci del male, odiarci così, ci rende speciali?? È un inganno. Credetemi. Lo è.

Depressione. Morte. Stanchezza. Dolore. Disperazione. Confusione. Ansia. Senso di colpa. Vuoto. Tutti i tipici sentimenti legati ai DCA. Da quando queste cose sono diventate speciali? Intendo, davvero speciali? Davvero sono queste le cose che vi fanno sentire speciali?

La vostra missione, se scegliete di accettarla (così come la mia, del resto, visto che sono qui che giorno dopo giorno combatto insieme a voi) è: SCOPRIRE quello che REALMENTE ci rende speciali. Provate a scrivere, magari cominciando proprio dal commento che, se vi va, potete lasciare a questo post: “Sono speciale perché…” … e guardate cosa ne viene fuori.

Perchè, ve lo assicuro – ci sono mille e mille cose per cui potete a ragione considerarvi speciali. Ma, ragazze, non siamo speciali perchè abbiamo un disturbo alimentare.

lunedì 27 ottobre 2008

Attraversare il tunnel

È interessante vedere quanto si può crescere come persone – persone a tutto tondo – e apprezzare quello che si ottiene in questo percorso. È una scoperta interessante, talvolta, poiché sembra d’immergersi improvvisamente nell’essenza di una persona che è stata sempre vicino, ma che non si è mai sentita come un’entità completa. Un po’ come quando si attraversa un tunnel in autostrada, e poi dietro la curva si sbuca all’improvviso e si viene investite dalla luce. Spesso ci è facile pensare a noi stesse come ad anoressiche, bulimiche, depresse, preoccupate, ansiose, nevrotiche, matte, o addirittura semplicemente come a un corpo da esibire. Ma pensare a noi stesse esattamente per quello che siamo – nella totalità – ha innegabilmente un suo fascino speciale. Certo, potrete non amare completamente tutto quello che vedete in voi stesse, ma è assolutamente normale avere dei difetti e non apprezzarsi al 100%. È naturale trovarsi imperfette: come si usa dire, “Nessuno è perfetto”. Ma ricordatevi che le cose più belle non sono mai perfette. Ed è forse proprio per questo che sono così meravigliose. Perciò nessuna di noi può essere perfetta. Nessuna di voi può esserlo. Ma potete essere voi stesse. E questo è molto più che perfetto.

Finora ho scritto su questo blog diverse “strategie di auto-aiuto” rispetto ai disturbi alimentari, quelle che ho attuato e che ho trovato utili, ma quando si arriva ad applicarle, allora sta a voi metterci la forza e la volontà necessaria per venirne a capo. Desiderandolo veramente. E fregandovene di tutto ciò che gli altri possono fare o dire. E cercando di tacitare tutte le ansie che il distaccarsi dai disturbi alimentari inevitabilmente comporta. E tentando di staccarsi dall’autocommiserazione. E provando a tacitare i soliti pensieri ossessivi. Perché solo dentro di voi potete trovare la forza, la determinazione, la volontà, il coraggio… la chiave per abbandonare i DCA, per uscire dal tunnel e tornare a vedere la luce.

Purtroppo, al solito, la via giusta da seguire non è mai la più semplice. Ma vi assicuro che più combatterete, meglio vi sentirete quando a poco a poco vi libererete da ciò che oggi vi soffoca. Tutto ciò che vale merita di essere vissuto. Ed ogni battaglia che vale merita di essere combattuta fino in fondo. E, credetemi, la vostra salute e la vostra felicità costituiscono una battaglia che vale davvero la pena di combattere. So che lasciare i DCA può far paura, può mettere ansia. So che, nonostante tutto, rappresentano un appiglio in quello che pare un mare in tempesta. Ma alla fine di ogni tunnel c’è la luce. Se continuate a stare aggrappate al guardrail non riuscirete mai a vederla. Perciò provate a mollare un po’ la presa e a fare qualche passo avanti. Così vi accorgerete che, non appena inizierete a vedere i primi spiragli di luce, avrete molta più voglia di raggiungerli che non di ricacciarvi nel buio della galleria. Perché il buio può essere rassicurante, ma non permette di vedere niente. Neanche voi stesse.

