giovedì 11 settembre 2008
La mia storia - Fall to pieces (and rise again?!)
Ci sono cose della vita che pensi non potranno mai accaderti. Le vedi in TV, le leggi sui giornali, ne senti parlare, ma sono così distanti che non ti sembrano davvero reali. Poi un giorno apri gli occhi e ti accorgi che, invece, sono vere. E che stanno succedendo proprio a te.
Fino ai 14 – 15 anni ho avuto una vita tutto sommato “normale”. Ero una ragazzina brava a scuola, amante dello sport, allegra, vivace… una ragazzina "normale". Eppure, ad un certo punto, è successo. Cosa, esattamente? Neanch’io saprei dirlo. Ma è successo. Avrei potuto avere tutto, tutto quello che una ragazza normale potrebbe avere, ma non era abbastanza. O, forse, era troppo.
Un giorno mi sono guardata allo specchio e non ho visto quel che avrei voluto vedere. Il riflesso che mi rimandava non era quello che avrei voluto che fosse. Non mi piaceva. Non volevo essere quella me stessa. Volevo essere un’altra me stessa. Non mi piaceva quel riflesso. Mi faceva schifo. Non era un problema di esteriorità (sono sempre stata magra, come tutti nella mia famiglia, del resto), era un problema di interiorità. Se avessi potuto, avrei sputato su quel riflesso prima di rompere lo specchio e urlare, tanto mi detestavo. C'erano cose che non andavano. Così ho iniziato a sognare un’altra me stessa, di essere diversa, di essere serena, di essere libera. Perciò ho detto basta. Basta a quella me stessa. Basta a quel detestabile riflesso. Volevo che lo specchio mostrasse quel che realmente c’era dentro di me. Non volevo essere mediocre. Non volevo essere normale. Volevo che tutti, guardandomi, vedessero il mio controllo, e vedessero qualcosa di speciale.
Sapevo che, per fare questo, avrei dovuto distruggere la me stessa dello specchio. Sapevo che sarebbe stata dura. Sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che avrei dovuto mettere in gioco tutto e riuscire a controllarlo. Sapevo che si sarebbe trattato di camminare sul filo di un rasoio. Ma sapevo anche quel che volevo: diventare la migliore. Volevo controllare ogni qualsiasi aspetto della mia vita, soprattutto. E poi magari trovare anche un modo per sentirmi a mio agio con me stessa. Perciò ho iniziato a guardare dritta davanti a me giurandomi di diventare la migliore, giurandomi che avrei controllato assolutamente tutto, a qualunque prezzo.
Percorrendo quella che al momento mi sembrava l’unica via possibile.
Così ho iniziato. Senza neanche rendermene conto, senza sapere quello che stavo facendo, sono scivolata nella spirale discendente dell’anoressia. L’ho fatto coscientemente, lucidamente, pur non potendo ovviamente in quel momento prevedere quali ne sarebbero state le conseguenze. Ho scelto il sintomo, certo non la malattia.
Ho deciso di cambiare. Ho deciso di restringere. Ho deciso di controllare tutto. Ho deciso di essere forte. Ho deciso di diventare la migliore. E tutto è cominciato.
Mi sono lavata il viso con cura ed ho iniziato a guardarmi allo specchio con soddisfazione. Nel giro di poche settimane sono diventata veramente abile: restringere l’alimentazione, controllare i tipi di alimenti ingeriti non mi dava più nessun problema. Nei primi tempi era stato più difficile, ma poi il periodo critico è passato. Basta con la fame, tutto passato: non stavo mai tanto bene come quando rinunciavo a mangiare qualcosa, come quando riuscivo a seguire il mio programma di restrizione alimentare. Che sollievo sarebbe stato rinunciare, assieme al cibo, anche a me stessa! Ma forse era proprio quel che succedeva, tanto forte era la sensazione di diventare giorno dopo giorno un corpo sempre più sottile, ovvero sempre più sotto controllo, quel controllo che era l'unica cosa che veramente anelassi.
La restrizione alimentare è poco a poco diventata un riflesso automatico e facile da controllare. La fame ha iniziato a non cogliermi più di sorpresa, in luoghi poco adatti o momenti inopportuni. Ho iniziato a dominarla. A controllarla come già controllavo un sacco di cose nella mia vita. E la cosa mi dava un gran senso di potere, una soddisfazione analoga al benessere. Al punto da pensare che ero forte, che ero brava, che riuscivo a fare qualcosa che ben pochi sarebbero stati in grado. Potere e controllo. Controllo in primis. E avanti a porzioni sempre più ridotte di cibo giorno dopo giorno. Mangiare poco, col tempo, ha iniziato a diventare sempre più facile. Un piccolo sforzo di fronte a una grande soddisfazione. Non mi piaceva l'essere dimagrita così tanto in sè, perchè comprometteva negativamente le mie prestazioni sportive, però lo consideravo un sacrificio necessario, pur di poter continuare a provare quell'enorme ed inebriante senso di controllo. Le mie braccia diventavano leggere, aeree: le mie ali. Avessi potuto, sarei voltata via dalla vita. E allora me ne sarei andata da tutto. Tanto nessuno se ne sarebbe accorto in tempo per trovarmi e riprendermi. Forza e controllo, l’essenza. In una parola: onnipotenza.
Non saprei definire l’ossessione. Credo la si porti sempre in sé. Spesso basta un nulla a scatenarla. S’insinua in te silenziosa, attacca lentamente, tortuosa, distorce, ogni parte del tuo essere. Ma è furba, e terribilmente manipolatrice, perché si fa passare per tua amica ma non rinuncia per questo a tradirti. In tutto questo, la sofferenza non è che un effetto secondario. Quasi sempre, quando entri in un disturbo alimentare, non te ne rendi conto perché non fa male, anzi. La cosa più dolorosa è la caduta. Il momento in cui capisci. Inevitabile. Io non volevo vederla arrivare. E poi ho finito necessariamente per atterrare.
Il filo si è spezzato, i miei giochi scoperti, le mie bugie svelate. Il mio universo disintegrato. I miei genitori si sono accorti di quello che stavo facendo e sono corsi ai ripari. A loro modo, si capisce. Mi hanno trascinata dal medico, poi da una dietista, poi da una psichiatra. Mi hanno detto che mi volevano aiutare a stare bene e che, con quello che stavo facendo, li avevo feriti e stavo distruggendo la loro vita. Non si sono accorti che, con ciò che si sono messi a fare “per il mio bene”, hanno iniziato a distruggere quella che in quel momento consideravo la mia vita. Sono stata portata da una psichiatra e il verdetto pronunciato nel suo ufficio dopo più di due ore di colloquio è stato unico, senza possibilità d’appello: Anoressia Nervosa Sottotipo 1. E date le mie condizioni psicofisiche, c’era una sola cosa che bisognava fare, un'unica possibile soluzione alla fine di tutto. Mamma e papà erano perfettamente d’accordo. Ma io l’ho capito in quel momento, nello studio della psichiatra: quella che le proponeva non era la sola soluzione alla fine di tutto. Tutto era già finito.
Chi mi aveva cacciata dal mio personale paradiso? Quale peccato e quale angelo? Chi mi aveva costretta a correre così, senza riposo?
Sono così stata ricoverata in una clinica neuropsichiatria per ragazze con disturbi alimentari. Ed è stato il primo di una lunga serie di ricoveri, più o meno consenzienti. Ricoveri in cui ho avuto a che fare con ogni genere di persone, in cui mi sono state affibbiate ogni genere di etichette. Ogni volta che uscivo da quella clinica le cose sembravano andare un po’ meglio, mi sentivo più forte, più motivata, più decisa a farla finita una volta per tutte con l’anoressia… ma ogni volta ci sono ricaduta, ho resistito un po’ e poi ho ricominciato a restringere, in un circolo vizioso che sembrava veramente non avere mai fine. E mi sentivo stanca, tanto stanca. Stanca di vivere solo per morire. Stanca di morire solo per vivere. Avrei voluto imparare a vivere solo per vivere.
E poi col tempo mi sono accorta che mi ero fregata da sola. Che l’anoressia non mi avrebbe mai portato tutto quello che prometteva. Anzi, al contrario, avrei dovuto sopportare una vita fatta solo di compromessi, dove non ci sarebbe stata davvero gran differenza tra vivere e morire. Un vita a metà. E mi sono resa conto che l’anoressia aveva promesso di farmi sentire diversa, speciale, forte, e soprattutto in controllo… ma che in realtà la mia infernale compagna mi aveva fatta prigioniera, rubando anni, energie, pensieri, amici, hobby, studio, lavoro. Aveva rubato me stessa, aveva cancellato quello che ero e quello che avrei potuto essere. Aveva portato via la parte migliore di me, le cose che amavo. Perciò mi era rimasta solo una grande stanchezza, una solitudine senza confini, giorni fatti di ossessione e di vuoto. Niente. Non mi era rimasto più niente. Forse è stata questa la molla che mi ha spinto a reagire. Non so bene neppure com’è iniziato. Ma, già, dopo tanti anni, è proprio iniziato. È quasi buffo, no? Ma, chissà, forse è stato perché stava finendo tutto e io non volevo che finisse in quel modo. Sentivo che ogni giorno un pezzo di me se ne andava e io non sapevo più che fare. La cosa più terribile, mi sono accorta in quel momento, non è morire. L’inferno vero è restare, restare senza esserci mai. Restare senza sapere più dove andare. Non volevo vivere in quel modo… in fin dei conti, avevo sempre il desiderio di fare qualcosa di speciale. E allora ho capito che la cosa più speciale che potessi fare era provare ad essere "normale". E a superare, in questa normalità, tutte le sfide quotidiane. Perché è questa la vera forza. Non quella illusoria che l’anoressia sembra dare. L’Estate stava arrivando, e volevo godermi anch’io un giorno di sole sentendomi libera. Perché volevo ancora sperare. Perché volevo ritornare. E allora ho preso il mio “equilibrio alimentare”, cioè la dieta che mi aveva prescritto la dietista, in cui c’era scritto tutto ciò che dovevo mangiare quotidianamente e in quali dosi, e mi sono messa a seguirla sul serio, senza sgarrare. Che è ciò che sto facendo tuttora. E mi sto accorgendo che, effettivamente, una sorta di via d’uscita la si può trovare. Basta volerlo veramente.
Traendo ispirazione da quello che mi circondava, ho cercato di trasformarla in motivazione. Mi sono accorta che non avrei mai potuto fare quello che mi ero programmata, che non avrei potuto guarire nessun altro se prima non avessi provato a guarire me stessa. Che il percorso che avevo intrapreso si sarebbe inevitabilmente rivelato fallimentare nonché un inutile spreco di tempo, che se non avessi iniziato a lavorare su me stessa non avrei mai potuto ostentare la presunzione di poter lavorare su qualcun altro.
L’anoressia è una prigione che non ha odore, che non ha sbarre, che non ha mura: una prigione per la mente… Certo, è una cosa da cui sono passata, e niente potrà cancellarla. Ma la porterò nel doppio fondo dell’anima per sempre, come una contrabbandiera dell’orrore. Sorella morte. Ma la mia vita è ancora nelle mie mani, perciò sta a me decidere cosa farne. Anche se sono arrivata a pesare XX Kg, veramente a un paso dalla morte, mi è stata data una seconda possibilità. E adesso ho deciso di provare a non sprecarla.
Certo, sono ancora malata di anoressia. Lo sarò per tutta la vita, come una persona che ha smesso di bere continuerà comunque a considerarsi un’alcolista. Ma, magari, un alcolista che dice: sono XX anni che non tocco una goccia d’alcool. Bene, mi piacerebbe poter arrivare a dire una cosa del genere. Sono XX anni che non restringo l’alimentazione.
Vivere è possibile. Sta solo a voi scegliere di farlo – e come farlo. Io ho fatto la mia scelta. Spero che sia anche la vostra.
