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sabato 28 maggio 2011
Tutto da perdere... e da riprendere
Cos’è che l’anoressia ci fa perdere?
Ci fa perdere la possibilità di raggiungere quello che avremo potuto raggiungere.
Ci fa perdere la salute fisica (e mentale).
Ci fa perdere il nostro amore per le cose che ci piaceva fare.
Ci fa perdere il corpo “perfetto” che avevamo prima d’introdurci nella spirale discendente dell’anoressia.
Ci fa perdere energia.
Ci fa perdere speranza.
Ci fa perdere integrità e identità.
Ci fa perdere l’amicizia.
Ci fa perdere molte esperienze.
Ci fa perdere anni di studio/lavoro.
Ci fa perdere opportunità.
Ci fa perdere rispetto per noi stesse.
Ci fa perdere autostima.
Ci fa perdere il controllo.
Ci fa perdere la fiducia nel futuro.
Ci fa perdere il desiderio di cambiare le cose.
Ci fa perdere tempo.
Ci fa perdere l’innocenza.
Ci fa perdere la serenità.
Ci fa perdere la capacità di accettarci ed apprezzarci per quello che siamo.
Ci fa perdere la volontà di vivere.
Ci fa perdere una corretta percezione della bellezza.
Ci fa perdere sogni ed obiettivi.
Ci fa perdere la concentrazione.
Ci fa perdere ogni direzione.
Ci fa perdere il desiderio di vivere spensieratamente e in modo divertente.
Ci fa perdere di vista quello che conta veramente nella vita.
Ci fa perdere noi stesse.
Io ci sono passata. Sto ancora combattendo. Ho perso talmente tanto me stessa, nel tentativo di essere quella che non ero, che quando ho ottenuto quello che desideravo mi sono accorta che non era ciò di cui avrei avuto veramente bisogno. E che quindi, in definitiva, avevo perso tutto senza ottenere niente.
Se abbracciate ancora la vostra anoressia e non volete lottare, preparatevi a perdere molto, MOLTO più che qualche semplice chilo. Preparatevi a perdere TUTTO. Preparatevi a perdere. Poiché è questo che è in realtà l’anoressia: una scelta a perdere.
Se invece state combattendo insieme a me, ragazze, bè, allora considerate che tutto quello che l’anoressia si è presa non ce lo renderà indietro… ma che, se lottiamo, giorno dopo giorno, noi possiamo provare a ricostruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro. La libertà.
Ci fa perdere la possibilità di raggiungere quello che avremo potuto raggiungere.
Ci fa perdere la salute fisica (e mentale).
Ci fa perdere il nostro amore per le cose che ci piaceva fare.
Ci fa perdere il corpo “perfetto” che avevamo prima d’introdurci nella spirale discendente dell’anoressia.
Ci fa perdere energia.
Ci fa perdere speranza.
Ci fa perdere integrità e identità.
Ci fa perdere l’amicizia.
Ci fa perdere molte esperienze.
Ci fa perdere anni di studio/lavoro.
Ci fa perdere opportunità.
Ci fa perdere rispetto per noi stesse.
Ci fa perdere autostima.
Ci fa perdere il controllo.
Ci fa perdere la fiducia nel futuro.
Ci fa perdere il desiderio di cambiare le cose.
Ci fa perdere tempo.
Ci fa perdere l’innocenza.
Ci fa perdere la serenità.
Ci fa perdere la capacità di accettarci ed apprezzarci per quello che siamo.
Ci fa perdere la volontà di vivere.
Ci fa perdere una corretta percezione della bellezza.
Ci fa perdere sogni ed obiettivi.
Ci fa perdere la concentrazione.
Ci fa perdere ogni direzione.
Ci fa perdere il desiderio di vivere spensieratamente e in modo divertente.
Ci fa perdere di vista quello che conta veramente nella vita.
Ci fa perdere noi stesse.
Io ci sono passata. Sto ancora combattendo. Ho perso talmente tanto me stessa, nel tentativo di essere quella che non ero, che quando ho ottenuto quello che desideravo mi sono accorta che non era ciò di cui avrei avuto veramente bisogno. E che quindi, in definitiva, avevo perso tutto senza ottenere niente.
Se abbracciate ancora la vostra anoressia e non volete lottare, preparatevi a perdere molto, MOLTO più che qualche semplice chilo. Preparatevi a perdere TUTTO. Preparatevi a perdere. Poiché è questo che è in realtà l’anoressia: una scelta a perdere.
Se invece state combattendo insieme a me, ragazze, bè, allora considerate che tutto quello che l’anoressia si è presa non ce lo renderà indietro… ma che, se lottiamo, giorno dopo giorno, noi possiamo provare a ricostruire qualcosa di nuovo. Qualcosa di veramente nostro. La libertà.
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sabato 21 maggio 2011
Vivere con/senza l'anoressia
L’anoressia e la bulimia finiscono, a poco a poco, per invadere ogni singolo aspetto della nostra vita, devastando tutto. Così finiscono per farci dimenticare che cosa significhi vivere davvero, intrappolandoci nella nostra stessa mente.
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
Nel momento in cui s’inizia a percorrere la strada del ricovero, perciò, penso venga spontaneo chiedersi che cosa significhi vivere veramente.
Di certo non significa lottare costantemente contro il cibo, inquadrandolo come un nemico. Non significa fare attività fisica compulsiva mentre si è sopraffatte dall’angoscia per cercare di bruciare presunte calorie assunte in eccesso. Non significa pesarsi tutti i giorni e lasciare che sia il numero che si legge sulla bilancia a dirci quanto valiamo e ad influenzare l’umore quotidiano. Non significa basare la nostra autovalutazione e la nostra autostima sulla taglia di jeans che indossiamo. Non significa evitare ogni qualsiasi rapporto sociale perché non riusciamo a frenare l’ansia conseguente al dover mangiare mente gli altri ci guardano. Non significa piangersi addosso, autocommiserarsi, perpetrare comportamenti distruttivi raccontando a noi stesse la scusa che non abbiamo altra scelta e speranza. Non significa trascorrere più tempo a pensare al corpo che alle amiche. Non significa avere pensieri ossessivi. Non significa essere preoccupate di essere abbastanza magre (ovvero abbastanza malate) per essere notate. Non significa avere segreti e bugie nei confronti di tutte le persone che ci circondano. Non significa pianificare e seguire rigidamente la restrizione alimentare. Non significa perdere così tanto peso da non essere nemmeno più in grado di pensare con chiarezza. Non significa mutilare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Alla domanda “Che cosa significa vivere?”, di certo ognuna di noi avrà una risposta peculiare e personale da dare; ma sicuramente vivere non significa fare una qualsiasi delle cose indotte dal DCA.
Ragazze, cercate la vostra ragione per vivere. Cercate quello che volete veramente dalla vita. E poi metteteci tutte voi stesse per realizzare il vostro progetto. Continuate sempre ad andare avanti. Rialzatevi dopo ogni ricaduta, e non permettete alla sconfitta di oggi di offuscare la vittoria di domani. Cercate di ascoltare le Vere Voi Stesse, la vostra vera voce, non quella dell’anoressia. Abbiate cura di voi. Prendetevi con ironia. Ridete. Fate scelte e non abbiate rimpianti. Continuate ad imparare. Tenete stretti per mano i vostri amici. Fate quello che amate fare.
Lottate sempre contro l’anoressia, come se ne andasse della vostra stessa vita… perché, in effetti, è proprio così.
P.S.= Per chi fosse interessata, sul sito www.mtvnews.it , sotto l'etichetta "Storie", c'è il topic "Anoressia" in cui, oltre al mio video che ho linkato nel post precedente, potete trovare altri 4 video di persone che raccontano la loro storia e la loro esperienza...
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domenica 20 marzo 2011
Chiedere aiuto
Riconoscere di avere un DCA non è un qualcosa d’immediato. Al contrario, molto spesso, sebbene consapevoli che il nostro comportamento alimentare è erroneo, neghiamo persino a noi stesse di poter avere un DCA, di poter essere, in un certo qual modo, “malate”.
In alcuni casi non ci sembra che ci sia niente di sbagliato nel nostro rapporto col cibo o nel nostro pattern di pensieri, ma quel che più spesso accade è che, anche se consapevoli di quello che stiamo facendo, pur di portare avanti le sensazioni positive che l’anoressia ci trasmette, ci illudiamo auto-convincendoci che quello che facciamo non avrà poi chissà quali conseguenze sul nostro corpo, che comunque possiamo smettere quando vogliamo e ricominciare ad alimentarci “normalmente”, ignorando quelli che sono i veri bisogni del nostro corpo.
Le persone che ci circondano, ovviamente, molto spesso sono le prime a rendersi conto che c’è qualcosa che non va e cercando di farcelo notare. Molto spesso nella maniera sbagliata, essendo esterni al problema, ma in buona fede, con l’unico intento di darci una mano. Noi stesse, a volte, sentiamo che forse c’è qualcosa che non va e che magari dovremo parlarne con qualcuno.
