Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

domenica 15 novembre 2009

Domanda #6: Il circolo vizioso

Vi chiedo scusa, ragazze, ma ho deciso di anticipare ad oggi la risposta alla domanda che mi ha fatto R.: lei mi ha detto, tramite e-mail, che dopodomani inizierà il suo percorso di ricovero in un centro specializzato per DCA... quindi vorrei che leggesse la mia risposta adesso, nella speranza che possa esserle anche solo un pochino d'aiuto per il percorso difficile e coragigoso che ha deciso d'intraprendere...

E quindi, la domanda di R. è:
“Sono anoressica ed ho questo problema: quando sono sottopeso, il mio corpo mi piace e mi sento a mio agio con me stessa, ma so che è deleterio per la mia salute quindi (con l’aiuto della nutrizionista da cui sono seguita), m’impegno a riprendere peso fino a che non ho raggiunto il mio peso-forma. Ma quando ho raggiunto il mio peso-forma comincio a non apprezzare più il mio corpo, mi sento a disagio, sono triste e nervosa, quindi comincio a restringere di nuovo, e torno sottopeso. Quando sono sottopeso… - tornare all’inizio e rileggere tutto questo un sacco di volte, poiché è questa la mia vita da 6 anni a questa parte. Come posso apprezzare il mio corpo quando sono nel mio peso-forma? Come posso rompere questo circolo vizioso?”

I problemi, in questo caso potrebbero essere due. Innanzitutto, la fissa dei numeri. Forse dovresti provare a concentrarti più sull’essere in salute che non sull’essere al tuo peso-forma. Hai modo di non conoscere più il tuo peso? Butta la bilancia che hai a casa. Lascia che la nutrizionista ti pesi, ma dai le spalle all’asticella della bilancia e non farti dire niente. In questo modo, la nutrizionista potrà comunque sapere come stanno andando le cose e comportarsi di conseguenza a seconda che tu abbia perso o preso peso, ma tu non ci starai così male perché non saprai quale è il tuo peso.

So che spesso si comincia a sentirci tristi e a disagio col nostro corpo nel momento in cui si viene a sapere che il numero segnato dalla bilancia è salito. Ma se tu ti concentri sul ritrovare un corretto stato di salute piuttosto che un corretto peso, forse comincerai a odiare meno il tuo corpo, se non ti fissi su quello che dice un numero. Parte del motivo per cui ti piace il tuo corpo quando sei sottopeso potrebbe essere legato al fatto che tu SAI di essere sottopeso. E che questo non è salutare. Il che sembra un po’ la ragione per cui cominci a non apprezzare il tuo corpo quando raggiungi il tuo peso-forma… poiché sai di averlo raggiunto. E questo ti dà ansia. Forse perché quel peso è espresso da un numero che non avresti mai voluto essere.

Non pensare più a te stessa o al tuo peso-forma come a un numero. Prova ad escludere i numeri dalla tua vita. Concretizza che essere in salute è l’unico modo che ti permetterà di vivere la tua vita. La felicità, tuttavia, non seguirà immediatamente la salute; perciò preparati ad essere Infelice quando raggiungerai il tuo peso-forma. Ma l’infelicità non persisterà se tu provi ad accettare il tuo peso-forma senza darti il permesso di restringere ancora una volta. Tu hai tutta la forza per farlo. Certo, prendere peso non è proprio una delle cose più piacevoli del mondo (e questo per la maggior parte della gente, che abbia o meno un DCA), ma pensa che devi farlo solo per un po’. Non durerà all’infinito. E poi, il resto verrà da sé. E’ MOLTO più facile avere una mente felice e in salute quando anche il corpo è tale.

Se acquisisci un peso-forma e lo mantieni per un ristretto lasso di tempo (alcune settimane, qualche mese) prima di ricominciare a restringere ricominciando a percorrere il circolo vizioso, semplicemente questo tempo non è abbastanza per venire a patti col tuo peso fisiologico e tutte le altre cose che lo concernono. Non ti dai mai la possibilità. Ti stai fregando con le tue stesse mani. Non puoi progredire sulla strada del ricovero se ti sottoponi a continui auto-sabotaggi.

Ti costerà un sacco di dolore, lacrime e frustrazione, ma se ti permetti di sopportare il tuo peso-forma quanto più a lungo possibile, ti accorgerai che le cose non sono poi così difficili come sembravano nei primi tempi. Spesso, quando siamo sottopeso, siamo felici per quella che è la nostra esteriorità, ma non siamo felici del tutto. Quella che tu desideri e meriti, invece, è una felicità totale, non una felicità fasulla data da un corpo che forzia a stare a un peso più basso del tuo peso fisiologico.

So che il ciclo continua anche se non te ne rendi conto – credimi, l’ho vissuto e lo sto vivendo anch’io – ma al fine di spezzarlo, devi esserne conscia. Estremamente conscia. Devi venirci a patti. In questo modo, quando raggiungerai il tuo peso-forma, sarai CONSAPEVOLE di ciò che succederà. Perché è già successo. Ma sarai CONSAPEVOLE anche di quello che stai cercando veramente. E non sarà più un numero a fermarti. Questo è l’atto di forza più grande che tu possa mai fare: dirigere consapevolmente i tuoi pensieri.

Non è il numero il problema. Lo so io, lo sai tu, lo sappiamo tutte. Il peso è una sciocchezza. Focalizzati sulla salute, e dimentica la bilancia. Ci sono i professionisti a monitorarti adesso, senza più bisogno che lo faccia tu.

In bocca al lupo per il ricovero!

31 commenti:

Willow ha detto...

