martedì 28 dicembre 2010
R.I.P. Anoressia
Dopo tanti anni trascorsi completamente in balia dell’anoressia, dopo tanti ricoveri, è arrivato un momento in cui mi sono resa conto che il mio modo di guardare alla vita era cambiato talmente che non sarei mai stata più nuovamente in tutto e per tutto attivamente anoressica.
Mi sono accorta che nella mia vita c’era molto di più di quello che l’anoressia aveva promesso di darmi senza poi concedermelo veramente: molte cose che avrei voluto fare, molte opportunità da tenere in considerazione, molti obiettivi da raggiungere, molti sogni da realizzare… un futuro così scintillante che avrebbe quasi potuto accecarmi.
Mi sono accorta che, se veramente lo volevo e m’impegnavo lottando con tutta me stessa, nella mia vita non ci sarebbe stato più posto per le tutte le ossessioni dell’anoressia, le sue distorsioni, il checking, i ricoveri in clinica, il tempo gettato via nel grip anoressico. Mi sono accorta che la mia vita poteva essere molto più di tutto questo. Così tanto in più che per l’anoressia non ci sarebbe stato più spazio.
Questa realizzazione, questa presa di consapevolezza, avrebbe dovuto rendermi felice. Avrei dovuto essere contenta di aver capito che non sarei più riscivolata totalmente nella completa oscurità dell’anoressia.
Eppure – abbastanza ironicamente – tutto quello che ho sentito è stato un gran senso di vuoto. Mi sono sentita addolorata come se mi fosse stato strappato un pezzo di me stessa. Ho provato un serpeggiante senso di panico, tanta tristezza, un enorme, terrorizzante senso di vuoto.
Mi sono chiesta chi fossi. Dopo così tanto tempo… Senza l’anoressia, senza questa etichetta, senza questa identità, senza quegli obiettivi… cos’era rimasto di me?
Ho pianto la perdita dell’anoressia come si piange la morte della persona più cara che si ha.
La sto ancora piangendo.
Com’è possibile?
Come posso sentire fino a questo punto la mancanza di ciò che ha distrutto la mia vita?
Come posso provare dolore per quello che ha tentato di distruggermi dall’interno verso l’esterno?
Come posso piangere quello che mi ha portato via tutto ciò che amavo, tutta la persona che ero, lasciando il mio corpo devastato e la mia anima lacerata?
Perché ne sento la mancanza?
Mi sono forse già dimenticata cosa si nascondeva dietro quel senso di soddisfazione, di appagamento, di controllo, di forza, di onnipotenza? Mi sono forse già dimenticata che erano tutte bugie che l’anoressia mi raccontava? Mi sono forse dimenticata quel dolore che cercavo di negare persino a me stessa, quelle lacrime non piante, quell’agonia emozionale, quella disperazione nel non poter sfuggire a me stessa, ai demoni della mia testa?
Anoressia…
Mi manchi.
Ti odio.
Mi manchi.
Ti odio.
Non tornerò nella tua oscurità.
Non tornerò indietro.
L’anoressia mi tenterà giorno dopo giorno, per il resto della mia vita, con tutte le meravigliose sensazioni che mi ha fatto provare, con tutto il modo in cui mi ha fatta sentire… Mi stuzzicherà continuamente con la voglia di riprendere a restringere, con quel senso di controllo su ogni minimo dettaglio della mia vita che mi faceva sentire di avere, con la ricerca di quella fisicità che ho sempre desiderato per stare bene con me stessa…
Ma non tornerò indietro.
Perciò, anoressia… Riposa In Pace.
Mi sono accorta che nella mia vita c’era molto di più di quello che l’anoressia aveva promesso di darmi senza poi concedermelo veramente: molte cose che avrei voluto fare, molte opportunità da tenere in considerazione, molti obiettivi da raggiungere, molti sogni da realizzare… un futuro così scintillante che avrebbe quasi potuto accecarmi.
Mi sono accorta che, se veramente lo volevo e m’impegnavo lottando con tutta me stessa, nella mia vita non ci sarebbe stato più posto per le tutte le ossessioni dell’anoressia, le sue distorsioni, il checking, i ricoveri in clinica, il tempo gettato via nel grip anoressico. Mi sono accorta che la mia vita poteva essere molto più di tutto questo. Così tanto in più che per l’anoressia non ci sarebbe stato più spazio.
