Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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venerdì 25 aprile 2014

Come poter dare una mano a chi ha un DCA

Come avrete già intuito dal titolo, il post di oggi è in effetti dedicato più che altro a genitori/fratelli/sorelle/parenti/amici/etc… che hanno quotidianamente a che fare con una persona affetta da anoressia/bulimia.

Vorrei dunque proporvi alcuni semplici consigli che potrebbero servirvi se dovete relazionarvi ad una ragazza che ha un DCA ma, premessa: mettetevi il cuore in pace, perché non ci sono bacchette magiche. I miei consigli sono tesi semplicemente a darvi qualche suggerimento, ma non sono certo risolutivi… magari potessero esserlo! Quello che state per leggere potrà al più servirvi per smussare alcuni angoli, per migliorare un po’ il vostro rapporto con la persona che ha un DCA e con cui vi relazionate, ma non sono la chiave di volta per i rapporti splendidi e men che meno hanno valenza assoluta ed universale.

Io parto dal presupposto che, per chi non ha mai vissuto un DCA, sia veramente difficile interagire con una figlia/sorella/amica che è affetta da questa malattia. Pur partendo sempre armati delle migliori intenzioni, spesso e volentieri si finiscono per fare autentici disastri, e per peggiorare ulteriormente il rapporto. Non per cattiveria, ci mancherebbe, ma proprio perché io penso che la maggior parte della gente davvero non sappia come interagire con chi ha un DCA. Errori relazionali credo possano essere frustranti per ambo le parti: per chi ha un DCA, perché si sente incompresa in toto e magari anche ferita, e per familiari/amici di chi ha un DCA, che si sentono impotenti di fronte alla malattia e non sanno come poter essere d’aiuto.

Certo, è verissimo che siamo solo noi a poter aiutare noi stesse, e dunque siamo solo noi a poter decidere cosa fare della nostra vita, e se e come combattere il DCA: nessuno può salvare chi non vuol essere salvato. Però è altrettanto vero che, nel momento in cui una persona inizia a precorrere la strada del ricovero, l’avere accanto persone supportive che non parlano e non si comportano a sproposito, può essere significativamente d’aiuto.

Perciò, cari genitori/fratelli/sorelle/parenti/amici/etc… di chi ha un DCA, eccovi qualche suggerimento in merito a come, secondo me, potreste essere d’aiuto a vostra figlia/sorella/amica.

- Informatevi in maniera adeguata. La stragrande maggioranza delle informazioni che si trovano sulle riviste/in TV/su Internet a proposito dei DCA, vengono fornite da persone che non hanno mai avuto un DCA in vita loro. Bene, sfido chiunque non abbia mai avuto una certa malattia ad essere in grado di parlarne con cognizione di causa. Ergo, non fatevi abbindolare dai millemila luoghi comuni assolutamente falsi sull’anoressia/bulimia che potete trovare chissà dove su Internet, e che vengono scritti da cani e porci. Per sapere cosa significa davvero avere un DCA, cercate testimonianze dirette. Chiedete a chi c’è passato in prima persona. Risalite alla fonte autentica. Solo così potrete avere un’informazione corretta e veritiera su cosa significa vivere con un DCA, su cosa si pensa, su cosa si prova, ed eviterete di affidarvi a cliché che non hanno niente di vero ma che, se ci credete e li applicate, sono vere e proprie pugnalate alla schiena di chi ha un DCA.

- Ascoltate ciò che vi viene detto. Per una persona che ha un DCA è molto difficile parlare della sua malattia. Ma se prende l’iniziativa, e vuole condividere con voi qualcosa della sua anoressia/bulima/binge, prendetevi tutto il tempo necessario per ascoltare. Sottolineo: ASCOLTARE. 99 volte su 100, se una persona che ha un DCA vi parla della sua malattia, non lo fa perché si aspetta che voi tiriate fuori la pillola magica che la farà guarire seduta stante. Non lo fa perché si aspetta da voi mirabolanti soluzioni. Lo fa semplicemente perché ha bisogno di sfogarsi a fronte di un qualcosa che la fa stare male. Non siate critici, non giudicate, non commentate: semplicemente, ascoltate. Ascoltate con attenzione. Non abbiate la presunzione di credere di essere in grado di capire che cosa l’altra persona sta provando ed attraversando. E non date per scontato che ciò che la persona dice sia frutto della malattia: il fatto che si ABBIA una malattia, non significa affatto che si E’ quella malattia.

