Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.
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venerdì 11 maggio 2012

Braccialetto pro-ricovero

Le ragazze che si definiscono “pro-ana/mia” hanno inventato un segno di riconoscimento: un braccialetto che sia rosso per le “pro-ana” o blu/viola per le “pro-mia”, e che possa identificarle in quanto tali e dare loro la forza di andare avanti per la strada (autodistruttiva) in cui si sono avviate, basandosi anche sul senso di appartenenza ad un gruppo che sostiene le loro stesse idee.

In quanto a quel che penso sul fenomeno “pro-ana/mia”, ho già discusso diffusamente su questo blog. In quanto all’idea del braccialetto credo che, se ribaltata (un po’ come fatto con la "Thinspo Reverse" insomma) possa essere effettivamente efficace.

Quindi, se il ricovero è la nostra scelta, perché non procurarci un braccialetto che ci ricordi in ogni momento la decisione che abbiamo preso e con il quale possiamo sentirci parte di un gruppo pro-ricovero che sostiene questa scelta di vita?!

Pensando così, io ho realizzato il mio braccialetto pro-ricovero.


Arancio, perché è un colore vivace, un colore solare contro il buio dell’anoressia. Arancio anche perché è il nome di un frutto, un qualcosa che si mangia.

Ci ho scritto sopra "I bite back", perché è quello che sto cercando di fare, in modo quindi da poterlo leggere ogni volta che mi sento vacillare per ritrovare un po’ di forza. Il doppio senso della frase “I bite back” è ovviamente assolutamente VOLUTO. (Che ne dite, vi piace l’ironia??!...)

È il mio promemoria giornaliero di forza e determinazione per continuare a percorrere la strada del ricovero e per prendermi cura di me stessa. Simboleggia il viaggio che tutte noi dobbiamo fare alla ricerca delle Vere Noi Stesse.

Perché non realizzate anche voi un braccialetto che, anche se in piccola parte, possa aiutarvi ad andare avanti?! In fin dei conti, sono proprio le piccole cose che possiamo fare per noi stesse tutti i giorni a fare la differenza.

giovedì 4 giugno 2009

Mente VS Corpo

Come potete sapere quello che state facendo? La vita può essere a volte così caotica… Perciò è estremamente difficile concentrarsi sul proprio disturbo alimentare.
Specialmente se vi accompagna da molto tempo, finisce per diventare come un’etichetta, un appiglio, un meccanismo per sopravvivere, dentro il quale la vostra mente finisce per restare intrappolata. Dentro questa prigione che non ha sbarre, non ha mura, non ha odore. Questa prigione per la mente.

Mi piacerebbe tanto avere le parole magiche per poter cambiare tutto questo. Mi piacerebbe tanto riuscire a dire cose che vi farebbero sentire meglio distaccandovi dal sintomo. Ma purtroppo, non ho questo potere. Le mie parole sono imperfette… ma sono tutto quello che posso darvi. Non me ne volete.

Se in questo momento state veramente combattendo contro il vostro disturbo alimentare, sicuramente avete un obiettivo in lontananza che vi pare estremamente difficile da raggiungere in questo momento. Ma se volete raggiungerlo, dovete mangiare per sostenervi. Non è una soluzione a lungo termine, ma è l’inizio di una possibile soluzione. Sostenetevi. Potrete preoccuparvi di come mangiare correttamente senza più bisogno di “stampelle” come l’ “equilibrio alimentare” quando avrete mangiato a sufficienza da poter sopravvivere e da poter far funzionare correttamente la vostra testa. Capite cosa intendo? Alla fine, dovete dare al vostro corpo quello di cui necessita per funzionare. Forse la parola “riempire” fa paura… ma in realtà anche la parola “privare” può diventare un’arma a doppio taglio estremamente terribile. Perciò, usiamo la parola “sostenere”. E quando il vostro corpo inizierà a ringraziarvi perché lo state nutrendo, la vostra mente comincerà a poco a poco a rilavorare nella maniera corretta per permettervi di affrontare il vostro passato e proiettarvi nel futuro.
Non pretendete di scalare una montagna tutta d’un balzo. Contentatevi di arrampicarvi innanzitutto su delle colline.

Quando non ci si nutre in maniera adeguata, la nostra mente lavora contro di noi. Distorce la realtà. Me ne sono accorta solo venendone fuori di quanto erano bacate le cose che pensavo quando ci stavo dentro, e che pure sul momento mi parevano perfettamente normali. È stato perciò sorprendente vedere quanto la mia mente si sia schiarita.

Talvolta, quando vi trovate sull’orlo dell’abisso, la cosa migliore da fare è NON pensare. Non pensare a niente. Semplicemente agire. Provare a mangiare. Provarci. E iniziare a lavorare sul sintomo e sui vissuti solo quando la vostra mente sarà in grado di farlo con lucidità. È una dura lotta, e non mancheranno i momenti bui e le emozioni negative, ma saranno pur sempre meglio del continuare a percorrere la spirale discendente dell’anoressia… perché continuare a scendere la discesa, non è il giusto modo per arrampicarsi su una collina.

Sarà molto più semplice fare autoanalisi dopo che il vostro corpo si sarà ristabilito. Dovete fare in modo di tacitare la voce dell’anoressia, per lasciare spazio alla vostra vera voce. Ci vuole un sacco di lavoro e di perseveranza, ma potete farlo se lo volete veramente. Avete tutte le potenzialità. All’inizio è sempre difficile, ma una volta fatto il primo passo gli altri seguono con molta più facilità.

State già combattendo la vostra battaglia contro i disturbi alimentari. Non avete nessun bisogno di un’altra battaglia che si svolga dentro di voi. Lasciate che l’unica lotta che ha luogo sia quella di Voi VS DCA, e non quella di mente VS corpo.

lunedì 20 aprile 2009

Scoprire "pensieri da ricovero"

Una delle cose più importanti, quando s’intraprende la strada del ricovero, è essere sincere con se stesse. Parlarsi in onestà significa anche mettersi di fronte a verità spiacevoli. Ma è necessario, se si vuole che veramente ciò che si sta facendo abbia un senso e possa portare da qualche parte.

E una delle cose su cui bisogna imparare sin da subito a dirsi la verità, riguarda i sentimenti provati nei confronti del proprio corpo e del proprio peso.

In tal senso, il ricovero può apparire un po’ come una battaglia tra due parti di noi stesse. Quella che vuole guarire, e quella che rimane nonostante tutto aggrappata al DCA. Una sorta di infinita partita a ping-pong.

Una cosa del tipo:

Vedete che il vostro peso aumenta. Vedete che i numeri sulla bilancia salgono. Fremete. Vi si spezza il respiro. Venite assalite dall’ansia. Provate a dirvi che va tutto bene perché state raggiungendo un peso che vi permetterà di essere in salute. Ma non vi sentite bene. Sebbene con la razionalità lo sappiate, con i sentimenti non riuscite ad arrivarci. Così, pensate di restringere. O di mettervi a fare esercizio fisico in maniera compulsiva. O di vomitare. Ma sapete che non potete farlo perché volete proseguire sulla strada del ricovero. E cercate di mantenere tutti i questi pensieri fuori dalla vostra mente perché vi fanno impazzire.

Ora, il punto è: se cedete alla restrizione, se provate di nuovo a vomitare, riprenderete quella spirale discendente che vi riporterà dritte dritte nelle braccia di ciò da cui state cercando di fuggire. Ricordatevelo. È molto, molto semplice dire “Ma no, restringo solo per una volta, poi ritorno a mangiare seguendo il mio equilibrio alimentare!”… solo che non succede mai così. Perché la restrizione fa sentire bene. E così “Solo per una volta” diventerà “solo per 2 volte” e poi “solo per 3 volte” e così via. E continuerete a restringere convinte di potervi fermare da un momento all’altro, senza rendervi conto che invece siete già riprecipitate nella logica perversa dell’anoressia che vi domina di nuovo. Lo sapete. È semplice dire che si restringerà solo un po’, solo per una volta, ma farlo è molto pericoloso. Un passo in avanti quando si è sull’orlo dell’abisso.

Ve lo dico per esperienza.
Una volta, dopo uno dei miei ricoveri, quando avevo raggiunto un peso “normale”, iniziai ad essere presa dall’ansia anche se ero comunque determinata a proseguire il mio persorso di ricovero, così mi dissi che avrei ristretto solo un pochino, solo per sentirmi un po’ meglio, solo per sentirmi un po’ più me stessa. E poi basta. Perciò lo feci. Brutta mossa, sì. Prima ancora che me ne rendessi conto, ero già tornata a XX Kg. E davvero volevo stare bene, volevo lasciarmi alle spalle l’anoressia. Ma c’ero di nuovo dentro. Dentro fino al collo. Tutto da rifare.

