Quella serata è stata senza dubbio come un’oasi in mezzo al deserto dell’anoressia. E lo è tuttora, nei miei ricordi.
Ogni volta che riguardo la mia fotografia insieme alle t.A.T.u., fotografia che insieme a tante altre di queste cantanti è appesa su una parete della mia camera, mi si apre il cuore di fronte al ricordo della determinazione che in quel momento ho mostrato. Una volta tanto, nella mia vita, ho raggiunto quello che volevo: mi sono aggrappata a un impermeabile e mi sono fatta avanti senza pensarci due volte in mezzo a una folla che solitamente mi sembrava (e spesso tuttora mi sembra) pericolosa ed ostile.
Ho fatto un qualcosa che, al solo ripensarci adesso, mi sembra davvero impossibile. E allora non posso fare a meno di chiedermi: che differenza c’è tra “disperazione” e “speranza”? Spesso è dalla disperazione più profonda che hanno origine gli atti meno ponderati e più inusuali, che sono quelli che successivamente, non si sa bene come mai, ci salvano per qualche minuto o per una vita.
Io che mi aggrappo all’impermeabile di Lena… mi rivedo, mi rivedo con gli occhi della mente mentre lo faccio, con in testa la frase tipica della disperazione-speranza: “tanto non ho niente da perdere”.
È quella frase lì che ogni volta mi colpisce, mi scuote e mi muove. Se ho qualcosa da perdere allora no, allora ci penso troppo, e poi sto immobile nel tentativo di proteggere le mie briciole. Ma se sento di non avere niente, di aver perso tutto e forse di non avere mai avuto veramente nulla… allora mi aggrappo agli impermeabili, la calca non mi fa paura, fuck it fuck it fuck it, arrestatemi, picchiatemi, uccidetemi, rinchiudetemi, tanto non me ne frega un cazzo, l’importante è aver toccato quell’impermeabile che rappresenta un attimo (quell’attimo che neanche ricordavo fosse mai esistito) di vita senza ossessioni, senza anoressia. E dunque probabilmente di vita. Punto. Non ho altre parole.
Certo, in un secondo momento poi si sente sempre quanto sia tosto il contraccolpo. Ma in quell’occasione io ho dimostrato a me stessa di avere i coglioni ed i controcoglioni. Ed è così che, all’alba di quella serata, mi sono detta: “Se posso farlo per questo, forse un giorno riuscirò a farlo anche per altre cose. Forse un giorno riuscirò a farlo anche per l’anoressia”.
Ma quel giorno era già arrivato, anche se io non me ne rendevo ancora conto. Avevo già fatto il primo passo.
In quell’occasione mi sono resa conto che l’ostinazione metodica che avevo messo nel distruggermi si poteva capovolgere, si poteva indirizzare in maniera diversa. Ciò che ho fatto in quella notte me l’ha dimostrato.
Sì, sono una personcina ostinata. Pochissime volte, come al concerto, determinata, il che è ben diverso. Nel primo caso si batte forte la testa sullo stesso muro con i pugni chiusi, cercando di rompere o il muro o la testa. Nel secondo si corre, si corre senza guardare indietro, si corre urlando vaffanculo a tutto perché dobbiamo raggiungere qualcosa – qualcosa di piccolo e di insensato per tutti ma non per noi – e quello che ho raggiunto un anno fa rappresenta qualcosa di enorme per me…
Dream comes true… even if just for a moment…


(Io con un po' dei miei CD delle t.A.T.u. ... ^__^ )