- Chiedete come poter essere d’aiuto. Ogni persona è una storia a sé, e dunque ogni persona con un DCA può avere necessità e bisogni diversi rispetto alle altre. L’unico modo per sapere in che modo potete essere d’aiuto a vostra figlia/sorella/amica è semplicemente chiederglielo. Così le darete un doppio messaggio: innanzitutto, che voi ci siete, e che dunque se ha bisogno può contare su di voi; in secondo luogo che non volete decidere al suo posto, ma che siete pronti ad ascoltare le sue richieste e ad agire di conseguenza.

- Tenete d’occhio i sintomi. Anche durante il migliore dei percorsi di ricovero possono realizzarsi delle ricadute. Spesso sono scienti, ma quando la persona è ancora molto dentro la malattia perché magari ha iniziato da poco il suo percorso di ricovero, oppure perché sta attraversando una situazione di vita particolarmente stressante, può accadere che la strategia di coping rappresentata dal DCA venga ri-messa in atto di default, senza una precisa intenzionalità. Pertanto, se notate un peggioramento psicofisico di vostra figlia/sorella/amica, fateglielo (con tatto!!) notare subito: può servire per riprendere le redini della situazione, poiché prima si interviene, prima si arresta la ricaduta, più facile sarà rimettersi in piedi.

- Consigliate ma non obbligate (eccetto casi estremi). Un DCA non guarisce da sé. Perché nessuna persona con un DCA è in grado di opporsi in toto ad una malattia che scaturisce dalla propria mente. Quindi, suggerite alternative di psicoterapia e riabilitazione nutrizionale, ma non siate pressanti né coercitivi: come si dice dalle mie parti “per forza non si fa neanche l’aceto”. Non credo che le prese di posizione (esempio: il ricovero coatto) possano essere producenti, perché se una persona non è pronta a lavorare su se stessa, sarà tempo perso. Però, certo, non datevi per vinti: continuate a suggerire alternative di terapia, perché arriva il momento in cui la persona è meno schiava del DCA e più recettiva, e che quindi può iniziare ad accettare l’aiuto che gli state proponendo.
(Questo ovviamente non vale per i casi estremi: è ovvio che se vostra figlia/sorella/amica è in un sottopeso estremo che la mette in pericolo di vita, allora è del tutto opportuno e lecito portarla in ospedale anche contro la sua volontà. Questo non risolverà in alcun modo il DCA – per quello ci vorrà un opportuno percorso – ma almeno nell’immediato le salverà la vita.)

- Niente forzature alimentari su iniziativa personale. Non avete le competenze professionali per stabilire quanto e cosa è giusto che vostra figlia/sorella/amica mangi. Tanto più che, se focalizzate l’attenzione sull’alimentazione, a maggior ragione il cibo diverrà territorio di scontro per tutto quello che non va nei vostri rapporti. Non servono a niente domande, commenti, incitamenti, ricatti, minacce a mangiare: se questo potesse servire a qualcosa, i DCA non sarebbero malattie. Anzi, spesso cose di questo genere sortiscono proprio l’effetto contrario di quello sperato. Una persona che ha un DCA non è stupida, lo sa da sola che non mangia in maniera appropriata, solo che lo fa perché ha una malattia: anziché perdere tempo in costrizioni inutili e controproducenti, consigliate piuttosto un consulto da una dietista.

- Siate espliciti per quanto riguarda l’alimentazione. Se vostra figlia/sorella/amica è seguita da una dietista e mangia secondo un “equilibrio alimentare” prescritto, aiutatela a seguirlo. Siate ligi nella preparazione degli alimenti e nelle quantità, non aggiungete niente anche se siete preoccupati per il sottopeso e vorreste vedere progressi fisici tangibili più rapidamente, non stimolatela a mangiare qualcosa di più o di diverso. Già che all’inizio è difficile seguire l’ “equilibrio alimentare”, non aggiungete stress a stress. Vostra figlia/sorella/amica è seguita da una dietista: quello che mangia è corretto perché previsto da una specialista. Non abbiate fretta e lasciate che il tempo faccia il suo corso.