Non voglio che questo succeda a qualcuna di voi. So che ci sono mementi difficili, in cui sembra che restringere sia l’unica soluzione ma, davvero, restringere non è la soluzione. È il problema. Perciò, cercate di essere forti e di non cedere alla tentazione di restringere anche quando vedrete la lancetta della bilancia spostarsi verso destra. In fin dei conti, se ben ci pensate, la bilancia è un oggetto. Un oggetto esattamente come un tostapane o un frullatore. Lascereste che il vostro umore venga influenzato da un tostapane o da un frullatore? Lascereste che un tostapane vi dica quanto valete? Lascereste che un frullatore vi faccia piangere o gioire? Non credo proprio… E lo stesso vale per una bilancia. La bilancia ha potere solo perché siete voi a darglielo. Ricordatevelo, quando vi sentirete giù perché la lancetta si muove verso destra. Quel numero non misura quanto valete.

Tra l’altro, vi accorgerete che più siete capaci di resistere alla tentazione di restringere e agli altri comportamenti disfunzionali, meno sarà importante per voi quello che dice la bilancia.

Andrà più o meno così:

Vedete il numero sulla bilancia. Non vi piace per niente. Ma non cedete al forte desiderio di restringere.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Non vi piace un granché. Ma non avete più quel forte desiderio di restringere.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Non è che vi piaccia molto. Ma dopo un po’ non ci pensate più, e ve lo dimenticate per il resto della giornata.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Vi sentite piuttosto indifferenti. Non vi piace né vi dispiace. Perché sapete che è la cosa giusta per stare bene. E perché cominciate a sentirvi bene.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Vi sentite indifferenti. Sapete che avete fatto un altro passo avanti nella strada della vostra vera vita. E vi sentite un po’ più forti.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Vi sentite decisamente indifferenti. Cominciate a sentirvi bene. Perché un numero non influenza più il vostro umore.

Passano i giorni.

Vedete il numero sulla bilancia. Vi piace. E sapete perché? Perché significa che siete libere dal potere della bilancia e dei numeri. Che siete voi a decidere come vi sentite.

Può richiedere mesi, anni, decenni, ma potete farcela. Ricordate che ogni volta che salite sulla bilancia e provate a fare in modo che il numero che segna non vi influenzi, state facendo un passo avanti. Un grande passo verso la meta. Che potete davvero raggiungere.

giovedì 19 febbraio 2009

Ricordando l'obiettivo...

Questo blog ha uno scopo e un proposito. Non solo, ha un messaggio. Ha un obiettivo. È qui soprattutto per dare una mano alle ragazze con disturbi alimentari. Il mio obiettivo è quello di far capire che è possibile convivere con l’anoressia senza farsene sopraffare, perché è ciò che sto facendo. Perciò voglio che le persone che leggono qui possano dire: “Ehi, se ce la fa lei, allora posso benissimo farcela anch’io!”.

Tutto qui.

Fin dal mio primo ricovero, fin dai miei primi colloqui con psichiatre e psicologhe, ho sempre avuto la sensazione di trovarmi al cospetto di persone estremamente competenti… da un punto di vista teorico. E si sa che il gap tra teoria e pratica è sempre enorme. Sapevo che loro mi comprendevano, ma contemporaneamente mi rendevo pure conto che non potevano capirmi. Semplicemente perché non l’avevano vissuto, solo studiato sui libri. Ed invece avrei tanto voluto una persona che sapesse veramente cosa fosse il mio inferno-paradiso. Perciò, poiché non ho avuto quello che desideravo, sto cercando di trasformarmi in questo per qualcun’altra.

Quando facevo le scuole medie e vedevo ragazze anoressiche in TV o leggevo articoli di giornale in proposito, pensavo che non avrei mai avuto niente a che fare con questo mondo. Ma improvvisamente, prima che me ne rendessi conto, c’ero già dentro. La realtà era diventata TV, e la finzione si era tramutata in realtà.

Quando sono arrivata a pesare XX Kg, sono stata ricoverata per la prima volta. E, l’ho già scritto, non è stato che il primo dei miei ricoveri. Ho fatto passi avanti e poi sono tornata indietro, ho visto la luce e sono sprofondata ancora nelle tenebre, sono stata peggio prima di stare meglio e poi ancora peggio. Talvolta stavo peggio solo perché questo mi faceva sentire meglio.

Per tanto tempo non c’era niente che scattasse dentro la mia testa, per questo finivo inevitabilmente per ricadere negli stessi errori. Non volevo guarire sul serio, anche se era quello che dicevo. La restrizione e l’anoressia erano diventate tali costanti nella mia vita che avevo finito per considerarle normali e, a loro modo, confortanti. Rassicuranti. Restringere, tenere sotto controllo il cibo, mi faceva sentire in grado di tenere sotto controllo molti altri aspetti della mia vita. E, soprattutto, mi faceva sentire speciale. Anche se sapevo che era distorto, non volevo smettere perché non c’era mai stato nient’altro nella mia vita in grado di farmi sentire così speciale. Perciò mi arrabbiavo ogni qualvolta la dietista mi diceva che sarei dovuta arrivare a pesare almeno XX Kg, era un qualcosa di estremamente ansiogeno per me, perché continuavo a pensare a quale sarebbe stato il mio aspetto se avessi raggiunto quel peso, pur sapendo, in qualche recondito angolo della mia mente che mi ostinavo a mettere a tacere, che una donna avrebbe dovuto pesare pure di più di quanto pronosticava per me la dietista… e, ovviamente, anche avere molte più curve. Sembrare una donna. Non una ragazzina.

Anche quando ho cominciato a migliorare e a mangiare abbastanza da poter essere considerata “okay”, ho continuato sempre e comunque a combattere con gli aspetti mentali dell’anoressia: le fondamenta dell’ice-berg. Quello che mi ha sempre dato più noia è che nel momento in cui riacquisti un peso “normale” tutti pensano che stai di nuovo bene e che è finito tutto e che non hai più niente. Non è assolutamente vero, ovviamente, ma gli altri non lo capiscono. È una delle cose più lontane che ci siano dalla verità. L’anoressia è tutta una questione di testa, e si può essere anoressiche a qualsiasi peso. Ma è difficile spiegare a chi non l’ha vissuto sulla propria pelle.

Io sono sempre stata una di quelle persone capaci di fare buon viso a cattivo gioco – di sorridere quando avrei voluto piangere, di parlare sottovoce quando avrei voluto gridare, di dire che andava tutto bene quando stavo da cani – e se questo da una parte può avermi aiutata a fare in modo che nessuno sapesse esplicitamente della mia anoressia, dall’altra sicuramente è stato un fattore di mantenimento del sintomo. Un po’ come se, poiché nessuno conosceva i miei problemi, allora i miei problemi non esistevano, e potevo far finta di essere “normale” e di vivere una vita “normale” almeno per un po’. Ma era un po’ triste. Perché dentro di me mi sentivo continuamente andare in pezzi. Volevo essere felice con gli altri, ma non potevo essere me stessa. Quindi solo la mia maschera era felice. Ma io? Dov’ero finita io?

Mi sentivo come confinata in un angolo a guardare una ragazza che faceva finta di essere me che faceva finta che fosse tutto a posto, di essere felice e di divertirsi.
Mi ero costruita il mio mondo perfetto, avevo fatto in modo di non destare sospetti in nessuno, ed io credevo di essere appagata. Però, ogni tanto, mi sembrava di sentire una voce. “Va davvero tutto bene, Veggie?”. Era come se dentro di me ci fosse stato un blocco di ghiaccio che non si scioglieva mai. Ero lontana anni-luce da tutti, anche quando ero circondata dalla gente. Anche se non volevo ammetterlo, questo mi metteva a disagio, perché mi faceva pensare di essere incapace di provare ogni qualsiasi sentimento. Qualsiasi cosa succedesse, avevo come l’impressione che niente potesse realmente toccarmi. A parte l’anoressia, l’inebriante senso di potere derivato dalla restrizione, tutto mi sembrava indifferente. Ma dentro di me ero tormentata da un grande dubbio. “La realtà è che io non esisto più? Anche se sono tecnicamente viva, la vera me stessa è già morta da un pezzo…”. Se l’era portata via l’anoressia. E io ero rimasta sola. Incastrata da qualche parte nella mia mente, e sola.

Anche se cercavo di mentire a me stessa, sapevo che non mi piaceva affatto l’idea di poter vivere tutta la mia vita in questo modo. Del resto, a chi piacerebbe?

