venerdì 19 settembre 2008
Una taglia in meno non è un premio
Shopping: lo ami e lo detesti. Può essere meraviglioso o ansiogeno, divertente o triste, bello o disastroso.
Molte di queste emozioni contraddittorie provengono dal dualismo tra il voler trovare l’abito perfetto e il provare paia su paia di jeans, nessuno dei quali in grado di vestire come si vorrebbe.
Spesso, sembra proprio che siano i negozi a dirci che il nostro corpo, in un modo o nell’altro, non è “giusto”. Siamo troppo magre, troppo grasse, abbiamo i fianchi troppo larghi, il sedere troppo cascante, le cosce troppo tornite, e così via… Così finiamo inevitabilmente per cercare di rendere i nostri corpi a misura di vestiti, anziché i vestiti a misura dei nostri corpi. Inutile dirlo, è estremamente frustrante. Fa diventare lo shopping un qualcosa di veramente odioso. E fa nascere pensieri negativi sul proprio corpo. Reitera una volta di più che i nostri corpi non sono come dovrebbero essere.
Poi, ci sono i numeri. Tanti numeri, come i numeri che stanno scritti sulla bilancia, i numeri che dettano l’umore: le taglie dei vestiti.
Innanzitutto, pare che le taglie siano variabili di negozio in negozio, non è vero?! Entrate in un negozio e vestite una 42, poi andate in un altro e scoprite che la 42 è troppo piccola. Così dovete necessariamente provare una taglia superiore, e vi sentite uno schifo. Bene, perché? Se quel paio di jeans vi sta bene, perché vi sentite uno schifo? Perché date importanza ai numeri. Perché avete attribuito ai numeri un significato particolare. Se salgono significa che siete troppo grasse, se scendono che state dimagrendo e che quindi va tutto bene.
E questo è il primo errore. Perché voi state dando a questi numeri – a queste taglie, cazzo – un’importanza enorme, un potere enorme. E invece non significano niente! Quel che conta è come voi vi sentite in un determinato vestito, se quel vestito ve lo sentite bene addosso o meno! Se il paio di jeans che volete comprare ha una taglia 42, e vi piace il modo in cui vi vestono – vi piacerebbe comunque anche se sull’etichetta ci fosse scritto 46! Sono solo i disturbi alimentari che stanno cercando di fregarvi, di farvi pensare diversamente, che stanno cercando di farvi sentire brutte, grasse e inadeguate!
Il mio suggerimento – se vi sentite forti abbastanza – è di tagliare le etichette dai vestiti che comprate. Certo, in negozio le etichette sono necessarie, ma non lasciate che continuino a condizionarvi anche a casa. Perciò, tagliate e buttate quelle dannate etichette! Non lasciate che siano quei numeri ad etichettarvi. Non avete bisogno di etichette che vi dicano come sentirvi quando indossate quei jeans. Guardate ai vestiti per quello che sono – se vi piacciono o meno – e non alla loro taglia.
Se siete come me, probabilmente gli indumenti nel vostro armadio sono di taglie differenti. Normale, dato che li ho acquistati in negozi diversi e che sono fatti con materiali differenti. La taglia dei miei jeans non corrisponde a quella dei pantaloni della tuta. Perciò, tagliate quelle etichette. Che ce le tenete a fare? Scommetto che mai nessuno, guardandovi un paio di pantaloni che stavate indossando, la prima cosa che vi ha chiesto è stata: “Oh, di che taglia sono?”. Se qualcuno ha commentato i vostri jeans, molto più probabilmente avrà detto qualcosa del tipo: “Carini i tuoi pantaloni!”, oppure: “Dove li hai comprati?”.
Pensateci.
E quando vorrete o avrete bisogno di andare a fare shopping nuovamente, valutate quelli che sono gli abiti che davvero vi vestono bene, senza tener conto di qual è la loro taglia, se una 40 o una 48. Valutate ad occhio se un paio di pantaloni che vi piacciono possono starvi o meno, e provateveli. Se non sono giusti, sceglietene un paio che, sempre a colpo d’occhio, vi sembrano più grandi o più piccoli. Se avete tolto le etichette dei vostri vestiti a casa, provate ad immaginare di aver fatto la stessa cosa anche con gli abiti del negozio. Così non sarà tanto terribile se un paio di jeans non vi veste. Trovate vestiti a misura dei vostri corpi, non abiti di taglie che avete già scelto nella vostra testa decidendo che è quella che vi deve vestire.
