venerdì 26 aprile 2013
Ansia, cibo e necessità di controllo
Recentemente ho letto un articolo inerente la relazione che intercorre tra fobie e la necessità di controllo. Una delle componenti-chiave della fobia è l’ansia, la paura di perdere il controllo. Cosa potrebbe succedere se fossi chiusa dentro uno spazio molto ristretto e non potessi uscire? – si chiede la persona claustrofobica. O, nel caso dell’anoressia: cosa potrebbe succedere se io non restringessi sistematicamente l’alimentazione? Cosa potrebbe succedere se non facessi sempre la stessa attività fisica tutti i giorni?, e così via…
Il controllo è in realtà un sentimento qualitativo, sì, ma attraverso il DCA lo trasformiamo in un qualcosa di quantitativo: dose di cibo assunto, entità di attività fisica svolta, B.M.I., taglia dei vestiti… Il punto è che, in realtà, la nostra spasmodica ricerca di controllo è strettamente connessa alla ricerca di un sollievo dall’ansia. Il pensiero di base è: se riesco a controllare alla perfezione tutto ciò che riguarda il cibo e l’attività fisica, allora mi sentirò come se tutto nella vita potesse andare bene.
Salvo poi ovviamente il rendersi conto che questo “andare tutto bene” è un’utopia, e che le cose non vanno dritte a prescindere dal nostro comportamento alimentare. Ma la sensazione di controllo che l’anoressia comunque c’infonde è tale che continuiamo ad ancorarci ad essa anche quando sappiamo quanto possa essere deleteria per noi.
Io penso – per quella che è stata la mia esperienza personale, si capisce, lungi da me il voler fare di tutta l’erba un fascio – che l’aspetto fondamentale di un DCA sia proprio la mania di avere il controllo. La necessità di avere la sensazione di avere il controllo, vero o illusorio che sia, è la base di tutto. Ma non è tutto, ovviamente. Perché spesso l’anoressia non nasce soltanto come un qualcosa che si sente il bisogno di controllare, ma anche come un modo per provare a sentirci più a nostro agio con noi stesse. Il tutto diventa poi un serpente che si morde la coda: più andiamo avanti nella malattia, più sentiamo che il controllo ci sfugge, più strettamente cerchiamo di controllare l’alimentazione per evitare di essere soverchiate dall’ansia.
L’ansia è un altro elemento molto importante nel contesto di un DCA. Non è tanto correlata al cibo in sé, quanto a tutto il resto: alla vita stessa, così ansiogena che bisogna per forza ricorrere ad una strategia di coping. Occorre inoltre sempre tener presente il fatto che i DCA hanno un effetto sia psicologico, sia neurochimico: il ridurre l’introito alimentare limita la produzione di quei neurotrasmettitori che fomentano l’ansia, e i comportamenti rituali di checkup danno l’illusione di avere il pieno controllo su ogni singolo aspetto della propria vita.
Paradossalmente, più ci s’inoltra nell’anoressia, più la vita diventa difficile. Questo ci spinge a impegnarci ancora di più in questa via distruttiva per mantenere il senso di controllo che il DCA ci dà. L’avere un senso di controllo riduce lo stress.
Una delle cose che più stressa le persone è sentire di non avere il controllo. Quando perdiamo il controllo, attuiamo elaborate ginnastiche mentali per auto-convincerci che abbiamo il controllo, o per evitare di compiere azioni che potrebbero portarci a perdere il controllo. Molte di queste sono ascrivibili al “pensiero magico”: se vado sulla cyclette per mezz’ora, andrà tutto bene. Manterrò il controllo, il mio peso rimarrà stabile, e sarà tutto okay. Oppure: se riesco a restringere l'alimentazione in questo modo, posso controllare tutto e quindi niente mi coglierà impreparata. Cose del genere diventano mantra inconsci che ci ripetiamo più e più volte, arrivando ad organizzare sempre di più la nostra vita in funzione delle stesse.
Quel che dovremo fare, perciò, è imparare ad affrontare face-to-face i nostri veri problemi. Soltanto confrontandoci con quello che ci mette ansia e ci spaventa, possiamo renderci conto che il controllo è sopravvalutato. Inoltre, ironicamente, dato tutto il controllo che abbiamo dato prova di possedere con l’anoressia, possiamo utilizzare lo stesso per mantenerci dritte sulla strada del ricovero: non abbiamo forse dimostrato di avere un controllo così forte da permetterci di fare tutto ciò che vogliamo??!...