Sapevo, del resto, che se non fossi cambiata io, se non avessi deciso di fare qualcosa, la situazione non sarebbe cambiata. Sapevo che se non avessi deciso di cominciare ad arrampicarmi, dentro quel buco ci sarei rimasta. Che se non avessi cercato di salvare me stessa, nessuno mi avrebbe salvata. E che se non fossi riuscita a salvare me stessa, non sarei stata mai in grado di salvare nessuno.

Soltanto durante l’ultimo periodo del mio 2° anno di università sono riuscita a capirlo fino in fondo. E a reagire. Dopo anni ed anni in cui ero rimasta sul fondo. Dopo anni ed anni di ricoveri. Dopo anni e anni di “equilibri alimentari” prescritti dalla dietista e mai seguiti fino in fondo. Dopo anni ed anni di bugie. Dopo anni ed anni di scorno con la mia famiglia. Dopo anni ed anni di psicoterapia a singhiozzo, assolutamente inconcludente. Dopo anni e anni di una vita che non era vita. Dopo anni ed anni, ho cominciato ad insegnare a me stessa come spezzare il circolo vizioso che stavo ostinandomi a percorrere.

Capendo finalmente che.

Non. Ho. Bisogno. Dell’. Anoressia. Per. Essere. Speciale.

Perché, è vero, non sono speciale. Sono normale. E va bene così. Perché non c’è niente di più speciale del riuscire ad affrontare la vita giorno dopo giorno essendo una persona normale.
E questo vale per tutte voi.

E questo può cominciare con tutte voi.

Ma, soprattutto, questo può cominciare.

domenica 1 febbraio 2009

La possibilità di fare una scelta

Buonasera a tutte!

Oggi voglio condividere con voi un’immagine positiva che spero possa darvi un’ulteriore spinta per continuare a proseguire sulla strada del ricovero, sulla strada della luce.

Vi penso sempre… spero che le mie vibrazioni positive possano raggiungervi in un modo o nell’altro…















“Hai sofferto abbastanza / ed hai combattuto con te stessa / adesso è il momento che tu vinca. / Prendi questa barca che sta andando alla deriva e dirigila verso casa / alza la tua voce piena di speranza. / Hai ancora una possibilità di fare una scelta. / Coglila, adesso”

mercoledì 7 gennaio 2009

In bocca al lupo, guerriera della luce!

Il post di oggi è dedicato a “Tiger”.

Sì, a questa meravigliosa ragazza che molto spesso ha commentato i miei post, e che sta combattendo contro la bulimia. A questa stupenda ragazza che è indubbiamente “una di noi”.

Già da diversi mesi “Tiger” aveva deciso d’intraprendere la sua strada del ricovero chiedendo di essere ricoverata in un centro specializzato per DCA, e finalmente la sua richiesta è stata accolta: da oggi, “Tiger” è ufficialmente entrata nella clinica. Da oggi, “Tiger” ha finalmente fatto un passo enorme ed importantissimo nella sua strada per il ricovero, nella sua strada della luce. Non riesco a descrivere a parole quanto sono felice per lei. Per favore, fatele tutte un grande incoraggiamento e pensatela forte forte, perché è davvero una ragazza coraggiosa e in gambissima…

“Tiger”... ti faccio il mio "in bocca al lupo" più enorme per il ricovero... sono veramente felice che finalmente sia arrivato il tuo momento... se senti che è questo ciò di cui hai bisogno adesso, sono certa che sarà un ottimo punto di partenza per questo nuovo anno, per costruire un futuro più bello e più radioso che mai. Il futuro che meriti... Il futuro che ti auguro con tutto il cuore. Che questo, dunque, possa essere il tuo primo, vero, forte passo sulla strada del ricovero... sulla strada della luce... Abbi fede, mettici tutta te stessa, e ne uscirai più forte di prima...
Spero davvero che questo ricovero possa per te essere uno step decisivo, un colpo mortale contro la bulimia. Pensa soltanto che la tua volontà è fondamentale, ma che Tu – sì, cara mia, proprio TU – ce la poi fare… assolutamente.

Lo so, l’idea di un ricovero in clinica può spaventare… In fin dei conti, ha sempre l’aria di un salto nel buio… Ma anche se lo fosse, non preoccuparti, perché in quel “buio” ci sono braccia di persone esperte che sapranno afferrarti e non ti lasceranno cadere. E sono braccia che sanno dove cercare l'interruttore della luce. E poi… a volte aver paura è un modo per cominciare, sai?!

”Tiger”, ricordati che io sarò qui e ti penserò sempre... e farò sempre il tifo per te... spero che le mie vibrazioni positive riusciranno ad arrivarti e ti daranno in ogni momento un pochina di forza in più per continuare ad andare sempre avanti nonostante tutto... “Tiger”, questa è la tua nuova possibilità: cerca di sfruttarla fino in fondo traendone il meglio... E quando torni a scrivere, a commentare i miei post, voglio che tu stia davvero meglio, intesi?! ^_-

Ti abbraccio stretta stretta...
Che la forza sia con te, tesoro...

Per arrivare all'alba, non c'è altra via che la notte, ricordatelo...

sabato 3 gennaio 2009

Tutto nelle nostre mani

Non esitate. Aprite la porta. Lasciate entrare la luce. Iniziate ad avere cura di voi stesse.

Non abbiate paura di mostrare al mondo il potere del vostro sorriso sul vostro volto. Cadete e rialzatevi. Perseverate.

Potete percorrere la strada del ricovero. Potete essere libere. È tutto solo nelle vostre mani.

Non cercate di correre a perdifiato per arrivare in fondo alla strada: per correre a perdifiato bisogna tenere la testa bassa, e se procedete tenendo la testa bassa rischiereste di deviare e di non arrivare dove avreste voluto. Perciò, semplicemente, camminate.

Se vi si para davanti una porta chiusa, semplicemente, bussate.

Se la luce si spenge, aspettate per una nuova alba. Il sole torna sempre per chi lo vuole cercare.

Se vi sembra che le vostre gambe non siano ancora forti abbastanza da sostenervi, usate le vostre braccia per abbracciarvi.

E continuate comunque ad andare avanti.

Tutto quello che state cercando, è già dentro di voi.
È tutto qui.

Potete percorrere la strada del ricovero. Potete essere libere. È tutto nelle vostre mani.

Potete percorrere la strada del ricovero. Potete essere libere. È tutto nelle vostre mani.

Potete percorrere la strada del ricovero. Potete essere libere. È tutto nelle vostre mani.

E' tutto nelle nostre mani.

martedì 30 dicembre 2008

Tutte per una, e una per tutte

Ed un altro anno sta giungendo al termine, con il che tirarne le fila credo sia inevitabile.

E di cose, in quest’anno, ne sono successe davvero tante. Cose belle e cose brutte, cose piacevoli e spiacevoli, cose divertenti e cose tristi. Cose che, in fin dei conti, andranno avanti anche il prossimo anno. Ma adesso non voglio scrivere delle cose tristi, vorrei cercare di non demoralizzarmi ancor prima di iniziare il 2009 – anche se è difficile – con questo sole che oggi ha brillato forte e sembrava quasi invitarmi ad uscire, quasi dirmi che, in fin dei conti, uscire è possibile… Perciò, adesso che anche Dicembre è ormai giunto al termine, voglio provare a fare un po’ il punto della situazione che poi, in realtà, non so neanche da che parte cominciare.

Mi fa un po’ strano pensare che è già quattro mesi che ho aperto questo blog, per esempio. Così come mi fa altrettanto strano pensare che, nonostante tutto, nonostante tutti gli anni passati a brancolare nel buio, sto ancora percorrendo la strada della luce, allontanandomi sempre di più da quelle che mi sembravano le mie uniche sicurezze – l’anoressia, la restrizione, le ossa sporgenti, la magrezza, il checking – e, mentre lo scrivo, questo mi fa un po’ ridere perché, proprio io!, non avrei davvero mai pensato di poter arrivare a scrivere una cosa del genere.

Però, questo mi dà da pensare. Mi dà da pensare, ed è un pensiero che rivolgo a tutte voi, meravigliose creature. Se io sono riuscita a fare questo, che certo non è molto, ma è comunque più di tutto quello che sia riuscita a fare negli ultimi 6 anni di auto-distruzione, non c’è alcuna ragione per cui anche tutte voi non possiate riuscire a fare altrettanto. Altrettanto e pure di meglio. Perché sono certa che tutte voi siete molto più forti di me… molto più forti di quanto magari riuscite a rendervi conto.

Io non credo che a Capodanno sia necessario fare la classica “lista dei buoni propositi per l’anno nuovo”, anzi, penso che sia semplicemente deleteria perché ci mette soltanto l’ansia di riuscire a portare a termine qualcosa che non siamo sicure di essere in grado di fare. Perciò, niente progetti a lungo termine, niente buoni propositi che poi finiscono per diventare ferrei obblighi auto-imposti che ci fanno soffrire. Semplicemente, lasciatevi scivolare nel nuovo anno passo dopo passo, uno alla volta, con tutta la calma di cui sentite di aver bisogno.