Fino ai 14 – 15 anni ho avuto una vita tutto sommato “normale”. Ero una ragazzina brava a scuola, amante dello sport, allegra, vivace… una ragazzina "normale". Eppure, ad un certo punto, è successo. Cosa, esattamente? Neanch’io saprei dirlo. Ma è successo. Avrei potuto avere tutto, tutto quello che una ragazza normale potrebbe avere, ma non era abbastanza. O, forse, era troppo.
Un giorno mi sono guardata allo specchio e non ho visto quel che avrei voluto vedere. Il riflesso che mi rimandava non era quello che avrei voluto che fosse. Non mi piaceva. Non volevo essere quella me stessa. Volevo essere un’altra me stessa. Non mi piaceva quel riflesso. Mi faceva schifo. Non era un problema di esteriorità (sono sempre stata magra, come tutti nella mia famiglia, del resto), era un problema di interiorità. Se avessi potuto, avrei sputato su quel riflesso prima di rompere lo specchio e urlare, tanto mi detestavo. C'erano cose che non andavano. Così ho iniziato a sognare un’altra me stessa, di essere diversa, di essere serena, di essere libera. Perciò ho detto basta. Basta a quella me stessa. Basta a quel detestabile riflesso. Volevo che lo specchio mostrasse quel che realmente c’era dentro di me. Non volevo essere mediocre. Non volevo essere normale. Volevo che tutti, guardandomi, vedessero il mio controllo, e vedessero qualcosa di speciale.
Sapevo che, per fare questo, avrei dovuto distruggere la me stessa dello specchio. Sapevo che sarebbe stata dura. Sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che avrei dovuto mettere in gioco tutto e riuscire a controllarlo. Sapevo che si sarebbe trattato di camminare sul filo di un rasoio. Ma sapevo anche quel che volevo: diventare la migliore. Volevo controllare ogni qualsiasi aspetto della mia vita, soprattutto. E poi magari trovare anche un modo per sentirmi a mio agio con me stessa. Perciò ho iniziato a guardare dritta davanti a me giurandomi di diventare la migliore, giurandomi che avrei controllato assolutamente tutto, a qualunque prezzo.
Percorrendo quella che al momento mi sembrava l’unica via possibile.
Così ho iniziato. Senza neanche rendermene conto, senza sapere quello che stavo facendo, sono scivolata nella spirale discendente dell’anoressia. L’ho fatto coscientemente, lucidamente, pur non potendo ovviamente in quel momento prevedere quali ne sarebbero state le conseguenze. Ho scelto il sintomo, certo non la malattia.
Ho deciso di cambiare. Ho deciso di restringere. Ho deciso di controllare tutto. Ho deciso di essere forte. Ho deciso di diventare la migliore. E tutto è cominciato.
Mi sono lavata il viso con cura ed ho iniziato a guardarmi allo specchio con soddisfazione. Nel giro di poche settimane sono diventata veramente abile: restringere l’alimentazione, controllare i tipi di alimenti ingeriti non mi dava più nessun problema. Nei primi tempi era stato più difficile, ma poi il periodo critico è passato. Basta con la fame, tutto passato: non stavo mai tanto bene come quando rinunciavo a mangiare qualcosa, come quando riuscivo a seguire il mio programma di restrizione alimentare. Che sollievo sarebbe stato rinunciare, assieme al cibo, anche a me stessa! Ma forse era proprio quel che succedeva, tanto forte era la sensazione di diventare giorno dopo giorno un corpo sempre più sottile, ovvero sempre più sotto controllo, quel controllo che era l'unica cosa che veramente anelassi.
La restrizione alimentare è poco a poco diventata un riflesso automatico e facile da controllare. La fame ha iniziato a non cogliermi più di sorpresa, in luoghi poco adatti o momenti inopportuni. Ho iniziato a dominarla. A controllarla come già controllavo un sacco di cose nella mia vita. E la cosa mi dava un gran senso di potere, una soddisfazione analoga al benessere. Al punto da pensare che ero forte, che ero brava, che riuscivo a fare qualcosa che ben pochi sarebbero stati in grado. Potere e controllo. Controllo in primis. E avanti a porzioni sempre più ridotte di cibo giorno dopo giorno. Mangiare poco, col tempo, ha iniziato a diventare sempre più facile. Un piccolo sforzo di fronte a una grande soddisfazione. Non mi piaceva l'essere dimagrita così tanto in sè, perchè comprometteva negativamente le mie prestazioni sportive, però lo consideravo un sacrificio necessario, pur di poter continuare a provare quell'enorme ed inebriante senso di controllo. Le mie braccia diventavano leggere, aeree: le mie ali. Avessi potuto, sarei voltata via dalla vita. E allora me ne sarei andata da tutto. Tanto nessuno se ne sarebbe accorto in tempo per trovarmi e riprendermi. Forza e controllo, l’essenza. In una parola: onnipotenza.
Non saprei definire l’ossessione. Credo la si porti sempre in sé. Spesso basta un nulla a scatenarla. S’insinua in te silenziosa, attacca lentamente, tortuosa, distorce, ogni parte del tuo essere. Ma è furba, e terribilmente manipolatrice, perché si fa passare per tua amica ma non rinuncia per questo a tradirti. In tutto questo, la sofferenza non è che un effetto secondario. Quasi sempre, quando entri in un disturbo alimentare, non te ne rendi conto perché non fa male, anzi. La cosa più dolorosa è la caduta. Il momento in cui capisci. Inevitabile. Io non volevo vederla arrivare. E poi ho finito necessariamente per atterrare.
Il filo si è spezzato, i miei giochi scoperti, le mie bugie svelate. Il mio universo disintegrato. I miei genitori si sono accorti di quello che stavo facendo e sono corsi ai ripari. A loro modo, si capisce. Mi hanno trascinata dal medico, poi da una dietista, poi da una psichiatra. Mi hanno detto che mi volevano aiutare a stare bene e che, con quello che stavo facendo, li avevo feriti e stavo distruggendo la loro vita. Non si sono accorti che, con ciò che si sono messi a fare “per il mio bene”, hanno iniziato a distruggere quella che in quel momento consideravo la mia vita. Sono stata portata da una psichiatra e il verdetto pronunciato nel suo ufficio dopo più di due ore di colloquio è stato unico, senza possibilità d’appello: Anoressia Nervosa Sottotipo 1. E date le mie condizioni psicofisiche, c’era una sola cosa che bisognava fare, un'unica possibile soluzione alla fine di tutto. Mamma e papà erano perfettamente d’accordo. Ma io l’ho capito in quel momento, nello studio della psichiatra: quella che le proponeva non era la sola soluzione alla fine di tutto. Tutto era già finito.
Chi mi aveva cacciata dal mio personale paradiso? Quale peccato e quale angelo? Chi mi aveva costretta a correre così, senza riposo?
Sono così stata ricoverata in una clinica neuropsichiatria per ragazze con disturbi alimentari. Ed è stato il primo di una lunga serie di ricoveri, più o meno consenzienti. Ricoveri in cui ho avuto a che fare con ogni genere di persone, in cui mi sono state affibbiate ogni genere di etichette. Ogni volta che uscivo da quella clinica le cose sembravano andare un po’ meglio, mi sentivo più forte, più motivata, più decisa a farla finita una volta per tutte con l’anoressia… ma ogni volta ci sono ricaduta, ho resistito un po’ e poi ho ricominciato a restringere, in un circolo vizioso che sembrava veramente non avere mai fine. E mi sentivo stanca, tanto stanca. Stanca di vivere solo per morire. Stanca di morire solo per vivere. Avrei voluto imparare a vivere solo per vivere.
E poi col tempo mi sono accorta che mi ero fregata da sola. Che l’anoressia non mi avrebbe mai portato tutto quello che prometteva. Anzi, al contrario, avrei dovuto sopportare una vita fatta solo di compromessi, dove non ci sarebbe stata davvero gran differenza tra vivere e morire. Un vita a metà. E mi sono resa conto che l’anoressia aveva promesso di farmi sentire diversa, speciale, forte, e soprattutto in controllo… ma che in realtà la mia infernale compagna mi aveva fatta prigioniera, rubando anni, energie, pensieri, amici, hobby, studio, lavoro. Aveva rubato me stessa, aveva cancellato quello che ero e quello che avrei potuto essere. Aveva portato via la parte migliore di me, le cose che amavo. Perciò mi era rimasta solo una grande stanchezza, una solitudine senza confini, giorni fatti di ossessione e di vuoto. Niente. Non mi era rimasto più niente. Forse è stata questa la molla che mi ha spinto a reagire. Non so bene neppure com’è iniziato. Ma, già, dopo tanti anni, è proprio iniziato. È quasi buffo, no? Ma, chissà, forse è stato perché stava finendo tutto e io non volevo che finisse in quel modo. Sentivo che ogni giorno un pezzo di me se ne andava e io non sapevo più che fare. La cosa più terribile, mi sono accorta in quel momento, non è morire. L’inferno vero è restare, restare senza esserci mai. Restare senza sapere più dove andare. Non volevo vivere in quel modo… in fin dei conti, avevo sempre il desiderio di fare qualcosa di speciale. E allora ho capito che la cosa più speciale che potessi fare era provare ad essere "normale". E a superare, in questa normalità, tutte le sfide quotidiane. Perché è questa la vera forza. Non quella illusoria che l’anoressia sembra dare. L’Estate stava arrivando, e volevo godermi anch’io un giorno di sole sentendomi libera. Perché volevo ancora sperare. Perché volevo ritornare. E allora ho preso il mio “equilibrio alimentare”, cioè la dieta che mi aveva prescritto la dietista, in cui c’era scritto tutto ciò che dovevo mangiare quotidianamente e in quali dosi, e mi sono messa a seguirla sul serio, senza sgarrare. Che è ciò che sto facendo tuttora. E mi sto accorgendo che, effettivamente, una sorta di via d’uscita la si può trovare. Basta volerlo veramente.
Traendo ispirazione da quello che mi circondava, ho cercato di trasformarla in motivazione. Mi sono accorta che non avrei mai potuto fare quello che mi ero programmata, che non avrei potuto guarire nessun altro se prima non avessi provato a guarire me stessa. Che il percorso che avevo intrapreso si sarebbe inevitabilmente rivelato fallimentare nonché un inutile spreco di tempo, che se non avessi iniziato a lavorare su me stessa non avrei mai potuto ostentare la presunzione di poter lavorare su qualcun altro.
L’anoressia è una prigione che non ha odore, che non ha sbarre, che non ha mura: una prigione per la mente… Certo, è una cosa da cui sono passata, e niente potrà cancellarla. Ma la porterò nel doppio fondo dell’anima per sempre, come una contrabbandiera dell’orrore. Sorella morte. Ma la mia vita è ancora nelle mie mani, perciò sta a me decidere cosa farne. Anche se sono arrivata a pesare XX Kg, veramente a un paso dalla morte, mi è stata data una seconda possibilità. E adesso ho deciso di provare a non sprecarla.
Certo, sono ancora malata di anoressia. Lo sarò per tutta la vita, come una persona che ha smesso di bere continuerà comunque a considerarsi un’alcolista. Ma, magari, un alcolista che dice: sono XX anni che non tocco una goccia d’alcool. Bene, mi piacerebbe poter arrivare a dire una cosa del genere. Sono XX anni che non restringo l’alimentazione.
Vivere è possibile. Sta solo a voi scegliere di farlo – e come farlo. Io ho fatto la mia scelta. Spero che sia anche la vostra.
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53 commenti:
Ciao
Ho letto il tuo blog.
In realtà ad essere sinceri mi sento un po' fuori posto... fuori posto perché quello che mi passa per la testa, adesso, non può essere considerato sano, normale e salutare. Però sono comunque qui, perché ho trascorso gli ultimi due anni della mia vita in compagnia di "un'amica" che mi ha sbranato il cervello e sebbene continui a farlo vorrei poter dire, anch'io, che non ne vale veramente la pena.... Ciò che ti da un distrurbo alimentare di certo non può essere chiamata felicità.