Al solito, lo so che è più facile a dirsi che a farsi. Molto più facile a dirsi. Ma ogni azione inizia con un pensiero. Perciò, lasciate che questo post sia il vostro pensiero. E iniziate.

domenica 5 ottobre 2008

Una lettera dall'altra parte

Premessa: di norma, mi reputo una persona tutto sommato tollerante.

Mi piace ascoltare i pareri di tutti, anche di chi la pensa diversamente da me, perché credo che ci sia comunque sempre da imparare dagli altri. Sono quindi aperta ad ogni discussione e giudizio, critiche comprese… purché costruttive. Se c’è una cosa che mi fa proprio incazzare, infatti, sono le critiche fini a se stesse, fatte dalle persone giusto per il gusto di fare polemica, senza provare neanche per un attimo a mettersi nei panni altrui.

Che è poi esattamente quello che mi è successo da quando ho cominciato a caricare alcuni dei miei video su YouTube. Ovvio che nel momento in cui ho messo dei video di pubblico dominio mi aspettavo di ricevere sia commenti positivi che negativi, questo non mi crea problemi. Mi creano problemi i commenti di quelle persone che pur non sapendo niente dell’anoressia, pur non avendo mai avuto a che fare con persone anoressiche, pur avendo soltanto delle idee stereotipate al riguardo, si permettono di dare dell’egoista, della stupida, della matta, della superficiale, dell’infantile, della tizia con manie di protagonismo, senza alcuna plausibile giustificazione delle loro parole.

Io non mi offendo, dato che comunque si tratta di persone che non mi conoscono e quindi non sanno niente di me, però trovo i loro commenti ugualmente molto sconcertanti. Ma quanto rancore dentro la gente cova? Quanta rabbia inespressa? Quanto astio da riversare sugli altri perché fa paura anche solo l’idea di ammettere le proprie responsabilità e quindi riversarlo su se stessi? I miei video raccontano la mia storia, la mia vita d’anoressia, quindi non c’è il classico “e tutti vissero felici e contenti”… ma se queste persone lo vogliono, perché non vanno a cercarsi i video delle favole? Purtroppo mi sono resa conto che molte persone sono estremamente superficiali, e non riescono affatto a venire a capo dei loro problemi, quindi ricercano i video di coloro che hanno altri problemi più profondi dei propri solo per sentirsi meglio, per potersi ergere sul piedistallo di chi giudica, e potersi sentire così superiori. Cercano i video in cui le persone narrano la propria difficile storia solo per sentirsi meglio, per vedere che rispetto alla loro situazione può esserci di peggio. Vogliono rassicurazioni, cercano nei video altrui il lieto fine, pensando così che se per altri c’è stato l’happy ending, allora ci sarà anche per loro. Perciò vogliono video in cui l’anoressica di turno ritrova la gioia di vivere e la speranza, perché la vita è bella, l’amore vince ogni cosa, ed altre amenità affini. Cercano insomma un po’ di miele per potersi addormentare tranquilli. E rifuggono da ogni possibile nota dissonante, che possa turbare il loro precario equilibrio. Certo, è facile essere prodighi di complimenti ed incoraggiamenti con chi ha avuto la forza di superare gli ostacoli della vita. Ed è altrettanto facile calpestare chi in un certo momento è a terra e giudicare dall'alto del proprio piedistallo. Allora, io voglio chiedere a tutte queste personcine che si permettono di offendere gratuitamente: ditemi un po’, una che non vive sotto un ponte e non ha un cancro terminale deve essere necessariamente felice? Anche i disturbi alimentari sono malattie, e possono uccidere. Anzi, possono fare di peggio: possono distruggere un’esistenza. Lasciarci vive, ma senza mai vivere veramente.

