Come gli alchimisti trasformavano il ferro in oro… voi potete trasformare l’oscurità in luce. Siete tutte benvenute.

venerdì 26 febbraio 2010

Gridare

Usiamo le nostre parole per esprimere quello che abbiamo dentro. Non lasciamo più che sia il nostro corpo a parlare per noi.

Quando siamo in balia dell’anoressia, troppo spesso dimentichiamo di utilizzare la nostra voce ed usiamo invece il nostro corpo per esprimere quello che proviamo.
Ho paura. Mi sento sola. Non sto bene con me stessa. Mi sono fatta del male. Sono triste. Mi sento vuota. Mi sento lacerata. Mi sento una nullità.

Di fronte ad emozione che sono così intime e profonde, esternarle utilizzando la voce sembra essere praticamente impossibile. E allora ci limitiamo a rifletterle sul nostro corpo, lasciando che sia questo a parlare per noi, ad esprimere tutta la nostra voce inespressa.

La paura di ferire gli altri ci porta allora a farci del male, provocandoci ferite che lasciano il segno molto a lungo. Il nostro corpo diventa così il nostro capro espiatorio, un collage di dolore, paura, inadeguatezza, problemi, insicurezza, mancanza di autostima.

Adesso, perciò, dobbiamo cominciare a gridare. E farlo utilizzando la nostra VOCE, e non più il nostro CORPO. Dobbiamo gridare la nostra rabbia, la nostra insoddisfazione e il nostro dolore fino a che non avremo più voce. E allora ci accorgeremo che saremo riuscire comunque a farci sentire… e in un modo che non è più dannoso né lesivo per noi stesse.

Usiamo le nostre PAROLE, non il nostro CORPO. Le parole sono molto più potenti.

29 commenti:

CONTRA ha detto...

Gran bel post!

Anonimo ha detto...

Quando si e' portatrici di un vissuto interiore doloroso e dilaniante, permettiamo alla solitudine di incalzare sempre di piu', insinuandosi e divenendo isolamento fisico e, soprattutto, interiore.
L'impossibilita' e incapacita' di comunicare con chi ci sta intorno diviene disperazione che acceca e confonde.
Ci abbandoniamo alla chiusura interiore e ci lasciamo morire lentamente.
Il coraggio sta proprio, come dici tu, nel provare ad urlare il nostro dolore, a farlo emergere e a non sotterrarlo, a intraprendere un cammino verso la consapevolezza che l'angoscia puo' trasformarsi anche in altro e non solo in male fisico.
Gridare, liberarsi, e scoprire che la' fuori c'è un mondo che con la sua luce puo' far sparire i nostri fantasmi interiori...

sorridente ha detto...

E' vero, le parole sono la prima e più efficace forma di comunicazione. Però a volte si ha la sensazione di non riuscire a farsi ascoltare, che gli altri siano anni luce lontani da noi, che non ci capiscano, che non ci "vedano". E allora parlare sembra inutile, e le nostre richieste di aiuto diventano mute, si trasformano in evidenza, nella perdita di peso e nei comportamenti alimentari sbagliati. Tirar fuori la voce a volte è così difficile...ma non per questo dobbiamo arrenderci, a furia di gridare con tutta l'aria capace di entrare nei polmoni prima o poi qualcuno ci sentirà e riuscirà a capirci!

Alice and my world ha detto...

Davvero...abbiamo un sacco di manie, abitudini, rituali, fobie vere e proprie, siamo esseri semplici e complessi, anche abbastanza distrutti per certi versi.
Massima stima per il tuo splendido post...
AHHHHHHHHHHHHHHHH volevamo gridare un po'...
Un abbraccio forte forte iO e Alice, buon fine settimana!

FrammentoDiCristallo ha detto...

sì, è difficile capire i perchèè della vita..
e io ora non ce la faccio.. proprio più..
grazie per gli auguri, non preoccuparti per il ritardo..
ciao e grazie di tutto

Lusia ha detto...