- Evitate i commenti. I commenti sull’aspetto fisico o sul comportamento nei confronti del cibo per chi ha un DCA non hanno la stessa valenza che possono avere per una qualsiasi altra persona che non ha questa malattia. Un “Sei dimagrita così tanto che sei diventata brutta” può rappresentare un rinforzo positivo per chi ha l’anoressia, oppure “Ma sta benissimo così, non hai mica bisogno di dimagrire!” può spingere la persona con bulimia a compensare di più per tentare di perdere ancora più peso. Inoltre, cosa più importante: il focus di un disturbo alimentare NON è la fisicità. Se fate commenti sul fisico darete l’idea di essere persone superficiali che non capiscono la vera natura della malattia e che sono concentrate solo sull’esteriorità, per cui chi ha un DCA a maggior ragione cercherà di stare male “fuori”, nel tentativo di farvi capire che in realtà sta male “dentro”.

- Non girate la testa dall’altra parte. Non date niente per scontato. Non fate finta di non sapere che vostra figlia/sorella/amica ha un DCA, se questo è palese. Perché un DCA, in alcuni casi, può essere una richiesta d’aiuto non verbale, per cui se fate finta di niente la persona si “impegnerà” ancora di più a sembrare malata. Non abbiate paura di affrontare il problema: anche perché girandovi dall’altra parte state solo procrastinando, un DCA prima o poi emerge comunque, per cui è meglio affrontarlo subito per limitare i danni. E, soprattutto, non cadete nell’errore di voltare la testa dall’altra parte quando il percorso di ricovero è già avviato e la persona ha recuperato peso, non fate l’errore di considerare “guarita” una persona che ha avuto problemi di anoressia solo perché magari è tornata normopeso. Il peso non ha diretta correlazione con la salute mentale. E l’anoressia è una malattia mentale: se la mentalità resta quella della patologia, si può essere malate di anoressia anche se si è nel normopeso più tranquillo del mondo.

- Chiedete quotidianamente “Ehi, come stai oggi?”. Non pretendete una risposta od una risposta sincera, naturalmente. Però così dimostrate che siete aperti all’ascolto, e che ci siete qualora la persona malata volesse parlarvi. E che ci siete sempre, non solo oggi perché la persona è sottopeso, e quando ritorna normopeso arrivederci e grazie.

- Niente sensi di colpa. Non sono utili a voi, e men che meno a chi ha un DCA. Questo non significa che non possiate essere dispiaciuti, ovviamente, ma scivolare nella spirale dei sensi di colpa è solo deleterio. Il passato non si può cambiare né cancellare: perciò, anziché perdere tempo prezioso a rimuginarci sopra, utilizzatelo per valutare cosa potete fare da ora in poi per dare una mano alla persona che ha un DCA.

- Niente pressing psicologico sui risultati attesi. Sulla base di quella che è stata la mia esperienza, mi sono accorta che, ogni volta che facevo un ricovero, o andavo da una dietista, o iniziavo una nuova psicoterapia, gravavano su di me enormi aspettative: l’anoressia veniva considerata alla stregua di una malattia fisica, quindi c’era l’aspettativa che, una volta tornata a casa dopo quei 3 mesi di ricovero, o una volta fatte TOT sedute di psicoterapia, in me ci fosse un cambiamento sostanziale. Non è così. Un ricovero, una psicoterapia, una riabilitazione nutrizionale sono solo tentativi. Possono andar bene come fallire. E anche se vanno bene, possono volerci anni per muovere un piccolo passo in avanti. Quindi, non fate troppa pressione psicologica e non cercate il “tutto e subito” nel voler vedere dei risultati in termini di miglioramento. Anzi, più una persona si sente pressata in tale direzione, più sale l’ansia e quindi più è difficile andare effettivamente in quella direzione. Un percorso di ricovero richiede i suoi tempi, e sono tempi ben lunghi: siatene consapevoli e rilassatevi.

- Accettate i vostri limiti. Il vostro supporto può essere davvero importantissimo per chi sta combattendo contro un DCA. Ma dare supporto è tutto ciò che potete fare. Non avete la capacità di guarire nessuno, semplicemente perché questo nessuno può umanamente farlo. Non potete essere voi a cambiare quello che passa per la testa di una persona che ha un DCA. Non siete in grado di salvare nessuno. Potete sostenere, questo è tanto. E se lo fate con tutti i crismi, allora questo è tutto.