Il problema, come saprà bene la maggior parte di noi che si sono trovate in questa situazione, è che in fin dei conti pensiamo di “non essere malate abbastanza”. E così temiamo che, parlandone con qualcuno, non saremmo prese sul serio. Pensiamo che se tutti non si precipitano ad aiutarci, significa che ancora non siamo magre abbastanza. Significa che ancora non siamo diventate invisibili abbastanza da poter essere viste.
NO.
Cosa significa esattamente “essere malate abbastanza”? Come si può definire una “malata abbastanza”? Lo si definisce tramite il peso? Tramite il BMI (IMC)? Tramite la taglia dei jeans?
Non ha nessuna importanza se siamo dentro il tunnel dell’anoressia da 3 giorni, da 3 mesi, da 3 anni o da 30 anni. Il punto è che stiamo MALE. Che ci siamo cadute e che tutto quello che in un primo momento ci sembrava di poter controllare è quello che, successivamente, ci si rivolta contro e ci controlla.
Se abbiamo un DCA, noi meritiamo di ricevere aiuto. E dobbiamo chiederlo. Non dobbiamo vergognarci. Non dobbiamo temere di essere considerate “deboli” per questo. Chiedere aiuto quando si è in difficoltà non è segno di debolezza, anzi, è segno di grande forza, responsabilità, maturità e intelligenza.
Perciò, se vi sentite completamente sole, se la vostra vita è un coacervo di scuse, bugie e segreti, se vi sentite stanche di cercare di nascondere il vostro DCA, se piangete chiuse in camera quando nessuno può sentirvi, se desiderate – nell’angolo più remoto della vostra testa e del vostro cuore – che qualcuno si renda conto che c’è qualcosa che non va, che qualcuno si renda conto che state male… non pensate al vostro peso. Non pensate al tempo da cui ci siete dentro. Pensate soltanto che avete bisogno e che meritate di ricevere aiuto. E dovete darvi perciò il diritto di chiederlo. Ci sono tantissime mani tese verso di voi, anche se magari in questo momento non ve ne rendete conto, pronte ad afferrarvi se solo gliene date la possibilità. Pronte a sostenervi durante il duro e difficile percorso sulla strada del ricovero.
Una diagnosi di DCA non è un qualcosa che si “guadagna” quando siamo magre abbastanza o quando si è vomitato un numero sufficientemente elevato di volte. Non è un qualcosa che si “guadagna” quando teniamo un comportamento alimentare errato da un TOT di anni. Semplicemente perchè non è un qualcosa che si “guadagna”.
Il principale problema dell’anoressia è che questa, col tempo, finisce per diventare la nostra identità. Nel momento in cui ci siamo in mezzo, infatti, l’anoressia prova a convincerci e ci promette che solo quando saremo visibilmente sciupate, quando saremo “malate abbastanza”, soltanto a quel punto valiamo qualcosa e necessitiamo di un riconoscimento.
Lasciate che ve lo dica, ragazze: non c’è promessa più deviata, vana e vuota.
Non cadete in questa trappola. Prima chiederete aiuto, più facile sarà iniziare a combattere. Nessuno merita di vivere con l’anoressia. Neanche voi. Voi meritate, viceversa, di sentirvi di nuovo vive. Dovete ricominciare a vivere. Anche se, lo so, la paura più grande sta proprio nel prendersi il rischio di darsi il permesso di vivere davvero. Ma è l’unica cosa che potete fare per voi stesse. L’unica che vale veramente la pena.
In alcuni casi non ci sembra che ci sia niente di sbagliato nel nostro rapporto col cibo o nel nostro pattern di pensieri, ma quel che più spesso accade è che, anche se consapevoli di quello che stiamo facendo, pur di portare avanti le sensazioni positive che l’anoressia ci trasmette, ci illudiamo auto-convincendoci che quello che facciamo non avrà poi chissà quali conseguenze sul nostro corpo, che comunque possiamo smettere quando vogliamo e ricominciare ad alimentarci “normalmente”, ignorando quelli che sono i veri bisogni del nostro corpo.
Le persone che ci circondano, ovviamente, molto spesso sono le prime a rendersi conto che c’è qualcosa che non va e cercando di farcelo notare. Molto spesso nella maniera sbagliata, essendo esterni al problema, ma in buona fede, con l’unico intento di darci una mano. Noi stesse, a volte, sentiamo che forse c’è qualcosa che non va e che magari dovremo parlarne con qualcuno.
Il problema, come saprà bene la maggior parte di noi che si sono trovate in questa situazione, è che in fin dei conti pensiamo di “non essere malate abbastanza”. E così temiamo che, parlandone con qualcuno, non saremmo prese sul serio. Pensiamo che se tutti non si precipitano ad aiutarci, significa che ancora non siamo magre abbastanza. Significa che ancora non siamo diventate invisibili abbastanza da poter essere viste.
NO.
Cosa significa esattamente “essere malate abbastanza”? Come si può definire una “malata abbastanza”? Lo si definisce tramite il peso? Tramite il BMI (IMC)? Tramite la taglia dei jeans?
Non ha nessuna importanza se siamo dentro il tunnel dell’anoressia da 3 giorni, da 3 mesi, da 3 anni o da 30 anni. Il punto è che stiamo MALE. Che ci siamo cadute e che tutto quello che in un primo momento ci sembrava di poter controllare è quello che, successivamente, ci si rivolta contro e ci controlla.
Se abbiamo un DCA, noi meritiamo di ricevere aiuto. E dobbiamo chiederlo. Non dobbiamo vergognarci. Non dobbiamo temere di essere considerate “deboli” per questo. Chiedere aiuto quando si è in difficoltà non è segno di debolezza, anzi, è segno di grande forza, responsabilità, maturità e intelligenza.
Perciò, se vi sentite completamente sole, se la vostra vita è un coacervo di scuse, bugie e segreti, se vi sentite stanche di cercare di nascondere il vostro DCA, se piangete chiuse in camera quando nessuno può sentirvi, se desiderate – nell’angolo più remoto della vostra testa e del vostro cuore – che qualcuno si renda conto che c’è qualcosa che non va, che qualcuno si renda conto che state male… non pensate al vostro peso. Non pensate al tempo da cui ci siete dentro. Pensate soltanto che avete bisogno e che meritate di ricevere aiuto. E dovete darvi perciò il diritto di chiederlo. Ci sono tantissime mani tese verso di voi, anche se magari in questo momento non ve ne rendete conto, pronte ad afferrarvi se solo gliene date la possibilità. Pronte a sostenervi durante il duro e difficile percorso sulla strada del ricovero.
Una diagnosi di DCA non è un qualcosa che si “guadagna” quando siamo magre abbastanza o quando si è vomitato un numero sufficientemente elevato di volte. Non è un qualcosa che si “guadagna” quando teniamo un comportamento alimentare errato da un TOT di anni. Semplicemente perchè non è un qualcosa che si “guadagna”.
Il principale problema dell’anoressia è che questa, col tempo, finisce per diventare la nostra identità. Nel momento in cui ci siamo in mezzo, infatti, l’anoressia prova a convincerci e ci promette che solo quando saremo visibilmente sciupate, quando saremo “malate abbastanza”, soltanto a quel punto valiamo qualcosa e necessitiamo di un riconoscimento.
Lasciate che ve lo dica, ragazze: non c’è promessa più deviata, vana e vuota.
Non cadete in questa trappola. Prima chiederete aiuto, più facile sarà iniziare a combattere. Nessuno merita di vivere con l’anoressia. Neanche voi. Voi meritate, viceversa, di sentirvi di nuovo vive. Dovete ricominciare a vivere. Anche se, lo so, la paura più grande sta proprio nel prendersi il rischio di darsi il permesso di vivere davvero. Ma è l’unica cosa che potete fare per voi stesse. L’unica che vale veramente la pena.
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venerdì 18 febbraio 2011
Una lezione in dati di fatto
Dato di fatto numero 1: L’anoressia combatterà per sconfiggervi.
Dato di fatto numero 2: L’anoressia avrà la meglio, se le lascerete avere la meglio.
Dato di fatto numero 3: L’anoressia renderà la vostra vita miserabile…
Dato di fatto numero 4: ... e renderà miserabile anche la vita delle persone cui volete bene.
Dato di fatto numero 5: L’anoressia non vi renderà felici…
Dato di fatto numero 6: …ma vi distruggerà, un pezzo dopo l’altro, fisicamente e mentalmente.
Dato di fatto numero 7: L’anoressia fingerà di essere vostra amica…
Dato di fatto numero 8: … e non esiterà a togliervi terreno da sotto i piedi facendovi cadere.
Dato di fatto numero 9: L’anoressia vi mentirà.
Dato di fatto numero 10: L’anoressia cercherà di farvi credere che è più forte di voi.
Questi sono dati di fatto. Non esattamente un meraviglioso quadretto, eh?!...
Ma...
Dato di fatto numero 1: Potete combattere contro l’anoressia, e vincere.
Dato di fatto numero 2: L’anoressia avrà la meglio, se le lascerete avere la meglio. Ma voi non dovete lasciarle avere la meglio.
Dato di fatto numero 3: Voi avete tutte le capacità di cambiare la vostra vita…
Dato di fatto numero 4: … e di combattere insieme a tutte le persone che vi vogliono bene e credono in voi.