Sto continuando a camminare, Veggie, e sto cercando di vedere i progressi che ho fatto, non ho mai più toccato la bilancia e, effettivamente, mi sento più sollevata a non sapere il mio peso.. 50? 55? Fa così tanta differenza? No.. L'equilibrio farebbe la differenza, il convivere serenamente con il proprio corpo farebbe la differenza..Mi sta servendo molto prendere coscienza dei miei problemi e non nascondere la testa sotto la sabbia, come hai detto tu, quando ricapiterà una giornata come quella, almeno sarò preparata! Purtroppo la mia emotività mi fa abbuffare, ti ricordi quella professoressa che mi avevo affettuosamente messo i capelli dietro alle orecchie e mi aveva parlato? Mi aveva dato appuntamento l'altro ieri, prima di andare a scuola,per fare due chiacchere e passare magari in chiesa, l'ho aspettata tanto ma non è venuta.. Non avevo il suo numero e non potevo chiamarla, so che probabilmente si è dimenticata, però ci sono rimasta male lo stesso (sono molto infantile me ne rendo conto...), la gente si dimentica sempre di me.. Sono invisibile...Subito ho cercato di non pensarci, ho messo la musica nelle orecchie a tutto volume e mi sono avviata a scuola ma il senso di vuoto mi ha tormentato tutta la mattina e.. a casa non ho potuto evitare l'abbuffata..Vorrei distinguere il cibo e il parlare dalle emozioni, ci vorrà tempo ma devo farcela! A presto,Veggie, un grande abbraccio!

Willow ha detto...

Sto continuando a camminare, Veggie, e sto cercando di vedere i progressi che ho fatto, non ho mai più toccato la bilancia e, effettivamente, mi sento più sollevata a non sapere il mio peso.. 50? 55? Fa così tanta differenza? No.. L'equilibrio farebbe la differenza, il convivere serenamente con il proprio corpo farebbe la differenza..Mi sta servendo molto prendere coscienza dei miei problemi e non nascondere la testa sotto la sabbia, come hai detto tu, quando ricapiterà una giornata come quella, almeno sarò preparata! Purtroppo la mia emotività mi fa abbuffare, ti ricordi quella professoressa che mi avevo affettuosamente messo i capelli dietro alle orecchie e mi aveva parlato? Mi aveva dato appuntamento l'altro ieri, prima di andare a scuola,per fare due chiacchere e passare magari in chiesa, l'ho aspettata tanto ma non è venuta.. Non avevo il suo numero e non potevo chiamarla, so che probabilmente si è dimenticata, però ci sono rimasta male lo stesso (sono molto infantile me ne rendo conto...), la gente si dimentica sempre di me.. Sono invisibile...Subito ho cercato di non pensarci, ho messo la musica nelle orecchie a tutto volume e mi sono avviata a scuola ma il senso di vuoto mi ha tormentato tutta la mattina e.. a casa non ho potuto evitare l'abbuffata..Vorrei distinguere il cibo e il parlare dalle emozioni, ci vorrà tempo ma devo farcela! A presto,Veggie, un grande abbraccio!

Alice and my world ha detto...

Grazie!
Grazie delle tue parole,
grazie anche che esistano blog come il tuo.
Ci vogliono piccole dosi di saggezza in una rete dispersiva quanto il mondo.
Già.
I tuoi commenti sono molto apprezzati da me e Alice, sul serio.
Ciau e sei sempre la benvenuta.

Anonimo ha detto...

Sono due settimane che non mi peso.
Non ne avverto la necessita' perche' indipendentemente dai numeri che potrei vedere in questo momento magra mi ci sento, quindi l'attrezzo e' obsoleto.
Il problema e' quando,per determinati avvenimenti che accadono nella quotidianita', la mia autostima si azzera completamente.
In quel momento, potrei pesare 38 kg come il doppio, l'unico modo che conosco per sentirmi meglio con me stessa e nel mondo che mi circonda, e' restringere.
E solo quando mi sento male fisicamente ci do' un taglio e ricomincio a trattarmi benino, pur stando attenta a non oltrepassare una certa soglia, varcata la quale non avrei nemmeno piu' il coraggio di mettere la testa fuori casa.
Il peso-forma?
Non accetto il significato reale di questa espressione.
Per me vuole dire fallimento, totale.
Per sentirmi a mio agio ho bisogno della magrezza, e non una magrezza sana che tra l'altro su parecchie donne arrivo anche ad invidiare, ma una magrezza estrema senza la quale mi sembra di perdere completamente la mia identita', ne ho bisogno come dell'aria che respiro.
Scusa lo sfasamento di quanto ti ho scritto, ma questi sono giorni senza senso in cui nemmeno io riesco a trovare un senso, e tra il leggere la tua risposta alla mia domanda e il metterla in pratica elaborando il famoso piano B in mezzo ci passa un'oceano fatto piu' di improbabilita' che di possibilita'.
P.S. il mio ultimo post e' una bufala inventata da qualche buontempone per ironizzare sul nostro malgoverno, e mi rasserenano le reazioni indignate che sta suscitando!
Baci!

NORD ha detto...

...veggie io avrei tanta voglia di chedere aiuto...vorrei tanto intraprendere un percorso di guarigione seriamente...ma poi mi faccio prendere dal panico e inizio a pensare che tanto sarebbe tutto inutile e che non potrei mai farcela ad uscirne,che e che quindi la cosa megliore da fare continuare su questa strada e convivere con tutto ciò.....forse è vero che Moreno sente che non sono più convinta di andare avanti,che in questi giorni non sono più la stessa...che mi sto arrendendo...oggi non sono nemmeno andata da lui xk non avevo proprio voglia di vederlo...non era MAI successo prima che non avessi voglia di vedere i suoi occhi pieni di speranza...sono stata a casa tutto il giorno...davvero io vorrei ma non credo di essere in grado di farcela...non credo di essere abbastanza fotre per uscirne...un bacio

Anonimo ha detto...