Forse, ragazze, sarà capitato anche a voi di ricevere giudizi sprezzanti a causa dei vostri DCA… bè, e allora lasciate che ve lo dica: non ascoltate quelli che vi dicono che non avete il diritto di essere infelici, ma piuttosto cercate di stringere i denti e di continuare a combattere; se n sentite il bisogno cercate pure un sostegno, il sostegno delle persone che vi amano, ma anche il sostegno di uno specialista. Non smettete mai di lottare, anche se il dolore,la tristezza e l’apatia vi attanagliano il cuore e la mente. Non c’è niente di peggio dell’apatia. Perché la nausea, il rifiuto del mondo e la rassegnazione possono annullarvi. E, credetemi, il nulla è peggiori ogni dolore. Perché al dolore ci si può ribellare, ma al nulla no.
Purtroppo, la “società” non riconosce il male dell'anima, riconosce solo il logoramento fisico e considera lavativi quelli che, per i loro problemi personali, in un certo momento non riescono ad andare avanti. Credo che in fondo l'anoressia non sia altro che un modo per portare all'esterno il male che abbiamo dentro,per esteriorizzare tutta quella sofferenza che gli altri non riescono a vedere, per rendere rilevabili, "palpabili", "quantificabili", le ferite che ci logorano l'anima.

Quanto dolore deve provare una ragazza prima di poterla definire umana? Quanta sofferenza è necessaria per poter vivere senza sofferenza? E quanta indifferenza potranno ancora ostentare coloro che vivono vite “perfette”, criticano e giudicano sparando a zero sulle presone che hanno problemi, e si lagnano dei loro quotidiani problemi da niente, il treno in ritardo, il caffè troppo zuccherato, i colleghi di lavoro scemi, prima di poter vedere la realtà? Quante volte ancora potranno volgere il capo e far finta di non vedere? E quante volte una di noi, ragazze, dovrà guardare in alto prima di poter vedere il cielo? E quante orecchie gli altri devono avere prima di poter sentire chi sta chiedendo aiuto in silenzio? E quanti occhi ci vogliono per poter penetrare la vita senza fermarsi alle apparenze? Quanti decimi per poter vedere cicatrici nascoste sotto abiti slargati o a maniche lunghe? Quanta sensibilità per capire il dolore, e quanta forza per aiutare chi soffre? E’ meglio tapparsi le orecchie, chiudere gli occhi, girare la testa e fare finta che tutto sia meraviglioso in ogni momento, senza nessuna pecca? E’ meglio continuare a far finta di niente? E’ meglio continuare a nascondere le cicatrici? E’ meglio continuare a fingere di ignorare la verità? E’ meglio continuare a fingere d’ignorare quelle cicatrici?