Dato di fatto numero 5: L’anoressia non vi renderà felici. Ma avrete un sacco di altre cose che potranno rendervi felici...
Dato di fatto numero 6: … e potrete ricostruire voi stesse, un pezzo dopo l’altro, fisicamente e mentalmente.
Dato di fatto numero 7: L’anoressia fingerà di essere vostra amica, ma voi potete essere le migliori amiche di voi stesse. Prendendovi cura di voi stesse.
Dato di fatto numero 8: … e non esiterà a togliervi terreno da sotto i piedi facendovi cadere. Ma voi potete sempre rialzarvi.
Dato di fatto numero 9: L’anoressia vi mentirà. Ma voi sapete qual è la verità.
Dato di fatto numero 10: L’anoressia cercherà di farvi credere che è più forte di voi. Ma VOI siete LE PIU’ FORTI. E sempre lo sarete, se continuerete a combattere.
E anche questi sono dati di fatto.
Dato di fatto numero 2: L’anoressia avrà la meglio, se le lascerete avere la meglio.
Dato di fatto numero 3: L’anoressia renderà la vostra vita miserabile…
Dato di fatto numero 4: ... e renderà miserabile anche la vita delle persone cui volete bene.
Dato di fatto numero 5: L’anoressia non vi renderà felici…
Dato di fatto numero 6: …ma vi distruggerà, un pezzo dopo l’altro, fisicamente e mentalmente.
Dato di fatto numero 7: L’anoressia fingerà di essere vostra amica…
Dato di fatto numero 8: … e non esiterà a togliervi terreno da sotto i piedi facendovi cadere.
Dato di fatto numero 9: L’anoressia vi mentirà.
Dato di fatto numero 10: L’anoressia cercherà di farvi credere che è più forte di voi.
Questi sono dati di fatto. Non esattamente un meraviglioso quadretto, eh?!...
Ma...
Dato di fatto numero 1: Potete combattere contro l’anoressia, e vincere.
Dato di fatto numero 2: L’anoressia avrà la meglio, se le lascerete avere la meglio. Ma voi non dovete lasciarle avere la meglio.
Dato di fatto numero 3: Voi avete tutte le capacità di cambiare la vostra vita…
Dato di fatto numero 4: … e di combattere insieme a tutte le persone che vi vogliono bene e credono in voi.
Dato di fatto numero 5: L’anoressia non vi renderà felici. Ma avrete un sacco di altre cose che potranno rendervi felici...
Dato di fatto numero 6: … e potrete ricostruire voi stesse, un pezzo dopo l’altro, fisicamente e mentalmente.
Dato di fatto numero 7: L’anoressia fingerà di essere vostra amica, ma voi potete essere le migliori amiche di voi stesse. Prendendovi cura di voi stesse.
Dato di fatto numero 8: … e non esiterà a togliervi terreno da sotto i piedi facendovi cadere. Ma voi potete sempre rialzarvi.
Dato di fatto numero 9: L’anoressia vi mentirà. Ma voi sapete qual è la verità.
Dato di fatto numero 10: L’anoressia cercherà di farvi credere che è più forte di voi. Ma VOI siete LE PIU’ FORTI. E sempre lo sarete, se continuerete a combattere.
E anche questi sono dati di fatto.
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giovedì 13 gennaio 2011
Completamente diverse, profondamente uguali

(click sopra per ingrandire)
Bionda e bruna. Capelli corti e capelli lunghi. Occhi marroni chiari e occhi marroni scuri. Vestiti variopinti e total black. Bulimia e anoressia. Tu ed io. Completamente diverse. Profondamente uguali.
Ieri è stata una giornata speciale, una giornata magica. Ieri è stata la giornata in cui mi sono incontrata con Wolfie.
Per la prima volta dopo anni, ieri mi sono sentita serena. Mi sono sentita libera. Libera di essere me stessa senza timore di essere giudicata, libera di mostrare le mie cicatrici senza incontrare sguardi chiusi, libera di parlare senza dover pesare le parole o inventare bugie, libera di respirare senza soffocare.
Cara Wolfie, grazie tutto quello che mi hai detto, e tutto quello che non mi hai detto ma che ho letto comunque nei tuoi occhi. Ti stimo perché hai avuto il coraggio di ribellarti alla bulimia, di provare la vita, di affrontare la vita, accettando l’inevitabile rischio a ciò connesso, il rischio di essere ferita a fondo.
Il fondo dell’abisso lo abbiamo visto tutte e due. Lo abbiamo sentito sulla pelle. Non lasciarlo rinchiuso dentro al tuo cuore. Gridalo, buttalo fuori, non aver timore perché io posso sostenerlo. Perché il tuo demone è stato anche il mio. In fondo a quell’abisso ci sono precipitata anch’io. Possiamo ancora continuare a scavare. Oppure possiamo prenderci per mano e, se non iniziare un’arrampicata, per lo meno alzare la testa e guardare verso l’altro. Che, forse, a suo modo, è un po’ quello che abbiamo fatto ieri. Abbiamo alzato la testa e abbiamo visto che c’è sempre il cielo. E che è azzurro. E che è sereno. Anche se piove, oltre quelle nuvole c’è sempre un raggio di sole.
Io non me lo potrò mai dimenticare. Anche se dovessi vivere cent’anni, anche se dovessi morire domani, la giornata di ieri la porterò sempre in posto speciale dentro al mio cuore, dove nessuno sarà in grado di raggiungerla, dove nessuno sarà in grado di contaminarla. Sono contenta che tu non abbia fermato le tue lacrime nel momento in cui, alla stazione, ci siamo dovuto salutare. Perché non importa quanto bene si può fingere, quanto perfettamente si riesca a simulare la felicità, quanto si resista tendendo i muscoli per mostrare un simulacro di sorriso… ci sarà sempre bisogno di qualcuno che riesca a vedere oltre. E noi ci siamo viste oltre. Abbiamo visto quello che nessuno, nemmeno quelli con le lauree appese nei loro uffici, intenti a cavare parole di bocca e a guardare con aria comprensiva sono mai riusciti ad arrivare. Un DCA porta ad erigere un muro contro il mondo, un muro che nessuno riesce mai ad abbattere, pur provandoci in tutti i modi, nessuno riesce a scalfirlo. Le parole altrui si riflettono sugli specchi degli occhi e scivolano via. Ma ieri abbiamo appoggiato un dito sui nostri reciproci muri, ed è bastato quello per farli crollare. O forse non sono crollati… però noi stiamo dalla stessa parte di quel muro.
Quando ti ho guardata, mi è sembrato di vedermi allo specchio. Uno specchio che rimandava un’immagine totalmente differente, eppure uguale a me. Uno specchio più veritiero di quel pezzo di vetro che ho in casa. Il tuo riflesso è il mio riflesso. Nel momento in cui ho un riflesso, il mio riflesso è uguale a te. Mi guardo allo specchio e ti vedo. Sei accanto a me. Sei dentro di me. Le nostre anime si sono sfiorate.
Guardo le foto che ci siamo scattate, e poi quelle che non ci siamo scattate ma che si sono ugualmente impresse, indelebili, nella mia mente. Mi piacciono le foto, nonostante tutto, perché permettono di ricordare. E io, quando ripenserò alla giornata di ieri guardando queste foto, voglio ricordarmela così… con i nostri discorsi, le risate, le idee, le nostre parole, le cose non dette, gli alti e i bassi del nostro volare pericolosamente. I momenti divertenti, i sorrisi per una volta sinceri, e i silenzi, i mille volti del coraggio e della paura. Urlare contro i venti sbagliati, lasciarci andare e poi ritrarci, non dire. Voglio ricordarmi di questa giornata meravigliosa così, quando il cielo non avrà più colori, quando non ci sarà più tempo per parlare… sarà uno scrigno la nostra memoria… e questa meravigliosa pagina sarà sempre lì dentro.
Ti voglio bene.
Veggie
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Wolfie
sabato 8 gennaio 2011
Favolose
Il nostro più profondo timore non è l’essere inadeguate, sbagliate, incapaci di mantenere la motivazione a combattere contro l’anoressia. Il nostro più profondo timore è l’essere incredibilmente forti. È la nostra luce, non la nostra oscurità quel che ci spaventa di più. Ci chiediamo: “Ma chi sono io per essere così brillante, talentuosa, favolosa?”. E allora io vi chiedo: “Ma chi siete voi per non esserlo?”.
Ragazze mie: siete brillanti. Siete talentuose. E siete tutte favolose.
Lo so che la consapevolezza delle vostre capacità e di tutto di quello che potete portare a termine se vi lasciate essere voi stesse può far paura. Può essere così terrorizzante da farvi desiderare di rinchiudervi nella crisalide dell’anoressia per sempre.
Il vostro potenziale è in effetti sorprendente, stupefacente e terrificante. Ed è un vero crimine non lottare per tirarlo fuori. Perciò, perché non smetterla di restringere anche sulle vostre competenze e capacità? Perché non smetterla di bruciare la luce che irradiate? Perché non smetterla di rinunciare ai vostri sogni solo per paura di fallire (o forse per paura di realizzarli)?