Questa realizzazione, questa presa di consapevolezza, avrebbe dovuto rendermi felice. Avrei dovuto essere contenta di aver capito che non sarei più riscivolata totalmente nella completa oscurità dell’anoressia.
Eppure – abbastanza ironicamente – tutto quello che ho sentito è stato un gran senso di vuoto. Mi sono sentita addolorata come se mi fosse stato strappato un pezzo di me stessa. Ho provato un serpeggiante senso di panico, tanta tristezza, un enorme, terrorizzante senso di vuoto.
Mi sono chiesta chi fossi. Dopo così tanto tempo… Senza l’anoressia, senza questa etichetta, senza questa identità, senza quegli obiettivi… cos’era rimasto di me?
Ho pianto la perdita dell’anoressia come si piange la morte della persona più cara che si ha.
La sto ancora piangendo.
Com’è possibile?
Come posso sentire fino a questo punto la mancanza di ciò che ha distrutto la mia vita?
Come posso provare dolore per quello che ha tentato di distruggermi dall’interno verso l’esterno?
Come posso piangere quello che mi ha portato via tutto ciò che amavo, tutta la persona che ero, lasciando il mio corpo devastato e la mia anima lacerata?
Perché ne sento la mancanza?
Mi sono forse già dimenticata cosa si nascondeva dietro quel senso di soddisfazione, di appagamento, di controllo, di forza, di onnipotenza? Mi sono forse già dimenticata che erano tutte bugie che l’anoressia mi raccontava? Mi sono forse dimenticata quel dolore che cercavo di negare persino a me stessa, quelle lacrime non piante, quell’agonia emozionale, quella disperazione nel non poter sfuggire a me stessa, ai demoni della mia testa?
Anoressia…
Mi manchi.
Ti odio.
Mi manchi.
Ti odio.
Non tornerò nella tua oscurità.
Non tornerò indietro.
L’anoressia mi tenterà giorno dopo giorno, per il resto della mia vita, con tutte le meravigliose sensazioni che mi ha fatto provare, con tutto il modo in cui mi ha fatta sentire… Mi stuzzicherà continuamente con la voglia di riprendere a restringere, con quel senso di controllo su ogni minimo dettaglio della mia vita che mi faceva sentire di avere, con la ricerca di quella fisicità che ho sempre desiderato per stare bene con me stessa…
Ma non tornerò indietro.
Perciò, anoressia… Riposa In Pace.
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mercoledì 22 dicembre 2010
12 idee per affrontare il Natale
Dato che il Natale è ormai alle porte, voglio suggerirvi 12 idee che spero possano aiutarvi ad affrontare con un po’ più di serenità questa festività, alla faccia dell’anoressia…
In fin dei conti, se ci pensate, per la maggior parte della gente il Natale è una bellissima festa. È il momento in cui tutta famiglia si riunisce e si può festeggiare scambiandosi regali, parlando e giocando insieme… e mangiando insieme. Proprio per questo, per chi ha un DCA, il Natale può diventare uno dei momenti più difficili dell’anno: per chi sta lottando contro l’anoressia o la bulimia, il Natale personifica tutte le peggiori ansie, determinando tensione e difficoltà. Perciò, ecco qualche idea per poter trascorrere il giorno di Natale con più tranquillità.
1 – Cercate di continuare a seguire l’ “equilibrio alimentare” che vi ha dato la vostra dietista o, se non avete uno schema alimentare fisso, cercate comunque di mangiare regolarmente. Evitate di stare troppo a lungo in cucina quando i pasti vengono preparati. Non saltate pasti e non restringete in vista del cenone della vigilia, ma continuate a cercare di mangiare in maniera regolare, anche durante il cenone.
2 – Preoccupatevi di più della vostra bellezza interiore che non di quella esteriore! Questo è un periodo di vacanze, e dunque un buon momento per riflettere, stare vicine alle persone cui vogliamo bene, e soprattutto per esprimere tutto il potenziale enorme che portate racchiuso dentro di voi.