Semplicemente, prendete il coraggio a due mani ed andate. Andate di nuovo. Lo so che questo può far paura – e lo dico perché ne fa anche a me – perché non c’è alcuna certezza che possa sorreggerci. Nessuna sicurezza. Eppure, ragazze, dobbiamo ugualmente andare. Comunque vada. Chiudere gli occhi e andare.

Perciò, ragazze, cerchiamo di concentrarci su quello che ci attende a breve termine: il futuro lo sveleremo giorno dopo giorno. Tenendoci per mano, continuando a combattere tutte insieme.

Così anch’io ricomincerò da qui cercando di farlo senza la fretta ansiosa che di solito mi brucia dentro. Sperando di riuscire anche nel nuovo anno, tramite questo blog e la mia mail (ricordate che potete sempre scrivermi, in qualsiasi momento, tutto ciò che vi va!) a darvi una mano nella lotto contro l’anoressia… Non so se in questi mesi, da quando ho aperto questo blog ad adesso, sono concretamente riuscita a fare qualcosa per qualcuna di voi, ma ci ho messo tutto il meglio di me. E continuerò a cercare di fare del mio meglio per starvi vicina e darvi una mano. Perché, ribadisco, siamo più forti se combattiamo tutte insieme.

È vero, magari non ho fatto un granché, magari avrei potuto fare di più, ma in fin dei conti, sono soltanto una ragazza che si barcamena tra università e casa, a cui piace vedere le gare di Formula 1, che adora le t.A.T.u., a cui piace disegnare, che ha un cuscino di Snoopy, che parcheggia un po’ storta la sua Multipla (che, tra l’altro, nessuno è ancora riuscito a capire cosa se ne faccia di una Multipla se viaggia essenzialmente da sola…), che fa karate, che si diverte a fare la cosplay, che canta “You and I” a squarciagola sotto la doccia, che cerca giorno dopo giorno di continuare a percorrere la strada del ricovero tenendo a bada l’anoressia… Niente di speciale, no?! Una persona normale. Ma forse lo speciale è proprio tutto qui: essere una persona normale e vivere giorno dopo giorno comunque…

Auguro a tutte voi di poter cominciare un nuovo anno con la grinta di continuare sempre a combattere… ritrovandoci qui tutte insieme anche nel 2009... Tutte per una, e una per tutte!!

lunedì 22 dicembre 2008

Anoressia - Reazione a catena / Il video

E dopo l'idea...

Dopo l'elaborazione...

Dopo il banner...

... ecco il video.



E questa è la canzone che fa da "colonna sonora": in Inglese...

NOT DONE YET

It's been one of those days for a lot of days now
I need a day when the world can take care of itself
This isn't what I wanted how I thought my life would turn out
And I wonder if it's like this from here on out
Sometimes life gets you, but we go on
Sometimes life gets you, we're still going on

We're not done yet
Not going quietly into the night, not me and my friends
We're not done yet, don't take it too seriously
It's just life we’ll win in the end
And we walk on and on and on, and we walk on and on...

It's been one of those days for too many days now
I did a thing that I didn't want to do again
I fell down in the place where I always fall down and I wanna give up
And let it be what it's been
Sometimes life gets you, but we go on
Sometimes life gets you we're still going on...

We're not done yet
Not going quietly into the night, not me and my friends
We're not done yet, don't take it too seriously
It's just life we’ll win in the end

It's been one of those days but I don't care now
It was only a day and tomorrow's ahead
I got this far and I know that I can ride this one out
Though I want to lie down, well I won't quit yet!
Sometimes life gets you, but we go one
Sometimes life gets you we're still going on...

We're not done yet
Not going quietly into the night, not me and my friends
We're not done yet, don't take it too seriously
It's just life we’ll win in the end

We're not done yet
Not going quietly into the night, not me and my friends
We're not done yet, don't take it too seriously
It's just life we’ll win in the end

We're not done yet
Not going quietly into the night, not me and my friends
We're not done yet, don't take it too seriously
It's just life we’ll win in the end
And we walk on and on and on, and we walk on and on…


... e la traduzione in Italiano. Molto, MOLTO importante...

NON SIAMO GIA' SPACCIATE

È stato uno di quei giorni come ce ne sono un sacco da un bel po’ di tempo a questa parte
Ho bisogno di un giorno in cui il mondo possa prendersi cura di se stesso
Questo non è ciò che volevo, come pensavo la vita sarebbe andata a finire
E mi chiedo se sarà così per sempre, da ora in poi.
Talvolta la vita confonde, ma noi teniamo duro
Talvolta la vita confonde, ma noi stiamo continuando ad andare avanti…

Noi non siamo già spacciate
Non entriamo silenziosamente nella notte, non io e le mie amiche
Non siamo già spacciate, non prendiamola troppo seriamente
Così è la vita, e saremo noi a vincere alla fine
E noi andiamo avanti e avanti e avanti, e noi andiamo avanti e avanti…

È stato uno di quei giorni come ce ne sono troppi adesso
Ho fatto una cosa che non volevo fare di nuovo
Sono caduta nel posto dove cado sempre e voglio mollare
E lasciare che sia quel che ha da essere
Talvolta la vita confonde, ma noi teniamo duro
Talvolta la vita confonde, ma noi stiamo continuando ad andare avanti…

Noi non siamo già spacciate
Non entriamo silenziosamente nella notte, non io e le mie amiche
Non siamo già spacciate, non prendiamola troppo seriamente
Così è la vita, e saremo noi a vincere alla fine
E noi andiamo avanti e avanti e avanti, e noi andiamo avanti e avanti…

È stato uno di quei giorni, ma non m’interessa adesso
È stato solo un giorno, e guardo al futuro
Sono arrivata così lontana che non posso non cavarmela indenne
Sebbene talvolta sia forte la voglia di subire senza reagire
Bè, non mollerò!
Talvolta la vita confonde, ma noi teniamo duro
Talvolta la vita confonde, ma noi stiamo continuando ad andare avanti…

Noi non siamo già spacciate
Non entriamo silenziosamente nella notte, non io e le mie amiche
Non siamo già spacciate, non prendiamola troppo seriamente
Così è la vita, e saremo noi a vincere alla fine

Noi non siamo già spacciate
Non entriamo silenziosamente nella notte, non io e le mie amiche
Non siamo già spacciate, non prendiamola troppo seriamente
Così è la vita, e saremo noi a vincere alla fine

Noi non siamo già spacciate
Non entriamo silenziosamente nella notte, non io e le mie amiche
Non siamo già spacciate, non prendiamola troppo seriamente
Così è la vita, e saremo noi a vincere alla fine
E noi andiamo avanti e avanti e avanti, e noi andiamo avanti e avanti…


Che dire? Penso che si commenti da solo e che ogni parola sia superflua...

Simy, Francesca, Martina, "Imperfect", Mary, Mirabelle, Veronica, Mel... GRAZIE di tutto. Siete speciali. Molto più di quanto possa essere espresso tramite un video. Molto più di quanto possiate immaginare.
Vi voglio tanto bene.

P.S.= Qualora lo vogliate, aiutatemi a diffondere questo video... Linkatelo sui vostri blog, speditelo... Fate in modo che raggiunga quante più ragazze possibile che possano avere questo problema, in maniera tale da dar loro un ulteriore incentivo a lottare... Grazie...

sabato 6 dicembre 2008

Progetto video

Allora, circa un mesetto fa ho avuto un’idea.

E l’idea è un video. Un video che vorrei realizzare. Un video di lotta contro l’anoressia. Un video di ragazze che stanno combattendo contro l’anoressia. Un video in cui frasi positive si alternano ai volti di ragazze che hanno vissuto l’anoressia e che tuttora stanno combattendo, e ci stanno mettendo tutte loro stesse. Un video che vuole essere un incoraggiamento anche per tutte le altre ragazze che stanno lottando, un sostegno per chi sta già percorrendo la strada del ricovero, un rinforzo positivo per questa dura battaglia senza quartiere. E anche una “spinta” ad intraprendere la strada della luce per tute quelle ragazze che ancora hanno paura e non riescono a decidersi ad iniziare a lottare e ad abbandonare l’anoressia. Insomma, un video che vuole essere il messaggio di chi ci è passata e sta combattendo, per cui ancora ci sta passando e non riesce a trovare la forza di lottare. E anche un messaggio per chi ne farà parte, perché se possiamo essere unite in un video, allora possiamo esserlo anche nella lotta, e se si combatte insieme… bè, allora possiamo davvero essere più forti insieme. Perché è vero che l’unione fa la forza… e anche che combattere è già una vittoria. Perciò, mi sono detta, se stiamo insieme anche in questa battaglia, abbiamo più possibilità di farcela!! Perché noi possiamo combatter insieme… per noi stesse e per tutte le altre… perché noi siamo davvero tanto più forti insieme!!