So che tagliare le etichette dei vestiti può sembrare un gesto abbastanza estremo. E forse lo è. Ma qualche volta arrivare all’estremo è necessario per cambiare il nostro modo di pensare e ritrovare la giusta rotta. In fin dei conti, non è forse estremo digiunare per entrare in una particolare taglia? Non è forse estremo chiudersi in camera a piangere quando una taglia – un numero che non significa niente – è maggiore di quello che avremmo voluto? E allora, se quella taglia proprio non va, provate quella superiore. E se a questo punto i jeans vi cadono bene, comprateli. Non permettete ad un etichetta di avere la meglio su di voi. Poi andate a casa e tagliate tutte le etichette fintanto che la vostra testa non sia in grado di pensare razionalmente.
Lo so, è una cosa difficile da fare – usare le forbici sugli abiti e tagliare quel che costituisce il problema. Potrebbe sembrare facile, ma non lo è. Però, lo sapete: una volta che l’avete fatto, non potete tornare indietro. I numeri non torneranno indietro. E forse respirare sarà più semplice… e inizierete a guardare ai vostri vestiti per quello che sono – parte del vostro stile.
Tagliare le etichette dei vestiti è un po’ come andare dalla dietista e farsi pesare volgendo le spalle alla sbarra del peso. Se sapete che conoscere il numero che indica il vostro peso sulla bilancia condiziona i vostri comportamenti, vi mantiene ancorate al disturbo alimentare, significa che state dando a quel numero sin troppo potere. Perciò, pesatevi girate. Senza vedere il peso. Può sembrare strano, può sembrare ansiogeno, ma vi assicuro che è molto, molto, molto utile. Io lo faccio sempre. Non lasciate che un numero condizioni il vostro umore e vi dica cosa dovete fare, cosa dovete pensare, e come vi dovete sentire.
Ma capisco che è difficile farlo. Difficile essere forte abbastanza da salire su una bilancia, voltarsi, farsi pesare, e poi scendere senza sapere quale numero ha segnato. All’inizio, e ve lo dico per esperienza, sareste pronte ad uccidere pur di conoscere il vostro peso. Ma, successivamente, vi accorgerete che quello del peso è solo un numero che non ha nessuna importanza. Perché l’importante è come vi sentite col vostro corpo, qualsiasi sia il vostro peso. Poiché ci si può sentire a disagio a 80 Kg come a 30 Kg. E, ad equivalenti pesi, sentirsi bene.
Quindi, cercate di combattere l’impulso di conoscere il vostro peso. Non pesatevi affatto. Lo so, ci vuole un sacco di forza. Un sacco di volontà. Un sacco di determinazione. A non conoscere il proprio peso. A pesarsi a spalle voltate. A tagliare le etichette degli abiti. A fare in modo che i numeri NON siano un problema.
Ma voi potete farcela. Avete questo potere. E siete le sole che possono farcela. E quando starete bene con voi stesse, vi accorgerete che quei numeri davvero non contano niente. E potrete guardarli di nuovo senza che scalfiscano il vostro umore. Perché voi avete davvero questo potere.
Il vostro potere è un premio.
Non una taglia in meno.
Molte di queste emozioni contraddittorie provengono dal dualismo tra il voler trovare l’abito perfetto e il provare paia su paia di jeans, nessuno dei quali in grado di vestire come si vorrebbe.
Spesso, sembra proprio che siano i negozi a dirci che il nostro corpo, in un modo o nell’altro, non è “giusto”. Siamo troppo magre, troppo grasse, abbiamo i fianchi troppo larghi, il sedere troppo cascante, le cosce troppo tornite, e così via… Così finiamo inevitabilmente per cercare di rendere i nostri corpi a misura di vestiti, anziché i vestiti a misura dei nostri corpi. Inutile dirlo, è estremamente frustrante. Fa diventare lo shopping un qualcosa di veramente odioso. E fa nascere pensieri negativi sul proprio corpo. Reitera una volta di più che i nostri corpi non sono come dovrebbero essere.