Hai ragione, la salute è la cosa più importante di tutte.
A che serve un corpo magro se poi stiamo male e non possiamo godere appieno la nostra vita?
Un abbraccio.
Pachucha.

Ilaria ha detto...

Il fatto è che una volta che il circolo comincia, per quanto si "stia meglio" le cose non saranno più come prima.
...Si può archiviare la cosa, e già riuscirci è difficile, ma non eliminarla del tutto.
E forse questo è più triste, del circolo vizioso stesso, perché finché ci sei dentro hai la speranza di poterne uscire, quando ne sei uscita, ti rendi conto che ci sarai sempre dentro...
abbraccio ma chère

(Mai più)Enigma ha detto...

Un grandissimo in bocca al lupo a questa ragazza!!
siamo tutte con te;)

.fighter. ha detto...

Ciao veggie..bellissimo questo post, e molto utile. E' vero il numero non c'entra niente.
Perchè alla fine si cerca sempre il numero inferiore.
Spero che questa ragazza possa risolvere il suo problema, glielo auguro con tutto il cuore..
ps:ho letto in un tuo commento (nel blog di vale84) che stai vicino firenze..ankio!!! mi piacerebbe un sacco conoscerti!=)

Pupottina ha detto...

buongiorno Veggie e buon inizio settimana ^_______^
i tuoi consigli sono sempre magici e danno forza... e questo lo si vede anche dai commenti che ricevi...
^____________________^

un abbraccio

La Ely ha detto...

Non mi sentivo in grado di dire alcunchè, più che altro perchè non combatto contro la bilancia da secoli e, anzi, in casa mia nemmeno c'è, per cui non mi pareva corretto intervenire.
Poi ho letto il commento di Ilaria, sul fatto che anche quando ne sei uscita in realtà ci sarai sempre dentro e ho pensato che invece di questo problema ne so fin troppo.
Autodisciplinarsi "al contrario", ossia a fregarsene anzichè a preoccuparsi ossessivamente per il peso non è già cosa facile, ma, con forza di volontà, semplicemente giorno dopo giorno, si può fare.
Un giorno di disperazione ho avuto questa conversazione con l'uomo che amavo più di me stessa e che era la causa della mia depressione:
- Lui: come stai?
- Io: è irrilevante
(e qui mi pareva di aver dato una risposta fantastica, ma lui ha ribattuto spiazzandomi)
- Lui: sì, ma è irrilevante per chi? Solo quando sarà irrilevante anche per te starai meglio.
All'inizio l'ho presa male, pensavo se ne fregasse, ma in realtà è stato uno dei migliori consigli che mi abbia mai dato.
Perchè proprio imparando a fregarmene, a focalizzare le mie energie sull'esterno anzichè su me stessa e le mie sfighe, ho imparato piano piano a non avere pensieri ossessivi che girassero sempre intorno al medesimo argomento.
Ed ho spezzato il circolo vizioso senza nemmeno accorgermene.
Per cui è vero: se ci penso bene quel dolore è parte di me, è ancora lì, in un limbo latente, ma è lì perchè gli permetto di esserci ed esiste perchè mi definisce, ma non fa parte del mio presente.
Non si esce da alcuni pensieri/problemi, è come essere drogati di dolore, ma si può vivere il presente e lasciare il dolore da parte, farlo diventare irrilevante anche per noi e scrollarselo di dosso riponendolo nel Passato.

PiccolaTy ha detto...

grz mille Veggie x essere passata da me e x aver lasciato ql commento!ti farò saxe!bacioni e grazie!!!

sorridente ha detto...

Concordo pienamente col tuo consiglio di buttare la bilancia. Non averla in casa significa non aver la possibilità di controllare ossessivamente il proprio peso e facilita l'imporsi di "sentirsi" in base al feedback che il nostro fisico ci offre: i segnali positivi di quando si inizia a star meglio.

Anonimo ha detto...

No, non è il peso il dannato problema. Non lo è mai stato.
Non è neanche la stupida bilancia. Non l’ho mai usata, neanche nei momenti di peggiore sottopeso, non era importante.
L’unica maledetta cosa che ha sempre fatto la differenza è la mia percezione di me stessa.
Che prescinde totalmente dal peso.
Siamo quello che crediamo di essere, non si scappa. Ed è questa la cazzo di fregatura.
Il peso, ecco cos’è irrilevante. La bilancia è irrilevante. Anche senza, ci si percepisce comunque. Ci si percepisce soprattutto.
Non c’è bisogno di una stupida bilancia per avere un numero.
Il giudizio su noi stesse l’abbiamo già dato a priori.
Il cazzutissimo numero che mi definisce non lo troverò mai su una bilancia, per quante dannate volte possa salirci sopra.
Zero.
Io sono irrilevante.

Jonny

Musidora ha detto...

Sta diventando sempre più difficile scegliere di intraprendere un percorso di ricovero quando tutte le strade sembrano portarti ad un casino maggiore di prima...
Tutti i medici mi dicono cose diverse, non so più neanche qual è il mio problema, da che parte cominciare a risolverlo, a chi ormai chiedere aiuto...
La buona volontà ce l'avevo in parte ce l'ho ancora, ma non so più che farmene...
Forse la volontà mi serve per avere più volontà di star meglio, di non sentirmi sempre così stanca, ma anche quella è una cosa che non so più da cosa dipende, se da me da i farmaci o da bò...