3 – Parlate con la vostra psichiatra/psicologa/psicoterapeuta/dietista, o comunque col medico che vi segue nella vostra lotta contro l’anoressia, di quelli che sono i vostri problemi e le vostre ansie legate al Natale, affinché lui/lei possa supportarvi, preparavi, e darvi consigli più mirati su come relazionarvi al cibo e ai familiari in questa situazione, senza bisogno di ricorrere a strategie di coping distruttive come quelle dei DCA.
4 – Pensate bene a quelle che potrebbero essere le situazioni che potrebbero venire a crearsi nel momento in cui andate a casa di qualcuno od invitate qualcuno a casa vostra. Fate in modo di sapere quali sono le “uscite d’emergenza”, dov’è che potete trovare persone che possano esservi di supporto, e quando è il momento di staccare e rivolgervi a queste persone che vi possano aiutare e sostenere nei momenti più difficili.
5 – Parlate con le persone cui volete bene di come vi sentite: le vostre ansie, la lotta interiore, le difficoltà, le cose che vi fanno stare male, la tensione, tutto quello che vi passa per la testa. Fatevi quindi aiutare a godere dei momenti felici senza focalizzarvi troppo sul cibo e sul corpo.
6 – Trovate un’amica che sapete di poter chiamare in ogni momento, non appena vi accorgete che state mollando, con cui condividere ciò che vi turba e tutte e emozioni negative che vi attraversano. Telefonatele ogni qualvolta ne sentite il bisogno.
7 – Se possibile, fate presente ai vostri familiari o alle persone con cui trascorrerete il Natale, di quelle che sono le vostre difficoltà riguardo l’alimentazione, affinché loro possano non pressarvi troppo sul cibo e non fare commenti indesiderati a tal proposito.
8 – Scrivete su un Post-It frasi positive ed incoraggianti, e mettete il Post-It in tasca. Rileggetelo ogni qualvolta ne sentirete il bisogno, soprattutto nei momenti più difficili.
9 – Provate a concentrarvi su quelle che sono le cose positive del Natale al di là delle difficoltà inerenti l’alimentazione durante questo giorno: il poter rivedere persone cui volete bene, il poter condividere qualcosa tutti insieme. Anziché prevenire, provate ad agire.
10 – Cercate di acquisire una maggiore flessibilità mentale. Non siamo macchine: se anche un giorno si mangia di più, il nostro organismo cerca di mantenere la sua omeostasi, quindi non è un pasto più abbondante che farà variare il nostro peso.
11 – Cercate di non isolarvi e di non vedere il Natale come un giorno della serie “io contro il mondo”. Più ci s’immedesima nel ruolo della vittima, più si diventa vittime. Cercate di vedere gli aspetti positivi anche all’interno delle inevitabili difficoltà.
12 – Evitate di sovraccaricarvi di stress fisici ed emotivi, che coadiuvano la riacquisizione dei comportamenti alimentari tipici dell’anoressia e della bulimia come strategie di coping. Evitate di forzarvi a fare cose che non vi vanno, e cercate si immergervi solo in situazioni più rilassanti, semplici, accanto alle persone cui volete bene e che sono disposte a darvi una mano nella vostra lotta contro il DCA. Focalizzatevi sulle piccole cose, che sono quelle che rendono bello il Natale… e la vita.
Buon Natale a tutte, ragazze!
In fin dei conti, se ci pensate, per la maggior parte della gente il Natale è una bellissima festa. È il momento in cui tutta famiglia si riunisce e si può festeggiare scambiandosi regali, parlando e giocando insieme… e mangiando insieme. Proprio per questo, per chi ha un DCA, il Natale può diventare uno dei momenti più difficili dell’anno: per chi sta lottando contro l’anoressia o la bulimia, il Natale personifica tutte le peggiori ansie, determinando tensione e difficoltà. Perciò, ecco qualche idea per poter trascorrere il giorno di Natale con più tranquillità.
1 – Cercate di continuare a seguire l’ “equilibrio alimentare” che vi ha dato la vostra dietista o, se non avete uno schema alimentare fisso, cercate comunque di mangiare regolarmente. Evitate di stare troppo a lungo in cucina quando i pasti vengono preparati. Non saltate pasti e non restringete in vista del cenone della vigilia, ma continuate a cercare di mangiare in maniera regolare, anche durante il cenone.