Sono qui... perché forse mi voglio bene e non è vero che la cosa che desidero di più al mondo è vedere un numero sempre minore sulla bilancia. Se fosse stato così non avrei letto ciò che hai scritto. Invece l'ho fatto. E continuerò a farlo perché credo che uno con i DCA non debba solo leggere blog pro-ana, credo debba vedere pure l'altra faccia della medaglia (questa, il tuo blog) per rendersi conto di cosa essi siano realmente.
Anche se sono convinta che noi tutti lo sappiamo già.
A presto.
F.
Ciao F, grazie per quello che hai scritto...
Qua nessuna è fuori posto, e tutte possono dare un grande contributo... alle altre e a se stesse. Hai perfettamente ragione, un disturbo alimntare ti dà tanto, ma poi ti chiede indietro tutto... e quello che guadagni davvero non vale la pena rispetto a ciò che perdi. Spero che anche tu possa arrivare a dirlo credendoci fino in fondo.
Sì, devi volerti bene... perchè sei tutto ciò che hai. E questa è la tua unica possibilità... preziosa come te.
Spero davvero che continuerai a seguire il blog... tieni duro.
ciao .. ho letto il tuo blog e mi è molto piaciuto . la vita può essere molto bella e purtroppo riusciamo a goderla davvero raramente ... baci baci ...
Tesoro, eccomi qua, che chiedo il permesso di salire a bordo... Io non ho vissuto il disturbo alimentare in prima persona e per quanto mi sforzi, per quanto cerchi di capire, rimane sempre una porta chiusa oltre la quale non mi è permesso andare... E lo so che spesso quello che dico, che faccio, che sento è inappropriato, fuori luogo, inadeguato, sbagliato... Ma voglio provarci... Voglio provare a dare il mio contributo a questo blog, a questo tuo angolo di mondo... Tuo e di tutti quelli che, viaggiando, si fermeranno per restare, anche se solo per un attimo, un ora, un giorno, un mese, e poi di nuovo un attimo... Sbaglierò, si sbaglierò... Ma mai ne avrò intenzione...
"Quando ero piccolo avevo questa idea che la vita potesse essere perfetta, che se fossi stato abbastanza attento, non avresti mai fatto errori, non saresti mai stato solo, mai incompreso, mai spaventato. Ma la verità è che non funzione così. La vita è un gran casino e tutto ciò che puoi fare è indossare un comodo paio di scarpe ed iniziare il cammino, sperando sempre per il meglio. Come Thoreau disse una volta: il Paradiso è sotto i nostri piedi, oltre che sopra la nostra testa.
A noi il difficile compito di trovarlo."
Permesso accordato???
@ Melania - Grazie... spero però che questo possa essere un primo passo per riuscirci... per me, per te, e per tutte le altre! Cerchiamo di trasformare la parola "raramente" in "molto spesso"...
@ Duccia - Ma tu sei sempre la benvenuta! ^_^ Gli sbagli li facciamo tutti (e io posso portarne un'evidente esempio), ma ciò che si fa per amizia ed aiuto è sempre al di là del bene e del male...
Entra pure... e resta tutto il tempo che vuoi. Magari il tempo di una vita...
ciao sono audrey di youtube. mi fa davvero piacere, leggerti. anche io ho un blog, su splinder però. e parlo di come sto affrontando e superando il mio disturbo.
se ti va, vieni.
lacasadeglispecchi.splinder.com
o it, non mi ricordo, basta che cerci su google "la casa degli specchi splinder" e ti compare. forza.
ti stringo.
Ciao...
ho letto la tua storia e in parte mi ci sono rivista... sì, perché a modo mio anch'io sono stata anoressica.. dico a modo mio perché in realtà quel lungo periodo di disturbi alimentari era solo uno dei primi sintomi del mio disturbo della personalità borderline...
non mi sono mai ritenuta un'anoressica anche se ancora oggi basta poco a destabilizzarmi e a "farmi dimenticare di mangiare"... anche per giorni.
ma questo direi che è solo uno dei tanti problemi e sicuramente non uno dei più gravi..
niente, volevo solo esprimerti la mia solidarietà e farti i complimenti per la forza che stai dimostrando, e anche per la qualità della tua scrittura.
tieni duro, se io riesco ad avere una vita meravigliosa nonostante il mio disturbo, anche tu puoi. devi solo ripeterti ogni giorno che come ti ami tu, nessuno mai, e che se non ti prendi cura tu di te stessa, nessuno può farlo.
amati. sempre tu al primo al posto.
me, myself and I
@ audrey - Ci verrò sicuramente... quando si parla di lotta contro i DCA sono sempre disponibile...!!
@ anonimo - (o meglio, anonima...) Grazie per i complimenti, non li merito... Hai ragione, tutte noi possiamo riuscire a convivere con i DCA senza farcene sopraffare... e doddiamo lottare per noi stesse... perchè siamo tutto ciò che abbiamo! Continuiamo a combattere insieme, okay?!!
bhè, non so nemmeno cosa poter commentare a un post come questo, parla da sè, nn ha bisogno di nient'altro. Posso al massimo commentare te, e dirti che sei una grande, perchè per accettare e sopportare se stessi nn ci vuole solo coraggio, ma anche una grande umiltà. Due qualità che fanno di un medico un "buon medico", molto più di una laurea in medicina.
Ciao...
sono capitata qui per caso e le tue parole mi hanno ammaliato.
Brividi mi hanno percorso per tutta la durata della lettura..
Fortunatamente non ho mai avuto problemi con il cibo e non posso minimamente immaginare cosa si possa provare a non sentirsi, a non volersi, a vedersi distruggere piano-piano, ma senza realemte accorgersene.
Ho visto in seconda linea la pericolosità di questa malattia; quanto non ci siano parole giuste o gesta adatte per far capire...ed è doloroso e pauroso sentirsi un niente difronte a tutto ciò.
Hai un coraggio tremendo a riuscire a raccontare la tua storia...ti ammiro tantissimo.
Spero che tutti riescano a trovare la forza che hai avuto te nel superare e affornatre tutto questo.
Un bacio..
Ciao ^-^
Ho letto il tuo intervento.. mi ha commossa.
Leggendo le tue parole, è come se avessi letto una parte di me.
A volte sia L'Anoressia che la Bulimia, ci illudono.. ci fanno vedere un qualcosa difficile da raggiungere e, dopo aver raggiunto quell'obiettivo tanto lontano, è troppo tardi per goderne tutti gli aspetti positivi, poichè siamo distrutte.. sia fisicamente,che emotivamente. Sono stupende le parole con la quale hai espresso i tuoi stati d'animo, i tuoi pensieri.. le tue sensazioni..
Un Bacione ^-^
cazzo... mi dispiace non esserti vicina se non con quattro parole digitate su uno schermo... io ho sofferto e ancora pago le conseguenze della bulimia. c'ho scritto un libro che trovi nel mio blog... io so solo che scrivere è ciò che più mi aiuta a stare bene... non si possono e non si devono dare consigli... io, semplicemente, ti abbraccio
:-*
Mi ha fatto tenerezza questo post Veggie.
In parte mi ci rivedo e penso di poterti capire molto bene, penso che possiamo capirci tutti bene in questa situazione.
Ammiro la tua tenacia e la tua forza.
Hai tutta la mia stima.
QueEn DoRkò.
Ho trovato l'indirizzo d qst blog su topgirl e ho detto wow, qlcn k c l'ha fatta.
Mentre leggevo la tua storia m sn salite le lacrime agli occhi perchè ho riletto il copione d tt qll k è successo a me, ogni cosa.
!4-15 anni, lo specchio,tr normale,brutta,orribile,grassa.Io che nn volevo essere quel riflesso. Volevo essere diversa,speciale. Una che la gente e i ragazzi notassero.
E via, a contare le calorie, a cercare modi x mangiare d -, raccontando balle ai miei, a resistere, a pesarmi tt i giorni, a fr ginnastica tt le sere,da sola,per bruciare tt qll k avevo mangiato, tt qll a cui nn ero riuscita a resistere.
Poi prima c hanno provato i miei a farmi uscire, pianti,discorsi,sfuriate assurde..inutile, m pesavano loro tt i sabati, io iniziavo a temere la bilancia, ongi tnt la sognavo ank.. M sembrava d ex un prosciutto da pesare e da vendere. Ero terrorizzata e allo stesso tempo orgogliosa di vedere il num scendere smpr d +...
Fino a k nn sn and a fr i prelievi del sangue e sn svenuta ancora prima k m bucassero. E' stato orribile,ved mia madre,i dottori k m hanno ftt setndere.cm m guardavano..
e allo credevo d farcela, cavolo,ade m impegno e mangio..
ma qnd m sedevo a tavola e vedevo il piatto pieno scoppiavo a piangere così,davanti a tt.
Fra parentesi, le analisi erano and malissimo,il ferro sotto terra, il fegato iniziava ad avere dei problemi, il ciclo nn c'era + da 4 mesi..
La cosa k m ricordo maggiormente è il freddo. avevo (e ho tuttora) smpr freddo. glia ltri stavano bn e io gelavo,vicino al termo,cn maglioni e giacca e anco avevo freddo.Credo sia stato una dll cs k nn m dimentikerò mai.
Cmq,i miei genitori m hanno portato da una dietista k m ha scritto tt qll k dovevo mangiare e le dosi: 1450kcal al gg. finalmente avevo qlcs d giusto da seguire. xò cercavo lo stex d barare, d saltare le merende, qnd pesavo il cibo d arrotondare smpr verso il meno e cazzate del genere.
Ade ho capito e ne sto uscendo. certo nn è facile, ank i miei amici, continuano a dirmi k sn tr magra, m fanno i discorsi da lavata d capo..ma in un certo modo ne sn felice, xk significa k ho degli amici k c tengono a me.
ho scritto tnt e tt getto, qnd probabilmente è abba incasinato, ank xk è succ tt in qst ultimi 10 mesi..
Cmq sn felice d vedere k ank altre ce l'hanno fatta, leggere qst cs aiuta tntx,qnd t ringrazio veggie x qst tuo blog.
1 abbraccio forte forte.
Bea
@ Chiara - Grazie mille per le tue parole... Sai, io credo che i pezzi di carta li possiamo prendere dappertutto... e credo che non sia davvero importante essere "un buon medico"... molto più importante essere "una buona PERSONA"...
@ Elisa - Grazie per tutto quello che mi hai scritto... Non merito le tue parole... Posso solo immaginare quanto possa essere difficile trovarsi accanto ad una persona con un DCA, quanto ci si possa sentire impotenti... Ma sappi che tu hai una grande cosa: te stessa... e questo per qualcuno che soffre, la tua vicinanza, il tuo supporto disinteressato, può essere davvero la medicina migliore...
@ La Voce Del Silenzio - L'anoressia e la bulimia non illudono "a volte"... illudono sempre... è tutta una nostra proiezione mentale... E l'obiettivo, quell'obiettivo non lo si ragginge mai... perchè quello che sostiene l'anoressia è proprio il fatto che sia una perenne realizzazione senza obiettivo... che è quello che sta sempre lontano e ci fa continuare a camminare... Ma non è troppo lontano... semplicemente, non esiste... Perché questa non è la strada... E allora bisogna solo prendere il coraggio a 2 mani e decidere di fare inversione a U e tornare indietro...
@ ilariabù - Hai detto tutto quello che ti vorei dire io... Ma, forse, siamo più vicine di quel che non credi... perchè stiamo combttendo entrambe la stessa battaglia... Le conseguenze ce le portiamo addosso, inevitabili... quel che dobbiamo fare è imparare a vivere nonostante questo...
@ Queen Dorkò - Sì, possiamo capirci tute quante... sorelle anche dove non esistono legami di sangue... perchè quello che abbiamo vissuto/stiamo vivendo ci unisce innegabilmente... Ed è proprio su questo che possiamo basarci per aiutarci e lottare tutte insieme... In fin dei conti, "strenght is number"...