Leggo sempre con attenzione le risposte che dai a tutte le domande, anch'io da qualche parte probabilmente ce ne avrei più di una, anzi tutto quanto è una domanda per questo non si riesco ad esporla singolarmente perchè se c'è una domanda c'è una risposta come se c'è un problema la soluzione, ma se rimane qualcosa di vago e nebuloso non si riesce mai davvero ad intervenire; credo...

Vele Ivy ha detto...

Tutto quello che posso dire è: in bocca al lupo a questa ragazza per il suo ricovero... già il fatto che abbia deciso di affrontare questo passo è un grande traguardo. Un abbraccio forte :)

La Ely ha detto...

Come sempre mi colpisce Jonny.
Anzittutto un suggerimento: e se fossimo ciò che FACCIAMO e non ciò che pensiamo (di essere e/o di fare)?
Dici di essere irrilevante, ma è una precisa scelta, perchè nell'azione passa la nostra definizione.
Perchè cerchi di definirti in un'ideale astratto che manco tu sai qual'è??
Insomma, quando ti leggo mi pari sempre un po' diversa dai vari "cliché" e questo mi incuriosisce perchè mi pare che il tuo problema coi DCA sia semplicemente un mezzo x esprimere un dolore diverso..come se, fra tutte le esternazioni possibili avessi scelto questa, ma potesse essere qualsiasi altra.
Prova può esserne anche questo tuo disinteresse per una tipica, mi par di capire, ossessioneDCA: la bilancia.
Lo so: la butto troppo sul personale ora e per di più mi dirai che non so un cazzo di te ed è inutile che faccia la fine psicologa.
Ma non sto giudicando nè sputando sentenze: sto solo intavolando una discussione e vorrei far riflettere.
Non è tanto importante definirsi a priori, quanto lasciare che siano le nostre azioni ed i nostri comportamenti a definirci.
FARE ed agire. E chissenefrega se ti senti, o anche se fossi, irrilevante: ciò che conta è che lasci un segno, che cambi qualcosa, che intacchi la tua realtà e smetti di pensare a chi o cosa sei.
Pardonnez-moi per l'exploit, ma ci tenevo...

..Bea.. ha detto...

...leggo spesso il tuo blog, resto sempre colpita dai post e dalla determinazione che dimostri.
Nella realtà in cui viviamo, a mio parere, i kili fanno la differenza. Possiamo sforzarci di nn accorgerci, oppure fingere che nn sia vero...
ma poi quando usciamo di casa è con QUEL mondo che ci confrontiamo...

Wolfie ha detto...

(Veggie, uso il tuo blog come host! :-P)
PER LA ELY:

Lo so che il tuo ultimo commento è rivolto a Jonny e non a me, ma è da un po’ che leggo le tue parole, e mi toccano sempre. Così è stato anche questa volta. Non ti ho mai scritto prima direttamente perché, leggendo i tuoi commenti, mi sentivo sempre un po’ “stupida” al tuo confronto; tu scrivi sempre delle cose così profonde ed intelligenti, che mi danno così tanto, che io in paragone non sono proprio capace di scrivere niente.
Però stasera ho deciso di scrivere questo commento perché le tue parole mi hanno davvero colpita profondamente. Forse perché cercare di riporre la bulimia nel mio passato, scrollandomela di dosso, è esattamente quello che sto cercando di fare.
So cosa significa essere indifferenti a noi stesse, come se non facessimo parte del mondo che ci circonda, è la sensazione che provavo ogni volta che m’inginocchiavo davanti al water: sapevo che se avessi spinto le dita troppo a fondo quella avrebbe potuto essere l’ultima volta che lo facevo, eppure mi era indifferente, come se io fossi al di sopra di tutto, come se quelle cose non potessero succedere a me semplicemente perché ero incapace d’immaginare un mondo senza di me. Avrei davvero potuto morire, e in quel momento mi sarebbe stato assolutamente indifferente perché la priorità era svuotare le stomaco da ogni residuo dell’ultima abbuffata.
Dici che non bisogna pensare a chi o cosa siamo. Io penso che dopo un po’ venga inevitabile farlo, visto che comunque in tutti il DCA l’annullamento della propria personalità è una costante. Però, bisogna confinare il dolore, questo sì. E più che scoprire chi siamo, chiederci chi siamo, forse, è importante costruire la persona che vogliamo essere. Attraverso le nostra azioni, sicuramente, ma anche attraverso le nostre riflessione e la nostra capacità di guardare al passato e di rielaborarlo in chiave positiva. Sto facendo questo tipo di percorso con la mia psicoterapeuta, e lo trovo davvero molto utile: mettermi di fronte ai miei comportamenti passati, e analizzare dove ho “deviato” per poter mantenere la direttrice in futuro.
Io credo che per “spezzare il circolo vizioso”, la cosa più importante sia decentrare l’attenzione da tutto quello che è strettamente inerente il DCA, anche se non ho ancora imparato a farlo del tutto e correttamente. Tu hai scritto invece che sei riuscita a focalizzare le tue energie sull’esterno, e mi sembra di capire che sei riuscita a mettere una pietra definitiva sopra il tuo problema… se non sconfino troppo nel personale, posso chiederti come hai fatto?
In ogni caso, ti ringrazio anche se solo mi leggerai, e scusami se ti ho annoiato con queste mie parole.
PS-Aggiungo solo una piccola precisazione, anche se so che sono pignola ed ho già annoiato abbastanza: non è una cosa sporadica il non prestare attenzione alla bilancia pur avendo un DCA. Io, purtroppo, non sono stata “immune” dalla tortura della bilancia, ma ho parlato con diverse ragazze con DCA che dicevano che non erano mai state fissate con la bilancia. La stessa Veggie, per esempio (Non te la prendi se ti cito, Veggie, vero?!)