Insomma, ho avuto quest’idea e mi è sembrato che potesse essere un progetto positivo. Così ho pensato di chiedere ad altre ragazze di unire le loro fotografie alle mie nella realizzazione di questo video. Non ragazze a caso, ovviamente. Guerriere della luce. Per poter dare un messaggio forte. Un messaggio dato da persone che stanno combattendo. Da persone che ci sono passate e che stanno facendo di tutto per non ricaderci di nuovo. Da persone che sanno cosa significa.

Così, nelle scorse settimane le ho contattate via mail per sapere cosa ne pensassero e se fossero disposte ad aderire a questo progetto inviandomi le loro fotografie. In tutta onestà, all’inizio non ero particolarmente ottimista. Consapevole del fatto che per chi soffre di DCA mostrare il proprio corpo è una delle cose più difficili che ci siano – io stessa mi sento a disagio – pensavo che sarebbe stato più che comprensibile se nessuna di queste ragazze avesse avuto intenzione di seguirmi. Certo, mi avrebbe fatto immensamente piacere poter riunire le fotografie di tutte quante, ma sapevo anche che, se pure fossimo state solo in 2 o 3 a realizzare il video, già sarebbe stato un successo. Comunque, ho deciso di provarci. Ho chiesto. E poi… poi è successa una cosa meravigliosa. E poi, c’è una canzone che dice “…lo strano percorso di ognuno di noi, che neanche un grande libro o un grande film potrebbero descrivere mai, per quanto è complicato ed imprevedibile, per quanto in un secondo tutto può cambiare…”. Ed è vero. In un secondo possono cambiare veramente un sacco di cose. In un secondo, o nel tempo di qualche mail.

Le persone giuste, le parole giuste, il momento giusto, la voglia di combattere giusta, non so… Forse tutte queste cose insieme… Forse c'è che una parte e poi le altre la seguono... come una reazione a catena... perchè ci si accorge che se ci si tiene per mano siamo più salde e si arriva più lontano…

E la sorpresa, poi, è che la reazione a catena inizia e continua… siamo davvero come i neutroni della fissione nucleare… Una afferra l’altra e si continua, senza smettere mai… Ci si tiene per mano e si va avanti… Si forma una catena sempre più lunga… e più si va avanti, e più la catena si allunga… e più si va avanti, più siamo in grado di fornire appigli… e più si va avanti, più la nostra catena diventa forte…

Hanno cominciato ad arrivarmi fotografie. C’è chi mi ha mandato decine di fotografie, e chi una soltanto, ma quel che conta è avere anche solo quell’unica fotografia, che è importante e preziosa esattamente come tutte le altre, semplicemente perché è una prova d’immenso coraggio.

Veggie.
Simy.
Martina.
Francesca.
Veronica.
"Imperfect".
Mary.
Mirabelle.
Mel.

Perché noi siamo una squadra. Forse non siamo una squadra che vince, questo non possiamo ancora dirlo, però siamo certamente una squadra che lotta.

Perché noi siamo una reazione a catena. Perché quando partiamo tutte insieme non c’è niente che possa fermarci. Perché continuiamo ad avanzare nonostante tutto. E, una volta tanto, a differenza della fissione, la nostra reazione a catena non è distruttiva… ma mettiamo un mattone ciascuna, e insieme ricominciamo a costruire.
Forse perché siamo persone che sono passate attraverso il fuoco… e il fuoco indurisce ciò che non distrugge…

P.S.= Ragazze, volevo solo dirvi che siete tutte meravigliose. Perché siete belle dentro. Grazie di tutto. Grazie di cuore. Da domani inizierò la realizzazione del video… Vi chiedo di avere un po’ di pazienza perché per fare queste cose un po’ di tempo mi ci vuole… Facciamo che questo video sarà un regalo di Natale per tutte quante, okay?!
Vi voglio bene…

P.P.S.= Lunedì 8 ci sarà il primo appuntamento con “A voi la parola”! Se volete mandarmi le vostre parole, io sono sempre qui che le aspetto… Vi abbraccio…

martedì 2 dicembre 2008

Immagine / Pensiero positivo

Un'immagine/pensiero positivo e pro-ricovero che voglio condividere con voi...
















P.S.= Come ho scritto in commento ad un precedente post, l'8 Dicembre pubblicherò la prima sessione di "A voi la parola"... Sono qua in attesa di leggere i vostri pensieri! Un abbraccio a tutte quante...

domenica 30 novembre 2008

Paura di fallire

Penso sia semplicemente naturale, dopo aver passato l'anoressia, temere di ricaderci… ma la cosa importante è che, se ciò dovesse accedere, adesso sappiamo di avere le armi per combatterla. Quel che è stato parte di noi non cesserà mai completamente di esistere, ma si può essere più forti e riuscire a sopravvivere. Riuscire a conviverci senza che l'anoressia abbia la meglio.

Lo so, a volte pensare di intraprendere un processo di ricovero fa paura. Ma la paura è solo una scusa per non affrontare le cose. Ci vuole molto tempo per liberarsi dei fantasmi del proprio passato, specie se questi ci hanno infestato a lungo. Ma le ricadute sono normali, e bisogna cercare di non scoraggiarsi. È una lotta difficile, lo so, ma possiamo farcela, tutte quante. Ci saranno giorni buoni e giorni cattivi. Bisogna solo non perdere mai di vista il traguardo, ciò che ci vuole veramente dalla vita. Se si riesce a tenere la testa alta, a rialzarsi dopo ogni caduta, siamo già ad un buon punto della strada.

I giorni cattivi sono inevitabili, giorni in cui tutto si tinge di nero e viene voglia di mollare perché sembra che la vita si chiuda e allora si teme di non essere più capaci di affrontare ciò che ci aspetta. La paura che arriva, allora, può far venire voglia di riadottare quei comportamenti sbagliati del passato. Rituffarsi in quelle dinamiche che, per quanto negative e distruttive, davano comunque sicurezza. Bè, anche se è doppiamente difficile, è proprio in momenti come questi che bisogna continuare a combattere.

La paura lega al passato. Al non lasciar la strada vecchia per la nuova. Talvolta andare incontro ad un futuro sconosciuto fa così paura che sembra essere preferibile quello che è stato in passato, per quanto distruttivo potesse essere. Per questo lasciare il passato è così difficile. Perciò bisogna cercare semplicemente di muovere un passo dopo l’altro, piccoli passi, giorno dopo giorno. Ma siamo tutte umane, perciò, si sa, le ricadute ci sono. Il fatto che ci siano non significa che tutto il duro lavoro che si è fatto per arrivare fino a quel punto è stato inutile o è andato distrutto. Non significa che bisogna ricominciare tutto di nuovo da capo, perché quello che è stato fatto, in qualche modo, resta. Può essere usato come “rampa di lancio” per ripartire. Partendo da un’esperienza come l'anoressia è maledettamente difficile raggiungere un traguardo positivo, perciò è naturale avere delle ricadute. Dunque bisogna semplicemente riconoscerle come tali e non demoralizzasi ma cercare di superarle. Se si capisce quel che si è fatto di sbagliato, si potrà evitare di rifarlo in futuro. Ci si potrà rialzare e dire “ricomincio da qui”.

Pensatela un po’ così: se volete andare da Milano a Napoli e, dopo aver percorso 300 Km, la vostra auto ha un guasto e si ferma, non è che dovete ritornare a Milano e ripartire di nuovo da capo per Napoli! Siete e rimanete a 300 Km dal punto di partenza. Ed è da lì che ripartirete non appena la vostra auto sarà stata riparata. Poi, può darsi che durante il viaggio si guasti nuovamente e dobbiate fermarvi ancora, oppure è probabile che abbiate sete o dobbiate andare in bagno e decidiate di fermarvi ad un Autogrill, e più volte vi dovrete fermare, più lungo sarà il viaggio, ma non dovrete mai ricominciarlo da capo! Si tratta solo di risalire in macchina e ripartire. Prima o poi arriverete sicuramente. E lasciate che vi dica una cosa: non c’è niente di male nel fermarsi quante volte lo vogliate.