Dunque, in conclusione, l’anoressia non è una malattia del cibo, è una malattia del controllo. È anche una malattia dell’ansia, della paura, dello stress, di tutti i problemi assolutamente individuali e personali che ognuna di noi ha e che momentaneamente non riesce ad affrontare se non con quest’erronea strategia di coping. Un DCA è un insieme di tante cose, in fondo, per cui penso che l’unico semplice modo per spiegare cos’è un DCA sia il dire che è… complicato.
Il controllo è in realtà un sentimento qualitativo, sì, ma attraverso il DCA lo trasformiamo in un qualcosa di quantitativo: dose di cibo assunto, entità di attività fisica svolta, B.M.I., taglia dei vestiti… Il punto è che, in realtà, la nostra spasmodica ricerca di controllo è strettamente connessa alla ricerca di un sollievo dall’ansia. Il pensiero di base è: se riesco a controllare alla perfezione tutto ciò che riguarda il cibo e l’attività fisica, allora mi sentirò come se tutto nella vita potesse andare bene.
Salvo poi ovviamente il rendersi conto che questo “andare tutto bene” è un’utopia, e che le cose non vanno dritte a prescindere dal nostro comportamento alimentare. Ma la sensazione di controllo che l’anoressia comunque c’infonde è tale che continuiamo ad ancorarci ad essa anche quando sappiamo quanto possa essere deleteria per noi.
Io penso – per quella che è stata la mia esperienza personale, si capisce, lungi da me il voler fare di tutta l’erba un fascio – che l’aspetto fondamentale di un DCA sia proprio la mania di avere il controllo. La necessità di avere la sensazione di avere il controllo, vero o illusorio che sia, è la base di tutto. Ma non è tutto, ovviamente. Perché spesso l’anoressia non nasce soltanto come un qualcosa che si sente il bisogno di controllare, ma anche come un modo per provare a sentirci più a nostro agio con noi stesse. Il tutto diventa poi un serpente che si morde la coda: più andiamo avanti nella malattia, più sentiamo che il controllo ci sfugge, più strettamente cerchiamo di controllare l’alimentazione per evitare di essere soverchiate dall’ansia.
L’ansia è un altro elemento molto importante nel contesto di un DCA. Non è tanto correlata al cibo in sé, quanto a tutto il resto: alla vita stessa, così ansiogena che bisogna per forza ricorrere ad una strategia di coping. Occorre inoltre sempre tener presente il fatto che i DCA hanno un effetto sia psicologico, sia neurochimico: il ridurre l’introito alimentare limita la produzione di quei neurotrasmettitori che fomentano l’ansia, e i comportamenti rituali di checkup danno l’illusione di avere il pieno controllo su ogni singolo aspetto della propria vita.
Paradossalmente, più ci s’inoltra nell’anoressia, più la vita diventa difficile. Questo ci spinge a impegnarci ancora di più in questa via distruttiva per mantenere il senso di controllo che il DCA ci dà. L’avere un senso di controllo riduce lo stress.
Una delle cose che più stressa le persone è sentire di non avere il controllo. Quando perdiamo il controllo, attuiamo elaborate ginnastiche mentali per auto-convincerci che abbiamo il controllo, o per evitare di compiere azioni che potrebbero portarci a perdere il controllo. Molte di queste sono ascrivibili al “pensiero magico”: se vado sulla cyclette per mezz’ora, andrà tutto bene. Manterrò il controllo, il mio peso rimarrà stabile, e sarà tutto okay. Oppure: se riesco a restringere l'alimentazione in questo modo, posso controllare tutto e quindi niente mi coglierà impreparata. Cose del genere diventano mantra inconsci che ci ripetiamo più e più volte, arrivando ad organizzare sempre di più la nostra vita in funzione delle stesse.
Quel che dovremo fare, perciò, è imparare ad affrontare face-to-face i nostri veri problemi. Soltanto confrontandoci con quello che ci mette ansia e ci spaventa, possiamo renderci conto che il controllo è sopravvalutato. Inoltre, ironicamente, dato tutto il controllo che abbiamo dato prova di possedere con l’anoressia, possiamo utilizzare lo stesso per mantenerci dritte sulla strada del ricovero: non abbiamo forse dimostrato di avere un controllo così forte da permetterci di fare tutto ciò che vogliamo??!...