Anonimo ha detto...

A Ely:

Le stupide sentenze lasciamole sparare agli stronzi fottuti in camice bianco dei quali, in tutta franchezza, me ne sbatto altamente.
Tu gli fai una sega a tutti loro, credimi.
Scrivi che ho scelto l’anoressia come mezzo per esprimere qualcos’altro. Sicuramente. Come tutte, del resto. Non è mai il corpo. È tutto under the skin. Quello che rimane sotto la pelle.
Sì, ho scelto la cazzo di anoressia come mezzo. Anzi, il sintomo, il dannato sintomo. La restrizione alimentare. Come in passato (vedi “A voi la parola-8”) ho scelto tante altre cose, una peggiore dell’altra, un sacco di puttanate. E quindi, mi sono cazziata da sola. Se sono ciò che ho fatto, allora sono una merda decerebrata del cazzo. Il che, in effetti, non si discosta poi tanto dal vero. Non l’ho scazzata, no.
Non mi definisco, no. In passato fin troppi lobotomizzati hanno provato a farlo. Che cazzo, mi hanno solo appiccicato addosso schife di etichette per rassicurarsi. Troppo imbecilli per andare a vedere cosa ci fosse sotto, dietro la definizione clinica.
Non mi definisco, no. Non saprei come. Non ne vale più la pena, comunque.

Jonny

Lindylinda ha detto...

FORZA R. !!! IN BOCCA AL LUPO!!!

La Ely ha detto...

Veggie, qua si sta un po' sforando dal post, ma credo che comunque ti faccia piacere leggere le nostre "chiacchiere", per cui continuo e rispondo (dovrò spezzare il commento, mi spiace):
A Wolfie
nzittutto non sono affatto particolarmente intelligente, ma ho solo un paio di peculiarità: ho sofferto tanto e so scrivere abbastanza bene.
Del resto, sai, anche lo scrivere per molti anni ha fatto parte indirettamente dei miei problemi.
Vorrei fare una precisazione: il mio percorso è stato personale e non aiutato da specialisti semplicemente perchè non ho ritenuto necessario scomodare uno sconosciuto e perchè ho sempre creduto di avere in me le risorse necessarie. Non è stata una passeggiata, ma non ero "clinicamente" malata, solo molto depressa.
Se mi hai letto già avrai capito che il mio problema non sono i DCA, ma l'autolesionismo e una certa propensione agli istinti suicidi che ho avuto sin dalle elementari, ch'io ricordi.
Mi chiedi come ho fatto ad uscire dal mio circolo vizioso, ma attenta: non è la ricetta universale proprio perchè è stato il MIO percorso, frutto delle MIE scelte.
Anzittutto io non auspico l'essere indifferenti a noi stesse, anzi!
Ciò che ho fatto è stato, al contrario, lavorare moltissimo su me stessa cercando di migliorarmi senza pensare al mio dolore, senza ricadere in coazioni a ripetere che mi imprigionassero.
Ciò che voglio dire, ciò che il mio ex mi ha fatto capire, è che al mondo non gliene frega un benemerito di noi, della nostra sofferenza, del nostro ripiegarci su noi stesse e con la parola "indifferenza" io in realtà nascondo un altro termine: ACCETTAZIONE.
Accettare il dolore, non subirlo, ma metterlo da parte, è stata la mia salvezza.
E non è facile, lo so, ma quando capisci che quel dolore è irrilevante anche per te, perchè non ti porta a nulla, perchè lo stai passivamente subendo, quando riesci a "vederti dall'esterno", allora inizi a capire.
Io sono rimasta quasi completamente sola per una serie di mie scelte quanto meno opinabili. Ho perso quasi 10 chili, io che sono sempre stata piuttosto in carne. NOn mangiavo. La sera avevo 1h di mezzi per tornare a casa e la passavo a piangere, in mezzo alla folla sconosciuta.
Mi tagliavo. Dovevo dare forma e senso al mio dolore, farlo uscire perchè era straziante, ingestibile altrimenti.
Qui si parla di DCA, ma si parla in realtà sempre di questo: dolore, disagio e dipendenza (da un'ossessione o dal dolore stesso). E sono cose che capisco benissimo.

La Ely ha detto...

(segue per Wolfie)
Tu scrivi una cosa bellissima: "(...) è importante costruire la persona che vogliamo essere. Attraverso le nostra azioni, sicuramente, ma anche attraverso le nostre riflessione e la nostra capacità di guardare al passato e di rielaborarlo in chiave positiva."
GUARDARE AL PASSATO e RIELABORARLO. Cioè accettarlo, capire che ci ha definiti, ma che non siamo noi, che possiamo essere ALTRO.
Io non auspico l'annullamento della propria personalità, so che è importante chi siamo...ma "chi siamo" potrebbe passare proprio da "cosa facciamo".
IO mi sono buttata in una marea di attività: volontariato,corsi di grafologia, conversazione inglese, filosofia delle religioni, teatro...
Ho smesso di pensare troppo, ho rivolto enerigie e pensieri fuori, al Mondo ed alla me stessa che gli altri potevano vedere ed apprezzare. E siccome del codice estetico esteriore non ci ho mai capito molto, ho voluto diventare altro all'interno di me stessa perchè ciò che vedessero gli altri fosse una persona interessante e qualcuno su cui contare magari.
E' così che è iniziata la mia guarigione, con un cambio di priorità, non più guarire, ma cambiare proprio rotta, sviarmi dalla me stessa sofferente, pormi un nuovo obiettivo che non fosse stare bene o essere felice, ma essere "migliore", arricchirmi, fare qualcosa per gli altri.
E lo hai capito anche tu, se scrivi "(...) Io credo che per “spezzare il circolo vizioso”, la cosa più importante sia decentrare l’attenzione da tutto quello che è strettamente inerente il DCA, anche se non ho ancora imparato a farlo del tutto e correttamente." E' la stessa cosa che intendo io.
Poi occhio: ripeto, io avevo un problema differente per cui ben lungi da me sputar sentenze in merito ai DCA. Io parlo solo in merito alla sofferenza e posso dare suggerimenti alternativi che col MIO dolore hanno funzionato e, chissà, potrebbero tornar utili anche ad altri.