Non imbrogliatevi su quello che desiderate dal vostro futuro solo perché non riuscite a vedere dove possa portarvi, solo perché al momento l’anoressia v’impedisce di vedere quanto lontano possiate arrivare nel momento in cui l’abbandonerete.
Non azzoppatevi prima di esservi date la possibilità di provare a camminare. Non desiderate la morte solo perché la vita vi fa paura. Perché morire è il coraggio di un attimo. Ma vivere è il coraggio di sempre.
Ricordatevi sempre che potete fallire a causa dell’anoressia, o riuscire nonostante l’anoressia.
Per favore, meravigliose creature, datevi la possibilità di vivere. Datevi la possibilità di avere successo. Datevi la possibilità di sognare. Datevi la possibilità di essere tutto ciò che potete essere. Libratevi in volo verso altezze inimmaginabili. Lasciatevi andare.
Siete tutte favolose.
Vi voglio bene,
Veggie
Ragazze mie: siete brillanti. Siete talentuose. E siete tutte favolose.
Lo so che la consapevolezza delle vostre capacità e di tutto di quello che potete portare a termine se vi lasciate essere voi stesse può far paura. Può essere così terrorizzante da farvi desiderare di rinchiudervi nella crisalide dell’anoressia per sempre.
Il vostro potenziale è in effetti sorprendente, stupefacente e terrificante. Ed è un vero crimine non lottare per tirarlo fuori. Perciò, perché non smetterla di restringere anche sulle vostre competenze e capacità? Perché non smetterla di bruciare la luce che irradiate? Perché non smetterla di rinunciare ai vostri sogni solo per paura di fallire (o forse per paura di realizzarli)?
Non imbrogliatevi su quello che desiderate dal vostro futuro solo perché non riuscite a vedere dove possa portarvi, solo perché al momento l’anoressia v’impedisce di vedere quanto lontano possiate arrivare nel momento in cui l’abbandonerete.
Non azzoppatevi prima di esservi date la possibilità di provare a camminare. Non desiderate la morte solo perché la vita vi fa paura. Perché morire è il coraggio di un attimo. Ma vivere è il coraggio di sempre.
Ricordatevi sempre che potete fallire a causa dell’anoressia, o riuscire nonostante l’anoressia.
Per favore, meravigliose creature, datevi la possibilità di vivere. Datevi la possibilità di avere successo. Datevi la possibilità di sognare. Datevi la possibilità di essere tutto ciò che potete essere. Libratevi in volo verso altezze inimmaginabili. Lasciatevi andare.
Siete tutte favolose.
Vi voglio bene,
Veggie
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giovedì 16 dicembre 2010
Domanda #20: Fare un cambiamento
Vorrei rispondere oggi alla domanda di Stellina, nella speranza che tutte coloro che stanno lottando contro l’anoressia possano pensarci su e trarne un incoraggiamento.
“Le cose sono andate meglio per alcuni giorni, poi per alcune settimane, fino a che non mi sono ritrovata a farmi una domanda: io VOGLIO DAVVERO stare meglio di così e andare avanti abbandonando l’anoressia? Combatto l’anoressia ogni giorno, e alcuni giorni vinco, riesco a mangiare, altri mi arrendo e perdo, digiuno. Non posso permetterlo. Come si fa a cambiare le cose? Mi sembra di non riuscire a trovare una via di mezzo, e neppure un pavimento solido su cui poggiarmi. È sempre tutto o niente, bianco o nero…”
La mentalità dicotomica del “tutto o niente” è un qualcosa che posso capire molto bene. Penso che la maggior parte di noi abbia sperimentato qualcosa del genere. Perciò, per prima cosa, sappi che non sei sola. Certo, è comunque frustrante.
Ma, punto primo: se mi hai scritto questa e-mail – se segui il mio blog – in effetti, ti sei già risposta da sola: tu VUOI stare meglio di così ed abbandonare l’anoressia. Certo, magari nei “giorni neri” ti sembra di non volerlo, ma i “giorni neri” non sono che giorni, non eternità. Se mi scrivi, se leggi questo blog, sei al punto di partenza. O, forse, a un punto mediano. O, ancora meglio, a un punto di rottura.
E puoi andare oltre. Ma devi credere che puoi farcela. Devi prenderti per le spalle, guardarti dritta negli occhi, e dirti: “Tu puoi farcela, e CE LA FARAI”. Niente può avvenire se tu non gli dai l’avvio.
Il ricovero è un qualcosa che si realizza giorno dopo giorno. È un processo. È un viaggio. È dura. Ma si va avanti. Perchè non si rimane a sedere, ma giorno dopo giorno si compie un passo, per quanto piccolo esso possa essere. Ti fai domande. Vacilli. Provi. Ti senti ferita. Hai paura. Combatti. Ma stai andando da qualche parte. Non stai ferma. Capisci quel che intendo dire?
Può essere al momento (comprensibilmente) frustrante vedere che i giorni si tramutano in settimane senza avere miglioramenti tangibili e quantificabili, può farti sentire come se tu fossi sempre al punto di partenza. Questo scoraggia. Dà fastidio. Non ti fa venire voglia di andare avanti, di provare ancora. Ti capisco perfettamente su questo punto. Ma ti stai dimenticando una cosa molto importante: non ricominci ogni volta dall’inizio. I passi in avanti che hai fatto non sono svalutati o negati dal fatto che adesso ti trovi nuovamente ad un punto di stallo. Se tu parti dal punto A per arrivare al punto B, puoi fare delle pause durante il percorso, ma se ti fermi a metà strada non significa che sei tornata al punto A, giusto?!
È così.
Significa semplicemente che sei in mezzo, e che stai aspettando. Magari sei in un momento particolare in cui non senti di avere abbastanza forza e determinazione per andare avanti. Ma quando deciderai di riprendere il cammino verso il punto B, non ricomincerai a muoverti dal punto A… basta che tu non ceda all’anoressia, che ti farà fare marcia indietro.
Ricordati di darti la fiducia che meriti. Ma tornando alla domanda che mi rivolgi… Come si fa a cambiare le cose?
La risposta più semplice (e nondimeno la più vera!) è: GRADUALMENTE.
E’ un processo, come la maggior parte delle cose che nella nostra vita dobbiamo affrontare. E devi sempre cercare di tenere la guardia alzata. Hai tutte le capacità per avere la meglio sull’anoressia, data la tua grande forza interiore, ma devi imparare a canalizzarla. Cambierai le cose nel momento in cui deciderai che quella che l’anoressia ti dà non è la vita che desideri. È perfettamente normale che tu non sappia come ottenere la vita che desideri; ma tutto comincia nel momento in cui la desideri.
Pensa a tutte quelle che sono le limitazioni che l’anoressia t’impone, e a tutto ciò che potresti invece fare se percorressi la strada del ricovero. Pensa a questo ogni volta che vorrai trovare forza e motivazione. Scrivi una lettera a te stessa. Sii gentile con te stessa, aiutati, prova a capire cosa ti piacerebbe essere capace di fare per te stessa. Leggi e rileggi quella lettera. Pensaci su. Interiorizzala.
Un’ultima cosa che è importante tenere a mente: finché deciderai di darti una possibilità, avrai sempre una possibilità. Non mollare. Non arrenderti mai. Io sto combattendo insieme a te.
“Le cose sono andate meglio per alcuni giorni, poi per alcune settimane, fino a che non mi sono ritrovata a farmi una domanda: io VOGLIO DAVVERO stare meglio di così e andare avanti abbandonando l’anoressia? Combatto l’anoressia ogni giorno, e alcuni giorni vinco, riesco a mangiare, altri mi arrendo e perdo, digiuno. Non posso permetterlo. Come si fa a cambiare le cose? Mi sembra di non riuscire a trovare una via di mezzo, e neppure un pavimento solido su cui poggiarmi. È sempre tutto o niente, bianco o nero…”
La mentalità dicotomica del “tutto o niente” è un qualcosa che posso capire molto bene. Penso che la maggior parte di noi abbia sperimentato qualcosa del genere. Perciò, per prima cosa, sappi che non sei sola. Certo, è comunque frustrante.
Ma, punto primo: se mi hai scritto questa e-mail – se segui il mio blog – in effetti, ti sei già risposta da sola: tu VUOI stare meglio di così ed abbandonare l’anoressia. Certo, magari nei “giorni neri” ti sembra di non volerlo, ma i “giorni neri” non sono che giorni, non eternità. Se mi scrivi, se leggi questo blog, sei al punto di partenza. O, forse, a un punto mediano. O, ancora meglio, a un punto di rottura.
E puoi andare oltre. Ma devi credere che puoi farcela. Devi prenderti per le spalle, guardarti dritta negli occhi, e dirti: “Tu puoi farcela, e CE LA FARAI”. Niente può avvenire se tu non gli dai l’avvio.
Il ricovero è un qualcosa che si realizza giorno dopo giorno. È un processo. È un viaggio. È dura. Ma si va avanti. Perchè non si rimane a sedere, ma giorno dopo giorno si compie un passo, per quanto piccolo esso possa essere. Ti fai domande. Vacilli. Provi. Ti senti ferita. Hai paura. Combatti. Ma stai andando da qualche parte. Non stai ferma. Capisci quel che intendo dire?