Credete più in voi stesse che nei fantasmi del vostro passato. E non abbiate paura di fallire ancora. Rialzarsi è sempre possibile, qualora lo vogliate.

lunedì 24 novembre 2008

Dirigere la rabbia

La rabbia non è necessariamente un qualcosa di negativo. Quando vi sentite giù di morale, quando state vivendo una “giornata-NO”, quando state male, quando vi sentite impotenti e frustrate, quando vi sentite sole e con le spalle al muro, o avete avuto un’altra ricaduta – arrabbiatevi. Semplicemente, infuriatevi.

Ma non arrabbiatevi con voi stesse.

Arrabbiatevi con il vostro disturbo alimentare.

Non rendete voi stesse il bersaglio di tutta la vostra negatività e la vostra frustrazione. Lasciate che lo sia il DCA.

Perchè rimproverare voi stesse per la confusione, per gli errori, per non essere state capaci di fare ciò che desideravate?

Il vostro DCA è il problema. Non voi.

Perciò, combattete. Combattete contro il DCA. Non contro voi stesse.

Voi siete il pilastro. Voi siete il buono. Non fatevi del male distruggendovi lentamente.

Non dovete sempre sentirvi in dovere di reprimere quella rabbia, di nascondere le vostre sensazioni, i vostri istinti, le vostre emozioni negative. Dovete semplicemente incanalarle in una direzione differente, che non sia quella del cibo e del corpo. Affrontate l’anoressia, colpitela e continuate a sparare. Usate quella rabbia che avreste rivolto contro voi stesse, invece contro il DCA.

La rabbia non è necessariamente una brutta cosa. Basta che la usiate a vostro vantaggio. E avete tutte la potenzialità di farlo e di riuscirci.

giovedì 20 novembre 2008

Quando i problemi attaccano

Dove c’è grande comprensione, può esserci altrettanto grande dolore. Un po’ come se il papà di una vostra amica muore… e voi potete capirla meglio di chiunque altro, perché magari anche vostro papà è morto da un po’. In questo modo, avete un legame con il vissuto della vostra amica ma, allo stesso tempo, vi trovate catapultate nel vostro proprio vissuto, nei vostri tristi ricordi, e questi ricordi possono veramente buttarvi giù.

Trovo che vivere con un disturbo alimentare possa essere un qualcosa di molto simile.
Quando vi trovate in un momento di vulnerabilità, potreste pensare che la cosa più semplice da fare sia rimuovere quei pensieri che vi fanno stare male, al fine di non ricadere nuovamente nel meccanismo della restrizione o dell’abbuffata-vomito. Okay, adesso vi chiedo di ripensarci. Talvolta essere vulnerabile e giù di morale è necessario per poter andare avanti. Deve succedere perché è anche questo parte del lungo processo di ricovero che potrà portarci ovunque vogliamo arrivare.

Certo, le soluzioni rapide possono pure sembrare le più rassicuranti, ma sono tutte a breve termine. Non risolveranno mai il problema di base. Perché l’unico modo per risolvere un problema è, in effetti, quello di affrontarlo.

Rimuovere il problema può, a primo acchito, sembrare possibile, benefico e pure necessario. E così, forzandoci a dimenticare il problema, andare avanti può apparire più facile. Ma, ripeto, questa è una soluzione a breve termine. Sforzarci per dimenticare qualcosa, non cancella quella cosa. Semplicemente, la nasconde, ci sbarra una porta contro. Ma, dietro quella porta, il problema rimane. E bussa. E, prima o poi, quel suono finisce per farci impazzire. Perciò, quando i problemi si presentano, dovremmo cercare di trovare il coraggio di affrontarli – perché, in fin dei conti, l’intermo mondo al di fuori di noi è un problema. E questo non cambierà mai… a meno che noi non impariamo a far fronte a questi problemi nel momento in cui ci si presentano davanti, senza negarli, ma semplicemente cercando di trovare la forza per affrontarli.

Mi ricordo che, durante il mio secondo ricovero, mi riusciva veramente difficile non empatizzare con le alter ragazze e rimanere positive quando mi sentivo circondata da tanta negatività. Ma tutte quante abbiamo continuato a farci forza a vicenda e siamo andate avanti, e a poco a poco siamo diventate sempre più legate e capaci di scavare in profondità dentro le altre… e dentro noi stesse. Così, affondandoli insieme, e da sole, i problemi hanno cominciato a poco a poco a farsi meno evidenti. Siamo diventate di grado di lavorarci su e di andare avanti, senza rimanere impantanate nel problema, né adottare strategie di coping disfunzionali e riecheggianti l’anoressia.

La possibilità che gli altri, con le loro parole, le loro osservazioni, i loro racconti, le loro difficoltà, ci influenzino creandoci nuovi problemi, data la nostra spiccata tendenza ad empatizzare, è in effetti elevata. È facile incorrere in pensieri intrusivi riguardanti il cibo o il corpo, sentirci più insicure, compararci alle altre. È ovvio ed è normale che succeda. E tenete conto che, quando succederà, sarete spinte a tentare di negare il problema e ad arginarlo con i comportamenti tipici dei DCA. Fate attenzione. Tenetelo a mente. Non fatevi fregare. Siate preparate. Se di fronte a un problema reagite restringendo o abbuffandovi-vomitando, non solo non risolverete il problema in questione, ma ve ne creerete pure un altro. Pensate a questo. Così sarete meno propense a distruggervi, e più propense ad affrontare il problema originario a testa alta.

Concludendo, voglio dirvi soltanto un cosa: non abbiate paura di avere ed affrontare i problemi. Perché questo succederà. Inevitabilmente. Prima o poi, più o meno frequentemente, ma capiterà. La vita consiste nel cercare di capire quello che si desidera, e nel lottare contro ciò che c’impedisce di realizzarlo. Certo, ci vuole tempo per affrontare un problema. Ma l’importante è decidersi ad affrontarlo. Perché solo se lo affronterete potrete risolverlo e lasciarvelo davvero alle spalle.

martedì 18 novembre 2008

Tenere a bada

Forse una delle cose più difficili da fare è proprio tenere a bada i disturbi alimentari. Anche quando non state adottando comportamenti disfunzionali, sembra sempre che i DCA stiano in agguato, non è vero?! È come se stessero aspettando… guardando… chiedendosi quando commetterete il primo passo falso, in maniera tale da poter di nuovo avere la meglio su di voi. E non è affatto facile continuare a perseguire la strada del ricovero quando si ha la sensazione che anche una sola mossa sbagliata potrebbe far ricominciare tutto da capo. Non aiuta affatto. Il problema è che le cose stanno davvero così.

Ma ciò non significa che poiché le cose adesso sono così, allora dovranno esserlo per sempre. Voi potete cambiarle. Voi potete tenere a bada i DCA. Certo, non è una cosa immediata. Occorrerà un po’ di tempo – forse un sacco di tempo – ma potrete farcela.
La prima cosa che dovete ricordare è che (per quanto possa sembrarvi vero o meno) voi avete il controllo. Voi. Non i DCA. Voi.

Certo, i disturbi alimentari sono un qualcosa di estremamente potente. Richiede una marea di forza di volontà rompere il circolo vizioso. Ma una volta che l’avrete fatto, sarà tutto nelle vostre mani. E potrete schiacciarlo.

Ricordate che, quando eravate bambine, coglievate i soffioni, li avvicinavate alle labbra, e soffiavate? Tutti i “pelini” bianchi fluttuavano via nella brezza. E tutto quello che rimaneva nelle vostre mani non era che lo stelo.














Bene, adesso immaginate il vostro disturbo alimentare come se fosse un soffione. Grande, complesso, intricato, ricco di migliaia di “pelini” bianchi. Voi lo tenete in mano. Voi avete la forza di volontà. Voi avete il controllo. Potete soffiare. Soffiate più forte che potete. E guardate come i “pelini” bianchi si disperdono nel vento. Il passato è andato. Quel che è rimasto è il futuro. E uno stelo. Uno stelo – ciò che ha originato il disturbo alimentare – che rimarrà sempre, perché nessuna può fuggire da se stessa, ma che potrà essere a questo punto utilizzato come memoria, per ricordarci di ciò che è stato e che non dovrà essere nuovamente.

Il trucco per tenere a bada i disturbi alimentari – oltre ovviamente a ricordare che VOI e solo voi avete il controllo – consiste anche nel cercare qualcuno che possa aiutarvi a combattere. Nessuno ha mai vinto una guerra da solo. Può trattarsi di un terapeuta, di un genitore, di un’amica… chiunque. Un punto di riferimento, una spalla su cui piangere. Perché davvero non c’è niente di male nel farlo. Non è debole chi chiede aiuto, perché non c’è niente che richieda più coraggio del domandare aiuto. Per ammettere di essere in difficoltà ed accettare una mano, ci vuole tanto, tanto coraggio. E anche per combattere l’idea che ci trattiene dal domandare aiuto, ovvero: e se chiedo e mi viene detto di no? – perché abbiamo in realtà l’implicita convinzione di non meritare questo supporto, che a nessuno interessi abbastanza o comunque abbastanza a lungo di noi per darci veramente una mano. Ma non è vero. Qualcuno c’è. Perciò, se avete bisogno d’aiuto, chiedete sempre. Potreste trovarlo.