Poi, ci sono i numeri. Tanti numeri, come i numeri che stanno scritti sulla bilancia, i numeri che dettano l’umore: le taglie dei vestiti.
Innanzitutto, pare che le taglie siano variabili di negozio in negozio, non è vero?! Entrate in un negozio e vestite una 42, poi andate in un altro e scoprite che la 42 è troppo piccola. Così dovete necessariamente provare una taglia superiore, e vi sentite uno schifo. Bene, perché? Se quel paio di jeans vi sta bene, perché vi sentite uno schifo? Perché date importanza ai numeri. Perché avete attribuito ai numeri un significato particolare. Se salgono significa che siete troppo grasse, se scendono che state dimagrendo e che quindi va tutto bene.
E questo è il primo errore. Perché voi state dando a questi numeri – a queste taglie, cazzo – un’importanza enorme, un potere enorme. E invece non significano niente! Quel che conta è come voi vi sentite in un determinato vestito, se quel vestito ve lo sentite bene addosso o meno! Se il paio di jeans che volete comprare ha una taglia 42, e vi piace il modo in cui vi vestono – vi piacerebbe comunque anche se sull’etichetta ci fosse scritto 46! Sono solo i disturbi alimentari che stanno cercando di fregarvi, di farvi pensare diversamente, che stanno cercando di farvi sentire brutte, grasse e inadeguate!
Il mio suggerimento – se vi sentite forti abbastanza – è di tagliare le etichette dai vestiti che comprate. Certo, in negozio le etichette sono necessarie, ma non lasciate che continuino a condizionarvi anche a casa. Perciò, tagliate e buttate quelle dannate etichette! Non lasciate che siano quei numeri ad etichettarvi. Non avete bisogno di etichette che vi dicano come sentirvi quando indossate quei jeans. Guardate ai vestiti per quello che sono – se vi piacciono o meno – e non alla loro taglia.
Se siete come me, probabilmente gli indumenti nel vostro armadio sono di taglie differenti. Normale, dato che li ho acquistati in negozi diversi e che sono fatti con materiali differenti. La taglia dei miei jeans non corrisponde a quella dei pantaloni della tuta. Perciò, tagliate quelle etichette. Che ce le tenete a fare? Scommetto che mai nessuno, guardandovi un paio di pantaloni che stavate indossando, la prima cosa che vi ha chiesto è stata: “Oh, di che taglia sono?”. Se qualcuno ha commentato i vostri jeans, molto più probabilmente avrà detto qualcosa del tipo: “Carini i tuoi pantaloni!”, oppure: “Dove li hai comprati?”.
Pensateci.
E quando vorrete o avrete bisogno di andare a fare shopping nuovamente, valutate quelli che sono gli abiti che davvero vi vestono bene, senza tener conto di qual è la loro taglia, se una 40 o una 48. Valutate ad occhio se un paio di pantaloni che vi piacciono possono starvi o meno, e provateveli. Se non sono giusti, sceglietene un paio che, sempre a colpo d’occhio, vi sembrano più grandi o più piccoli. Se avete tolto le etichette dei vostri vestiti a casa, provate ad immaginare di aver fatto la stessa cosa anche con gli abiti del negozio. Così non sarà tanto terribile se un paio di jeans non vi veste. Trovate vestiti a misura dei vostri corpi, non abiti di taglie che avete già scelto nella vostra testa decidendo che è quella che vi deve vestire.
So che tagliare le etichette dei vestiti può sembrare un gesto abbastanza estremo. E forse lo è. Ma qualche volta arrivare all’estremo è necessario per cambiare il nostro modo di pensare e ritrovare la giusta rotta. In fin dei conti, non è forse estremo digiunare per entrare in una particolare taglia? Non è forse estremo chiudersi in camera a piangere quando una taglia – un numero che non significa niente – è maggiore di quello che avremmo voluto? E allora, se quella taglia proprio non va, provate quella superiore. E se a questo punto i jeans vi cadono bene, comprateli. Non permettete ad un etichetta di avere la meglio su di voi. Poi andate a casa e tagliate tutte le etichette fintanto che la vostra testa non sia in grado di pensare razionalmente.