La Ely ha detto...

A Jonny:

"Se sono ciò che ho fatto, allora sono una merda decerebrata del cazzo. Il che, in effetti, non si discosta poi tanto dal vero."
La prima volta che mi hanno detto che siamo ciò che facciamo è lo stesso identico pensiero che ho avuto io.
"Merda! - ho pensato - ma allora non solo sono un essere inutile, sono pure dannoso!" ed un'altra serie di pensieri meno carini.
Però tutti cerchiamo di definirci. Tu stessa ti definisci attraverso il tuo dolore, ne sei permeata e quasi ti protegge. E lo leggo anche fra le righe, sempre.
Odi le etichette: anche io. Ho imparato da tempo che il mondo non è in B/N.
Però ci è sempre data una scelta e quando scegliamo E' sempre bianco o nero, non si scappa..ed è lì che ci definiamo, che decidiamo cosa siamo. Ed è lì che decidiamo se subire passivamente o cambiare rotta.
So bene quanto sia facile lavorare in negativo, quanto sia semplice, una volta messo il piede in fallo, continuare la discesa. Eppure in qualsiasi momento si può cambiare. E, credimi, lo dico senza buonismi.
Lo dico perchè l'ho fatto, perchè nessuno poi mi ha stretto la mano o mi ha detto brava. Nessuno degli amici scappati a gambe levate è tornato. Ma l'ho fatto, cavolo! E qnche questo mi definisce.

Veggie ha detto...

@ Aisling – No, il peso non fa la differenza… tant’è che io mi faccio sempre pesare dalla dietista volgendo la schiena all’asticella della bilancia… Tanto non è il peso, non è il numero il vero problema, ma ciò che esso simboleggia e rappresenta… Serve sempre tanto tempo per discernere cibo ed emozioni… Non a caso con un DCA si usa il corpo per esprimere quello che non si riesce a dire a parole… Ma, a poco a poco, come ho scritto in uno dei miei vecchi post, è possibile trovare il modo d’imparare ad usare la voce… e, con quella, tirare fuori tutta la sofferenza che abbiamo dentro per non inchiodarla più sul nostro corpo… Sì, è l’equilibrio che è tanto importante quanto difficile da trovare… Come te, anch’io sto lavorando per cercare il mio… so che non sarà facile, non esiste la bacchetta magica, ci vorrà tanto tempo e tanta pazienza… d’altronde, l’unica cosa che si può fare è darci da fare, stringere i denti e continuare a cercare… Se si molla, sicuramente non si arriva da nessuna parte… quindi, tanto vale provare a tener duro, no?!...
In quanto a quella prof… Ma sei proprio sicura-sicura-sicura che si fosse dimenticata? Non potrebbe essere che magari le è capitato un impegno all’ultimo minuto? Oppure un imprevisto? E dato che, come tu stessa hai scritto, non aveva il tuo numero di cellulare, non ha potuto avvertirti… Capita, sai, e più spesso di quel che si pensa… Comunque, dato che è una prof della tua scuola, io ti consiglio di parlarne con lei quando hai modo di vederla… Chiedile perché non è venuta, magari buttandola sullo scherzoso, e vedi cosa ti risponde… Non sei invisibile… saresti stata invisibile se quella prof non fosse riuscita a toccarti… ed invece l’ha fatto, e ti ha lasciato un’impronta forte… e tu l’hai lasciata a lei, perché è sempre così, un rapporto si costruisce sempre in due… Forse avresti voluto essere invisibile, sarebbe stato tutto molto più facile, ma non lo sei… nessuna di noi lo è… Questo può far paura ma, se ci pensi, dà anche tanta forza… dà la possibilità di mettersi in gioco e di costruire qualcosa di bello ed estremamente positivo con le persone che ci stanno intorno…
Un abbraccio forte forte…

@ Alice and my world – E anche tu e Alice siete sempre le benvenute, qui, lo sapete, vero?!... Grazie a voi per i commenti… Continuamo sempre a camminare insieme…

@ Evaluna – Innanzitutto, non ti preoccupare per lo sfasamento… Momenti-NO capitano a tutte, è perfettamente normale… siamo umane, d’altronde… L’importante è cercare di non perdere la rotta… Come ho scritto anche sul post, penso anch’io che il peso non sia il vero problema… è solo un palliativo… Non conta il numero, ma la percezione soggettiva che noi abbiamo del nostro corpo… Ti fa “rabbia”, dici, l’idea di un peso-forma, ma tu a cosa associ questa parola? Prova a pensarci… Forse, io credo, l’idea che se hai un peso “normale” la gente non si accorgerà più di te e di quanto stai male… Ma ti ricordo che il tuo dolore puoi esprimerlo attraverso le parole… non hai bisogno del corpo… L’equilibrio lo si può trovare… ci vuole tanto tempo, tanta pazienza, e tanta voglia di rialzarsi dopo mille inevitabili scivoloni… l’autostima non è una dote innata, è un qualcosa che si costruisce a poco a poco cercando di valorizzare quello che sappiamo fare ed i nostri lati positivi, e minimizzando i difetti… Hai detto che tra il leggere e l’attuare il “piano B” c’è un oceano in mezzo… è vero… ma vale comunque la pena di fare un tentativo, no?!... non hai nulla da perdere, in fin dei conti, e tutto da guadagnare… Hai usato la parola “improbabilità”… mi piace! Non hai detto “impossibilità”, il che è giustissimo! L’improbabile può diventare assolutamente probabile… e in mezzo non c’è l’oceano… in mezzo ci sei solo tu. Un abbraccio grande…

Veggie ha detto...