Dunque, in conclusione, l’anoressia non è una malattia del cibo, è una malattia del controllo. È anche una malattia dell’ansia, della paura, dello stress, di tutti i problemi assolutamente individuali e personali che ognuna di noi ha e che momentaneamente non riesce ad affrontare se non con quest’erronea strategia di coping. Un DCA è un insieme di tante cose, in fondo, per cui penso che l’unico semplice modo per spiegare cos’è un DCA sia il dire che è… complicato.
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21 commenti:
Dal mio punto di vista, forse il più bel post che tu abbia scritto. *_*
Nel mio caso, anche se l'inferno vero è proprio è passato, anche se sono normopeso e riesco a pranzare "tranquillamente" in compagnia, il binomio ansia-controllo resta. Ora non riguarda più strettamente il cibo, ma si riflette sull'università, sui miei impegni... non riesco a tollerare un imprevisto perché mentalmente non l'avevo programmato, e anche se è qualcosa di banale per me è una tragedia.
A distanza di anni mi capitano ancora attacchi d'ansia apparentemente immotivati o scatenati da situazioni che potrebbero essere gestite solo con un po' di buon senso...
Mi sa che il bisogno di controllo e l'ansia io me li potrerò dietro per tutta la vita :)
Un abbraccio cara, e ancora complimenti per il post, hai trovato le parole giuste per riordinare tutto quello che non sarei mai riuscita a dire.
Cavolo... Tutto vero.. Il controllo.. Io sto bene quando ho il controllo, tutto sottomano.. E quando perdo il controllo mi stresso, divento nervosa, non combino nulla di buono.. In effetti l'anoressia scaturisce da tante cose.. Credo ke ognuno abbia delle tendenze e basta un nulla a scatenarle.. Io ci sono entrata x problemi famigliari.. E sono arrivata a restringere l alimentazione.. Perche l aspetto fisico è sempre stato il mio punto debole perciò su di esso riuscivo ad avere il controllo che nn potevo avere nella mia famiglia... E dopodichè la magrezza era diventata la mia ragione di vita...
veggie io sono molto confusa su come mi sento e spero che tu possa cercare di capire o riuscire almeno a schiarirmi le idee....perchè io voglio dimagrire in modo che la gente se ne accorga e possa darmi attenzioni,sono a disagio con me stessa e con il mio corpo.Se mangio mi sento in colpa, come per un ossessione del tipo, per fare un esempio chi deve accendere e spengere l'interruttore della luce 2 volte e sse non lo fa si sente in colpa....insomma io ho bisogno di controllo. Inoltre mi sento bloccata inutile e inconcludente sia con la scuola che per azioni piu banali e in preda all'ansia continua. Detto questo non riesco bene a capire se sono più anoressica o perlomeno improntata al'anoressia o se invece faccio parte delle pro-ana senza senso che parlano e si comportano a vanvera senza per loro fortuna aver a che fare con disturbi alimentari Non ho ben chiara questa situazione.
Ti abbraccio davvero e spero tu possa aiutarmi <3
Come dici sempre il controllo che da l'anoressia è illusiorio e infatti si arriva a un punto in cui l'anoressia ti si ritorce contro e ci credo, e per questo mi chiedo come facevi a digiunare o mangiare poco senza poi svenire o dove trovavi le energie per l'attività fisica (mi rivolgo a te quando eri nel tunnel della malattia).....vorrei capire quando è che l'anoressia diventa ingestibile, diventa un problema tanto da far capire che è un problema
Non lo so, a me non è andata proprio così. E quando dicono che le bulimiche solo sono anoressiche che hanno perso il controllo, beh, mi sento sinceramente anche un po' offesa.
Certamente per molti è così. Io mi riconosco nell'ansia, ma non credo si tratti di ansia di perdere il controllo, e sicuramente non sono mai stata una tipa ossessivo-compulsiva che ha bisogno di avere tutto sottomano.
Non lo so. Non so dove voglio andare a parare con questo commento. Penso solo che i disturbi alimentari siano una reazione a cose che non si riescono a gestire, certo, ma non necessariamente perché si è fissate con la necessità di controllare dittatorialmente tutti gli aspetti della propria vita.