Sai di recente, come è capitato tante volte nei momenti di pianto e pentimento, ho cercato ancora informazioni sull'autolesionismo, ed ho letto che chi soffre di autolesionismo soffre principalmente per l'incapacità di gestire un dolore interiore troppo grande. Per questa ragione lo sfoga, lo trasmette, lo esprime, come hai ben detto, attraverso il corpo. Concretizzandolo, il dolore diventa più specifico, dunque più gestibile e, anche se in un modo feroce, più semplice, perchè col corpo possiamo fuggire, possiamo punirci, possiamo vendicarci, possiamo distrarci, ritrovarci in un modo malsano. nella mente questi trucchetti non funzionano. di fronte alla vastità dell'abisso, anzicchè tuffarsi nelle tenebre, è molto più facile scavare e colpirci per fingere che il problema sia solo la botta o la ferita superficiale. Sono illusioni che danno appagamento, assuefazione, e infine dipendenza. Per quel che mi riguarda, la pesantezza schiacciante della difficoltà della vita che affronto da sempre e con sempre maggiori ostacoli mi ha portata sin da subito ad amare le parole. amo scrivere, amo leggere. Amo ragionare. e voglio capire. E anche se sono superiore al male ,perchè lo affrontando senza fuggire, allo stesso tempo mi sento soffocata ed uccisa sotto il suo peso, un peso che zittisce, che imbavaglia, e ti fa dire solo quello che vuole lui, anche a te stessa, fino ad ipnotizzarti, a farti credere che ci sia solo lui accanto a te, una solitudine feroce ed irrimediabile..ma di recente ho visto una scintilla luminosa che mi ha indicato una breccia nella cortina di fumo. Attraverso parole, fatte di voglia di vivere attivamente, che ripeterò a me stessa e all'universo per non dimenticare ancora, soffierò via il fumo, e tornerò a respirare come possono farlo tutti, perchè siamo fatti per respirare...
Non molliamo, dietro il buio ci aspetta il sole...
Un abbraccio Veggie!

vale84 ha detto...

Bisogna imparare a gridare e non è semplicissimo, bisogna lavorarci su...
Ti rispondo qui anche se lo farò anche sul mio blog...all'inizio del post ho scritto il titolo del libro da cui ho preso quel brano...a me sta piacendo tanto!!!
Ti abbraccio...

CONTRA ha detto...

http://contrast0.blogspot.com/2010/02/urgentissimo.html

URGENTISSIMO!

Fammi sapere se vieni il 7marzo a Bologna!

Willow ha detto...

Mi sento esattamente così, Veggie...Hai espresso ogni mio stato d'animo... Si sta avvicinando la primavera, fa più caldo, e io non sono pronta, non sono pronta per la primavera..Non così..e pensare che era la mia stagione preferita, ora tremo all'idea che arrivi, la vita sta andando avanti ma io non riesco a stargli dietro, troppo veloce...
L'altra sera mio padre si è arrabbiato perchè stavo ascoltando musica, di solito la ascolto al pomeriggio che sono sola ma non avevo avuto tempo così l'ho messa a basso volume, a lui non piace la musica e si è subito messo a urlare di spegnerla perchè erano ben le 9 e mezzo di sera, che dovevo riordinare, niente altro,ha chiuso la porta della stanza ed è andato a dormire,( erano 2 notti che andavo avanti e indietro tra cucina e bagno ma non si è accorto di nulla così come mia mamma. Nulla, ormai non mi chiedono più neanche come va la scuola, mi ignorano,arrivano alla sera, salutano e al sabato sera mi chiedono se esco,tranne un "sistema quel caos" quando lascio qualche libro sulla scrivania) io ho sentito la rabbia,non so perchè, non sento nulla per cose ben più grosse che una cavolata del genere ma mi sono salite le lacrime agli occhi ma come al solito non sono scese, ho preso un quaderno e ci ho disegnato ciò che volevo farmi. E' servito a non farmelo, mi sono un pò sfogata!^^Ho aspettato di essere più calma e ho scritto qualche riga, parole sconnesse ma era tanto che non scrivevo..
Grazie di esserci sempre, Veggie, grazie per tutto, sei molto importante, un abbraccio grande grande!^^

Anonimo ha detto...
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Vele Ivy ha detto...

E difficile trovare le parole giuste... però la comunicazione è lo strumento più importante in possesso dell'uomo e saper comunicare apre tantissime porte!

Wolfie ha detto...

Usare le parole è molto difficile, specie in alcune occasioni: adesso per me è relativamente facile parlarne con la piscoterapeuta, con i miei genitori, con la mia migliore amica o con il mio ragazzo, ma per il resto regna ancora l'imbarazzo. Di certe cose non potrei mai parlarne con altri, perchè so che non capirebbero.
Di certo il corpo è una via di comunicazione più immediata: le parole possono far nascere fraintendimenti, il corpo no, è sotto gli occhi di tutti! Ma per usare le parole devo essere io la prima a capire quello che voglio dire, quello che sto provando, cioè, e ancora non è così facile districarsi tra i sentimenti...