Può essere al momento (comprensibilmente) frustrante vedere che i giorni si tramutano in settimane senza avere miglioramenti tangibili e quantificabili, può farti sentire come se tu fossi sempre al punto di partenza. Questo scoraggia. Dà fastidio. Non ti fa venire voglia di andare avanti, di provare ancora. Ti capisco perfettamente su questo punto. Ma ti stai dimenticando una cosa molto importante: non ricominci ogni volta dall’inizio. I passi in avanti che hai fatto non sono svalutati o negati dal fatto che adesso ti trovi nuovamente ad un punto di stallo. Se tu parti dal punto A per arrivare al punto B, puoi fare delle pause durante il percorso, ma se ti fermi a metà strada non significa che sei tornata al punto A, giusto?!
È così.
Significa semplicemente che sei in mezzo, e che stai aspettando. Magari sei in un momento particolare in cui non senti di avere abbastanza forza e determinazione per andare avanti. Ma quando deciderai di riprendere il cammino verso il punto B, non ricomincerai a muoverti dal punto A… basta che tu non ceda all’anoressia, che ti farà fare marcia indietro.
Ricordati di darti la fiducia che meriti. Ma tornando alla domanda che mi rivolgi… Come si fa a cambiare le cose?
La risposta più semplice (e nondimeno la più vera!) è: GRADUALMENTE.
E’ un processo, come la maggior parte delle cose che nella nostra vita dobbiamo affrontare. E devi sempre cercare di tenere la guardia alzata. Hai tutte le capacità per avere la meglio sull’anoressia, data la tua grande forza interiore, ma devi imparare a canalizzarla. Cambierai le cose nel momento in cui deciderai che quella che l’anoressia ti dà non è la vita che desideri. È perfettamente normale che tu non sappia come ottenere la vita che desideri; ma tutto comincia nel momento in cui la desideri.
Pensa a tutte quelle che sono le limitazioni che l’anoressia t’impone, e a tutto ciò che potresti invece fare se percorressi la strada del ricovero. Pensa a questo ogni volta che vorrai trovare forza e motivazione. Scrivi una lettera a te stessa. Sii gentile con te stessa, aiutati, prova a capire cosa ti piacerebbe essere capace di fare per te stessa. Leggi e rileggi quella lettera. Pensaci su. Interiorizzala.
Un’ultima cosa che è importante tenere a mente: finché deciderai di darti una possibilità, avrai sempre una possibilità. Non mollare. Non arrenderti mai. Io sto combattendo insieme a te.
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sabato 20 novembre 2010
Il ricovero vale la pena
Il ricovero è un processo lungo, doloroso, complicato, così che molto spesso sembra ben più facile mollare, arrendersi e ritornare al comfort distruttivo dell’anoressia.
Il ricovero è in effetti la cosa più difficile che dovremo mai affrontare.
Ne vale la pena?
SI, ACCIPICCHIA!!!
Perché soltanto percorrendo la strada del ricovero possiamo tornare a vivere… ad amare la vita… e a sorridere.
Perciò, quando sentite che state per arrendervi, quando sentite che si sta facendo maledettamente dura, quando le lacrime scorrono senza che riusciate a fermarle… Ricordate soltanto… IL RICOVERO VALE LA PENA.
Il ricovero è in effetti la cosa più difficile che dovremo mai affrontare.
Ne vale la pena?
SI, ACCIPICCHIA!!!
Perché soltanto percorrendo la strada del ricovero possiamo tornare a vivere… ad amare la vita… e a sorridere.
Perciò, quando sentite che state per arrendervi, quando sentite che si sta facendo maledettamente dura, quando le lacrime scorrono senza che riusciate a fermarle… Ricordate soltanto… IL RICOVERO VALE LA PENA.

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domenica 7 febbraio 2010
Definizioni...
Che cos’è l’anoressia?
Il DSM-IV la definisce come una perdita dell’appetito e un incapacità di alimentarsi, con tanto di criteri clinici correlati per la diagnosi.
Ma chi ha vissuto (e sta vivendo) sulla propria belle l’anoressia, sa che questa è ben altro e va molto oltre la sua definizione tecnica.
L’anoressia è dolore.
L’anoressia è solitudine.
L’anoressia è delirio d’onnipotenza che si trasforma in impotenza.
L’anoressia è ossessione.
L’anoressia è sfida.
L’anoressia è vuoto.
L’anoressia è morte. In tutti i sensi.
Ma noi possiamo scegliere di percorrere la strada del ricovero, ed è quello che dobbiamo fare. Tener duro anche quando ci sentiamo perse. L’anoressia è una notte scura, una strada senza uscita. La scelta del ricovero è l’alba di un nuovo giorno, una strada lunga, ripida ed accidentata, che porta alla sommità di una montagna dalla quale potremmo ammirare uno splendido panorama.
Percorrere la strada del ricovero è la cosa più difficile che ci ritroveremo mai a dover fare in tutta la nostra vita, e ci saranno tanti momenti in cui ci verrà voglia di arrenderci perché sembra molto più semplice ricominciare a restringere l’alimentazione, molto più estemporaneamente gratificante. Ma, alla lunga, non l’ho è. Perché l’esaltazione della restrizione non vale l’inferno che ci predispone ineluttabilmente davanti.
Nella vita, quella vera, intendo, quella oltre l’anoressia, c’è molto più di quel che immaginiamo. Dobbiamo solo aprire gli occhi ed iniziare a cercare di vederlo.
L’anoressia ha cercato di strappare alla nostra vita tutto quello che aveva un significato, tutto quello che era importante: famiglia, amicizia, hobby, sport, studio, lavoro… tutto quello che rendeva la nostra vita degna di essere vissuta. Abbiamo lasciato che questo demone ci controllasse perchè eravamo troppo spaventate da come avrebbe potuto essere la nostra vita senza di lei. Perciò ci siamo auto-ingannate dicendoci che senza l’anoressia non avremmo avuto alcuna possibilità, senza renderci conto che era l’anoressia stessa a toglierci ogni qualsiasi opportunità. E le abbiamo creduto, abbiamo creduto a tutte le sue bugie. Le abbiamo creduto quando ci ha detto che dovevamo andare ancora avanti in questa strada distruttiva, perché sarebbe andato tutto bene, e non abbiamo saputo vedere la nostra vera bellezza, quella interiore. L’anoressia non potrà mai darci quello che promette, con lei possiamo solo distruggerci cercando di raggiungere l’impossibile. Ma voi, ragazze, TUTTE VOI siete bellissime, meravigliose, speciali, uniche, e molto, MOLTO più di quel che l’anoressia vi ha fatte diventare.
Nella mia vita non ho mai fatto niente di più difficile che cercare di continuare a precorrere giorno dopo giorno la strada del ricovero. Talvolta inciampo, barcollo, cado, ma cerco sempre di rialzarmi quanto più rapidamente possibile. Ricordatevi sempre che non è importante quante ricadute avrete, ma quante volte sarete capaci di rialzarvi. Le ricadute sono parte naturale del percorso di ricovero, ci ricordano dov’eravamo prima e dove non vogliamo tornare di nuovo. Quando restringevamo l’alimentazione non eravamo noi stesse, non stavamo dando il meglio di noi. Certo, magari andavamo a scuola o a lavoro, facevamo sport, ma eravamo funzionanti solo in parte, perché la nostra mente era per lo più dominata da pensieri anoressici. Ma noi siamo molto più e molto meglio dell’anoressia, perciò non dobbiamo più essere schiave di un mostro che c’inchioda a pensieri relativi a corpo/peso/cibo. Noi non dobbiamo più credere alle bugie dell’anoressia, siamo ben più intelligenti.
Probabilmente dovremmo lottare con l’anoressia per il resto della nostra vita, ma fintanto che non molliamo, saremo noi a mettere l’anoressia in catene.
Non mollate mai, anche quando tutto vi sembra perso. Vi prometto che la strada del ricovero vale tutte le sue avversità. Da qui in poi le cose non potranno che andare meglio.
Il DSM-IV la definisce come una perdita dell’appetito e un incapacità di alimentarsi, con tanto di criteri clinici correlati per la diagnosi.
Ma chi ha vissuto (e sta vivendo) sulla propria belle l’anoressia, sa che questa è ben altro e va molto oltre la sua definizione tecnica.
L’anoressia è dolore.
L’anoressia è solitudine.
L’anoressia è delirio d’onnipotenza che si trasforma in impotenza.
L’anoressia è ossessione.
L’anoressia è sfida.
L’anoressia è vuoto.
L’anoressia è morte. In tutti i sensi.
Ma noi possiamo scegliere di percorrere la strada del ricovero, ed è quello che dobbiamo fare. Tener duro anche quando ci sentiamo perse. L’anoressia è una notte scura, una strada senza uscita. La scelta del ricovero è l’alba di un nuovo giorno, una strada lunga, ripida ed accidentata, che porta alla sommità di una montagna dalla quale potremmo ammirare uno splendido panorama.