@ SRIJPB – E’ proprio qui che ti freghi… pensando che non servirebbe a niente… perché se c’è una cosa che non serve a niente, quella è solo l’anoressia… Io credo invece che tu devi fare un tentativo… se hai voglia di chiedere aiuto, questa è una voglia giusta, è una voglia sana, fallo senza esitare… lo devi a Moreno e a te stessa… Perché tu devi tornare a fare quello che ti rende veramente felice, a correre e a gareggiare col tuo cavallo… Perché è questa la vera vita… non il simulacro di vita che ti fa vivere l’anoressia… Se non ci provi, non potrai mai sapere se sei forte abbastanza per farlo, no?!... Datti una possibilità, non darti per vinta in partenza senza neanche tentare per paura di fallire… Certo, se tenti c’è pure la possibilità che tu fallisca. Ci sta. Ma ce anche la possibilità che tu ce la faccia. Se anche fosse una sola possibilità su un milione… è pur sempre UNA POSSIBILITA’, no?!...

@ Pachucha – E’ esattamente quello che io mi ripeto ogni giorno…

@ Ilaria – Hai perfettamente ragione, è una cosa che abbiamo vissuto e non potremo mai cancellarla del tutto… Ma penso che ci sia una bella differenza tra il vivere una vita-non vita completamente in balia dell’anoressia, con l’unico spazio nella testa riservato all’ossessione, e il riuscire invece ad essere noi a controllare l’anoressia, combattendo giorno dopo giorno per impedirle di avere la meglio su di noi… Io questo non lo vedo affatto triste… vedrei triste il continuare a passare tutto il resto della vita flashate su quello che dobbiamo mangiare, o su quanta attività finisca dobbiamo fare, o su quali vestiti possiamo indossare, o su come fare a nasconderci e a raccontare bugie… ma una vita passata a combattere contro l’anoressia e a ridare valore ed importanza a tutte le piccole cose che, nel loro complesso, rendono la vita una cosa grande… bè, io questo non riesco proprio a vederlo triste… Un abbraccio forte anche a te, tesoro…

@ Enigma – Mi unisco…!!

@ Fighter – Il numero è solo un’oggettivizzazione del controllo… che poi è l’unica cosa che conta veramente… non conta quello che esprime, ma come ci fa sentire… ed è a questo che dobbiamo ribellarci: alla schiavitù del controllo, che ci pare di esercitare, ma che invece l’anoressia esercita su di noi in misura spietata…
P.S.= Sì, io sono della Toscana… Se mi mandi un’e-mail (veggie.any@alice.it) magari possiamo vederci… Anche a me farebbe molto piacere…

@ Pupottina – Mi fa davvero tanto piacere leggere che i miei post ti danno forza… Non arrenderti mai…

@ La Ely – Figurati se mi dà fastidio, anzi!... Il mio blog è qui proprio per poterci aprire e per poter discutere al di là dello stretto argomento del post del giorno… Quindi, tranqui e scrivi sempre tutto quello che ti passa per la testa!!... Vedo che i tuoi commenti hanno suscitato un bel po’ di risposte… che, in prte, riassumono anche quello che è il mio pensiero… Ti dico solo grazie… Le tue parole sono sempre preziose e fonte di grande riflessione per me… E voglio aggiungere, concordando con quanto scrivi nel tuo secondo commento, una frase che ho letto qualche tempo fa e che mi ha colpito molto: “Il tipo di persona che sei è ininfluente: è quello che fai durante la vita che stabilisce chi sei davvero”…

@ Piccola Ty – Grazie a te, tesorino… Mi raccomando, metticela sempre tutta!...

@ sorridente – La bilancia è un condizionamento esterno e, nel caso del DCA, un condizionamento negativo… è il nostro corpo che dobbiamo imparare ad ascoltare…

Veggie ha detto...

@ Jonny – L’hai detto da sola, sai?! Simo quello che crediamo di essere. Finché ti credi uno zero, sarai sempre uno zero. E mi viene da sorridere se penso alla frase che mi è balenata in mente… Datti peso. Perché nessun numero più definirti… e tu sei tutt’altro che niente…

@ Musidora – Lo sai cosa ho imparato, in questi anni di anoressia? Che quando si è vicini ad una risposta si è più confuse di quando se ne è lontane… soprattutto se la risposta è un qualcosa di veramente importante. O credo, perciò, che la confusione che in questo momento senti di provare sia normale… e che non sia negativa, anzi, tutt’altro… Più che confusione, forse, è solo timore di quel che potrebbe succedere se tu lasciassi il freno a mano che ancora tieni un po’ tirato e lasciassi andare il DCA… Perché è un qualcosa che fa paura, lo so perfettamente, è stato così anche per me… lo è tuttora, in un certo senso. A chi chiedere aiuto? A te stessa. Perché sei l’unica che può veramente fare qualcosa. Potresti anche metterti nelle mani del medico più bravo del mondo, ma se non sei tu che vuoi farcela, lui non potrà comunque fare niente per te, se non costituire un palliativo… La volontà tienitela stretta… poca o tanta che sia, tienitela stretta… perché è veramente la cos più preziosa che puoi avere… te lo assicuro per esperienza personale!... E in quanto alle domande… forse più che a me, è a te stessa che vorresti farle… ma non aver fretta di trovare le risposte… quando sarà il momento, vedrai che arriveranno da sole… sono già davanti a te, ance se magari in questo momento non riesci a vederle…