Allora, simpatiche personcine che commentate i miei video su YouTube con sprezzanti giudizi che cadono dall’altro, lasciate che vi chieda qualcosa. Vi siete mai sentite veramente depressi, vuoti dentro? Vi siete mai sentiti completamente soli, anche in mezzo alla gente? Lontani mille miglia da qualsiasi luogo come se non proveniste da nessuna parte e non aveste nessun posto dove tornare? Vi siete mai sentiti totalmente incompresi? Avete mai voluto correre via, veloce, lontano? Vi siete mai chiusi a chiave dentro la vostra camera, con la radio accesa ad un volume così alto che nessuno potesse sentirvi gridare? No, voi non sapete com’è quando niente va come dovrebbe. No, voi non sapete com’è essere come noi. Essere feriti. Sentirsi completamente persi. Essere lasciati fuori nel buio. Essere colpiti quando si è giù di morale. Sentirsi come essere comandati a bacchetta. Essere sull’orlo del crollo quando non c’è nessuno che possa salvarvi. No, voi non sapete com’è. Ma dovreste provare a comprendere quello che mai potrete comprendere. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. Avete mai desiderato essere qualcun altro? Vi siete mai sentiti stanchi di essere tralasciati? Avete mai disperato di riuscire a trovare qualcosa in più prima che la vostra vita sia finita? Vi siete mai sentiti nei guai fino al collo? Vi siete mai sentiti prigionieri di un mondo che odiate? Siete mai stanchi di tutti quelli che vi stanno intorno, con grandi sorrisi contraffatti e stupide bugie mentre nel profondo state sanguinando? No, voi non sapete com’è quando niente va come dovrebbe. No, voi non sapete com’è essere come noi. Essere feriti. Sentirsi completamente persi. Essere lasciati fuori nel buio. Essere colpiti quando si è giù di morale. Sentirsi come essere comandati a bacchetta. Essere sull’orlo del crollo quando non c’è nessuno che possa salvarvi. No, voi non sapete com’è. Ma dovreste provare a comprendere quello che mai potrete comprendere. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. Nessuno vi ha mai mentito guardandovi dritti in faccia. Nessuno vi ha chiesto un dito e si è preso un braccio. Nessuno vi ha spinto dentro l’abisso lasciandovi soli nell’ardua impresa di risalire. Nessuno vi ha pugnalato alle spalle. Nessuno vi ha etichettato e messo nello scaffale più basso del supermercato. Nessuno vi ha inflitto una grande sofferenza facendovi provare la difficile impresa di staccarsi da una dipendenza. Avete sempre avuto tutto quello che volevate senza mai lavorare, era tutto lì. Avete avuto amici, amore, gioia, senza un grammo di vera sofferenza. Avete avuto le vostre vite brillanti, divertenti, quasi perfette. No, voi non sapete com’è quando niente va come dovrebbe. No, voi non sapete com’è essere come noi. Essere feriti. Sentirsi completamente persi. Essere lasciati fuori nel buio. Essere colpiti quando si è giù di morale. Sentirsi come essere comandati a bacchetta. Essere sull’orlo del crollo quando non c’è nessuno che possa salvarvi. No, voi non sapete com’è. Ma dovreste provare a comprendere quello che mai potrete comprendere. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. No, voi non sapete com’è quando niente va come dovrebbe. No, voi non sapete com’è essere come noi. Essere feriti. Sentirsi completamente persi. Essere lasciati fuori nel buio. Essere colpiti quando si è giù di morale. Sentirsi come essere comandati a bacchetta. Essere sull’orlo del crollo quando non c’è nessuno che possa salvarvi. No, voi non sapete com’è. Ma dovreste provare a comprendere quello che mai potrete comprendere. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. Dovreste provare a vivere anche un solo giorno della nostra vita. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita. Dovreste provare a vivere un solo giorno della nostra vita.

La vita comunque continua a scorrere, giorno dopo giorno, con la stessa meccanica ripetitiva. La gente che vive una vita “perfetta” continua a lagnarsi dei propri quotidiani problemi da niente, il treno in ritardo, il caffè troppo zuccherato, i colleghi di lavoro scemi, e continua a dare giudizi negativi ed offensivi sui video che parlano con schiettezza dell’anoressia. Nessuno sente niente, nessuno vede niente oltre se stesso. Ma la sofferenza e il dolore, quelli veri, esistono. Il gioco del “facciamo finta che” può protrarsi all’infinito. Ma le cicatrici ci sono. Dovreste vederle.

lunedì 29 settembre 2008

A proposito...

… di quello che ho postato ieri mattina.

La ragione per cui l’ho fatto, fondamentalmente, è perché volevo voi sapeste che non siete sole. Che so come ci si sente perché ci sono passata anch’io… e a volte ci passo tuttora. Lo so che ferisce… lo so che fa pensare di essere matte… lo so che fa venir voglia di urlare anche se poi restiamo in silenzio… lo so che fa star male… lo so che fa venire voglia di piangere… ma dentro di voi c’è la forza per uscirne. Se lo volete veramente, c’è sempre una via d’uscita. E spero, anche se in piccolissima parte, di aiutarvi a trovarla con le mie parole. Con le parole del mio post di ieri.