Percorrere la strada del ricovero è la cosa più difficile che ci ritroveremo mai a dover fare in tutta la nostra vita, e ci saranno tanti momenti in cui ci verrà voglia di arrenderci perché sembra molto più semplice ricominciare a restringere l’alimentazione, molto più estemporaneamente gratificante. Ma, alla lunga, non l’ho è. Perché l’esaltazione della restrizione non vale l’inferno che ci predispone ineluttabilmente davanti.
Nella vita, quella vera, intendo, quella oltre l’anoressia, c’è molto più di quel che immaginiamo. Dobbiamo solo aprire gli occhi ed iniziare a cercare di vederlo.
L’anoressia ha cercato di strappare alla nostra vita tutto quello che aveva un significato, tutto quello che era importante: famiglia, amicizia, hobby, sport, studio, lavoro… tutto quello che rendeva la nostra vita degna di essere vissuta. Abbiamo lasciato che questo demone ci controllasse perchè eravamo troppo spaventate da come avrebbe potuto essere la nostra vita senza di lei. Perciò ci siamo auto-ingannate dicendoci che senza l’anoressia non avremmo avuto alcuna possibilità, senza renderci conto che era l’anoressia stessa a toglierci ogni qualsiasi opportunità. E le abbiamo creduto, abbiamo creduto a tutte le sue bugie. Le abbiamo creduto quando ci ha detto che dovevamo andare ancora avanti in questa strada distruttiva, perché sarebbe andato tutto bene, e non abbiamo saputo vedere la nostra vera bellezza, quella interiore. L’anoressia non potrà mai darci quello che promette, con lei possiamo solo distruggerci cercando di raggiungere l’impossibile. Ma voi, ragazze, TUTTE VOI siete bellissime, meravigliose, speciali, uniche, e molto, MOLTO più di quel che l’anoressia vi ha fatte diventare.
Nella mia vita non ho mai fatto niente di più difficile che cercare di continuare a precorrere giorno dopo giorno la strada del ricovero. Talvolta inciampo, barcollo, cado, ma cerco sempre di rialzarmi quanto più rapidamente possibile. Ricordatevi sempre che non è importante quante ricadute avrete, ma quante volte sarete capaci di rialzarvi. Le ricadute sono parte naturale del percorso di ricovero, ci ricordano dov’eravamo prima e dove non vogliamo tornare di nuovo. Quando restringevamo l’alimentazione non eravamo noi stesse, non stavamo dando il meglio di noi. Certo, magari andavamo a scuola o a lavoro, facevamo sport, ma eravamo funzionanti solo in parte, perché la nostra mente era per lo più dominata da pensieri anoressici. Ma noi siamo molto più e molto meglio dell’anoressia, perciò non dobbiamo più essere schiave di un mostro che c’inchioda a pensieri relativi a corpo/peso/cibo. Noi non dobbiamo più credere alle bugie dell’anoressia, siamo ben più intelligenti.
Probabilmente dovremmo lottare con l’anoressia per il resto della nostra vita, ma fintanto che non molliamo, saremo noi a mettere l’anoressia in catene.
Non mollate mai, anche quando tutto vi sembra perso. Vi prometto che la strada del ricovero vale tutte le sue avversità. Da qui in poi le cose non potranno che andare meglio.
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lunedì 24 agosto 2009
Modi per morire... e per vivere
Esistono molti modi per morire.
Alcuni di questi sono poco dolorosi: morire per soffocamento da gas di scarico, tagliarsi la giugulare, imbottirsi di tranquillanti, spararsi alla tempia, saltare giù dall’ultimo piano di un palazzo.
Non ci vuole poi molto, no?!
Altri sono mediamente dolorosi: tagliarsi le vene, mangiare cocci di vetro, bere un litro di candeggina, bere un paio litri di ammoniaca, assumere barbiturici, andare in overdose, diventare anoressica, diventare bulimica.
Ma ce n’è uno che è più doloroso di tutti gli altri: VIVERE.
Perché nel momento in cui decidi di abbandonare lo scudo dell’anoressia per provare a viere una vita degna d'essere chiamata tale, provi un dolore così forte che ti sembra di essere quasi sul punto di morire. Perché la scelta o meno della strada del ricovero è quella che mette di fronte al bivio tra la vita e la morte. Perché con l’anoressia si muore solo per vivere, si muore dentro, ogni giorno un po’ di più. È arrivato il momento d’imparare a vivere solo per vivere.
Vivere, poiché vivere è il modo in cui muoiono le persone che hanno coraggio. Tutti gli altri sono solo palliativi, anestetici, modi che si pensa possano aiutarci a metterci in stand-by.
Bisogna trovare il coraggio di ricominciare a vivere davvero, perché che si viva per morire o che si muoia per vivere, a nessuno interessa. Se l’anoressia è la scelta di diventare invisibili per essere viste dagli altri – questa è solo un’altra delle bugie che l’anoressia racconta. Nella nostra vita, siamo solo noi di fronte a noi stesse. Questa battaglia è unicamente la NOSTRA. Questa vita è unicamente la NOSTRA. Dobbiamo trovare il coraggio di viverla. Viverla perché nell’immenso palcoscenico del mondo, anche se non conosciamo la coreografia, ci verrà richiesto comunque di ballare. Non dobbiamo permettere all’anoressia di farci rimanere sedute in un angolo: IMPROVVISIAMO.
Certo, decidere di combattere contro l’anoressia è un rischio, ma chi non rischia non prova dolore… e chi non prova dolore, non potrà mai dire di essere viva davvero.
E ricordate sempre che morire è il coraggio di un attimo… ma vivere è il coraggio di sempre.
Alcuni di questi sono poco dolorosi: morire per soffocamento da gas di scarico, tagliarsi la giugulare, imbottirsi di tranquillanti, spararsi alla tempia, saltare giù dall’ultimo piano di un palazzo.
Non ci vuole poi molto, no?!
Altri sono mediamente dolorosi: tagliarsi le vene, mangiare cocci di vetro, bere un litro di candeggina, bere un paio litri di ammoniaca, assumere barbiturici, andare in overdose, diventare anoressica, diventare bulimica.
Ma ce n’è uno che è più doloroso di tutti gli altri: VIVERE.
Perché nel momento in cui decidi di abbandonare lo scudo dell’anoressia per provare a viere una vita degna d'essere chiamata tale, provi un dolore così forte che ti sembra di essere quasi sul punto di morire. Perché la scelta o meno della strada del ricovero è quella che mette di fronte al bivio tra la vita e la morte. Perché con l’anoressia si muore solo per vivere, si muore dentro, ogni giorno un po’ di più. È arrivato il momento d’imparare a vivere solo per vivere.
Vivere, poiché vivere è il modo in cui muoiono le persone che hanno coraggio. Tutti gli altri sono solo palliativi, anestetici, modi che si pensa possano aiutarci a metterci in stand-by.
Bisogna trovare il coraggio di ricominciare a vivere davvero, perché che si viva per morire o che si muoia per vivere, a nessuno interessa. Se l’anoressia è la scelta di diventare invisibili per essere viste dagli altri – questa è solo un’altra delle bugie che l’anoressia racconta. Nella nostra vita, siamo solo noi di fronte a noi stesse. Questa battaglia è unicamente la NOSTRA. Questa vita è unicamente la NOSTRA. Dobbiamo trovare il coraggio di viverla. Viverla perché nell’immenso palcoscenico del mondo, anche se non conosciamo la coreografia, ci verrà richiesto comunque di ballare. Non dobbiamo permettere all’anoressia di farci rimanere sedute in un angolo: IMPROVVISIAMO.
Certo, decidere di combattere contro l’anoressia è un rischio, ma chi non rischia non prova dolore… e chi non prova dolore, non potrà mai dire di essere viva davvero.
E ricordate sempre che morire è il coraggio di un attimo… ma vivere è il coraggio di sempre.
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giovedì 23 aprile 2009
Tenere duro
Più continuerete a tenere duro, più il percorso del ricoverò diventerà una strada meno in salita. Cose che oggi vi riescono difficili, le troverete un domani spontanee e naturali. Man mano che procederete per la vostra strada, scoprirete parti di voi che non avevate ancora visto. Imparerete su voi stesse da voi stesse. E arriverete come desiderate, anche se questo avrò richiesto un sacco di tempo e di sforzi.
E sicuramente di sforzi adesso ne state facendo un sacco. E probabilmente state pure pensando: “Quando potrò fare un po’ meno fatica?” o “Quando sarò libera da tutto questo?”. Bè, ricordatevi sempre che la strada del ricovero è una strada che dura per tutta la vita, ma che il meglio deve ancora venire. Che voi potete farcela. Perché avete tutte le carte in regola. E che le cose in futuro saranno davvero più semplici.
Le ricadute accadranno inevitabilmente. Ma tenete duro. Non lasciate che interrompano del tutto il vostro percorso.