Lo so, è una cosa difficile da fare – usare le forbici sugli abiti e tagliare quel che costituisce il problema. Potrebbe sembrare facile, ma non lo è. Però, lo sapete: una volta che l’avete fatto, non potete tornare indietro. I numeri non torneranno indietro. E forse respirare sarà più semplice… e inizierete a guardare ai vostri vestiti per quello che sono – parte del vostro stile.
Tagliare le etichette dei vestiti è un po’ come andare dalla dietista e farsi pesare volgendo le spalle alla sbarra del peso. Se sapete che conoscere il numero che indica il vostro peso sulla bilancia condiziona i vostri comportamenti, vi mantiene ancorate al disturbo alimentare, significa che state dando a quel numero sin troppo potere. Perciò, pesatevi girate. Senza vedere il peso. Può sembrare strano, può sembrare ansiogeno, ma vi assicuro che è molto, molto, molto utile. Io lo faccio sempre. Non lasciate che un numero condizioni il vostro umore e vi dica cosa dovete fare, cosa dovete pensare, e come vi dovete sentire.
Ma capisco che è difficile farlo. Difficile essere forte abbastanza da salire su una bilancia, voltarsi, farsi pesare, e poi scendere senza sapere quale numero ha segnato. All’inizio, e ve lo dico per esperienza, sareste pronte ad uccidere pur di conoscere il vostro peso. Ma, successivamente, vi accorgerete che quello del peso è solo un numero che non ha nessuna importanza. Perché l’importante è come vi sentite col vostro corpo, qualsiasi sia il vostro peso. Poiché ci si può sentire a disagio a 80 Kg come a 30 Kg. E, ad equivalenti pesi, sentirsi bene.
Quindi, cercate di combattere l’impulso di conoscere il vostro peso. Non pesatevi affatto. Lo so, ci vuole un sacco di forza. Un sacco di volontà. Un sacco di determinazione. A non conoscere il proprio peso. A pesarsi a spalle voltate. A tagliare le etichette degli abiti. A fare in modo che i numeri NON siano un problema.
Ma voi potete farcela. Avete questo potere. E siete le sole che possono farcela. E quando starete bene con voi stesse, vi accorgerete che quei numeri davvero non contano niente. E potrete guardarli di nuovo senza che scalfiscano il vostro umore. Perché voi avete davvero questo potere.
Il vostro potere è un premio.
Non una taglia in meno.
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21 commenti:
Buongiorno!!! Ovviamente anche per me la taglia, soprattutto quella dei pantaloni, ha sempre rappresentato un grande problema.. Però quello che dici tu non è tutto. Non siamo solo NOI a dover cambiare ma anche la moda dovrebbe fare qualcosa!!
Quando ero più in carne molto spesso mi è capitato di NON trovare in certi negozi un pantalone che mi stesse.. La taglia più grande comunque non mi entrava!!! E guarda che io non sono MAI stata obesa!! Solo che sono alta 1.82m quindi anche al mio peso forma porto comunque una 44 e la mia taglia massima è stata una 46-48.
Io capisco che nei negozi "normali" non tengano le taglie per persone davvero obese però cavolo.. almeno fino alla 48 o una 46 REALE, non una 46 che poi in realtà è minuscola!!!
Non sai l'UMILIAZIONE che provavo (e tuttora a volte in certi negozi provo) a chiedere alle commesse "la taglia più grande" e sentirmi rispondere che "non esiste"... Io sarei bel lieta di sentirmi a mio agio in un bel paio di jeans fregandomene della taglia se nei negozi tenessero anche taglie per donne normali e non solo taglie minuscole!!!!
Io dico: io sono alta 1.82 m e porto una 44. SOno grassa?!?!! Non credo. Sono forse deforme?!?! Nemmeno. Perchè ho sempre grandi difficoltà a trovare pantaloni? Anche ieri da Zara guardando le taglie erano quasi tutte 34-36-38(lo so che a queste taglie bisogna aggiungere un 4.. ma rimangono comunque 38-40-42).Mi è venuta voglia di piangere..