ìncubo ha detto...

Sì, il viaggio come concetto è qualcosa che arricchisce le persone, sia esso gita scolastica o vacanza con gli amici, non importa.

Vienna è stata semplicemente splendida, neanche tanto fredda. Ma ora che ci penso sono stata troppo zitta..

La Ely ha detto...

Questo è un punto dolente.
Per me la parola è sempre stata catartica.
Il punto è che ci sono sensazioni che difficilmente possono essere costretti entro l'astrattismo di una parola.
Ci sono dolori che non è proprio possibile gestire se non rendendoli tangibili, esternandoli nella carne.
Questo credo lo ha vissuto chiunque legga il tuo blog.
Ciò che scrivi è un passaggio fondamentale, riuscire a cambaire rotta e nel momento che stiamo per esplodere GRIDARE anzichè collassare nell'autodistruzione.
Non è per nulla facile nè scontato.
Ma che la si può fare.
Credo fermamente (e ne sono un esempio vivente) che sia possibile porre una barriera salvavita fra il nostro dolroe ed il nostro corpo.
E' un lavoraccio, è tremendamente difficile perchè l'esternazione fisica è relativamente immediata e, ci pare, più efficacie. Il problema è che non è una soluzione, non è di aiuto, ma solamente di momentaneo, fittizio, sollievo. Che svanisce subito in un meccanismo perverso.
E allora bisogna capire se si vuole guarire, se ci si vuole rialzare, o solo tentare di gestire quel grumo scuro che si agita dentro di noi, che ci stritola, che ci toglie il respiro e le forze, che lasciamo ci domini.
A volte ci volgiono anni, a volte è un secondo, uan consapevolezza cristallina che ti stravolge la vita.
E' difficile, lo è maledettamente, ma è POSSIBILE. Anzi, una volta cambiato stato mentale, una volta invertito il meccanismo inceppato, diventa sempre più facile.
E tutti hanno questa forza, il problema è riuscire a vedere oltre il dolore, riuscire a sentire di VOLERE GUARIRE, di voler intraprendere quella strada e non un loop di dolore senza soluzione di continuità.
E' un tasto dolente, ma la parola, l'inversione di marcia, è possibile, in qualunque momento (è quasta la cosa forse più straordinaria).
Impariamo un nuovo linguaggio, diamo fiato a ciò che abbiamo dentro, analizziamolo magari, e ripartiamo da lì.

Ilaria ha detto...

Volevo diventare fragile, perché tutti mi trattassero con cura, e invece sono diventata debole.

Volevo essere considerata, e invece sono una preoccupazione.

Volevo essere leggera per tutti, e invece sono di peso (oltre che essere un peso).

Volevo scomparire, e invece ora che sono così sono più visibile che mai.

Non posso gridare.
Devo almeno riuscire a rimanere in silenzio.

♥ ciao!

Veggie ha detto...

@ CONTRA – Grazie mille, darling…
P.S.= Il 7 Marzo purtroppo lavoro…

@ Donatella – Chiudersi in noi stesse è la soluzione più semplice… si lascia che sia il nostro corpo a marchiarsi a fuoco del nostro dolore, segno eclatante di sofferenza… Così, ci fa pensare distortamente l’anoressia, tutti capiranno quanto stiamo male… e allora si accorgeranno del nostro dolore e si prenderanno cura di noi… Purtroppo le cose non stanno proprio così… Siamo noi le prime a doverci prendere cura di noi stesse… E utilizzare la nostra voce anziché il nostro corpo per dire le cose, è il primo modo per farlo…

@ sorridente – Sono d’accordo, usare la voce è estremamente difficile… il corpo è un’ “arma” molto più immediata… Ma la distruzione fisica non vale quello che (non) riusciamo ad esprimere… Per questo è importante cercare sempre di usare le parole… provare ad imparare…

@ Alice and my world – Tu ed Alice, gridate quanto volete… qui ne avete tutto lo spazio… Spero che quell’urlo liberatorio vi sia stato d’aiuto…

@ FrammentoDiCristallo – Allora, se senti che in questo momento non ce la fai da sola, chiedi aiuto… Fatti aiutare… Lo so che ci vuole tanto coraggio per farlo… Ma è proprio nel momenti come questo che se ne ha più bisogno… Non arrenderti…