Non lasciatevi condizionare dai pareri e dagli sguardi altrui. Non lasciate che qualcuno vi dica come dovete essere e cosa dovete provare. Appartenete solo a voi stesse. Non pensate neanche per un attimo che i vostri insuccessi passati pregiudichino i vostri successi futuri. Avete un mondo davanti, e tutte le armi per affrontarlo, se solo vi decidete a tirarle fuori. Se solo lo volete veramente. Perciò, tenete duro e scegliete il ricovero. Ripeto, qualsiasi significato abbia per voi questa parola, che si tratti di ricoverarvi in una clinica, di farvi seguire settimanalmente da uno psicoterapeuta, di consultare un dietista/nutrizionista o di lottare da sole. Se avete la determinazione di scegliere il ricovero in piena convinzione, siete già a metà strada. Se invece sentite che la vostra motivazione al ricovero vacilla, fate di tutto per rinforzarla. Se sentite che ci sono un sacco di cose che non vanno bene nella vostra vita, provate a cambiarne una. Cambiare una cosa può servire a cambiarne molte altre, in una sorta di reazione a catena senza fine.
Certo, scegliere il ricovero non significa andare su una strada in dicesa dove tutto andrà a meraviglia. Ma significa che voi cercherete di fare di tutto affinché le cose vadano più a meraviglia possibile. Non preoccupatevi di quanti contro l’anoressia può farvi venire in mente per impedirvi d’iniziare un processo di ricovero: i pro saranno sempre più numerosi e, soprattutto, più importanti. Starete meglio, vi sentirete meglio, imparerete a vivere di nuovo. Se avete un perché per vivere, sopporterete qualsiasi come.
Tenete duro. Vi voglio bene.
E sicuramente di sforzi adesso ne state facendo un sacco. E probabilmente state pure pensando: “Quando potrò fare un po’ meno fatica?” o “Quando sarò libera da tutto questo?”. Bè, ricordatevi sempre che la strada del ricovero è una strada che dura per tutta la vita, ma che il meglio deve ancora venire. Che voi potete farcela. Perché avete tutte le carte in regola. E che le cose in futuro saranno davvero più semplici.
Le ricadute accadranno inevitabilmente. Ma tenete duro. Non lasciate che interrompano del tutto il vostro percorso.
Non lasciatevi condizionare dai pareri e dagli sguardi altrui. Non lasciate che qualcuno vi dica come dovete essere e cosa dovete provare. Appartenete solo a voi stesse. Non pensate neanche per un attimo che i vostri insuccessi passati pregiudichino i vostri successi futuri. Avete un mondo davanti, e tutte le armi per affrontarlo, se solo vi decidete a tirarle fuori. Se solo lo volete veramente. Perciò, tenete duro e scegliete il ricovero. Ripeto, qualsiasi significato abbia per voi questa parola, che si tratti di ricoverarvi in una clinica, di farvi seguire settimanalmente da uno psicoterapeuta, di consultare un dietista/nutrizionista o di lottare da sole. Se avete la determinazione di scegliere il ricovero in piena convinzione, siete già a metà strada. Se invece sentite che la vostra motivazione al ricovero vacilla, fate di tutto per rinforzarla. Se sentite che ci sono un sacco di cose che non vanno bene nella vostra vita, provate a cambiarne una. Cambiare una cosa può servire a cambiarne molte altre, in una sorta di reazione a catena senza fine.
Certo, scegliere il ricovero non significa andare su una strada in dicesa dove tutto andrà a meraviglia. Ma significa che voi cercherete di fare di tutto affinché le cose vadano più a meraviglia possibile. Non preoccupatevi di quanti contro l’anoressia può farvi venire in mente per impedirvi d’iniziare un processo di ricovero: i pro saranno sempre più numerosi e, soprattutto, più importanti. Starete meglio, vi sentirete meglio, imparerete a vivere di nuovo. Se avete un perché per vivere, sopporterete qualsiasi come.
Tenete duro. Vi voglio bene.
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venerdì 17 aprile 2009
Grazie Martina!
Ci sono momenti in cui le parole non bastano per esprimere ciò che si ha dentro...
Momenti in cui pensi che anche se oggi non ha fatto che piovere, non ci si può bagnare se nel cuore splende il sole...
Momenti in cui un'immagine può dire più del discorso più lungo del mondo...
Un'immgine come questa...

Martina... Grazie per questa bellissima giornata insieme.
Guardando la nostra fotografia non posso che pensare che siamo ancora in tempo per ricominciare a ridere. Siamo ancora in tempo per scrollarsi tutto e vivere. Dobbiamo solo prendere tutto il coraggio che abbiamo e ricominciare a camminare, e convincerci che combattere è davvero possibile. Quello che abbiamo passato non lo possiamo dimenticare, ma tra prendere e lasciare non si deve più aspettare, perchè il tempo che perdiamo non ce lo ridà nessuno...
Ti voglio bene...
Momenti in cui pensi che anche se oggi non ha fatto che piovere, non ci si può bagnare se nel cuore splende il sole...
Momenti in cui un'immagine può dire più del discorso più lungo del mondo...
Un'immgine come questa...

Martina... Grazie per questa bellissima giornata insieme.
Guardando la nostra fotografia non posso che pensare che siamo ancora in tempo per ricominciare a ridere. Siamo ancora in tempo per scrollarsi tutto e vivere. Dobbiamo solo prendere tutto il coraggio che abbiamo e ricominciare a camminare, e convincerci che combattere è davvero possibile. Quello che abbiamo passato non lo possiamo dimenticare, ma tra prendere e lasciare non si deve più aspettare, perchè il tempo che perdiamo non ce lo ridà nessuno...
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sabato 11 aprile 2009
Usare la voce
Abbiamo la voce per comunicare… e allora, perché continuiamo ad usare il nostro corpo?
Siamo persone intelligenti, valide, creative, e non c’è alcun motivo per cui le persone non ci stiano a sentire se abbiamo qualcosa da dire. Perciò, dobbiamo prenderci il tempo di dirlo.
Le persone non hanno bisogno che ci sia il nostro corpo a dirgli fin dal primo acchito quanto sia forte il nostro dolore, la nostra rabbia, la nostra sofferenza… diamo una possibilità alle nostre parole di dirlo. Cominciamo a combattere per usare la nostra voce. È molto più forte di quello che a volte possiamo credere.
Quando abbiamo bisogno di qualcosa, quando abbiamo bisogno d’aiuto, proviamo a chiederlo con le parole. Quando vogliamo qualcosa, proviamo a chiederlo con le parole. Quando abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino, le parole ci aiuteranno a trovarlo.
Il nostro corpo ci serve per pensare, respirare, muoverci… in una parola: VIVERE.
Non abbiamo bisogno che l’anoressia dica nient’altro… è per questo che ci è stata data una voce.
Le parole hanno un grande potere, una grande forza e, soprattutto, una volta imparato ad usarle, non sono distruttive come lo è l’anoressia.
E quando le parole non bastano, quando le parole cadono, possiamo gridare. Quando le parole cadono, possiamo piangere. E quando anche questo non dovesse funzionare, si tratta dunque di prendere una pausa, riorganizzare i pensieri, e riprovare. Ma soprattutto, non dobbiamo più lasciare che il nostro corpo si faccia messaggio di quello che non riusciamo a dire con le parole. Il nostro corpo non è il nostro bersaglio. Perciò, cerchiamo d’imparare a farlo diventare la nostra arma. Non lasciamo che il nostro corpo continui a parlare per noi.
L’anoressia può funzionare per un po’, ma poi fallisce anche in questo. Perciò, cerchiamo di tirare fuori la nostra voce e di usare le nostre parole prima che l’anoressia ci riduca completamente al silenzio. Per sempre.
È la vostra vera voce l’unica che po’ dire le cose come stanno veramente.
Io sto cominciando a parlare, adesso. Sto cominciando a parlare a me stessa. Alla vera Me Stessa. Fatelo anche voi.
Siamo persone intelligenti, valide, creative, e non c’è alcun motivo per cui le persone non ci stiano a sentire se abbiamo qualcosa da dire. Perciò, dobbiamo prenderci il tempo di dirlo.
Le persone non hanno bisogno che ci sia il nostro corpo a dirgli fin dal primo acchito quanto sia forte il nostro dolore, la nostra rabbia, la nostra sofferenza… diamo una possibilità alle nostre parole di dirlo. Cominciamo a combattere per usare la nostra voce. È molto più forte di quello che a volte possiamo credere.
Quando abbiamo bisogno di qualcosa, quando abbiamo bisogno d’aiuto, proviamo a chiederlo con le parole. Quando vogliamo qualcosa, proviamo a chiederlo con le parole. Quando abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino, le parole ci aiuteranno a trovarlo.
Il nostro corpo ci serve per pensare, respirare, muoverci… in una parola: VIVERE.
Non abbiamo bisogno che l’anoressia dica nient’altro… è per questo che ci è stata data una voce.
Le parole hanno un grande potere, una grande forza e, soprattutto, una volta imparato ad usarle, non sono distruttive come lo è l’anoressia.
E quando le parole non bastano, quando le parole cadono, possiamo gridare. Quando le parole cadono, possiamo piangere. E quando anche questo non dovesse funzionare, si tratta dunque di prendere una pausa, riorganizzare i pensieri, e riprovare. Ma soprattutto, non dobbiamo più lasciare che il nostro corpo si faccia messaggio di quello che non riusciamo a dire con le parole. Il nostro corpo non è il nostro bersaglio. Perciò, cerchiamo d’imparare a farlo diventare la nostra arma. Non lasciamo che il nostro corpo continui a parlare per noi.