E non posso fare a meno di pensare che quando ero MAGRA di questi problemi non ne avevo, ma non credo fosse normale pesare circa 50 Kg per la mia altezza. Quindi non è un problema solo "di testa" ma anche reale che andrebbe risolto alla base, nel mondo della moda o non so da chi..So solo che anche quando cerco di convincermi di stare bene mi fanno sentire davvero SBAGLIATA.
Buongiorno tesoro .... bellissimo post , e sopratutto molto reale .
può essere veramente uno strazio certe volte fare spese ...
dovrei tagliarle per davvero le taglie dai miei pantaloni! ma so che non ci riuscirò ...
comunque devo dire che anche le commesse non aiutano per niente!
figurati che una volta ne trovai una che pur di convincermi che mi entrava la 40 ( lei aveva addosso i pantaloni che cercava di vendermi) mi fece vedere la taglia dentro ai suoi pantaloni! dicendo " vedi , vedi , anche io ho preso la 40! " .. bha ..
mi ha fatto molto piacere il tuo pensiero ...quando vuoi io ci sono ..
..un grosso abbraccio , ti auguro un ottima giornata ..
Ti lascio un abbraccio. Esternalizzare la tua esperienza penso non possa farti che bene e forse riuscirai a convincere altre persone che si trovano nella siutuazione in cui sei passata a porsi qualche domanda su cio' che fanno.
...ma lo sai che è un'idea geniale?
'purtroppo' in questo periodo non ho la fissa delle taglie...nel senso che non mi ricordo più di che taglia sono i pantaloni che metto e nemmeno vado a guardare...però sarebbe cmq una bella soddisfazione tagliare tutte le etichette :-)
ah, e pure io mi peso sempre girata dalla dietologa..anche dall'endocrinologo (se non fosse che lui, ogni volta, con la delicatezza di un elefante, mentre lo annota dice il mio peso ad alta voce!!;-)
Non sai quanto sia d'accordo con ogni singola parola di questo post... Proprio ieri pomeriggio sono andata in giro per negozi con la mia sorellina sedicenne perchè voleva comprare un nuovo paio di jeans... E' stata un'esperienza spiacevolmente interessante... Tutti quei negozi con abitini minuscoli, in cui l'unica differenza tra un paio di pantaloni 42 e una 46 ( si perchè ormai nei negozi "normali" è praticamente impossibile trovare una taglia che sia superiore alla 46...) sono un paio di cm di lunghezza ( si, li ho misurati, la vita era praticamente identica)... Tutti quei NUMERI... Quei stramaledetti numeri che ti si appiccicano addosso e ti etichettano come "giusta" o "sbagliata" agli occhi del mondo... Ai tuoi occhi... Da quando in qua una persona, quello che è, quello che prova, può essere classificato in base a un numero? Può un numero misurare quanto valiamo???
E alla fine sentirmi dire da mia sorella "Non mi entrano neanche questi...Non li troverò mai... Sono troppo GRASSA..." Inutile dire che il mio cuore ha perso un battito. Le ho detto che non c'era niente di sbagliato in lei, erano i pantaloni ad essere sbagliati, a non essere effettivamente quello che dicevano di essere... Era la commessa incompetente ad aver sbagliato quando si era ostinata a darle un paio di jeans minuscoli, solo perchè "ormai è quella la taglia che portano tutte"... Tutte chi? le ho domandato. Non mi ha risposto.
Comprare nuovi vestiti dovrebbe essere un momento di svago, magari da fare con le amiche in tutta leggerezza, non l'equivalente di una condanna di tribunale... Sei "entrata" in una 40... Assolta!!! Nessuno dovrebbe sentirsi UMILIATO andando a fare spese...
PS = Alla fine i jeans mia sorella li ha trovati... Senza chiedere a nessuna commessa, senza controllare nessuna taglia... Ne ha visti un paio, abbiamo giudicato che ad occhio e croce erano perfetti per lei, se li è provati... E siamo tornate a casa, io con la busta in mano e il portafoglio più leggero, e lei... Lei con il sorriso sulle labbra...
Voi non siete un numero... Un abbraccio...
"Non lasciate che un numero condizioni il vostro umore e vi dica cosa dovete fare, cosa dovete pensare, e come vi dovete sentire."