Perché la ragazza che circa tre anni fa scrisse quelle parole, era decisamente sprofondata in un buco nero… e nessuno poteva lanciarle una corda, perché lei era troppo debole per issarsi. E nessuno poteva allungarle una mano, perché loro non erano forti abbastanza da tirarla su. E, soprattutto, in nessun modo poteva essere fatto qualcosa per farla uscire, perché lei per prima non era del tutto sicura di volerne uscire. Paradossalmente, anche se quel buco era nero e scomodo e freddo, era l’unica cosa che conosceva, l’unica cosa che le era familiare, che le dava sicurezza. Perciò, in fin dei conti, uscirne la terrorizzava. Così quella ragazza trascorreva la giornata in quel buco, studiava in quel buco, restringeva in quel buco, faceva sport in quel buco… viveva in quel buco. E in quel buco soffriva quando gli altri la guardavano con aria preoccupata senza sapere cosa fare per lei. E in quel buco si sentiva in colpa per tutto quello che poteva sentirsi in colpa e soprattutto per non avere la forza di cambiare la situazione.

Non sono arrivati angeli. Non ci sono stati miracoli. Tutto solo un lavoro di unghie e di denti. Unghie che si sono spezzate, e conseguenti ricadute verso il fondo, e poi di nuovo verso l’alto, un’arrampicata che sto ancora compiendo. E adesso che non sono più così sul fondo, comincio ad intravedere raggi di luce. Non è rapido, non è facile, non è indolore. Si tratta di fare una scelta e di mettere tutta la propria determinazione per seguirla fino in fondo. Si tratta di trovare i mezzi giusti e di usarli: mezzi che sono dentro ognuna di voi, basta solo cercarli. La rabbia c’è sempre, ma possiamo decidere come usarla: rivolgendola contro noi stesse e proseguendo un’infinita opera di decostruzione-ricostruzione-decostruzione, oppure buttandola all’esterno e trasformandola in determinazione e forza per proseguire l’arrampicata.

Era tutto nelle mani di quella ragazza. Gli altri potevano farle di contorno, ma solo lei poteva decidere per la sua vita. Doveva usare ogni mezzo, dare fondo a tutta se stessa. Tutta la sua rabbia, la sua determinazione, la sua disperazione, la sua onestà, la sua sopportazione, la sua capacità di reagire, la sua volontà, la sua forza. Dopotutto, quel buco era veramente molto profondo.

Perciò, adesso che riesco a vedere raggi di luce, continuo a mettercela tutta per raggiungere la cima. Fallirò? Cadrò nuovamente verso il basso? O riuscirò ad uscirne una volta per tutte? Sicuramente, continuo la mia battaglia infinita. E, si sa, di questo sono convinta, combattere è già una vittoria.

Un abbraccio forte forte a tutte quante…

domenica 14 settembre 2008

Lettera all'anoressia

Questa è una cosa che ho scritto alcuni mesi fa quando, distaccandomi oggettivamente dal sintomo, mi sono accorta quanto mi aveva promesso di darmi, e quanto invece mi ha tolto, senza restituirmelo.