- Prendetevi cura di voi stessi. Stare accanto ad una persona che ha un DCA è faticoso sotto ogni punto di vista, fisicamente e psicologicamente. Perciò, non annullatevi né ammalatevi a vostra volta per stare vicino a chi ha un DCA: sia perché così non potreste essere più di alcun supporto, sia perché niente è più importante di voi stessi. Se ci rimanete troppo sotto avrete un completo burnout: e questo non sarà di alcuna utilità né per voi, né per vostra figlia/sorella/amica. Prendetevi perciò i tempi necessari per avere cura di voi stessi: solo così potrete continuare ad essere di supporto per gli altri.

(Ragazze, se avete qualche altro consiglio da aggiungere a quanto ho scritto, siete vivamente pregate di lasciarlo nei commenti!... Più suggerimenti per familiari/amici ci sono, più questo post può essere utile!...)

venerdì 18 gennaio 2013

Cosa dire/non dire a una persona che ha un DCA

Questo post è rivolto soprattutto a genitori, parenti, amici, conoscenti, chiunque abbia a che fare con una persona affetta da anoressia/bulimia/binge/DCAnas. Credo che tutti coloro che hanno a che fare con una persona che ha un DCA si chiedano come poter dosare le parole, cosa poter dire o meno a suddetta persona, senza correre il rischio di peggiorare una situazione già precaria. Il fatto è che, molto spesso, nonostante tutte le migliori intenzioni, le cose che vengono dette sono decisamente sbagliate. Questo penso dipenda in larga parte dal fatto che chi sta vicino ad una persona con un DCA non ha vissuto a sua volta quest'esperienza, conseguentemente non sa esattamente cosa significhi avere un DCA, ne ha un'idea che molto spesso è lontana dalla realtà.

Mi è capitato di sentir dire: "Ah, sei anoressica? Anch'io ho avuto un periodo in cui ho fatto una dieta perchè volevo dimagrire"... e chi c'è passato ovviamente capisce che si tratta di tutt'altra cosa. Provare a fare una dieta è un qualcosa che moltissime persone fanno, ma questo non significa che, automaticamente, si ammalino di anoressia.

Quindi, ho pensato di fare una lista di quelle che, secondo me, sono cose che potrebbe essere utile o meno dire ad una persona che sta combattendo contro un DCA.

1 - Cosa dire: "Non sei sola. Se hai voglia di parlarne, io sono qui per te" 
In questo modo la persona non viene messa alle strette nel dover necessariamente dire qualcosa, ma sa che, in qualsiasi momento dovesse averne bisogno, ha qualcuno su cui poter contare.
Cosa NON dire: "C'è sempre qualcuno che sta peggio di te" 
E' ovvio che sia così. Ma il fatto che qualcuno stia peggio di noi, non significa comunque che noi non stiamo male, o che il nostro male ha meno valore di quello altrui... perchè non è una gara a chi sta peggio, quando si sta male si sta male e basta.

2 - Cosa dire: "Continua a combattere: per me è importante che tu lo faccia, perchè tu per me sei importante"
Sapere di avere il supporto di chi ci sta vicino può essere una buona spinta per rinsaldare la motivazione in una battaglia che è sicuramente dura e difficile.
Cosa NON dire: "Guarda che la vita non è facile per nessuno" 
Appunto... grazie, Capitan Ovvio. Perciò, perchè complicare la vita di una persona che sta già combattendo una battaglia così ardua con commenti del genere, che magari vorrebbero provocare/spronare, ma servono solo a sortire l'effetto opposto?!

3 - Cosa dire: "Pensi che io possa esserti d'aiuto in qualche modo?" 
Quasi sicuramente la persona anoressica/bulimica risponderà di no. In un certo senso è vero, perchè siamo solo noi a poter salvare noi stesse. Però fa sempre piacere sapere che ci sarebbe qualcuno disposto a dare una mano.
Cosa non dire: "Smettila di piangerti addosso" 
Okay, c'è chi si piange addosso, e questa non è certamente una cosa utile, anzi. Ma una frase così non aiuta. Piuttosto che limitarsi a lanciare lì la critica distruttiva, sarebbe opportuno aggiungere consigli relativi al come fare a smettere di tenere un atteggiamento autocommiserante, così la critica diventa costruttiva ed utile.