E, oltre a trovare qualcuno, può essere importante anche trovare qualcosa. Pensate a una cosa che vi piace. Una cosa che vi piace veramente e profondamente, voglio dire, di qualsiasi genere essa sia. Potrebbe essere disegnare. Andare in bici. Suonare il pianoforte. Fare un giro in auto con lo stereo a tutto volume. Di qualsiasi cosa si tratti, usatela come un’arma in vostro favore. Usatela come se fosse una parte di voi. E quando sentite che la vita si fa difficile, che state per cedere, concedetevi quella cosa.

Non succederà niente di male.

Presto starete meglio.

E più volte lo farete, più facile sarà combattere il vostro disturbo alimentare. Può sembrare un obiettivo distante e irraggiungibile… ma se cominciate a camminare, la meta sarà più vicina ad ogni passo. Certo, dovete volerlo veramente. E metterci tutte voi stesse, quando le cose vanno bene e soprattutto quando le cose vanno male. È l’unico modo per sopraffare i disturbi alimentari. È l’unico modo per sopravvivere.

Avete già tutte le armi che vi sono necessarie. Usatele.

mercoledì 5 novembre 2008

La corda

C’è una corda cui vi state aggrappando. Ce l’avete arrotolata intorno alla vita. Siete ai piedi di un monte, e dovete iniziare la scalata. Se guardate verso l’alto, vedete che c’è un lunghissimo pezzo di corda che vi separa dalla vetta. Cosa potrete trovare raggiungendo la cima? Speranza, Ricovero, Salute e Felicità. Queste quattro cose sono fuse assieme per formare la vostra Nuova Vita. Il picco.

Così, voi vi trovate all’estremo di una corda, e la Nuova Vita è all’altro estremo. Ma la strada da percorrere è molto lunga e molto ripida. E voi vi trovate molto, molto in basso. Come potete risalire?

Bè, la prima cosa da tenere a mente è che se iniziate ad arrampicarvi per raggiungere la Nuova Vita e ad un certo punto mollate la corda, o ve la lasciate scivolare tra le mani, non arriverete da nessuna parte. Non cadrete, perché la corda sarà sempre arrotolata intorno alla vostra vita, stretta a cingervi i fianchi, la vostra cintura di sicurezza. Perciò non succederà niente di male. Potrete riprendere fiato e ricominciare la vostra ascesa. Ma la Nuova Vita è un grande obiettivo. È una vetta che voi volete raggiungere. Perciò non vi preoccupate di quante volte potrete scivolare e di quanto difficile la scalata possa diventare in certi momenti. La Nuova Vita è un obiettivo troppo importante per rinunciare.

Perciò, continuate ad andare avanti. A scalare.

Usate la vostra forza. La vostra volontà. La vostra determinazione. Il vostro desiderio. Continuate a guardare verso l’alto, senza mai perdere di vista la Nuova Vita, con la sicurezza che c’è e che voi potete raggiungerla. Credeteci.

E ricordate che siete sempre legate alla corda. Perciò non cadrete mai al suolo finché sarete convinte di voler raggiungere la cima. L’unico modo che avete per ripiombare con i piedi a terra è prendere un paio di forbici e tagliare la corda sopra di voi. O scogliere il nodo che vi tiene ad essa legate.

Ma non è ciò che volete, vero?!

Perciò, non tagliatela. Non sciogliete il nodo. Ma…

Potete lasciare la corda. Potete scivolare. Potete cadere. Datevi la possibilità di cadere. Datevi il diritto di poter fallire una presa senza pretendere la perfezione sempre e ad ogni costo. Datevi la possibilità di ricominciare ad arrampicarvi. Datevi il TEMPO di arrampicarvi. E arriverete alla cima. La raggiungerete.

Non sarà facile. È una battaglia. È una strada in salita… anzi, una scalata a 90°. Ci saranno le cadute. Ma ci saranno anche i momenti di risalita.

Pensate a questo mentre vi arrampicate. Pensate a quest’analogia e sentitevi sicure.

E, un'altra cosa. Tenete duro. Vedrete che quando sarete arrivate sulla cima, dove Speranza, Ricovero, Salute e Felicità si fondono insieme per originare la Nuova Vita, ci saranno un sacco di persone che aspettano solo voi. Vi aspettano a braccia aperte.

Ed io, che ora mi sto arrampicando insieme a voi, sarò una di quelle.

venerdì 31 ottobre 2008

Halloween

Ed ecco che siamo arrivate anche alla fine di Ottobre… 31 Ottobre, per la precisione, festa di Halloween.

Una festa che, con un moto di tristezza, non può che farmi ripensare ad alcuni aspetti dei DCA, a partire dalla frase che i bambini che passano di porta in porta ripetono abitualmente: “Dolcetto o scherzetto?”. E non posso perciò fare a meno di pensare a quanto per noi questa frase sia ironica e beffarda. Pensateci… Quante volte ci siamo negate il dolcetto a favore delle scherzetto? Quanti dolcetti nascosti, poi buttati, o vomitati? Quanti crudeli scherzi ci siamo giocate per impedirci di assaporare quel dolcetto? Non si contano… Quel dolcetto che, chissà, magari in fin dei conti avremmo anche desiderato, ma che le assurde regole aiuto-imposte dall’anoressia ci hanno impedito di gustare.

E non solo dolcetti nel senso materiale del termine, ma anche in senso metaforico: chiudendoci dentro la prigione dell’anoressia ci siamo private tante gioie che ci sarebbero spettate di diritto, come sarebbero spettate ad ogni qualsiasi ragazza della nostra età.

Ed abbiamo continuato a prenderci in giorno, a giocarci scherzi, ad impedirci di vedere la realtà… forse perché ci faceva paura, forse perché non ci offriva i solidi appigli che l’anoressia, nella sua meccanica ripetitiva, seppur distruttiva, sembrava essere in grado di donarci.

Ma, ragazze, quelli non sono appigli: quelle sono catene. Le catene ancorano, certo, ma allo stesso tempo bloccano. Impediscono ogni qualsiasi movimento. Nella pretesa di controllare che non accada “niente di male”, paradossalmente facciamo in modo anche che non accada niente di bene.

Così, le maschere che i bambini si divertono ad indossare solo per questa sera, diventano le maschere che noi indossiamo giorno dopo giorno ogni mattina appena ci svegliamo. Perché con l’anoressia si mette su una maschera, l’unica che sentiamo può farci attraversare senza inconvenienti un’altra giornata, e non diamo ascolto a come ci sentiamo veramente. Oh, lo so, indossare una maschera può fornire una grande protezione e una grande rassicurazione. La maschera permette di vedere senza essere viste, e soprattutto di far vedere agli altri solo quello che noi decidiamo di mostrare. La maschera è un grande strumento di protezione. Solo che noi ci siamo legate così saldamente a questa maschera, che staccarsene diventa sempre più difficile. Certo, se indossi una maschera ti senti sicura perché sai che quella che il mondo vede inconsapevolmente non è la vera te stessa, ma solo l’immagine che tu hai deciso di dare di te stessa. E quindi ogni critica, ogni rimprovero, ogni commento negativo, non ti ferisce veramente perché sai che in realtà è rivolto alla maschera, quindi la vera te stessa non viene realmente ferita da quelle parole. Ed è per questo che togliere la maschera fa tanta paura: perché se sei senza maschera e vieni criticata, giudicata, additata, allora sei proprio tu l’oggetto del disprezzo, e questo fa veramente male. Ma, pensateci: è vero, la maschera protegge dalle negatività della vita… ma, in fin dei conti, vi impedisce di venire a contatto anche con quelli che potrebbero esserne gli aspetti positivi. Perché è ovvio che se indossate una maschera chi vi odia in realtà odia la maschera e quindi questo non vi ferisce… ma, allo stesso tempo, anche chi vi ama allora ama quella maschera… e voi, dove siete finite? Se nessuno può ferirvi, allora è anche vero che nessuno può raggiungervi… neanche una persona che penserebbe tutto il meglio di voi se solo sapesse come siete realmente.

Perché siete tutte bellissime, sensibili e lucenti, con tanto amore e tanto dolore dentro, nonostante tutto con tanta voglia di vivere davvero. Lo so, buttare già quella maschera può essere terrorizzante. Ma provateci una volta, anche solo per cinque minuti. Fatevi ammirare per quello che siete. E il mondo ne rimarrà incantato, ve lo prometto.