Hai ragione...il cibo c'entra poco,perchè esso non provoca dolore se non associato al pensiero del grasso che si accumula. Ma questo pensiero il cibo non è in grado di provocarlo,sono le persone che ci sono intorno a ricordarci che 'troppo cibo è grasso',direttamente o indirettamente. Oppure una persona smette di mangiare per attirare l'attenzione che non le mai stata rivolta,o perchè soffre così tanto da trovare nel dimagrimento la soluzione temporanea di tutti i problemi.
E io sono un'anoressica che ha perso il controllo,è proprio così. Ma ora dell'anoressia non ho più nulla,purtroppo o per fortuna.
ti stringo...sai sempre farmi riflettere,ti ringrazio<3
francesca
M.M.
In questo post mi ritrovo in pieno.
Ho bisogno di controllare... il cibo da restringere, l'attività fisica da fare... e quando mi impongo di non seguire questi rituali malati...vado in panico ...come se mi sfuggisse qualcosa tra le mani ...
Ma sono dei meccanismi malati, lo so, che non fanno altro che alimentarne altri.
Bisogna avere il coraggio e la forza di bloccarli, perchè non danno la libertà, al contrario ti legano ancora di più nelle maglie dell'anoressia.
Io lotto quotidianamente... nn sempre vinco io..anche se mi ripeto che bisogna essere più forti della malattia.
Questo è uno dei post che mi stampo.
Grazie
M.
Ancora una volta bellissimo post, credo che tu abbia pienamente ragione! Io ho una vita pienissima, le persone si aspettano sempre tanto da me e io stessa pretendo da me moltissimo, non mi accontentò mai di un risultato sia al lavoro ma soprattutto a scuola (faccio la terza liceo)'
Questo ovviamente mi porta a essere sempre stressata e in ansia ogni mattina per qualsiasi cosa! Prima risolvevo restringendo, ora abbuffando mi quando lo stress non lo riesco a gestire. Non è solo un problema d'ansia ma di sicuro lo stress e le nostre insicurezze contribuiscono un sacco ad alimentare un dca
Leggevo i commenti delle ragazze che hanno scritto prima di me, e ho constatato quello che già pensavo: questo è un post che si sposa più con chi ha problemi di anoressia che non con chi ha problemi di bulimia.
Io mi definisco bulimica perché in effetti l’anoressia l’ho solo sfiorata, giusto pochi mesi prima di cadere in anni ed anni di bulimia, e devo dire che, effettivamente, di ansia ce n’è tanta, però il bisogno di controllo è un po’ meno marcato. Cioè, voglio dire, la bulimia, per lo meno per la mia esperienza, è un continuo tenersi in equilibrio tra controllo e perdita di controllo: desideri profondamente il controllo, però non riesci a tenerlo, ti viene un’ansia enorme, e allora ti abbuffi e tutto il resto, e quando lo fai per un po’ sparisce tutto; per poi ovviamente ritornare ancora più di prima, in un eterno circolo vizioso.
Io forse l’avrei sempre voluto il controllo, però caratterialmente non sono il tipo di persona che poi effettivamente riesce a controllarsi, quindi reggo per un po’ ma poi mando tutto a farsi friggere. Per quanto cerchi di tenerlo, ed un certo punto mi sfugge sempre tutto dalle mani. Quindi, non so quanto nel mio caso possa essere proprio azzeccato parlare del controllo.
Però di una cosa ne sono sicura: che i dca siano malattie dell’ansia, della difficoltà di gestire la propria vita, dei milioni di piccoli-grandi problemi della vita quotidiana, ma di certo non sono le malattie del cibo e del peso, questi sono solo aspetti esteriori, ma non c’entrano con la vera natura mentale del dca.
Sì, ne hai parlato anche in altre occasioni... e in effetti con questa spiegazione si capisce come mai l'anoressia "attiri" così tante ragazze. Viene usata come strumento per acquisire sicurezza personale, come se potesse spazzare via la fragilità emotiva. Invece purtroppo rende ancora più fragili e può anche avere conseguenze fatali.
Ciao Veggie sono je...Dio mio questo post fa proprio al caso mio!!si devo avere sempre tutto sotto controllo e mi arrabbio e mi agito quando qualcosa non va come voglio io...devo sapere esattamente cosa mangio quanto mangio quanta ginnastica faccio e in più devo fare sempre tutto in fasce d'orario che devo rispettare...manco a dirlo il periodo più buio l'ho passato dopo che ho finito la scuola perché era tutto diverso e nuovo e ansioso così poi a me è venuta anche la mania della pulizia che non so se centra davvero con l'anoressia ma a casa deve essere tutto perfettamente pulito ed è difficile con 2 cani che scorrazzano dentro e fuori xD Ahahahah xD comunque grazie per questo post perché almeno x quanto mi riguarda mi si addice perfettamente!e grazie anche per la risposta al mio commento di un alto post :) ti ammiro tantissimo e spero davvero di avere un giorno tanta forza quanta ne hai te!!! GRAZIE VEGGIE :*
Controllo. controllo . controllo.