Cara anoressia,
in realtà non sei affatto “cara”. E neanche semplicemente “anoressia”. Sei l’infernale compagna che ritrovo nel mio letto ogni mattina, ma non ti lasci stringere. Perché adesso mi hai già stretta nella tua morsa, e sono io quella che non riesce a muoversi. E non riesco a respirare perché hai spinto la mia testa sotto l’acqua. L’hai fatto perché, sotto la superfiche dell’acqua, tutti i segnali dal mondo esterno arrivano attutiti, così speravi che io potessi continuare a non accorgermi di niente per tutta la vita. Eppure non mi hai annegata, perché avevi bisogno di me. E io non ho rialzato subito la testa, perché avevo bisogno di te.
Ma adesso lo so: per quanto possiamo somigliarci, non siamo la stessa persona. Per tanto tempo mi hai fatto sognare di essere diversa da tutte le altre ragazze. Mi hai fatto sognare di sentirmi forte, soddisfatta, sicura di me. Allora pensavo che fosse divertente essere differente, ma a lungo termine ho scoperto che non è affatto così. Tanti anni lo stesso sogno… e la cosa peggiore è stata al mattino di quella lunga notte, quando di fronte al tavolo di una dottoressa mi sono svegliata. E allora mi sono accorta che era vero. Che, sì, ero davvero diversa. Ma non diversa come avrei voluto. Non diversa nell’accezione positiva della parola. Non diversa come avevi promesso di farmi diventare.
Perché non hai mantenuto le tue promesse? Perché mi hai fatta salire sulla vetta di una montagna per poi spingermi di sotto? Perché mi hai raccontato bugie così simili alla verità che ho inevitabilmente finito per crederci? E, come al solito, non hai risposte alle mie domande. Mi avevi detto che eri tu la risposta. Ma più vado avanti, più vedo che restano solo interrogativi. Hai preteso e hai preso tante cose da me, ma non me ne hai restituita indietro neanche una. Dov’è la mia adolescenza? Tutte le cose che avrei potuto vivere e che non ho vissuto? Mi hai rinchiusa in una bolla di sapone. Era bella e io lì dentro credevo di essere felice. Ma mi isolava dal resto del mondo. E adesso che la bolla è scoppiata, non rimane niente. Neanche il riflesso. Neanche uno spicchio della felicità che mi avevi promesso.
Sono arrabbiata con te, lo sai? Sì, sono arrabbiata. Sono arrabbiata perché alla fine non ho avuto niente di quello che mi aspettavo da te. Mi hai illusa e presa in giro. Mi hai dato un qualcosa di effimero facendomi credere che fosse granitico. Mi hai mentito. Mi hai ferita. Mi hai fatto passare i momenti peggiori della mia vita. Dovevi essere un nuovo inizio, sei stata l’inizio della fine.
Sono arrabbiata perché hai distrutto quello che ero e quello che avrei potuto essere. Perché tuttora non te ne vai del tutto dalla mia testa e mi fai vivere una vita a metà. Perché mi hai rubato anni, possibilità, scelte. Perché mi hai rubata.
E sono molto arrabbiata con te, sì, molto arrabbiata, non semplicemente per quello che hai fatto a me, ma anche per quello che hai fatto alle presone che mi stavano intorno. Mi hai fatto fare terra bruciata. E hai fatto soffrire la mia famiglia, le uniche persone che mi abbiano mai amata incondizionatamente, gli hai inferto la più grande sofferenza della loro vita, li hai fatti piangere, preoccuparsi, sentirsi in colpa, stare male, passare notti insonni ad interrogarsi sui loro inesistenti sbagli… Loro, che non avevano fatto niente di male, niente di errato… perché ti ci sei accanita? Non glielo dovevi fare. Non ne avevi alcun diritto. Avevi me, ma non ti è bastato. Ti sei voluta riflettere anche su di loro. E sono molto arrabbiata per questo. Perché potevi distruggermi, ma non avresti dovuto sfiorare la mia famiglia neanche con un dito. Era una cosa tra me e te. Ma tu non ti sei tenuta ai patti. Hai voluto colpire anche loro. E io, impotente, sono rimasta a guardare. Sono molto arrabbiata perché mi hai impedito di reagire.