L’anoressia può funzionare per un po’, ma poi fallisce anche in questo. Perciò, cerchiamo di tirare fuori la nostra voce e di usare le nostre parole prima che l’anoressia ci riduca completamente al silenzio. Per sempre.
È la vostra vera voce l’unica che po’ dire le cose come stanno veramente.
Io sto cominciando a parlare, adesso. Sto cominciando a parlare a me stessa. Alla vera Me Stessa. Fatelo anche voi.
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domenica 22 febbraio 2009
Combattere insieme
Questo post è per Francesca. Sì, la Francesca del video. Che ho avuto modo d’incontrare oggi, in occasione di una mia gara di karate svoltasi nella cittadina dove abitano i suoi nonni.
Cara Francesca, oggi ha fatto brillare il sole nel mio cuore. Credo che sia una di quelle situazioni in cui le parole non bastano per esprimere quello che sento dentro. Perché ci sono i sentimenti, un qualcosa che sta nel cuore e non nella testa.
Sentimenti che si confondono con i tuoi. Tu che non mi guardi come gli altri. Io che sento di non avere niente da nascondere rispetto a quella che sono veramente. Insieme in un momento in cui ho sentito di poter essere la vera Me Stessa. Uno di quei momenti così rari da tirare fuori… che escono soltanto nel momenti in cui qualcuno tira fuori con un abbraccio quello che nascondi.
Io credo che questo sia vivere veramente. Una chiacchiera sui gradini di una palestra. Una persona che mi fa sentire a casa. Un sorriso autentico. Un’ora soltanto, ma un’ora autentica. Un’ora bella.
Tanto tempo. Troppo. Era troppo tempo che il cuore non mi batteva così forte.
Hai sorriso. E il tuo sorriso è bellissimo. Ho sentito che era un sorriso vero. Siamo state semplicemente noi stesse. Si può essere noi stesse.
Francesca, sei bellissima. Hai una bellezza interiore di cui forse neanche ti accorgi, ma che può veramente portarti tanto lontano. Sei meravigliosa, sì, magari non come avresti voluto esserlo, e forse più di quando avresti voluto esserlo.
Si può arrivare a percepire la vita, qualche volta, anche se guizza come un pesce. Noi crediamo di rincorrerla, crediamo di seminarla… poi ci giriamo distrattamente e zac!, eccola qua, un momento, poi sparisce. Eppure resta per un secondo la sua sensazione sulla pelle. Eppure resta per sempre.
Non so neanche se quello che sto scrivendo abbia senso. Lascio che le parole fluiscano senza che io le controlli, una volta tanto, facendo a meno di quel controllo che è stato pilastro di tutta la mia anoressia.
La cosa più bella è che sei reale, che esisti. Che non ti ho immaginata, non mi sono persa ad inseguire i miei pensieri dicendomi “Quanto sarebbe bello incontrare una persona capace di vedere la vera Me Stessa”.
Hai uno sguardo dolce, uno sguardo che ha un mondo da abbracciare, e allo stesso tempo combattivo, uno sguardo che non si vuol lasciar sfuggire altre occasioni.
C’è qualcosa che abbiamo in comune e che ci porteremo dentro sempre, che talvolta grida e spinge per uscire, ma che poi deve fare i conti con la nostra voglia di combattere e con tutto quello che cozza con la sua voglia di riemergere. E tu sei una di quelle cose.
Amica di etichette troppo strette, di taglie troppo strette, di corpi troppo stretti per contenere dolori e vite così grandi… Amica di sorrisi impacciati, di cremine idratanti, di onnipotenza e di battaglia… puoi cambiare la vita a un sacco di persone. Anche a te stessa. Ci vuole tempo, certo, ce ne vuole tanto, a volte sembra perfino troppo. Me lo ripeto anche io, adesso, che mi rivedo attraverso la tua forza e la tua fragilità… il nostro bisogno di leggerezza, che non può essere fisica perché niente è più pesante di un corpo che non pesa.
Quanta fatica combattere ogni giorno. Quanti sorrisi ci sarebbero tra le labbra e quante lacrime nascoste dietro gli occhi. Se solo lasciassimo loro un po’ di spazio. Se solo fossimo capaci di darcene di più. In tutti i sensi.
Francesca, grazie mille. Davvero. Non avrei mai desiderato niente di più meraviglioso di un sorriso sincero. Possiamo tenerci per mano e camminare insieme, anche se siamo lontane, un passo dopo l’altro, anche fermandoci per urlare che, accidenti, siamo stanche.
Stasera sorrido. Non resterò sveglia fino ad oltre la mezzanotte cercando di ridurre il più possibile le ore di sonno per non essere perseguitata dai miei incubi. Stanotte non ce ne saranno. Forse perchè un sogno oggi l’ho già vissuto.
Grazie mille, guerriera della luce. GRAZIE.
Ti voglio veramente tanto bene… Tanto tanto…
Cara Francesca, oggi ha fatto brillare il sole nel mio cuore. Credo che sia una di quelle situazioni in cui le parole non bastano per esprimere quello che sento dentro. Perché ci sono i sentimenti, un qualcosa che sta nel cuore e non nella testa.
Sentimenti che si confondono con i tuoi. Tu che non mi guardi come gli altri. Io che sento di non avere niente da nascondere rispetto a quella che sono veramente. Insieme in un momento in cui ho sentito di poter essere la vera Me Stessa. Uno di quei momenti così rari da tirare fuori… che escono soltanto nel momenti in cui qualcuno tira fuori con un abbraccio quello che nascondi.
Io credo che questo sia vivere veramente. Una chiacchiera sui gradini di una palestra. Una persona che mi fa sentire a casa. Un sorriso autentico. Un’ora soltanto, ma un’ora autentica. Un’ora bella.
Tanto tempo. Troppo. Era troppo tempo che il cuore non mi batteva così forte.
Hai sorriso. E il tuo sorriso è bellissimo. Ho sentito che era un sorriso vero. Siamo state semplicemente noi stesse. Si può essere noi stesse.
Francesca, sei bellissima. Hai una bellezza interiore di cui forse neanche ti accorgi, ma che può veramente portarti tanto lontano. Sei meravigliosa, sì, magari non come avresti voluto esserlo, e forse più di quando avresti voluto esserlo.
Si può arrivare a percepire la vita, qualche volta, anche se guizza come un pesce. Noi crediamo di rincorrerla, crediamo di seminarla… poi ci giriamo distrattamente e zac!, eccola qua, un momento, poi sparisce. Eppure resta per un secondo la sua sensazione sulla pelle. Eppure resta per sempre.
Non so neanche se quello che sto scrivendo abbia senso. Lascio che le parole fluiscano senza che io le controlli, una volta tanto, facendo a meno di quel controllo che è stato pilastro di tutta la mia anoressia.
La cosa più bella è che sei reale, che esisti. Che non ti ho immaginata, non mi sono persa ad inseguire i miei pensieri dicendomi “Quanto sarebbe bello incontrare una persona capace di vedere la vera Me Stessa”.
Hai uno sguardo dolce, uno sguardo che ha un mondo da abbracciare, e allo stesso tempo combattivo, uno sguardo che non si vuol lasciar sfuggire altre occasioni.
C’è qualcosa che abbiamo in comune e che ci porteremo dentro sempre, che talvolta grida e spinge per uscire, ma che poi deve fare i conti con la nostra voglia di combattere e con tutto quello che cozza con la sua voglia di riemergere. E tu sei una di quelle cose.
Amica di etichette troppo strette, di taglie troppo strette, di corpi troppo stretti per contenere dolori e vite così grandi… Amica di sorrisi impacciati, di cremine idratanti, di onnipotenza e di battaglia… puoi cambiare la vita a un sacco di persone. Anche a te stessa. Ci vuole tempo, certo, ce ne vuole tanto, a volte sembra perfino troppo. Me lo ripeto anche io, adesso, che mi rivedo attraverso la tua forza e la tua fragilità… il nostro bisogno di leggerezza, che non può essere fisica perché niente è più pesante di un corpo che non pesa.
Quanta fatica combattere ogni giorno. Quanti sorrisi ci sarebbero tra le labbra e quante lacrime nascoste dietro gli occhi. Se solo lasciassimo loro un po’ di spazio. Se solo fossimo capaci di darcene di più. In tutti i sensi.
Francesca, grazie mille. Davvero. Non avrei mai desiderato niente di più meraviglioso di un sorriso sincero. Possiamo tenerci per mano e camminare insieme, anche se siamo lontane, un passo dopo l’altro, anche fermandoci per urlare che, accidenti, siamo stanche.
Stasera sorrido. Non resterò sveglia fino ad oltre la mezzanotte cercando di ridurre il più possibile le ore di sonno per non essere perseguitata dai miei incubi. Stanotte non ce ne saranno. Forse perchè un sogno oggi l’ho già vissuto.
Grazie mille, guerriera della luce. GRAZIE.
Ti voglio veramente tanto bene… Tanto tanto…

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