Quanto hai ragione Veggie...per me era necessario attuare comportamenti disfunzionali pur di mantenere il peso...quindi pensavo di avere tutto sotto controllo. come l'idea di potersi fermare nel dimagrire quando si vuole, cosa del tutto falsa, ma si pensa di avere anche sotto controllo la nostra perdita di peso.
A me questo controllo faceva sentire forte, onnipotente, e pensavo di controllare anche tutto ciò che nel mondo esterno accadeva...
Ti abbraccio
Un post davvero interessante, fa riflettere. Effettivamente per me è iniziato tutto perché non riuscivo più a convivere con me stessa, col mio corpo. Arrivata al punto dal non voler più uscire di casa tanta era la vergogna, ho iniziato La Dieta.. Ora è diverso, o meglio, si è aggiunta la sensazione di rifugio.. Quando qualcosa inizia a non andar bene, quando non so che fare penso al cibo, al cibo che non mangerò..
Sil
Verissimo.
Quando sono sola - cosa che nell'ultimo mese è stata una costante... - ho crisi di panico praticamente tutte le sere. In realtà, però, quando la mia giornata è stata perfetta dal punto di vista dell'alimentazione, riesco a calmarmi pensando a quello... Se ho sgarrato con qualcosa la crisi peggiora e l'unica cosa che posso fare è fumare una sigaretta per abbassare la pressione e cercare di respirare finché non mi addormento.
Volevo solo farti sapere che nonostante io non abbia nessun problema con il cibo (o almeno, niente di conflittuale) seguo il tuo blog perché mi piace molto come scrivi. ho ripescato il video della tua intervista e non so, sapere come sei e che voce hai mi ti fa sentire vicina in qualche modo...trovo che tu stia facendo un ottimo lavoro e un gran favore a tante ragazze. complimenti! :)
Completamente vero.
E' il controllo totale quello che si desidera, e il centro di tutto. Nient'altro.
@ Ilaria – Io credo che il bisogno di controllo sia la base… che poi noi estrinsechiamo in vari ambiti della nostra vita. Ad un certo punto, questo controllo si è esteso anche all’ambito alimentare, probabilmente perché questo ha coinciso con un momento della nostra vita in cui l’ansia per le cose che dovevamo vivere era particolarmente difficile da sopportare… e allora abbiamo reso totalitario questo bisogno di controllo, investendone anche l’ambito alimentare. Il punto, secondo me, è che nel momento in cui si riesce a razionalizzare questo, siamo anche consapevoli del fatto che si possano trovare altre strategie di coping all’ansia, che siano differenti dal controllo sull’alimentazione... ed è su questo che è importante lavorare. Così, anche se il bisogno di controllo ce lo porteremo dietro per tutta la vita, lo potremo gestire altrimenti che ricorrendo alla restrizione alimentare. Un abbraccio anche a te…
@ SkinnyBitch – Credo che tu abbia fatto una bella analisi su te stessa e su che cosa ti ha portato verso il DCA… perciò, adesso, utilizza ciò cui sei arrivata per riappropriarti a poco a poco della tua vita, per non essere più schiava di quel controllo così totalizzante, e per poter finalmente cominciare a risolvere i problemi che ti attanagliano senza più rifletterli sul tuo corpo. Ti abbraccio…
@ cate – Cara cate, secondo me c’è solo una cosa che devi aver chiara rispondendo ad una semplice domanda: come stai, come ti senti?... Se la risposta è che in questo momento non stai bene, ti senti a disagio con te stessa e con le situazioni che stai vivendo, non ha nessunissima importanza quale sia il nome di questo malessere. Le etichette lasciale perdere, perché non è una definizione clinica che può sondare l’entità del tuo disagio o la profondità del tuo malessere. Non ha nessuna importanza il nome clinico che può essere dato a quello che provi in questo momento… l’unica cosa che conta è il fatto che tu stia provando determinate sensazioni che non ti fanno stare bene. È su di te, su come ti senti, che devi focalizzarti, non sulle etichette che non servono ad una beata mazza. E, perciò, se senti che hai dei problemi, dei disagi, e che la situazione non riesce a sbloccarsi da sola, non perdere tempo rischiando che le cose peggiorino ulteriormente: rivolgiti ad una psicologa, o comunque ad una persona professionalmente preparata e competente in materia che possa darti una mano ad affrontare quelli che sono i problemi che ad oggi ti opprimono, per evitare che si trasformino in un qualcosa di ancora peggiore. Ti faccio un enorme in bocca al lupo!...