"Non lasciate che un numero condizioni il vostro umore e vi dica cosa dovete fare, cosa dovete pensare, e come vi dovete sentire."
"Non lasciate che un numero condizioni il vostro umore e vi dica cosa dovete fare, cosa dovete pensare, e come vi dovete sentire."
Spero non ti dispiaccia Veggie se mentre lo ripeto a me stessa scrivo nuovamente le tue parole anche qui per farle ripetere agli altri. :-)
P.S. ho letto i commenti del post precedente, grazie. :-)
F.
Ti ammiro tanto per quello che scrivi, e rimango affascinata dall'estrema sensibilità che traspare da ogni tuo post...
Sei forte veggie,
Un abbraccio
Daniela
@ Newrose81 - No, non lasciare che sia una taglia a dirti se sei giusta o sbagliata... perchè tu sei molto più di un numero. E se ci sono negozi dove non tengono taglie che ti vestono, tu evitali, perchè hai ragione, non serve a niente farsi umuliare... Non so di che zona d'Italia sei, ma sai se dove abiti ci sono negozi di Elena Mirò o di H&M? In questi la taglia più piccola che tengono è la 44... ;-)Lascia alle modelle i canoni dettati dalla moda, tu vali molto di più...
@ Mel - Eh, purtroppo ci sono anche commesse che al confronto con la loro, la delicatezza di un elefante è quella di una farfalla... amene personcine che non sfigurerebbero a spaccare la legna... Vedi, magari quella in cui eri incappata tu si era scordata di accendere IL neurone (dubito che ne avesse più di uno...)... Scherzi a parte, spero davvero che prima o poi tu riesca a tagliare quelle maledette etichette: così gli toglierai il potere che hanno! Prenditi il tuo tempo, sono certa che ce la puoi fare... forza!
@ Jishu1972 - E' quello che spero... e se anche una sola ragazza dovesse stare un po' meglio e muovere un passo sulla strada della luce grazie alle mie parole... bè, avrei raggiunto il mio scopo...
@ Francesca - GRAZIE!! E fai benissimo a non guardare nè le taglie nè il tuo peso... è quello che cerco di fare anch'io... Non per strategia d'evitamento, ma proprio per esautorare l'importanza che siamo solite dare a queste cose... Sono davvero felicissima di leggere che tu ci riesci già! Complimenti, continua così che sei davvero d'esempio per tutte!! ^_^
@ F. - Ma figurati se mi dispiace! Anzi, hai fatto benissimo! Ripetiamo tutte insieme, ragazze, non c'è niente di meglio per darci la grinta!
P.S.= E di che? Grazie a te, piuttosto...
@ Notsuperman - Grazie... spero che continuerai a seguirmi... Un abbraccio anche a te...
@ Duccia - OMG... assolutamente perfetto! Hai detto tutto ciò che si poteva dire... Perchè nessuna di noi può essere classificata da un numero... nessuna di noi può essere classificata, perchè siamo tutte persone diverse e perciò speciali e non inquadrabili nei rigidi schemi che una società basata sull'esteriorità si è inventata... Sono contenta che tua sorella sia riuscita poi a trovare i jeans adatti per lei, che tra l'altro, è tutto meno che grassa... e che li abbia trovati proprio senza guardare quella dannata etichetta... perchè quello che conta è come ti ci senti nei jeans, non il numerino cjhe portano scritto dietro...
No, ragazze, non siamo un numero... siamo noi stesse... e non c'è niente di meglio al mondo.
C'è solo da imparare da certi post. Per questo amo il mondo dei blog.
(e fatto non trascurabile, scrivi benissimo, davvero)
Un saggio ragazzo disse "La moda è una forma di libertà che passa per la schiavitù" nineteebasta tu che ne pensi?
Che sono brava con le citazioni, no?
Oh, sarebbe una cosa grandiosa. Mi ricordo che intorno agli 11 anni(circa un anno prima di ammalarmi), guardavo un paio di jeans, lo provavo, se mi stava lo tenevo altrimenti cambiavo. Senza problemi. Adesso m'innervosisco anche quando ci sono taglie come S o M, perchè non sono abbastanza specifiche. E' vero, si da troppa importanza ai numeri, semplicemente perchè danno un senso più pratico di controllo. Mi piacerebbe togliere le taglie da tutti i vestiti e non guardarle più nei negozi, o buttare la bilancia(o meglio, l'ho pagata un bel po', non dargli troppo peso e usarla solo come saltuario controllino) e il metro.