@ Bea – Ciao Bea, benvenuta! Sono davvero contenta che le mie parole possano esserti state d’aiuto, e mi dispiace davvero tanto per quello che hai dovuto passare… Però sono felice di leggere che adesso stai combattendo, che ti stai rimettendo in piedi, che stai provando a risalire la china. Lo so quant’è difficile… ma non è un viaggio che devi affrontare da sola. Hai vicino la tua famiglia, i tuoi amici… e anch’io farò quanto mi è possibile per aiutarti, anche se a distanza… Ricordati sempre che la cosa più importante è la tua forza di volontà e la tua determinazione: se sei veramente convinta con tutta te stessa di voler lottare contro l’anoressia, lei non riuscirà più ad avere a meglio su di te. Certi momenti saranno più difficili, qualche ricaduta inevitabile… ma niente che non sarai in grado di superare… La forza dentro di te ce l’hai, devi solo imparare a tirarla fuori e a canalizzarla nel giusto modo… Combattendo per te stessa, e non più contro te stessa… Ti abbraccio forte forte anch’io…
Sì, l'anoressia è proprio una fuga da un problema principale della vita, del voler essere perfetta, non solo nel corpo, ma anche interiormente. Non si sa dare uno scopo alla vita...non si accetta sé stessi e quindi si sposta IL VERO PROBLEMA DI SE' o quello NASCOSTO DIETRO L'ANORESSIA, sull'anoressia stessa...è proprio una prigione mentale...ma non è proprio l'anoressia il tuo problema. Ciao!
ho letto tutto quello che hai scritto. Trovo nelle tue parole tanta di quella verità che non immagini!! Non immagini davvero.
Prima di tutto sai volevo dirti che ti ammiro per essere riuscita a uscire dall'anoressia! La tua forza davanti a un problema tanto grave è stata sorprendente.
Io non sono anoressica,non sono bulimica,lo giuro!
Volevo ringraziarti moltissimo...
Le tue parole sono essenziali per farmi rimanere con i piedi ben saldati a terra.
Non entrerò in quel mondo. Non voglio rovinare me stessa.
Devo solo stringere un poco per perdere qui 5kg..solo questo! Non sono malata e non voglio ammalarmi!
Grazie di tutto! :) bacio.
@ Incontro alla luce - Trovo tanta dolcezza nelle tue parole... Ma lo so che non puoi capire erchè non hai passato un'esperienza del genere... (e per fortuna!!)... L'anoressia è molto più cpomplessa di quello he tu possa immaginare... E quello che si ricerca non è la "perfezione", ma l'equilibrio... Un'immagine esteriore che rispecchi la nostra immagine esteriore... Un modo per stare bene con noi stesse... Lo facciamo nel modo sbagliato, ma è questo che cerchiamo...
@ Guai Tra Corpo & Mente – O forse lo immagino più di quel che credi… ed è questo il problema, mi sa… Ad ogni modo, ti ringrazio per le tue parole… No, non sono riuscita ad uscire dall’anoressia, anche perché non si tratta di un’influenza che prendi la medica e guarisci… quando ti tocca l’anoressia è un qualcosa che non ti lascerà mai più per tutta la vita… la porterai sempre dentro di te… Però quello che adesso sto facendo è combattere giorno dopo giorno… in maniera tale da far sì che l’anoressia non abbia più la meglio su di me, ma cammini al mio fianco senza essere invasiva sul mio corpo… Nella mia mente ci sarà sempre… ma ogni giorno lotto per fare in modo che non riprenda il sopravvento sulla mia vita…
Tu non devi giurare niente di fronte a nessuno… non mettere le mani avanti, perché così sembra quasi che tu abbia la “coda di paglia”… E comunque “anoressica” e “bulimica” sono solo etichette che i medici affibbiano per poter classificare, perché quello che sembra non essere scientificamente etichettabile, quello che esce dagli schemi fa sempre paura… Tu devi cercare di essere te stessa, di capire chi sei veramente e cosa vuoi dalla vita… e cercare di ottenerlo. Perché se vuoi qualcosa dalla vita, devi darti da fare e prendertela. E io non credo che quello che veramente vuoi dalla tua vita sia perdere 5 Kg… penso che questo sia l’obiettivo “superficiale”… che ne cela uno più profondo e ben più importante. Non c’è niente di male nel voler perdere qualche chilo per piacersi di più… cerca però di farlo in maniera adeguata, magari facendoti aiutare da una dietista che ti dia una dieta che ti permetta di perdere peso in maniera graduale, sana e fisiologica… Senza incorrere negli sbalzi d’umore e nelle alterazioni metaboliche che sono inevitabile conseguenza delle diete “fai-da-te”, e che poi peggiorano ulteriormente le cose rendendo ancora più difficile controllare il peso… e soprattutto, cerca di capire qual è il vero problema sotteso alla voglia di dimagrire… e affronta quello. Nel momento in cui avrai superato il vero problema, vedrai che anche tanti pensieri e considerazioni nei confronti del tuo corpo cambieranno… E, tesoro, no, non entrare in questo mondo. Non entrarci mai, neanche per curiosità, neanche per sbaglio. Perché non se ne esce.
Ciau Cara.
Ho letto tutto quello che hai scritto.
E MI VIENE DA PIANGERE.
mi viene da piangere perché è tutto verità. Verità di dolore. Che all'inizio è piacevole ma dopo un po comincia a diventare inosportabile.
IO sono alta 1.76 e peso 53 kg. Non essendo ancora anoressica di fisico posso dire che la mia mente è diventata quella di un anoressica già da tempo.
So che per il mio sport dovrei mangiare tanto.. Anzi tantissimo. Ma non ci riesco. Ogni volta che mangio mi sembra di conficcarmi una lama nella gola, che fa male, fa male perché tutto quello che mangio lo vomito.. O per lo meno.. Cerco di vomitare. Ma non ci riesco.. Non riesco a smettere.. Non riesco a Finirla. Sembra così facile ma non lo è. Ho provato. Ho provato a non contare la calorie.. Ma è impossibile. Le conto ogni volta che vedo il cibo. Sono una stupida lo so. Ma non so cosa fare. Non mi fido più di me stessa. Quando dico basta.. non è mai Basta. Perché continuo a vomitare, ad evitare il cibo.
E l'unica cosa che posso dire è che sono fiera perché tu ci sei riuscita. Tu sei riuscita a uscirne. Sì, tu ce l'hai fatta.
E anch'io credevo di Esserci riuscita ma non è stato così. Appena Mangiavo un po di più mi tornava in mente il mio Sogno. I 47 che vorrei raggiungere ma che sono dolorosissimi, per me, per il mio corpo e specialmente per la mia mente.
SO che non sono sana, non sono sana di corpo e tanto meno di mente, sono veramente ossessionata da tutto ciò.
Ma è tutto così fragile, io sono fragile e questo mi permette di andare avanti, anche se io sono conscia di tutto quello che faccio, non credo di poter fare qualcosa.
Quello che hai scritto mi fa male, malissimo, ma mi complimento con te.
Scusa per tutta sta storia.
Se vuoi io ci sono.
Baci.
@ Ana. – Innanzitutto, grazie per aver lasciato il tuo commento. Grazie perché ti sei data la possibilità di aprire una valvola di sfogo, e questo è bellissimo. Sei riuscita a fare una cosa per te stessa, a buttare fuori, per lo meno in parte, la rabbia e il dolore che finora tenevi chiuso dentro di te. Ma chi ti ha detto che ci vogliono determinati requisiti fisici in termini di peso-altezza per fare un’anoressica? L’anoressia è tutta una questione di testa, si può essere anoressiche pur pesando 80, 90 Kg, perché quello che fa l’anoressia è l’inferno che hai dentro, a prescindere dal tuo peso e dalla tua altezza… Lo so che sei fragile. Sei sensibile, intelligente e fragile. Siamo tutte così. Siamo uguali e fragili. Ma abbiamo anche grandi potenzialità, nel momento in cui ci decidiamo a mettere da parte la paura che ci tiene legate all’anoressia ed iniziamo a combatterla. Per questo non devi lasciare che il grido di dolore che hai scritto qui rimanga taciuto. Devi gridare, gridare a gola spiegata, devi chiedere aiuto. È la cosa che richiede più coraggio, ma è anche la cosa migliore che puoi fare per te stessa. Nessuno ti chiede di farcela da sola, questa è una guerra che nessuna può vincere da sola. Ma, facendosi aiutare, sì, è possibile combattere. Combattere come io e, avrai visto, tante ragazze che scrivono sui commenti di questo blog stanno facendo. Combattere come puoi fare anche tu. Io non ne sono uscita per il semplice fatto che non se ne esce. Però sto combattendo, ed è quello che voglio continuare a fare per tutto il resto della mia vita. Perché combattere è già una vittoria. Sai, mi hanno fatto un po’ tristezza le tue parole, perché sono state le mie e talvolta lo sono tuttora, perché l’anoressia non è un qualcosa che il solo corpo può dimostrare, ma una condizione mentale che ha molto a che fare con l’immobilità e si scontra con la mobilità del corpo, che è quello che gli altri vogliono vedere. Riconosco il dolore tremendo di avere un corpo “normale” ed essere comunque anoressica. Eppure, al tuo dire che non ce la puoi fare, ti rispondo che nessuno entra in carcere da solo: io lo so che questa non è vita. Anche io penso tutti i giorni che una volta aperta quella porta così tremenda non si possa richiudere più, che di fronte agli ostacoli della vita finirò sempre là, incapace sia di vivere che di morire, sul limbo.
(continua...)
(... continua)
Le tue parole però mi hanno fatto tristezza perché ti umili pensando che sia stata una scelta dettata dalla tua follia. La paura non è una scelta. Può essere una scelta, semmai, il modo di affrontarla. L’anoressia non è un delirio di onnipotenza come tanti dicono, ma di impotenza. Io mi sono sentita impotente di fronte a tutto ed ho ristretto l’alimentazione perché mi restava il corpo come unico “oggetto” da manipolare, come unica arma da scagliare in faccia a volti disorientati per chiedere disperatamente un aiuto. Io amo la vita, ma non la conosco. So di amarla semplicemente perché capisco quanto farmi così male mi sia servito paradossalmente per difendermi, e difendersi è di per sé un atto di amore. Tu non sei pazza. Forse avresti tanto voluto esserlo, non sai quante volte mentre ero ricoverata avrei voluto che fosse davvero così semplice, che bastasse la pasticchina, che fossi sbagliata, punto, un errore clamoroso, il tumore di una società malata. Ma più mi guardavo intorno e più i pazzi mi sembravano fuori. Io amo la vita perché mi sono uccisa per proteggerla, per preservarla dalle mani di chi la voleva maciullare, devastare, violentare, distruggere, spezzettare, mordere. Mi ha delusa, mi ha straziata. Sono ancora a pochi passi dall’inferno, eppure combatto. Perché c’è altro. C’è la voglia che hai avuto di raccontarti. C’è il bisogno di farci sentire perché non siamo sole nella nostra solitudine tremenda che viene stereotipata, che viene vista come una moda. C’è un’infinità dietro il nostro corpo. Te lo dico con tutta la paura possibile e metto in chiaro quanto ancora continui a seguire il “regime alimentare” che mi ha prescritto la mia dietista, a tremare di fronte all’olio, a cercare di evitare quanto più possibile i dolci, a piangere in bagno mentre fuori c’è chi ride, c’è chi ride sempre. Nelle tue parole c’è amarezza e dolcezza insieme. Hanno il sapore del caffè. È amaro eppure buono… e soprattutto è necessario, è necessario per svegliare chi vive con gli occhi chiusi ed ha paura di vedere ciò che noi abbiamo visto. Io sono qui. Non sei sola.
Un abbraccio...
Grazie Verggie.
Cmq Piacere. Io sono Angelika.
Quello che mi hai scritto mi ha commossa.
Non so cosa dire. Hai ragione.