@ lotty – Rispondo ovviamente solo per me stessa, perché non credo si possano fare generalizzazioni su una domanda del genere… Comunque, per quella che è stata la mia esperienza, direi che una persona si rende conto che l’anoressia è un problema, e che ciò che si credeva di controllare in realtà ci controlla in misura spietata, quando essa diventa limitante nelle comuni attività della vita quotidiana… quando ti rendi conto che l’anoressia t’impedisce di fare cose che la stragrande maggioranza della gente fa tranquillamente, e che forse pure tu stessa faceva prima d’entrare nel tunnel della malattia. L’anoressia comincia ad essere percepita come un effettivo problema, in sostanza, quando diventa eccessivamente invalidante per la normale vita di tutti i giorni.
@ trappolapertopi2 – Non c’è mica bisogno per forza di andare a parare da qualche parte… Lo sai, io non ho vissuto la bulimia, quindi nonostante il mio blog parli di DCA in generale, è scontato che, essendo scritto da me, quel che c’è scritto si basi soprattutto sulla mia esperienza personale, e sulle mie sensazioni vissute, senza avere assolutamente la pretesa che quello che scrivo abbia valenza universale e men che meno sia una sorta di bibbia per chiunque abbia un DCA… Io non ho la più pallida idea di ciò che dall’anoressia conduca verso la bulimia, non so di che cosa possa trattarsi, e se ti va di spiegarlo mi fa più che piacere… Sono comunque d’accordo con l’ultimo paragrafo del tuo commento: sicuramente i DCA rappresentano (purtroppo) una formidabile strategia di coping per quel che non si riesce a gestire…
@ FrancescaAsia – Che tu non abbia ad oggi più niente dell’anoressia, personalmente la reputo una fortuna… certo, non che gli altri DCA siano meglio né peggio, anche perché sarebbe assurdo fare una “classifica dei DCA”… sono tutte malattie dove si soffre, e non esistono scale di valore per il dolore. Penso comunque che tu abbia fatto delle considerazioni giustissime… perché ogni persona ha cause diverse che la portano al DCA. Grazie a te…
@ M.M. – Se tu vincessi sempre, credo non saresti umana, semplicemente… Hai ragione, ci sono certi meccanismi che con la malattia diventano circoli viziosi che bisogna riuscire a rompere… e la difficoltà sta proprio nel fatto che, appunto, si tratta di circoli viziosi, che costituiscono un’ottimale (anche se malata) strategia di coping… Io penso che quella sensazione di panico che dici di sentire, è diretta conseguenza della malattia… ed è per questo che diventa importante rompere questi circoli viziosi, perché sono loro che, in parte, contribuiscono ad alimentare l’anoressia… Perciò, come dice la canzone, “inside the loop there’s always to find the way to get outside”… E io ti auguro di tutto cuore di riuscire a trovarla…
@ Gre – Non volevo circoscrivere il DCA ad un mero problema d’ansia, chiedo scusa se questo si evince dal mio post, non era quello che avevo in mente… Penso che l’ansia giochi grossa parte in un DCA, ma ovviamente non ne è l’unica componente, poiché altrimenti… chi non è mai in ansia o stressato?... se questi fossero gli unici determinati, tutto il mondo avrebbe un DCA. Ergo, è ovvio che ci sia altro… e questo “altro” credo sia estremamente variabile di persona in persona… Penso che l’ansia, ecco, possa essere considerata una sorta di minimo comune denominatore nelle persone che hanno un DCA… sulla quale poi s’inseriscono tutte le millemila concause individuali che portano quel singolo a maturare l’anoressia…
@ Wolfie – Grazie per aver riportato il tuo punto di vista, Wolfie!... Come scrivevo anche a trappolapertopi2, per quella che è la mia esperienza io scrivo dell’anoressia, piuttosto che della bulimia che non ho mai vissuto, perciò… grazie per il tuo feedback che fa esplorare anche l’altra faccia della medaglia!...