4 - Cosa dire: "Lo so che l'anoressia/la bulimia è una malattia. Non sei matta" 
Perchè è la verità. Anoressia e bulimia sono malattie psichiatriche anche molto gravi (basti pensare a tutti i danni fisici che comportano come conseguenze, e all’alto tasso di suicidi ad esse correlato...), e come tali devono essere trattate ed affrontate.
Cosa NON dire: "Smettila di fare i capricci, cosa ti costa mangiare un po' di più?" 
Costa. Costa molto più di quello che chi non c'è passato potrà mai immaginare. Non per quello che è, ma per quello che rappresenta. Il problema non è la quantità di cibo, il problema è la sensazione di perdita di controllo che arriva quando non possiamo più autonomamente decidere cosa e quanto mangiare. E, tra parentesi, i DCA non sono un capriccio: vedi sopra, sono malattie.

5 - Cosa dire: "Ce la puoi fare a stare meglio, non arrenderti" 
Perchè combattere è già una vittoria... e avere qualcuno che crede nella nostra possibilità di farcela è un buon incentivo. 
Cosa NON dire: "Prova a non vomitare"/"Prova a mangiare normalmente" 
Se fosse così facile, non ci sarebbero tante persone bulimiche e anoressiche al mondo, vi pare?!

6 - Cosa dire: "Non permettere all'anoressia/alla bulimia di avere la meglio su di te. Per quanto possa essere difficile, se t'impegni quotidianamente hai concretamente la possibilità di poter stare meglio"
Poichè noi possiamo davvero essere le fautrici del nostro cambiamento, se ce la mettiamo tutta per. Cosa NON dire: "E' colpa tua, chi è causa del suo mal pianga se stessa" 
E' vero, si sceglie un sintomo, ma non si sceglie una malattia. Quando si entra in un DCA siamo per lo più inconsapevoli dei danni fisici e mentali che esso ci comporterà. Non si sceglie mai un male sapendolo tale, ma solo se per sbaglio lo si considera un bene rispetto a qualcos'altro che viene percepito come un male maggiore. E dunque non ha senso parlare di colpe, è una perdita di tempo: impieghiamo costruttivamente quel tempo per trovare soluzioni.

7 - Cosa dire: "So che non posso capire quello che stai passando, ma cercherò di fare del mio meglio per riuscire a comprendere" 
Per capire bisogna aver vissuto. Per comprendere basta un po' d'ascolto e di empatia. Piccole cose, che pure possono fare tantissimo.
Cosa NON dire: "Credimi, lo so come ti senti. Anch'io a volte sono insoddisfatta del mio aspetto fisico"
Il fatto è che l'insoddisfazione di chi ha un DCA è molto più un'insoddisfazione interiore che esteriore, è del tipo "non mi piaccio come persona, non valgo niente", solo successivamente si riflette sul corpo. E, no, se non ci siete passati non lo potete capire: dire una cosa del genere può portare l'altra persona a pensare che pecchiate di presunzione, e quindi a mettervi muro ancora di più.

8 - Cosa dire: "Non ti lascerò sola in questo" 
Perchè c'è sempre bisogno di supporto esterno, facilita almeno un pochino le cose, sebbene poi sia ovvio che l'impegno a combattere dev'essere il nostro.
Cosa NON dire: "Ti rendi conto di quanto ci fai stare male con la tua anoressia/bulimia?!!" 
E voi vi rendete conto di quanto sta soffrendo la ragazza anoressica/bulimica??!...

9 - Cosa dire: "Ti voglio bene" 
E ho già detto tutto.
Cosa NON dire: "Lo fai solo per attirare l'attenzione" 
Non è così. Perchè è vero, paradossalmente più una dimagrisce più viene guardata. Ma essere guardata non significa essere vista. Questo lo si sa bene anche noi. Non lo si fa per attirare l'attenzione, è solo un modo sbagliato per cercare di stare meglio con noi stesse.

10 - Cosa dire: "Mi dispiace per quello che stai passando. Non posso capirlo, ma posso starti vicino. Non devi sentirti in colpa, so che stai male. E farò quello che mi sarà possibile per esserci sempre per te".
Perchè a volte c'è solo bisogno di questo. Di una mano tesa. Di qualcuno che dica che andrà tutto bene.
Cosa NON dire: "Hai provato un ricostituente? Un integratore vitaminico?" 
Hai provato ad accendere il cervello prima di aprire quel buco dentato?

(Se avete qualche aggiunta da fare a questa lista, lasciatela nei commenti, se vi va!!)
 
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