Ma perché io voglio continuare a camminare sul filo del rasoio? Perché io compro solo biscotti con fibre, perché mangio solo quelli. bevo solo coca e ogni tanto il latte. Mi sembra così infantile, come se sentissi che il mio corpo non ce la fa più a digiunare e allora bevo il latte, il cacao, come i bambini piccoli, come se volessi ritrovare il mondo, crescere, rinforzarmi, per poi digerirlo e tornare nel mio mondo fatato, nel mondo in cui sto bene, ma fino ad un certo punto. Certo anche il latte, il cacao, i biscotti alle fibre sono Kcal, però mi aiutano a toccare, almeno con un dito la realtà. La realtà di questo mondo, dal quale voglio scappare, allora corro in bagno, mi siedo vicino al cesso e ficco quelle maledette dita in gola, e vomito. Sto male. Ma allo stesso tempo bene perché ritorno nel mio mondo di fragilità. E ho un maledettissimo mal di gola, che brucia la mattina, la sera il pomeriggio.
Ed è tutto così inutile ma allo stesso tempo Incantato.
SO che sto sparando un casino di cazzate. Però è così. Anche se non ci voglio restare in questo mondo, qualcosa mi dice che ancora non sono troppo magra, e so chi è che mi parla. E' quella voce in testa, voce che persiste lì e non vuole andarsene.
E adesso la cosa più difficile. Per la quale ho pianto, ma non so il perché.
La mia allenatrice (faccio Atletica Leggera, non so se l'avevo già detto) tra un po di giorni mi fisserà un dieta e ovviamente se io non la seguo lei si accorgerà benissimo che non lo sto facendo. Non so cosa fare, volevo picchiarla, lo ha detto pure ridacchiando, come se mi volesse far diventare un maialino.
SO che magari ha ragione, ma io non lo voglio ammettere, la voce dentro di me non lo vuole ammettere, per nessuna ragione.
Adesso che aumenteranno anche gli allenamenti da due a quattro settimanali dovrei mangiare sano, di più. E invece la voce dentro di me ne vuole approffittare,per dimagrire.
NOn so più che dire, ciau.. Baci..
"non stavo mai tanto bene come quando rinunciavo a mangiare qualcosa,"
ecco... hai detto perfettamente ciò che non riuscivo ad esprimere. Io ne sono uscita ma ogni volta che ci penso, ovvero quasi sempre, sto male.. sto così male a rendermi conto che non sono più in grado come un tempo di controllare me stessa alla perfezione. E' orrendo dirlo, ma vorrei tanto poter tornare ad essere come prima, e tutto questo mi fa soffrire ancora di più...
Scusa la sfogo..
complimewnti per il tuo blog è davvero bellissimo e molto utile.
La tua è davvero una storia incredibile. Giuro che questo post mi ha fatto commuovere, ti stimo profondamente. Piacerebbe anche a me guarire.. comincio ad accusare una certa stanchezza.
[il post è un po' vecchio, spero che leggerai comunque il mio commento :)]
Ciao Veggie, ho cercato la tua storia su mtv. Mi sono incurisita e ho letto sul tuo blog la tua storia.A quanto pare il lieto fine può essere vicino, per tutti noi. Una domanda però mi sorge spontanea; perchè sentiamo sempre il bisogno di rifugiarci in questa patologia?Quando le cose sembrano andare meglio, ti rendi conti che comunque sia il controllo c'è sempre, che lei è sempre in agguato.Ci sto provando a cambiare vita, ma ogni giorno è sempre una lotta, ancora una lotta contro questa malattia. Acquisire peso non credo sia la guarigione.. anche se sembra la via giusta. Il mio peso può essere decente ora, ma so di non essere ancora libera. Ale
@ Angelika – Semplicemente perché è la malattia che ti mette in testa certi pensieri… per questo è importante che tu chieda aiuto quanto prima… Non solo da un munto di vista nutrizionale, ma anche e soprattutto da un punto di vista psicologico… Perché è solo complimentando le 2 cose che potrai allontanarti dalle tue attuali ossessioni…
@ Milly – Scusa di che?... Hai fatto benissimo a sfogarti, se sentivi che era ciò di cui avevi bisogno… Ma sai che cosa? Nessuno controlla mai se stessa alla perfezione… nemmeno quando si sta bene… figuriamoci quando siamo nel pieno dell’anoressia!... Ci sembra di controllare, ma in realtà è la malattia che sta controllando noi… E nel momento in cui tu hai deciso di allontanartene, hai controllato molto di più di quando ne eri in balìa… Forse una parte di te rimpiangerà sempre… ma erano illusioni, non ti avrebbero portato a niente. Fai gioire la parte di te che trova forza e coraggio di combattere ogni giorno…
@ Ima – Io sono certa che tu possa farcela, guarda, non nutro alcun dubbio!... Se davvero lo vuoi e ce la metti tutta, niente è impossibile… Forza e coraggio… io combatto insieme a te!...
@ Ale – Hai ragione, Ale, è sempre una lotta, giorno dopo giorno… ed è quello che dev’essere, se non vogliamo tornare ad essere interamente preda dell’anoressia. Purtroppo questa malattia non è come un’influenza, che prendi la pillolina giusta e dopo qualche girono guarisci… nell’anoressia non c’è una “guarigione” nel senso canonico del termine… c’è piuttosto una battaglia quotidiana… per fare in modo che non sia più la malattia a controllarti, ma essere tu a tenere a freno la malattia… Sapere che c’è, che ti suggerisce di fare certe cose malate, e decidere deliberatamente di non dargli ascolto e continuare a fare quel che tu sai essere giusto per stare meglio… L’anoressia è un palliativo, una coperta di Linus, per questo sentiamo il bisogno in rifugiarci in essa… ma un’apparente vittoria può essere anche peggiore di una sconfitta, se il prezzo da pagare è troppo altro. Per questo non dobbiamo lasciare che sia l’anoressia a vincere. Acquisire peso non è “la guarigione” in sé… è uno step nel processo di miglioramento… poi ci vogliono la psicoterapia, la forza di volontà, il coraggio e la pazienza di non arrendersi e combattere ogni giorno… perché alla fine delle storie, “tutti vissero felici e contenti”… perciò, se non sei felice e contenta, questa non è ancora la fine. Continua a combattere… io lo sto facendo con te…
Grazie ragazze per le parole che avete scritto. L aparte più buia della malattia, l'ho passata ormai.. Sono stata seguita all'asl, da uno psichiatra, da un dietologo, dalla nutrizionista... Ma ad oggi ancora so di non essere una persona libera! Purtroppo rimpiango quei giorni in cui la mia forza era data dal controllo della malattia, più stavo male e più ero forte, potevo fare di tutto! Non pensi che starai male, poi però il corpo comincia a mandarti segnali.. il più palese è l'assenza del ciclo, per più di un anno non l'hpo avuto, ora si alterna ... non è regolare.. Ho fatto psicoterapia, mi sono studiata, analizzata so tutto quello che devo sapere su me e sulle persone che mi stanno intorno. Sono sempre stata molto cosciente di quello che facevo e che faccio. Anche ora ho bisogno di controllare, in modo meno ossessivo ma lo dervo fare...Ma la vita è fatta di emozioni e sentimenti, e quelli non si possono controllare...
Vi abbraccio.
Alessnadra
Ciao, non ho fatto altro che piangere mentre leggevo quello che hai scritto perché nonostante anche per me sia tutto passato ogni tanto l'incubo ritorna alla mente. Io non sono mai stata ricoverata (perché non è andato avanti per "molto"), nessuno mi aveva mai scoperto, solo sospetti, ne sono uscita da sola ma perché il mio corpo si è ribellato, la mia mente ancora lo voleva (e forse lo voglio tuttora). In realtà solo dopo mi sono accorta di essere stata malata...insomma avevo solo 14 anni. Non ero cosciente, credevo di stare bene. Ero fragile fuori ma così forte dentro, non lo sarò forse mai più. Mi sto rendendo conto solo ultimamente di come la malattia non andrà mai via, è annidata da qualche parte nella mia testa e potrebbe ricomparire da un momento all'altro, è un'ossessione. Mi fa sentire meno sola leggendo di chi c'è passato, però anche più triste.
Non sono l'unica che lo scrive ma voglio comunque complimentarmi con te per il tuo modo di scrivere e per la forza che continui ad avere nonostante tutto. Ti ammiro.
@ Alessnadra - Hai ragione, ci sono tante cose nella vita che non si possono controllare... e molto spesso, quello che si crede di poter controllare, è in realtà ciò che controlla noi... Certo, magari qualcosa dentro rimarrà sempre... ma possiamo riuscire a tenerla a bada, senza che abbia la meglio su di noi...
@ Anonima – Sai qual è la cosa positiva in tutto ciò, la cosa che non deve farti essere triste?... Che hai ancora la più grande delle possibilità: quella do combattere… combattere contro quello che tuttora ti fa ancora stare male. Per quanto possa essere difficile e certo non divertente… ma ne vale la pena. Per poter stare meglio e allontanare i fantasmi del passato… Perché hai sempre 2 scelte di fronte a te: mollare o combattere… ed è solo la seconda che fa di te una guerriera… e una vincente. Ti faccio un enorme in bocca al lupo…
Cara veggy, grazie del tuo blog, veramente.
io non sono anoressica, ma ho un'amica che lo è.
La conosco da qualche anno, e mi sono accorta subito del problema, anche se agli inizi mi sembrava fosse in qualche modo un'anoressia tenuta sotto controllo, con un equilibrio e dei limiti, se così si può dire. Finchè un anno fa è iniziato il peggioramento, vertiginoso.
Si è rivolta a degli specialisti che le avevano proposto il ricovero, ma lei ha preferito seguire una strada diversa, con visite e sedute periodiche.
Solo che io non vedo miglioramenti, anzi, peggioramenti, solo peggioramenti. E tante bugie. Bugie su cosa e quanto ha mangiato, sullo sport che le sarebbe stato consigliato, sui miglioramenti che i medici avrebbero riscontrato.
All'inizio pensi: beh, ovvio, è la malattia, se bastasse decidere di mangiare sarebbe facile, invece l'anoressia è proprio questo, spinge a non mangiare ecc..
Però, poi...leggo che non bisogna parlare di cibo con le persone anoressiche, ma come si fa quando vedi che si consumano settimana dopo settimana, anche se ti ripetono che hanno capito, che hanno paura del fisico che non ce la fa più e giurano che si stanno impegnando? Come riuscire a non chiedere: "ma stai mangiando veramente? sei sicura che stai facendo quello che ti dicono?" Non riesci a trattenere quelle domande, eppure sai, perchè lo vedi bene, che le risposte che avrai saranno solo bugie.
Dopo arriva il momento che tu, amica di una ragazza anoressica, inizi ad avere la netta impressione che l'anoressia venga usata da lei come uno scudo, come una scusa per non migliorare. Cioè, hai l'impressione che lei ti dica "sono anoressica, non insistere con la storia del cibo perchè mi metti in difficoltà, lasciami i miei tempi" solo per essere lasciata in pace e restare esattamente dov'è. Un alibi.
Allora le lasci "i suoi tempi", ma vedi che non cambia niente, che peggiora ancora. O bene che vada non migliora.
Infine, brutto dirlo ma vero, ti assale il senso di impotenza e rassegnazione, pensi che più di così non puoi fare e che l'unica a potersi aiutare è lei. Una mia amica psichiatra mi disse: "non sognarti neanche di sentirti in colpa perchè la tua amica non migliora, perchè l'affetto e la vicinanza non sono, purtroppo, la chiave. Certo, abbandonare un'amica con quel problema non la aiuta, ma non sperare che l'amicizia cambi le cose". Mi ritrovo a dare ragione alla mia amica psichiatra. Sono rassegnata e arrabbiata allo stesso tempo.
Ora come ora penso che la salvezza, almeno nell'emergenza, vada raggiunta con il ricovero coatto e con l'alimentazione forzata. Penso che se la testa non ti assiste nel perseguire la strada della sopravvivenza perchè è lì che la malattia si annida, allora bisogna intervenire concretamente. Perchè credo si contino sulle dita delle mani le pazienti anoressiche collaborative. L'anoressia vedo che ti porta nella direzione opposta di quella che ti indicano i medici, non importa quanto tu abbia capito che stai rischiando la vita, non importa il fatto che tu ti sia rivolta ad uno specialista per farti aiutare. Ho l'impressione che se l'anoressia ti controlla tutto questo non è sufficiente.