Ma non ti sei fermata qui.
Il mio migliore amico del cuore, quasi un fratello per me… in maniera ancora più subdola, hai trovato il modo di portarmi via anche lui. Come potrei non essere arrabbiata con te? Era come un fratello, e mi hai strappato anche lui.
Ma soprattutto, cara anoressia, la cosa che mi fa più incazzare è un’altra. È un’altra la cosa per cui ti odio. Ti odio perché mi hai resa felice. Ti odio perché mentre restringevo mi hai fatto provare una felicità che non avevo mai provato prima in vita mia e che non ho più ritrovato da quando ho smesso di restringere. Ti odio perché mi hai resa davvero felice, soddisfatta, tranquilla, in pace con me stessa. Ti odio perché mi hai fatta sentire forte, sicura, capace di controllo. Ti odio perché tutto questo è stato effimero, perché per forza di cose non può che esserlo, ma mi davi la sensazione che avrebbe potuto durare per sempre. Ti odio perché mi hai fatto apprezzare il mio corpo solo quando ero a XX Kg. Ti odio perché mi hai fatto passare momenti in cui mi sentivo onnipotente. Ti odio perché tutto questo mi è piaciuto. Ti odio perché, nonostante tutto il male che mi hai fatto, continuo ancora a pensare che il periodo in cui ho ristretto è stato il migliore della mia vita. Lo capisci? Ti odio perché sei stata il mio sbaglio più grande… ma che rifarei. Eppure, cara mia, eppure adesso lo so che non sei altro che un falso. Un falso così verosimile da poter davvero sembrare la realtà. Ma non lo sei. Purtroppo non lo sei. Per fortuna non lo sei. E te lo scrivo con la morte nel cuore… ma con la voglia di trovare una vita davanti. Potrei tornare da te in qualsiasi momento, e sarebbe davvero la cosa più semplice da fare… ma proverò a stare lontana da te per tutto il resto della mia vita, e sarà davvero la cosa più coraggiosa che possa fare. Cara anoressia, mi hai proprio scocciata. Se ti azzardi a farmi venire ancora paranoie, ti mando a quel paese. Hai il barbaro coraggio d’insinuarti subdolamente nella mia testa e di dire a me che non ho capito niente, come se l’avessi fatto tu. Ma cosa vuoi ancora da me? Perché non mi lasci in pace? Vai dove diavolo vuoi, non voglio chiederti più niente.
Ed ora che mi sto arrendendo, ecco qui la risposta.
Ora sì che devo mangiare, e se ti arrabbi, se mi dici di restringere, mangerò te. Puoi reagire come vuoi, puoi cercare di farmi venire tutte le ansie peggiori, non m’interessa, puoi urlare e minacciarmi quanto vuoi, non mi tange minimamente.
Anoressia, lo vuoi capire che adesso sei solo un peso? Sì, proprio tu, un peso! Tu, che hai sempre cercato di non (far) pesare niente… Sei falsa, bugiarda, e non mi va proprio giù questo tuo atteggiamento forzato, non voglio darti la soddisfazione di vedermi restringere, non te lo meriti, non ti meriti le mie lacrime e i miei dolori, perché non devo ancora fare qualcosa per te o darti qualcosa, e tu cosa mi stai dando ora come ora? Dimmelo, perché io adesso non vedo più niente. Solo giorni fatti di ossessione e di vuoto. Oggi sarò cattiva, giuro, e stai attenta a cosa cercherai di mettermi in testa se ti dovessi incavolare, pesa bene le parole, non si sa mai.
Da adesso in poi non te la darò mai più vinta. Certo, alcuni giorni starò peggio, avrò voglia di ricominciare a restringere, di farla finita, ma non mi arrenderò, te lo assicuro. Cadrò e sarò capace di rialzarmi. Sono pronta a dare battaglia.
È bella la tua perfezione, ma è spersonalizzata, dai sicurezza e senso di controllo, ma qui dentro mi lasci solo un gran vuoto e un gran freddo. Vattene, anoressia, non ti permetto più di dominare la mia vita. Oggi vediamo chi è più forte tra noi due, vediamo se occorrono le cattive per ottenere qualcosa da te, lo vedi, mi rimbocco le maniche… ti sto aspettando.
Tua (non più)
Veggie
 
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