Non vedo l'ora di stare bene con me stessa e avere la forza di ignorare quei numeri.
Un blog interessante e coraggioso.
complimenti.
@ nienteebasta - Grazie per tutto... spero davvero che riusciamo ad imparare... anche dai nostri errori...
@ Jessica - Niente di più vero...
@ Perfettamai - Proprio perchè lo facevi ad 11 anni, adesso puoi benissimo tornare a farlo... si tratta di imparare di nuovo... e lo so che non è semplice, anzi, tutto il contrario... I numeri danno la sensazione di poter esercitare un controllo sulla vita, ma è un controllo solo apparente, perchè in realtà sono i numeri che ti stanno condizionando, e quinid sono loro che stanno controllando te... facendoti sentire a disagio e in ansia anche quando devi comprare un paio di jeans... Ti sembra controllo, questo? Lasciare che un numero ti dica chi sei, quanto vali, detti il tuo umore? Dalle tue parole, io sento che la motivazione ce l'hai... perciò, un passo alla volta... cerca di tornare ad 11 anni... quando ancora ignoravi quei numeri, e non ti facevano male... Perchè per stare bene devi sentirti a tuo agio con te stessa... e questo non possono dartelo nè la bilancia nè le taglie...
Tieni duro!!
I numeri...già...io sono alta un metro e cinquantotto e peso sessantatre chili,portando la 44.non voglio dimagrire amo il mio sedere ed il mio seno abbondante,anche se spesso non mi ritrovo nel mio corpo.Oltre agli uomini apprezzo anche le donne e quelle che preferisco sono le 46-48!
Ciao Veggie,
questo post mi è piaciuto tantissimo, perchè (mi vergogno un pò a dirlo) mi ci ritrovo.
Hai detto cose verissime, ovvie, a cui però non si da il giusto peso (perdona il gioco di parole).
Le taglie, i numeri, e l'ossessione che ci inculcano sottilmente, non dovrebbero far parte della quotidianità ed essere "socialmente accettate" come lo sono oggi.
La tua riflessione ha fatto sorgere in me in me una domanda: CHE DIFFERENZA C'E' TRA UNA RAGAZZA SERENA, "NORMALE", SENZA OSSESSIONI E UN'ANORESSICA O BULIMICA QUANDO SI TROVANO IN UN CAMERINO CON UN JEANS TROPPO STRETTO PER LORO?
La risposta che mi sono data è, purtoppo: nessuna! In quel momento il loro pensiero, la loro preoccupazione, il loro dramma sarà lo stesso. Non è possibile che la società di oggi sia così noncurante da far provare a tutte le ragazze cosa significhi pensare da anoressica almeno una volta nella vita, e che così come quelle con una personalità più forte usciranno da quel camerino riprendendo il filo dei pensieri là dove lo avevano lasciato (l'interrogazione di domani, il compleanno della migliore amica eccetera), ci sono invece ragazze a cui quel pensiero rimmarrà in testa tanto da divenire più importante di qualunque compleanno o interrogazione, e questo è terrificante! Quindi da adesso abbraccerò totalmente la tua campagna contro i numeri e le taglie, e, nel mio piccolo, proverò a diffondere questo concetto, servisse solo a far porre qualche domanda in una sola delle mie amiche.
@ Evaviolata - Purtroppo, hai perfettamente ragione... Ci sono messaggi subliminali che vengono in tal senso inviati, e che possono essere ulteriormente devianti per persone particolarmente fragili e con predisposizione ai DCA... Con il che si finisce per star male risperro a cose che dovrebbero essere invece fonte di piacere e di relax, come appunto un pomeriggio di shopping... Proprio per questo, come ho scritto nel post, trovo che sia importante guardare a come una persone si "sente addosso" quel paio di pantaloni, piuttosto che alla loro taglia... perchè nessun numero deve avere il potere di farci cambiare umore e di dirci quanto valiamo... perchè noi siamo molto, MOLTO di più!