Hai suggerimento da darmi? Cosa pensi del ricovero forzato?
@ amica triste – Premetto che è ovvio che nessuno può salvare chi non vuole essere salvato. Per quanto il supporto – professionale e amicale – possa essere un qualcosa di molto importante nel percorso di ricovero di una persona anoressica, è ovvio che non può essere sostitutivo della volontà individuale. Si fanno progressi solo nel momento in cui siamo noi a volerlo veramente. Detto questo, per quanto possa comprendere la tua rassegnazione e rabbia nei confronti della tua amica, secondo me dovresti comunque provare a continuare a starle vicino. Non obbligarla a parlare di qualcosa che non le va tipo terzo grado all’interrogatorio poliziesco, ma falle capire che di qualsiasi cosa avesse bisogno di parlare, tu ci sei. Falle capire che qualsiasi cosa possa dire, verrà ascoltata, e assolutamente NON giudicata. Una persona con un DCA a suo modo, per quanto goffo ed inconsapevole, è una persona che cerca di attirare l’attenzione. Una persona che lancia un SOS perché in realtà ha bisogno di essere aiutata, anche se magari a voce afferma il contrario. Se tu continui a tendere la mano, può anche darsi che lei prima o poi si decida ad afferrarla. Tutto quello che puoi fare, da parte tua, è offrirle il tuo appoggio, il tuo sopporto, la tua disponibilità, la tua comprensione, il tuo ascolto da amica, e cerca di aiutarla a tirare fuori quei problemi che la opprimono… non parlando di cibo – il che appunto, come hai già letto da qualche altra parte, non aiuta affatto, anzi – ma parlando di tutto quello che una vita può concernere…
In quanto al discorso del ricovero forzato… qui la cosa è un po’ più complessa. Nel senso che penso che la risposta sia estremamente variabile da persona a persona, bisogna valutare il singolo caso, ed è impossibile fare generalizzazioni. Tanto per farti un esempio, una mia amica mi ha detto che, appunto, se lei non fosse stata ricoverata con un TSO e nutrita tramite PEG per mesi, non ne avrebbe cavato le gambe. Da parte mia posso dirti che il mio primo ricovero è stato coatto (perché ero minorenne, all’epoca), ed è stato una cosa più che disastrosa. Questo semplicemente per dire che non ci sono soluzioni universali da questo punto di vista, e che sono i medici, gli psichiatri, i dietisti che hanno in cura la persona che devono valutare se nel caso specifico potrebbe essere utile o meno il ricovero forzato e l’alimentazione parenterale. Poi, certo, è ovvio che una persona fortemente denutrita e debilitata ha, per diretta conseguenza, una testa che funziona peggio e che quindi è meno in grado di essere collaborativa e più tendente agli intorta menti propri della malattia… anche solo per quella che è la carenza di neurotrasmettitori che consegue alla malnutrizione stessa… Però, ripeto, secondo me qui sta ai medici valutare quella che sia la strategia terapeutica più adatta da proporre (o, nel caso, imporre) alla paziente che hanno alle mani…
Ciao Veggie,
ho letto la tua storia...posso capire nel profondo tutto il dolore che hai dovuto soffrire...mi ha colpito tanto quando hai scritto che la cosa più terribile non è morire, ma restare senza esserci mai...i disturbi alimentari mi hanno portato via ogni cosa, e sono rimasta un'involucro vuoto...mi sembra di non avere nient'altro...eppure spero sempre di trovare qualcosa prima o poi, spero che la malattia mi restituisca una vita, una felicità che non ho mai assaporato...ma so che non sarà così...vivo di un'illusione...ti ammiro tanto per la tua forza e per lo scopo con cui è nato questo blog...ti ammiro davvero...grazie per essere passata da me...spero un giorno di riuscire a trovare la luce oltre tutta questa oscurità...ti stringo :*
L'anoressia non è un problema, anzi è una soluzione per essere bella, e tutti ti guardano. E non si chiama anoressia, ma PRO ANA!!! io ho 29 anni e alta 1.70 e il peso?? bellissimo 40 kg..e sto bene..tutti mi guardano, tutti vogliono che faccio i provini. e tu? niente. Che peccato ti sei rovinata. PRO ANA PER SEMPRE!!! se vuoi ritrova la giusta strada...quella che hai fatto è sbagliata!!
la magrezza è un pregio e non un difetto!! ricordalo
@ Lalli – Hai detto tutto da sola, Lalli… La vita che i DCA ci fanno vivere è solo un simulacro di vita, è un’illusione… ed è questo secondo me il coraggio che dobbiamo trovare dentro di noi: il coraggio di ribellarci a quest’illusione… Non è vero che non hai nient’altro… non hai nient’altro se continui ad aggrapparti a una malattia… allora è ovvio che ti fissi su una cosa e ti perdi tutto il resto… Ma puoi avere tutto quello che vuoi, tutto quello che sarai capace di costruirti, nel momento in cui deciderai d’iniziare a combattere sul serio… Io sono certa che hai tutta la forza per riuscire a trovare la luce oltre l’oscurità del DCA…
Grazie a te per il tuo commento, spero di rileggerti presto… Ti abbraccio…
@ PRO ANA forever – Tesoro mio, è ovvio che tu, non avendo mai vissuto sulla tua pelle l’anoressia, non hai la più pallida idea di cosa significhi. È un qualcosa ti talmente lacerante che non la auguro nemmeno a te che la invochi così tanto proprio in virtù del fatto che non sai minimamente cosa sia. Ho scritto diversi post in merito a quel che penso sul fenomeno “Pro-Ana”, sono linkati sulla colonnina di destra del mio blog, leggili pure se ti va… Ammesso e non concesso che quelle che hai riportato siano le tue vere misure, (ovviamente non posso che andare sulla fiducia), se gli altri ti guardano è probabilmente perchè pensano che tu possa avere qualche brutto male – te l’assicuro per esperienza personale, diversa gente mi ha confessato che quando ero nel pieno dell’anoressia e mi guardavano era perché credevano che avessi un tumore. E se sei continuamente a far provini – ti faccio notare che a fare i provini non ti chiamano, non sono gli altri che ti vogliono, sei tu che ti proponi – vuol dire che alla fine non ti prendono, non t’ingaggiano, quindi forse non sei tutta ‘sta strafiga da milioni di Euro. A parte questo… Dici che io non ho niente. Hmmm, vediamo… ho un migliore amico e una migliore amica eccezionali, altri amici cui sono comunque molto affezionata, un fratello che mi prende sempre in giro ma che si farebbe in quattro per me, il prossimo anno mi laureo in Medicina, ho comunque già un lavoro come istruttrice ed arbitro di karate che mi permette di mantenermi autonomamente in un appartamento vicino all’università in cui studio. Hai ragione, cazzo, tutto questo non è proprio niente, quando collassavo ogni tre due invece qualcosa ce l’avevo davvero: la possibilità di morire da un momento all’altro. Citando una fonte suprema, “Ciucciami il calzino, PRO ANA foverver!”. Se vuoi continuare a far finta di avere una malattia che non sai manco cosa sia, sei liberissima di farlo: la tua vita è tua, non entro in merito. Se rimarrai ancorata alla tua farsa, avrai la fortuna di non sapere mai veramente cosa sia l’anoressia. Se invece mai capiterà che ci scivolerai – e ti auguro proprio di no – ti renderai conto di cosa significhi veramente la rovina. Sarà allora che per te sarà finita – per me, una vita.
Da definizione di vocabolario, i pregi/difetti non sono connotati fisici ma caratteriali. Ricordalo.
Ciao Veggie,
raramente mi perdo per blog ed ancor meno sono solita lasciare commenti, ma questa volta ho deciso di farlo.
Sono finita qui per caso, a dirla tutta stavo cercando foto di thinspiration (per quanto faccia fatica ad ammetterlo) e mi sono invece ritrovata a leggere il tuo post ''10 cose che le pro ana/mia non vi dicono''.
Ho 23 anni e mi sono ammalata di bulimia a 12 anni, come te sono stata ricoverata innumerevoli volte, tutte quante contrassegnate da sconfitte. MI sono stati affibiati i peggiori disturbi fra i quali spicca a gran lettere il fatidico verdetto: borderline. Ho fatto tutto quello che non avrei mai dovuto fare, tentato suicidio compreso. Poi l'anno scorso ho deciso di iscrivermi all'università e la mia vita è cambiata.
Come vedi, dal momento che sono finita qui cercando thinspiration, non ne sono uscita del tutto, però molte cose sono cambiate in meglio.
Non ti conosco, ma mi rispecchio in molte cose che ho letto nei tuoi post, in molte tue esperienze.
MI auguro col cuore che tu possa uscirne completamente (ammesso che non l'abbia già fatto). Con questo blog fai qualcosa di molto bello e utile, ti faccio inoltre i miei complimenti per come scrivi!
Un abbraccio,
Eug.
Ciao Veggie,
raramente mi perdo per blog ed ancor meno sono solita lasciare commenti, ma questa volta ho deciso di farlo.
Sono finita qui per caso, a dirla tutta stavo cercando foto di thinspiration (per quanto faccia fatica ad ammetterlo) e mi sono invece ritrovata a leggere il tuo post ''10 cose che le pro ana/mia non vi dicono''.
Ho 23 anni e mi sono ammalata di bulimia a 12 anni, come te sono stata ricoverata innumerevoli volte, tutte quante contrassegnate da sconfitte. MI sono stati affibiati i peggiori disturbi fra i quali spicca a gran lettere il fatidico verdetto: borderline. Ho fatto tutto quello che non avrei mai dovuto fare, tentato suicidio compreso. Poi l'anno scorso ho deciso di iscrivermi all'università e la mia vita è cambiata.
Come vedi, dal momento che sono finita qui cercando thinspiration, non ne sono uscita del tutto, però molte cose sono cambiate in meglio.
Non ti conosco, ma mi rispecchio in molte cose che ho letto nei tuoi post, in molte tue esperienze.
MI auguro col cuore che tu possa uscirne completamente (ammesso che non l'abbia già fatto). Con questo blog fai qualcosa di molto bello e utile, ti faccio inoltre i miei complimenti per come scrivi!
Un abbraccio,
Eug.
Ciao.
È difficile ritrovarsi qui a parlare di un problema, che mi tocca da vicino ma che in realtà non mi appartiene.
Per me è solo un concetto astratto, non ho problemi con il cibo, ho qualche kilo in più, me ne lamento ma me ne sono fatta una ragione di vita, (o almeno cerco di farmela).Per me in tanti anni non ha avuto ne forma e ne colore, un pensiero così lontano..fino a che qualche mese fa si è materializzata con un corpo una espressione,un forma fastidiosa, perchè troppo simile a me.L'anoressia ha avuto un volto, quello di mia sorella gemella.Da quando ha 16 anni, ha iniziato a diventare vegetariana e a scrivere su i suoi diari che non avrebbe più mangiato pasta, dolci, è sempre stata magra, poi è dimagrita sempre di più.In casa gli abbiamo sempre dato peso a questo suo malessere così sconosciuto, ma in realtà abbiamo sempre sperato che fosse solo una fase e che prima o poi si saerbbe risolta.Dopo otto anni ha iniziato ad andare da uno psicologo, sempre magra e con un strano vizio, quello di correre in bagno dopo aver mangiato.Da che lo specialista avrebbe dovuta aiutarla a migliorare, è peggiorata.Fino ad oggi non mi ero mai accorta quanto fossero magre le sue spalle e braccia, quanto fossero fragile e quanto ogni volta che le vedo così secche avrei voglia di spezzargliele via per farle capire che è matta.Scusate queste mie parole, forse fuori luogo, ma io mi sto vedendo mia sorella,la mia unica compagna di vita, colei con cui ho sempre condiviso tutto, con cui sono venuta insieme al mondo, che ha il mio stesso viso, scomparire giorno dopo giorno.Scomparire nelle porte di un bagno, scomparire nei suoi vestiti.