Perciò, ragazze, almeno per questo Halloween, fatevelo un regalo: giù la maschera e un dolcetto. Un dolcetto in senso materiale o metaforico, fate voi. Ma concedetevelo. Perché lo meritate, davvero.

P.S.= Dato che avrei un sacco di cosa da fare, mi sono messa a disegnare… E questo “disegno di Halloween” lo dedico a tutte voi… Vi abbraccio forte…

lunedì 27 ottobre 2008

Attraversare il tunnel

È interessante vedere quanto si può crescere come persone – persone a tutto tondo – e apprezzare quello che si ottiene in questo percorso. È una scoperta interessante, talvolta, poiché sembra d’immergersi improvvisamente nell’essenza di una persona che è stata sempre vicino, ma che non si è mai sentita come un’entità completa. Un po’ come quando si attraversa un tunnel in autostrada, e poi dietro la curva si sbuca all’improvviso e si viene investite dalla luce. Spesso ci è facile pensare a noi stesse come ad anoressiche, bulimiche, depresse, preoccupate, ansiose, nevrotiche, matte, o addirittura semplicemente come a un corpo da esibire. Ma pensare a noi stesse esattamente per quello che siamo – nella totalità – ha innegabilmente un suo fascino speciale. Certo, potrete non amare completamente tutto quello che vedete in voi stesse, ma è assolutamente normale avere dei difetti e non apprezzarsi al 100%. È naturale trovarsi imperfette: come si usa dire, “Nessuno è perfetto”. Ma ricordatevi che le cose più belle non sono mai perfette. Ed è forse proprio per questo che sono così meravigliose. Perciò nessuna di noi può essere perfetta. Nessuna di voi può esserlo. Ma potete essere voi stesse. E questo è molto più che perfetto.

Finora ho scritto su questo blog diverse “strategie di auto-aiuto” rispetto ai disturbi alimentari, quelle che ho attuato e che ho trovato utili, ma quando si arriva ad applicarle, allora sta a voi metterci la forza e la volontà necessaria per venirne a capo. Desiderandolo veramente. E fregandovene di tutto ciò che gli altri possono fare o dire. E cercando di tacitare tutte le ansie che il distaccarsi dai disturbi alimentari inevitabilmente comporta. E tentando di staccarsi dall’autocommiserazione. E provando a tacitare i soliti pensieri ossessivi. Perché solo dentro di voi potete trovare la forza, la determinazione, la volontà, il coraggio… la chiave per abbandonare i DCA, per uscire dal tunnel e tornare a vedere la luce.

Purtroppo, al solito, la via giusta da seguire non è mai la più semplice. Ma vi assicuro che più combatterete, meglio vi sentirete quando a poco a poco vi libererete da ciò che oggi vi soffoca. Tutto ciò che vale merita di essere vissuto. Ed ogni battaglia che vale merita di essere combattuta fino in fondo. E, credetemi, la vostra salute e la vostra felicità costituiscono una battaglia che vale davvero la pena di combattere. So che lasciare i DCA può far paura, può mettere ansia. So che, nonostante tutto, rappresentano un appiglio in quello che pare un mare in tempesta. Ma alla fine di ogni tunnel c’è la luce. Se continuate a stare aggrappate al guardrail non riuscirete mai a vederla. Perciò provate a mollare un po’ la presa e a fare qualche passo avanti. Così vi accorgerete che, non appena inizierete a vedere i primi spiragli di luce, avrete molta più voglia di raggiungerli che non di ricacciarvi nel buio della galleria. Perché il buio può essere rassicurante, ma non permette di vedere niente. Neanche voi stesse.

Al solito, lo so che è più facile a dirsi che a farsi. Molto più facile a dirsi. Ma ogni azione inizia con un pensiero. Perciò, lasciate che questo post sia il vostro pensiero. E iniziate.

domenica 19 ottobre 2008

V'invito a vivere

Il mondo sta aspettando nient’altro che voi. Vi aspetta a braccia aperte e con un sorriso. Tutto ciò che dovete fare è vivere.

Anche se vivere può essere la più semplice e meravigliosa cosa che possiate fare, è anche molto probabilmente la cosa più difficile che vi capiterà mai di fare. Okay, potrete pensare di stare vivendo, adesso. E forse lo state facendo davvero. Insomma, avete le pulsazioni… come mi hanno ripetuto un’infinità di volte durante i più disparati corsi universitari, è questo il criterio basilare che identifica la vita. Ma posso dirvi che se non vi sentite “vive davvero” allora non state vivendo. Se non state nutrendo le vostre emozioni, la vostra immaginazione, la vostra essenza, non state vivendo. Se non siete oggettivamente oneste con voi stesse, non state vivendo. Se vi odiate, non state vivendo. Se non respirate riuscendo a sentire voi stesse nel profondo, non state vivendo. Se tutto quello che vi circonda è nero, non state vivendo. Forse vi state costruendo una favola, o forse state sguazzando nella depressione, ma non state vivendo.

Certo, non voglio dire che “vivere” significa essere felici al 100% ed in ogni qualsiasi momento di ogni giorno. Penso che questo sia impossibile per chiunque. Le vite perfette ci sono solo nelle favole. Vivere la vita, perciò, significa piuttosto alternare i momenti facili a quelli difficili, le esperienze positive a quelle negative, il sorriso alle lacrime… ma con la costante sensazione che il futuro c’è e che le cose possono andare esattamente come voi volete, e che c’è sempre tempo per far volgere la vita al meglio. Se così non è, allora non state vivendo. Forse state provando a vivere, forse vi state raccontando balle per tirare avanti un altro giorno, ma non state vivendo.

Non confondete l’esistere con il vivere. Sono due cose completamente diverse.
È vero, talvolta tutti ci dimentichiamo di vivere. Di vivere davvero. È difficile spiegare come questo succeda, ma a volte inevitabilmente accade. Per quanto mi riguarda, mi accade fin troppo spesso. E prima di rendermene conto, mi sono già fregata da sola, persa nella folla, nei dubbi, nei pensieri negativi, nell’anoressia, nell’autolesionismo… persa in quella vita che si pensa sia vita solo perché è realtà. Forse non ve l’ha mai detto nessuno, ma… se le cose non stanno andando come vorreste, voi avete la forza di cambiare la vostra realtà.

V’invito a vivere.

venerdì 3 ottobre 2008

Aiutami a vivere

Questa l’ho scritta cinque anni fa – è passato un bel po’ di tempo… Eppure, in un certo qualmodo, la trovo sempre attuale. All’epoca, credo, era un qualcosa dedicato a una qualsiasi persona che avrebbe potuto tirarmi fuori dall’abisso in cui ero precipitata. Rileggendola adesso, tuttavia, mi rendo conto che stavo semplicemente scrivendo a me stessa. A quella parte di me che avrebbe potuto tirarmi fuori dall’abisso in cui ero precipitata, l’unica in grado di fare una cosa del genere. Stavo chiedendo a me stessa di aiutarmi a vivere.

Help me live
To face the day
Look around
And be okay.
Help me live
To face the night
Think alone
And be all right.
Help me live
To face the me
In the mirror
That I see.
Help me live
To face the crowd
Beat the battle
Make them proud.
Help me live
To face the day
Look around
And be okay

(Dicembre 2003)


Anche qui, ecco la traduzione in Italiano. È uscita piuttosto diversa, ma altrimenti non mi rispettava il ritmo. È un esperimento interessante, comunque. Dateci un’occhiata, se vi va.

[Aiutami a vivere/a non mollare/a guardarmi intorno/e a non rinunciare./Aiutami a vivere/ad attraversare la notte/a pensare con la mia testa/idee non distorte./Aiutami a vivere/ad affrontare/il mio riflesso nello specchio/senza star male./Aiutami a vivere/ad affrontare la folla/a combattere la giusta battaglia/facendo scattare la molla./Aiutami a vivere/a non mollare/a guardarmi intorno/e a non rinunciare.]

E tuttora sto cercando di aiutare me stessa a vivere… sto facendo proprio quel che mi ero chiesta. Non è semplice. Non è divertente. Non è una strada in discesa. È un qualcosa che mi fa stringere i denti ogni mattina che mi sveglio, quando vorrei rimanere sotto le coperte e invece mi spingo ad aprire le finestre. E guardo il sole penetrare nella stanza. E spero che un giorno il suo calore riuscirà ad entrare anche dentro di me. Intanto continuo a lottare, e continuo a cercare. Continuo a muovere un passo dopo l’altro, movimenti semplici. E cerco di lasciarmi alle spalle il passato, cerco di pensare, cerco di sorridere, cerco di capire, cerco di essere onesta con me stessa, cerco di ascoltarmi e, alla fine, cerco di vivere.
 
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