@ Lusia – Anche per me l’autolesionismo è sempre stato una forma di autopunizione… Un qualcosa che ti fa male, sì, ma che, allo stesso tempo, ti conferisce una certa immunità… Ed è un’immunità tangibile… In tal senso, esso è molto simile all’anoressia… Ecco perché sono cose che è molto difficile lasciar andare… Ecco perché è così difficile lasciare che il nostro corpo respiri in pace… Sicuramente, come tu stessa dici, in entrambi i casi si tratta di palliativi… qualcosa che viene erroneamente visto come un male minore in confronto ad un male maggiore… che non risolve in problemi, in effetti, ma diventa Il Problema. Perché il dolore, se gli lasciamo spazio, finisce sempre per diventare totalizzante… Perciò Lusia, concentrati sul tuo spiraglio di luce. Quale che sia, focalizzati su quello… perché è davvero l’unica cosa che ti può guidare, che ti può indicare una strada, far uscire dalle tenebre… Perché tu meriti davvero di tornare a vivere a pieno…

@ Valentina84 – No, purtroppo non è facile… e magari lo fosse… Sarebbe tanto più semplice uscire dall’anoressia, così… Invece, è tutto lavoro di gomito… perciò, continuiamo a lavorarci su e a fare del nostro meglio…

@ Aisling – Sai, io credo che quella cosa così “piccola” ma che ti ha fatta arrabbiare molto più di quelle che definisci cose “grosse”, sia in realtà stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso… Non eri veramente arrabbiata per quella roba della musica, ma per tutto quello che di ben più serio ed importante ci sta dietro… Solo che quello è più difficile concretizzarlo e sfogarlo… E allora te la rifai sulla cosa piccola e concreta che è più facile vedere e a cui è più facile tenere testa… Ma quella non è altro che il pretesto, il palliativo che nasconde i veri e più importanti problemi… Ma se questi problemi effettivamente ci sono, non fare finta di niente, ti prego… Non accumulare tutto dentro di te per poi sfogarlo in maniera sbagliata e dolorosa… Buttalo fuori con la tua voce, appunto… Se il modo in cui adesso i tuoi genitori si comportano con te non ti va giù, ti fa stare male, diglielo… Sono convinta che se tu sei la prima a parlare, loro ti staranno ad ascoltare e ti risponderanno, perché tu sei la cosa più bella e importante che hanno…
La primavera è pure la mia stagione preferita… E se c’è una cosa che ho imparato da questa stagione, è che arriva e basta… indipendentemente da come stiamo noi a prenderla… Arriva all’improvviso, in un giorno qualsiasi della nostra vita… ed è il giorno in cui decidiamo di scrollarci di dosso le nostre paure per ricominciare a vivere…

Veggie ha detto...

@ Anonimo - No more spam messages, please!!...

@ Vele/Ivy – Ovvio che trovare la parole sia difficile… se fosse facile non avremmo avuto bisogno d’usare il nostro corpo… Ma possiamo sempre imparare, a poco a poco…

@ Wolfie – Non è mai facile districarsi con i sentimenti… Ma, a poco a poco, possiamo provare a colloquiare con noi stesse, e a capire cosa vogliamo veramente, quali sono i nostri veri bisogni… senza aver paura di concederci ciò di cui abbiamo bisogno…

@ Revy – Sono felice che tu sia riuscita ad apprezzare il viaggio… Non pensare agli errori commessi, ma alle cose positive che hai avuto modo di vivere… E pensa che tutta la vita è un viaggio: quello che conta non è la meta, ma il continuare a camminare…

@ La Ely – No che non è facile gridare, non lo è per niente… Se lo fosse, non ci sarebbe bisogno dell’anoressia e di tutte le altre forme di autolesionismo… Il punto, tuttavia, secondo me, è che gridare è di fatto possibile. E tutte si può fare un tentativo… Io sono rimasta veramente stupita da quello che sono riuscita ad ottenere semplicemente chiedendolo… e credo questo possa valere un po’ per tutte… Sicuramente è un percorso difficile, un percorso che richiede molto più coraggio del più semplice lasciar permeare attraverso il corpo… ma credo sia un lavoro che vale la pena di fare…

@ Ilaria – E se rimani in silenzio, cosa mai speri di ottenere? (Domanda volutamente provocatoria, non me ne volere tesoro!…)

Veggie ha detto...
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