Ha lasciato lo psicologo, dopo che una sera si è confidata con me e con due nostre amiche piangendo e dicendo che ogni mattina si sveglia e vorrebbe morire.Che sta bene sono quando sta male.E io, forse egoista,mi sono chiesta chi era quella persona che piangeva davanti a me con le caviglie così secche.Non era più mia sorella, quella con cui giocavo con le barbie.Chi è?Io cerco di far affrontare il problema a tutta la famiglia, di non farlo sottovalutare come tutti questi anni, ma sarà poi un atteggiamento giusto?
Cerco di trattare mia sorella come sempre, di farle capire che è bella che potrebbe avere il mondo, di convincerla acambiare, e lei dice di farlo.Non l'assillo certo tutti i giorni con queste propagande, ma ogni tanto le rompo...ma starò facendo bene?
Come si può fare per non veder scomparire le persone che ami?Scusate se forse sono fuori luogo, e se forse ho usato questo spazio come luogo di sfogo, e che mi sento sola, e non posso parlarne con nessuno perchè come fai a parlare con la gente che tua sorella si ficca le dita in bocca per vomitare?Capisco lei che non ha nessuno con cui confidarsi per lo stesso motivo.E' dura trovare la via giusta, e non lasciarsi smarrire in quella del "far finta di nulla" e del"speriamo guarisca."ma come si fa ad aiutare se non si sa da che parte iniziare?
@ Eug. – Ciao Eug., è bello sapere che, nonostante le difficoltà che ti sei trovata a dover affrontare, adesso le cose ti stanno andando decisamente meglio… Poi è ovvio che dopo tanti anni di malattia non si possa pretendere che le cose cambino dall’oggi al domani come se niente fosse… è normale che rimanga qualche reflusso, e credo che non sia del tutto esclusa anche qualche ricaduta… credo siano passi normali di un processo di ricovero. Quel che conta però, alla fine, è avere chiaro in mente quello che vogliamo da noi stesse e dalla nostra vita… e, nella fattispecie, essere consapevoli del fatto che, nonostante tutte le possibili difficoltà, la nostra ferma intenzione è quella di continuare a combattere contro il DCA… E’ questo che potrà permetterci di allontanarci sempre più da ciò che ancora oggi ci fa stare male, perciò… continuiamo a combattere insieme!... Ricambio l’abbraccio…
@ Anonima – Non ti devi scusare di niente, anzi, hai fatto bene a scrivere qui quel che hai scritto, se sentivi di avere bisogno di sfogarti… E fai bene anche a non sottovalutare la patologia di tua sorella, che è sicuramente molto grave e necessita di un’adeguata considerazione. Quel che ti posso dire, in maniera molto semplice perché non sono una specialista del settore disturbi alimentari, è di non controllare tutto quello che lei mangia e non fare commenti sul fatto che non ha bisogno di dimagrire: sono atteggiamenti che lavorano come arma a doppio taglio, non hanno influenza positiva, anzi, in alcuni casi spingono ulteriormente nella direzione sbagliata. Allo stesso tempo, però, non fare finta di niente. Per la persona malata un atteggiamento di questo tipo è frustrante: ha bisogno di qualcuno che le stia vicino. Chiedile molto semplicemente come sta, e dille che se ha bisogno d’aiuto può sempre contare su di te. Non costringerla a parlarne, ma falle capire che qualsiasi cosa abbia da dire tu sarai lì, pronta ad ascoltarla e non a giudicarla. Inoltre, cerca di spingerla di nuovo verso la psicoterapia (o, magari, anche verso un dietista/nutrizionista). Mi dispiace che il primo tentativo le abbia fatto beccare uno psicologo incompetente, ma purtroppo c’est la vie, di persone che non sanno fare il proprio lavoro ce ne sono in tutti i settori. Fortunatamente non tutti sono uguali, quindi il mio consiglio è che faccia un altro tentativo, con un altro specialista, perché io credo che la psicoterapia sia veramente molto importante per uscire da un DCA. Poi è ovvio, non si può salvare chi non vuole essere salvato… però, se tu tendi la tua mano verso di lei, può darsi che lei l’afferri. Stalle sempre vicina, aiutala a formulare di nuovo una richiesta d’aiuto terapeutica… La sua lotta non la può fare nessuno al posto suo, ma tu la puoi comunque supportare da vicino, perché anche questo è importante…
In bocca al lupo…
grazie mille per i consigli, hai pienamente ragione su tutto quello che scrivi.Ed è proprio questa sai la cosa più frustrante sapere che il problema va al di là delle tue facoltà, della tua voglia di dare una mano.Che per quanto hai intenzione di dedicarci anima e corpo, se la persona che ne soffre non ne vuole sapere nulla di uscirne, non puoi farci nulla e rimani solo un triste spettatore che aspetta il lieto fine immobile.Però è anche vero che agendo in sordina, per modo di dire, e forse facendoli capire che non è sola qualcosa cambierà!Grazie davvero per il consiglio!!
Ciao (:
Ho letto adesso la tua storia. Mi sono commossa. Beata te che hai ritrovato la voglia di vivere. Io in un certo senso ti capisco. Io non sono anoressica, ma ho paura che un giorno tutto ciò possa capitare a me. In un certo senso anche io soffro di disturbi alimentari. Odio il cibo, eppure non posso fare a meno di mangiare. E odio anche me stessa per questo. Ogni volta che mi guardo allo specchio non posso fare a meno di deprimermi.
Quindi vorrei solo dirti che ti capisco...
Ciao,
Ni ^^
@ Anonima - Figurati, grazie a te...
@ Nihal – Ciao Ni, ti ringrazio per essere passata di qua ed aver lasciato il tuo commento… Sai, io credo che non conta tanto l’etichetta clinica di malattia che può essere assegnata dai medici, quanto piuttosto il nostro vissuto personale… Che si chiami anoressia, che si chiami bulimia, che si chiami DCA-NAS… il minimo comune denominatore è rappresentato dal vivere una condizione di disagio, una condizione sfavorevole, che necessita di tutto l’aiuto e il sostegno del caso… Perciò, se senti che in questo periodo stai vivendo delle difficoltà a livello alimentare ma, soprattutto, a livello interiore, non esitare a chiedere aiuto a persone professionalmente preparate che possano darti una mano per allontanarti da quest’impasse… Tutto quello che hai letto su questo post non ti capiterà mai se reagisci fin da adesso, se ti affidi agli esperti, se inizia ad affrontare quello che adesso ti fa stare male… E ti auguro di cuore di andare incontro ad un futuro bello come non mai…
Ciao.
Ho letto la tua storia, e volevo ringraziarti.
Sono una ragazza di 18 anni, e forse per ignoranza, per stupidità o per motivi che chissà come ora neanche ricordo chiaramente, sono stata bulimica per tre anni, e sono quasi scivolata nell'anoressia. Lo psicologo da cui ero in terapia mi parlava di "depressione", e io costantemente mi rifiutavo di crederci.
Da anni sto accanto ad una mia amica con il mio stesso problema,che è stata ricoverata più volte.
Ho letto spesso blog di ragazze con DCA, ma questa è la prima volta che ne trovo uno di qualcuno che, come me, ci è passato e "uscito"...perché purtroppo anch'io ho imparato che sono cose che ti tiri dietro per tutta la vita.
Grazie per aver scritto di te e raccontato la tua storia. Mi ha fatto sentire meglio.
Con affetto
M.
Ciao stella, ho letto la tua storia con grande interesse, e sinceramente non so che dire, da un lato non lo colpisco perchè io diciamo che nella vera anoressia probabilmente non ci sono mai entrata, diciamo che forse a volte mi sono affacciata e ci sono stata per un pó, ma tu sai che sono un casino io! Quindi non paragono assolutamente la tua storie che immagino molto dolorosa alle mie esperienze, e dicendo che non lo capisco molto
intendo che probabilmente non ho mai passato ció che tu hai sopportato tantomeno ho cercato di chiedere aiuto, quindi posso solo immaginare quale sia stata la tua sofferenza e sinceramente sono felice che tu ti sia liberata di questo fardello, di tutte queste sofferenze!! Complimenti!!
Un abbraccio
Ciao Sono Roberta ho 38 anni non credevo che rispondevi all'e-mail, mi avevano consigliato pro ana, ma ho letto quello che scrive non mi piace, è troppo cattiva quella ragazza, ho un log con loro, ma non è solo per loro cè scritto solo la mia storia, non mi piace dare consigli malati. Volevo risponderti si sono in terapia al dca di Gussago, ma vedo che non riesco a uttare giù niente, non esco più con le amiche per evitare di mangiare fuori,mi sento presa in giro per il mio aspetto, i miei parenti mi preferivano anoressica non cicciona
@ M. – Grazie a te per il tuo commento!... Spero che, nonostante tutto, le cose ti stiano andando sempre meglio (sia a te che alla tua amica), e che tu possa avere un futuro quanto più sereno possibile… Ti abbraccio forte…
@ Vanessa Molinari – Ogni persona ha la propria storia e il proprio background… che è sicuramente differente, perché siamo tutte persone differenti, quindi è impossibile trovare una piena identificazione in ciò che qualcun altro racconta essere la propria esperienza… Di certo anche tu hai avuto le tue difficoltà e le tue sofferenze, e io credo che su questo non si possano fare scale di valore, perché quando si sta male, si sta male e basta… L’importante è riconoscerlo, e cominciare ad opporvisi. Magari che io mi fossi liberata di tutto, però io comunque continuo a combattere…
@ Roberta Scorza – Ciao Roberta, perché mai non avrei dovuto rispondere alla tua e-mail?... In ogni caso, se il centro per DCA che ti sta seguendo in questo momento non riesce a supportarti in maniera adeguata, ti consiglio di guardarti intorno e di cercare o un altro centro, o comunque degli specialisti (psicologi, psichiatri, dietisti) che ti possano seguire in regime ambulatoriale, perché la psicoterapia e la riabilitazione nutrizionale sono un elemento fondamentale per tenere testa ai disturbi alimentari. Nel frattempo, non ti isolare: sono certa che alle tue amiche fa piacere con te, perciò non darla vinta al DCA e non chiuderti in te stessa, perché più escludi le altre persone, più il DCA la fa da padrone… perché trovare delle distrazioni, degli interessi, delle persone con cui uscire e passare del tempo piacevolmente, è un ottimo modo per allontanare dalla testa tutti i pensieri che ci ficca dentro il DCA… nessuno ti prende in giro, anche perché sei adulta e vaccinata, è solo il DCA che, FALSAMENTE, ti fa pensare di essere presa in giro per spingerti ad isolarti… non commettere questo errore, perché sarebbe darla vinta al DCA. Viceversa, cerca di allargare il più possibile la tua vita ad interessi, attività e persone: è il modo migliore per riempirla con cose di gran lunga migliori di un mero disturbo alimentare. In quanto ai tuoi parenti… scusa, ma la vita è tua, o dei tuoi parenti??... E allora, che t’importa cosa dicono? Solo quello che dici tu (ma tu-Roberta, non tu-malattia!) è ciò che conta. Ti abbraccio forte…
@ Laura C. – Partendo dal presupposto che io esprimo solo la mia opinione, basata sulla mia personale esperienza, il che rende per antonomasia opinabile il concetto di “aver ragione”… In quanto al discorso del “compromesso”, comunque… io credo che, più in generale, in tante cose nella vita può rivelarsi necessario scendere a dei compromessi. Per farti un esempio stupido ma che rende: io lavoro come istruttrice di karate, e non sono la sola istruttrice della palestra, ovviamente, ho dei colleghi, e facciamo dei turni. Non sempre la turnazione mi va bene perché non sono io che la redigo, e magari mi capita un turno sopra ad altri impegni… però, dato che non solo l’unica istruttrice, scendo ad un compromesso con i miei colleghi, e vediamo di sbarcarcela meglio che possiamo, anche se a volte ciò significa dover rinunciare ad altre cose perché c’ho da stare in palestra a lavorare. Compromessi di questo tipo, nella vita, sono inevitabili, penso io. Parlando di DCA, nella mia ottica che prevede, come ben sai leggendo il mio blog, non proprio una “guarigione”, bensì periodi di remissione più o meno lunghi, forse una sorta di compromesso è previsto comunque. Il punto qui del compromesso sta in quanto concedi alla malattia, e in quanto concedi a te stessa. Dal tuo commento (correggimi se sbaglio!) mi sembra di capire che in fondo hai un certo rammarico perché finora nel tuo compromesso col DCAnas hai concesso alla malattia ben più di quanto hai dato a te stessa. Un po’ come se, su 10 cose da fare, tu potessi arrivare a 1 che fai per la malattia, e 9 che fai per te stessa, mentre adesso ti trovi nella condizione in cui 6 cose le fai per la malattia, e 4 per te stessa. Può essere senz’altro una fase. Ma non sei immobile. Le cose possono cambiare, se tu le vuoi cambiare, e se ce la metti tutta per cambiarle. Non ti dico che andrà tutto benissimo e che sarai completamente priva per sempre di ogni pensiero indotto dal DCA, perché sono la prima a non credere che sia possibile… però ti dico con assoluta certezza che ti può andare molto meglio di come ti sta andando adesso. Che ti stai accontentando… ma che potresti avere molto di più. E’ come se tu adesso stessi guidando un’utilitaria: hai la patente, potresti guidare una Ferrari. Ma tu dici: “Mah, in fondo mi basta non essere a piedi…”, e ti accontenti. Ma sii consapevole per lo meno del fatto che potresti sfrecciare ben di più… e che, se ne hai voglia, non ti mancano le potenzialità e le capacità per farlo. Mandela diceva che nessun obbiettivo è raggiungibile se prima non lo puoi vedere nella tua testa. Per cui, mi sembra che in questo momento tu stia giocando al ribasso con te stessa, che ti stia limitando in qualcosa che sarebbe invece completamente nelle tue potenzialità. Esiste un pendolo delle emozioni. La gioia da un lato il dolore dall'altro. Si dice che il pendolo sarà tanto più verso il dolore ogni qual volta che si subisce una delusione in cui le aspettative erano altissime. E allora è lì che si instaura il meccanismo del "giocare al risparmio": investo meno per soffrire meno. Solo che poi si sa cosa va a succedere: il pendolo si ferma e c'è l'apatia. Il non sapere bene se si pende nel dolore o nell'appena soddisfazione per qualcosa. Io credo (perdonami se mi permetto) che tu abbia in realtà una voglia matta di stare meglio di come stai adesso. E credo che la tua paura più profonda non sia quella di dover accettare questo compromesso perché non sei in grado di andare oltre. Forse la tua paura più grande è quella che hai in fondo la consapevolezza di essere potente al di là di ogni misura. Che tutto quello che vuoi fare, lo puoi fare. Perché l’immobilità in fondo rassicura. Ma non colma mai veramente quel vuoto che senti…
P.S.= Mi hai fatto scompisciare dal ridere con ciò che hai scritto a proposito di PRO ANA FOREVER!... ^__^
ciao:) leggendo questo post mi sono accorta di una cosa, oltre ad essere stato scritto in un modo veramente bello, tu non hai mai nominato un peso, nessun kg! Questo mi ha fatto notare come così sia più facile concentrarsi di più sul messaggio principale del testo e non sul "mm aspetta fammi vedere però così quanti kg ha perso...".