Purtroppo il fattore taglia mi condiziona moltissimo...
Cercherò di seguire questi consigli!!! :-)
@ Valentina – Perché non fai qualcosa del genere anche tu?! ^__^ Se c’è qualche albero o qualche muro adatto dalle tue parti, scrivi un messaggio positivo su un Post-It e attaccacelo… Magari qualche ragazza che passerà di lì e lo leggerà (con o senza DCA, non importa, credo che i messaggi positivi facciano sempre bene…) te ne sarà grata…
Brava Valentina, inizia da qui... Nessun numero di nessuna taglia potrà mai misurare quanto vali veramente...Tu NON sei un numero...
Un abbraccio forte forte...
Mi piace spulciare i tuoi vecchi post :)
Alcuni non li ho mai visti, altri li ho letti più volte (e li rileggo ogni volta scoprendo cose che mi erano sfuggite prima).
Numeri, numeri dappertutto. Ne sono ossessionata, tengo contatori e calcolatrici da tutte le parti. Le uniche cose che non conto (non più) sono le calorie: sono calcoli inaffidabili e inutili. Tra l'altro avendo le ovaie micropolicistiche e una familiarità col diabete non sono le calorie la cosa a cui devo fare attenzione.
Ma conto un sacco di altre cose. Gli scalini. I soldi risparmiati. Il numero di messaggi che mando in un giorno. Il punteggio massimo che potrò avere alla laurea. I minuti spesi e quelli da spendere. Le pagine studiate in un'ora. Il numero di caratteri che conta la mia tesi. Il mio primo anno di università l'ho fatto a matematica, sapevo che i numeri non mi avrebbero lasciato tempo libero -odio il tempo libero, mi mette i sensi di colpa- io volevo riempire la vita di numeri.
Lasciarmi la matematica alle spalle non è servito, anche studiando letteratura i numeri sono ovunque. E non sono mai abbastanza, mai abbastanza alti, mai abbastanza bassi.
Mi piacerebbe riempire la mia testa di cose belle, mi dico sempre che quando sarò libera da voti e classifiche degli studenti migliori tutto andrà meglio...ma è una balla colossale, non è vero? Per arrivare a fine mese bisogna contare il centesimo...argh >.<
@ GaiaCincia – Eh, questo sì che è un post vecchio, eh!... Spulcia pure, comunque, tutto quello che vuoi…!! In quanto ai numeri… personalmente, in tutta sincerità non ne sono mai stata particolarmente attratta o fissata, salvo fatto per la scolastica matematica, che era per l’appunto la mia materia preferita, nonché una di quelle che in cui riuscivo meglio… però, ecco, il mio interesse per i numeri è sempre rimasto per lo più circoscritto alla materia scolastica. Andando per reminescenza, mi pare che ci sia un qualche collegamento tra il contare le cose e un qualche tipo di disturbo psichiatrico… ma non mi ricordo esattamente, quindi evito di aggiungere altro per non incappare in cavolate e cantonate mostruose… ci vorrebbe un esperto in psichiatria, cosa che io non sono. Comunque parlo di patologie molto intrusive, da trattare con farmaci oltre che con la psicoterapia… credo che quello di cui tu mi stai parlando sia fortunatamente a livello molto meno preoccupante!... ^__^ Tra l’altro, è verissimo quello che dici in merito all’assoluta impossibilità ed inaffidabilità di operare un preciso conteggio calorico: vuoi perché l’energia stimata ed utilizzata non sono coincidenti, vuoi perché i valori calorici riportati nelle confezioni di ciò che mangiamo sono sempre “valori medi”, e quindi non si può sapere con esattezza millimetrica quante kcal ha la specifica cosa che mangiamo… In quanto al discorso del liberarsi da voti e classifiche tra gli studenti… bè, vedo che l’hai già capito da sola, ma, sì, confermo che è una balla grandiosa. Te lo dico da pregressa studentessa e attuale lavoratrice… quelle classifiche sono sempre nella nostra testa… cambiano ambito in cui si espletano, ma inevitabilmente tra colleghi, di studio o di lavoro che siano, il confronto viene spontaneo e c’è sempre…
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