@ Vele/Ivy – Hai detto tutto da sola…
@ je – Credo che la mania delle pulizie non abbia a che vedere con l’anoressia, ma che sia comunque un'altra modalità che tu hai utilizzato per tenere a bada l’ansia… una diversa strategia di coping per raggiungere comunque, in definitiva, lo stesso obiettivo. Proprio perché la necessità di controllo è il punto centrale, io credo che è proprio su questo che dobbiamo imparare a lavorare… ad imparare come poter gestire quell’ansia anche senza bisogno di ricorrere ad un qualcosa di così invalidante come un DCA, ma a sfogarla quantomeno in altra maniera… Ovviamente non è che ci sono bacchette magiche, ma io credo che da questo punto di vista la psicoterapia, condotta d persone competenti, possa fornire delle buone soluzioni alternative…
P.S.= Io credo che quella forza tu ce l’abbia già… devi solo trovare il coraggio di tirarla fuori…
@ Pulce – Il fatto che si stia tenendo tutto sotto controllo o che si possa smettere quando ci pare, credo sia una delle più grandi bugie che l’anoressia ci racconta… E’ verissimo, il controllo ti fa sentire estremamente forte… ma anche questa è un’illusione. Ed è ad essa che occorre imparare a rinunciare: all’illusione… questo, secondo me, è il coraggio.
@ Sil – Credo che tu abbia centrato un punto importante: il fatto che pensare al cibo diventa un palliativo per tutte le cose della vita che non si riescono a gestire… Credo che questo sia uno dei punti-chiave dell’anoressia… il fatto che fornisce un getaway. Solo che è un getaway malato… perché un palliativo di fatto non risolve il problema sottostante che ci ha portate a mettere in atto una determinata strategia di coping… ed è proprio scardinare il problema sottostante che ci permetterà di fare passi avanti… Ti abbraccio…
@ Elle; - La perfetta rappresentazione di un palliativo, no?!... Come lo è il fumo, del resto… non a caso, i fumatori dicono che quando fumano una sigaretta si rilassano, pur essendo la nicotina un eccitante. È tutta solo una questione di testa… l’aspetto materiale conta poco, quel che conta è cosa noi ci ricamiamo sopra…
@ Giulia Gioia – Grazie Giulia Gioia! Mi fa davvero piacere che ti piaccia il mio blog ed il modo in cui scrivo… e spero davvero che tu possa non aver mai bisogno di quello che c’è scritto in sé!... In ogni caso, grazie mille per il tuo commento!... ^__^
@ Jonny – Già…
Ciao... Ho scoperto di avere questo problema da poco... Tutto è iniziato da dicembre piú o meno... Tutti si sono accorti del mio cambiamento.. Tenevo tutto sotto controllo.. Se prendevo un voto inferiore ai miei standart mi criticavo per giorni.. Ho cominciato a seguire delle diete e in 2-3 mesi sono dimagrita 7 chili... Ho avuto anche l'istinto di vomitare se qualche vlta mangiavo un pó di piú... Mi sono smp informata su queste cose... Ho riconosciuto i sintomi e questo mese mi è saltato il ciclo.. Il dottore dice ke sn in sottopeso.. Prima ero giá magra... Ne ho parlato cn un'amica e ho scritto a mia madre di questo, perke nn riesco a parlarle.. Penso ke sia un dispiacere enorme... Voglio sentirmi bene, ma ho anche paura di un cambiamento....
Ciao!
Leggo da molto tempo il tuo blog, e devo ammettere che sei stata proprio tu a farmi venire voglia di aprirne uno tutto mio.
Ti ammiro molto.
Detto ciò, per quanto riguarda questo post, ti do del tutto ragione; nel senso che le riflessioni che hai fatto le condivido appieno, mi appartengono.
Se c'è una cosa che emerge costantemente nelle discussioni con la mia terapeuta, è che il vero problema non sono il cibo o l'alimentazione: no, sono soltanto un rifugio, un porto sicuro al cui interno si ricerca un po' di conforto... e poi, beh, il classico discorso per cui il controllo sul come e quanto si mangia lo si ricerca quando tutti gli altri aspetti della vita sfuggono di mano e appaiono, appunto, incontrollabili.
Un abbraccio (e, ancora, tutta la mia ammirazione!)
Caleiopis
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