Brava :) Auguri per tutto il resto, ti leggo ogni tanto e i tuoi posto sono molto carini
@ Arianne – Ciao Arianne, innanzitutto ti ringrazio per i complimenti che mi fai in merito a com’è stato scritto questo post, nonché ti ringrazio per essere qui presente a leggere il blog, e per il tuo commento… mi ha fatto molto piacere, GRAZIE!... Hai ragione, non ho messo nessun numero/Kg in questo post… e in nessun altro post. Puoi leggere in lungo e in largo il mio blog, non troverai mai nessun numero… e questa è una mia scelta puramente intenzionale. Sia per il motivo di maggior concentrazione sul contenuto che giustamente espliciti tu stessa, sia perché ritengo deleterio parlare di numeri all'interno di una malattia in cui i numeri rappresentano per molte una delle fisse, nonché comunque trigger. Non scrivo mai di numeri qui sul blog anche onde evitare paragoni e confronti tipici di chi ha un DCA, nonché non permettere che chiunque non sia ancora del tutto convinta di voler combattere contro l'anoressia, leggendo determinati dati numerici, possa avere il tipico pensiero disturbato: "Se lei è arrivata a TOT allora io posso scendere di più", reiterando così ancora di più il loop distruttivo. Ergo, questo è un blog “number-free”… e se avrai ancora voglia di leggere e commentare, sappi che sarai sempre la benvenuta!...
Non so da dove cominciare. Ho digitato "consigli genitori anoressia" e mi sono imbattuta in questo mondo di dolore, di forza, solidarietá e di coraggio. Ma soprattutto di bellezza. Giá di bellezza! Perché anche nelle ragazze che ancora lottano, forse ancor di più, c'è la forza di combattere. L'avrete capito, sono un genitore, una mamma. Soffro ma credo sia niente rispetto alla sofferenza di mia figlia. Stiamo lottando da qualche mese. Mio marito ed io capendo che nostra figlia non riusciva piu a controllare le sue rinunce alimentari le abbiamo proposto un supporto psicoteraupetico. E ora anche noi abbiamo cominciato una terapia famigliare. Sono spaventata. Cerco segnali di ottimismo, non dico il cibo o il peso. Quelli non contano. Penso alle tante cose che questa famiglia ha condiviso e ora sembrano spazzate via. Questa maledetta anoressia sta risucchiando mia figlia e tutti noi. Della mia vita mi importa meno ma deve lasciare stare mia figlia, renderle indietro la sua vita, le sue emozioni, la sua liberta, il suo futuro. Piango. Continuo a dire a mia figlia che le voglio bene ma non è facile perche lei mi parla appena. E così ricorro anche a whatsup. Ce la faremo?
@ Bea – Cara Bea, ti ringrazio per essere passata di qua, e per aver lasciato il tuo commento. Date le tue parole chiave di ricerca, ti consiglio di leggere questi post:
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2013/01/cosa-direnon-dire-una-persona-che-ha-un.html
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2014/04/come-poter-dare-una-mano-chi-ha-un-dca.html
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2013/10/suggerimenti-su-come-parlare-qualcuno.html
http://anoressiabulimiaafterdark.blogspot.it/2010/07/una-parola-per-i-genitori-preoccupati.html
che sono proprio relativi alla tematica di tuo interesse, ovvero sono dei post che cercano di dare dei consigli ai genitori/familiari di chi ha un DCA, e che spero nel loro piccolo possano esserti un po’ d’aiuto in qualsiasi modo…
Non ho purtroppo una risposta al tuo interrogativo, perché dipende tutto solo ed esclusivamente da tua figlia: se lei vuole, ce la farà alla grande. Ce la farete alla grande. Dipende tutto solo dalla sua volontà… anche se, ovviamente, in presenza di questa volontà, l’esistenza di una rete di supporto terapeutica è di grandissima importanza per ottenere dei risultati stabili e duraturi.
Ti dico solo una cosa: non trascurarti. Hai scritto: “Della mia vita m’importa di meno”… No, Bea. Della tua vita ti deve importare tantissimo… perché è una grande chiave. Non puoi in alcun modo combattere al posto di tua figlia: questa è la sua battaglia, e per quanto lunga, difficile e dolorosa, è lei che deve combatterla… nessuno può farlo al suo posto, neanche tu, per quanto possa desiderarlo. Non puoi combattere PER lei… ma puoi combattere CON lei, dandole tutto il tuo supporto: e per darle tutto il tuo supporto in maniera ottimale, è necessario che tu sia presente, nella TUA stessa vita, a pieno. Perché solo se sei “tutta intera” riesci a dare tutto.
Ti abbraccio forte, e ti ringrazio ancora del tuo passaggio… E se hai bisogno di parlare, anche solo per sfogarti, mi trovi qui: veggie.any@gmail.com
Cara dolce e bella Veggie, sto leggendo tutto con avidità per imparare. Imparare a combattere. Grazie di cuore. Anch'io come te ho cominciato a scrivere. Mi aiuta a trovare forza, a capire, a mettere a fuoco le cose e le emozioni. Mie e degli altri.
Oggi in metro ho scritto questo:
Poteva capitare a me o a chiunque altro. E' capitato, punto. Non sprechiamo energie nel sentirci in colpa. Di cosa ? Di stare male ? di non aver capito subito il problema ? di esserne la causa. Ogni rischio affronto il rischio di farmi avviluppare da queste domande. Quasi fossero un modo per affrontare il problema. E poi magari sentirsi sollevate perchè si pensa di aver fatto qualcosa di utile. E invece non servono a nulla. Certo potrei usarle per dimostrare (a cchi? a me ? a te? agli altri?) che sono una brava mamma, la mamma che si preoccupa. Bene io non sono e non mi interesse essere brava. Io voglio essere capace di aiutare e volgio aiutare. Se stessi male me ne sbatteri i coglioni di chi si preoccupa per me. Vorrei un aiuto, un sostengo. Punto. Immagina la scena: sono in mare e non riesco a nuotare, mi sento pesante e vado giù. Sul molo tante persone che mi veono, si agitano, strillano, si disperano. Soffrono sicuramente. Non ne dubito. Ma io sto bevendo e l'acqua del mare è salta, mi bruciano gli occhi, ho freddo, ho paura. Poi rivedo quelle persone sul molo, gli volgio bene e mi dispiace che soffrano. Cos' affogo pure triste. No, io vorrei che uno si buttasse in acqua e mi salvasse o anche solo che mi buttasse una corda per tirarmi su.
Le energie ci servono tutte contro la malattia. E' subdola, sa fingersi bene come un'alleata segrete e fedele. Non lo è. Sa solo rubare agli altri. Tutto: emozioni, buone, pensieri positivi, il tempo, gli amici, il futuro.
Io ho preso la corda da gettare e sono pronta, prontissima a tuffarmi.
Vorrei leggere tutto questo a mia filgia.
@ Bea – Cara Bea, sono perfettamente e pienamente d’accordo con te in merito a tutto ciò che hai scritto: innanzitutto sono d’accordo in merito al fatto che scrivere le cose sia estremamente d’aiuto per concretizzare, per fare il punto della situazione, e per capire come sia possibile andare avanti… Così come sono d’accordo sul fatto che non serve sostanzialmente a niente riempirti di domande e/o di sensi di colpa… il passato non si può cambiare in ogni caso. Però si può agire sul futuro… e ci si riesce tanto meglio quanto più siamo concentrate su quello che è possibile fare da ora in poi, senza scervellarsi su quello che è stato o su quello che avrebbe potuto essere ma non è stato. E, infine, sono d’accordo anche sulla considerazione che, quando uno sta veramente male, quello che conta è che qualcuno gli dia una mano… a prescindere da chi è questo qualcuno. Sto parlando di una mano concreta, ovviamente, non di futili eroismi alla “io ti salverò”… perché siamo solo noi che possiamo salvare noi stesse. Non serve a niente gettarsi in acqua, ripescare quella persona, prenderla sulle spalle, e riportarla a riva: così facendo quella persona non imparerà a nuotare, e la prossima volta che ricascherà in acqua sarà punto e da capo. Può essere invece molto più utile ed intelligente lanciare una corda: così quella persona dovrà comunque impegnarsi al massimo per riuscire a nuotare fino a riva, ed imparerà a galleggiare con le sue forze… ma, mentre annaspa, tenta e ritenta, ha la sicurezza di avere comunque tra le mani una fune di salvataggio.
Ti abbraccio forte...
Carissima Veggie, ė veramente un piacere leggere i tuoi post. Proprio oggi ho visto sul web la tua giornata su Mtv. Sei la persona più titolata af aiutare le ragazze in difficoltà. Sarai un medico speciale😄
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