@ Vele/Ivy – Quoto! ^__-

@ Bea – Innanzitutto, mi fa davvero tanto piacere se mi leggi, sappilo… perché se mi leggi, vuol dire che, in un modo o nell’altro, le mie parole ti smuovono qualcosa… e questa è la cosa più bella, secondo me… Comunque, a parte questo… Mi dispiace tantissimo leggere che nella tua realtà i chili fanno la differenza… Perché se pensi che nel tuo microcosmo di vita quotidiana i chili fanno la differenza, vuol dire che le persone con cui hai avuto a che fare ti hanno portata a pensare questa cosa… Devi aver incontrato delle persone molto superficiali nel tuo percorso di vita, e di questo mi dispiace… Io, in questo, probabilmente sono stata più fortunata di te, perché le persone che mi hanno voluto bene non hanno mai dato importanza alla mia esteriorità… Perciò, non posso far altro che augurarti delle amicizie sincere che sappiano apprezzarti e volerti bene per la persona che sei e non per quello che mostri all’esterno… e augurarti che la gente che ti ha indotta a pensare che il peso fa la differenza possa starti più alla larga possibile… Ti abbraccio forte forte…

@ Wolfie – Ma figurati se me la prendo! Anche perché è vero, quindi… Sì, io in effetti non sono mai stata fissata con la bilancia… Ma penso che il vero problema del DCA vada ben oltre il mero peso… quello non è che un riflesso, una conseguenza… Come del resto tu stessa hai scritto, tutto finisce per diventare irrilevante, se non l’ossessione stessa… Ed è proprio a questa che bisogna reagire: spezzare i nostri schemi, e costruirne di completamente nuovi… Ti abbraccio, carissima…

@ Balua – Anche da parte mia!!!

Al ha detto...

Grazie mille per l'appoggio che mi hai dato fin'ora..
Spero che quello che sto per dirti ti renda più o meno felice.
HO DECISO DI LOTTARE CONTRO IL MOSTRO. Stanca di passare le giornate a mangiare e a rimettere il tutto inclusa la mia anima.
Colmerò questo vuoto interiore tortuoso, ma non con il cibo.

Wolfie ha detto...

PER LA ELY:

Hey, grazie mille per la risposta e per tutto il tempo che mi hai dedicato, non lo merito…! Però grazie, perché mi ha fatto piacerissimo leggere le tue parole, e mi sono state davvero molto d’aiuto. Diciamo che mi hanno dato un buono spunto. Dici che la tua esperienza non è generalizzabile e, in un certo senso, è pure vero, perché ognuna di noi è una persona “unica” e quello che va bene per una non è detto che vada bene anche per l’altra, però io sono dell’idea che tutti i suggerimenti che mi vengono dall’esterno, in un modo o nell’altro, mi sono utili: perché posso provare a riadattarli su me stessa e “costruirmeli addosso” in maniera positiva e propositiva.
A differenza di te, io faccio psicoterapia 2 volte la settimana, forse questa cosa ti farà ridere, visto che tu sei riuscita a cavartela da sola (ed hai tutta la mia ammirazione per questo, sei bravissima!), e comunque la faccio perché sento che mi è utile, e penso che rielaborerò sicuramente i consigli che ho tratto dalle tue parole con l’alito della mia psicoterapeuta.
Mi è piaciuta molto l’idea dell’accettazione, l’ho trovata un importante punto di riflessione, perché è vero: c’è una parte di me e del mio passato che tuttora faccio fatica ad accettare, la parte “bulimica” di me, quella che si abbuffava e poi andava a vomitare, quella che tuttora talvolta mi tenta, e che però è associata a sensazione di grande vergogna e umiliazione. Per cui ti dico che forse hai ragione: non sarò mai capace di lasciar andare completamente il mio passato fino a che non accetterò che se sono qui ora, e così, è anche per quello che sono stata, per le cose positive ma anche e soprattutto per quelle negative. Solo che, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e accettare ciò che non è bello non è mai facile o, per lo meno, non lo è per me.
Poi sono d’accordo con te per quanto riguarda il dedicarsi ad altre cose che non siano i soliti pensieri tipici del DCA, e sappi che ammiro molto la tua energia per quello che sei riuscita e riesci a fare. In questo, posso dire che mi aiuta molto il mio ragazzo e due mie carissime amiche, ma forse hai ragione, dovrei trovare anche qualche cosa che mi permetta di esprimere me stessa e, nel contampo, di poter “dare” qualcosa agli altri.
Ci penserò su, te lo assicuro.
E grazie mille per la tua risposta!!!
Un bacio!!!

Veggie ha detto...

@ Al – Accipicchia se mi rende felice… You’ve made my day! Grazie mille… E non sono solo io che ringrazio… c’è anche qualcun altro, lo senti? Sì, sei tu… sei tu che strai ringraziando te stessa per esserti data la possibilità di tornare a vivere… Quanto hai bisogno, sappi che io sono sempre qui per te… Ti abbraccio forte…

Alice and my world ha detto...

Grazie di passare da noi, davvero.
Il tuo blog è molto interessante e intelligente.
Tendi la mano...
Ciau a presto.

 
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