2 – Preoccupatevi di più della vostra bellezza interiore che non di quella esteriore! Questo è un periodo di vacanze, e dunque un buon momento per riflettere, stare vicine alle persone cui vogliamo bene, e soprattutto per esprimere tutto il potenziale enorme che portate racchiuso dentro di voi.
3 – Parlate con la vostra psichiatra/psicologa/psicoterapeuta/dietista, o comunque col medico che vi segue nella vostra lotta contro l’anoressia, di quelli che sono i vostri problemi e le vostre ansie legate al Natale, affinché lui/lei possa supportarvi, preparavi, e darvi consigli più mirati su come relazionarvi al cibo e ai familiari in questa situazione, senza bisogno di ricorrere a strategie di coping distruttive come quelle dei DCA.
4 – Pensate bene a quelle che potrebbero essere le situazioni che potrebbero venire a crearsi nel momento in cui andate a casa di qualcuno od invitate qualcuno a casa vostra. Fate in modo di sapere quali sono le “uscite d’emergenza”, dov’è che potete trovare persone che possano esservi di supporto, e quando è il momento di staccare e rivolgervi a queste persone che vi possano aiutare e sostenere nei momenti più difficili.
5 – Parlate con le persone cui volete bene di come vi sentite: le vostre ansie, la lotta interiore, le difficoltà, le cose che vi fanno stare male, la tensione, tutto quello che vi passa per la testa. Fatevi quindi aiutare a godere dei momenti felici senza focalizzarvi troppo sul cibo e sul corpo.
6 – Trovate un’amica che sapete di poter chiamare in ogni momento, non appena vi accorgete che state mollando, con cui condividere ciò che vi turba e tutte e emozioni negative che vi attraversano. Telefonatele ogni qualvolta ne sentite il bisogno.
7 – Se possibile, fate presente ai vostri familiari o alle persone con cui trascorrerete il Natale, di quelle che sono le vostre difficoltà riguardo l’alimentazione, affinché loro possano non pressarvi troppo sul cibo e non fare commenti indesiderati a tal proposito.
8 – Scrivete su un Post-It frasi positive ed incoraggianti, e mettete il Post-It in tasca. Rileggetelo ogni qualvolta ne sentirete il bisogno, soprattutto nei momenti più difficili.
9 – Provate a concentrarvi su quelle che sono le cose positive del Natale al di là delle difficoltà inerenti l’alimentazione durante questo giorno: il poter rivedere persone cui volete bene, il poter condividere qualcosa tutti insieme. Anziché prevenire, provate ad agire.
10 – Cercate di acquisire una maggiore flessibilità mentale. Non siamo macchine: se anche un giorno si mangia di più, il nostro organismo cerca di mantenere la sua omeostasi, quindi non è un pasto più abbondante che farà variare il nostro peso.
11 – Cercate di non isolarvi e di non vedere il Natale come un giorno della serie “io contro il mondo”. Più ci s’immedesima nel ruolo della vittima, più si diventa vittime. Cercate di vedere gli aspetti positivi anche all’interno delle inevitabili difficoltà.
12 – Evitate di sovraccaricarvi di stress fisici ed emotivi, che coadiuvano la riacquisizione dei comportamenti alimentari tipici dell’anoressia e della bulimia come strategie di coping. Evitate di forzarvi a fare cose che non vi vanno, e cercate si immergervi solo in situazioni più rilassanti, semplici, accanto alle persone cui volete bene e che sono disposte a darvi una mano nella vostra lotta contro il DCA. Focalizzatevi sulle piccole cose, che sono quelle che rendono bello il Natale… e la vita.
Buon Natale a tutte, ragazze!
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giovedì 16 dicembre 2010
Domanda #20: Fare un cambiamento
Vorrei rispondere oggi alla domanda di Stellina, nella speranza che tutte coloro che stanno lottando contro l’anoressia possano pensarci su e trarne un incoraggiamento.
“Le cose sono andate meglio per alcuni giorni, poi per alcune settimane, fino a che non mi sono ritrovata a farmi una domanda: io VOGLIO DAVVERO stare meglio di così e andare avanti abbandonando l’anoressia? Combatto l’anoressia ogni giorno, e alcuni giorni vinco, riesco a mangiare, altri mi arrendo e perdo, digiuno. Non posso permetterlo. Come si fa a cambiare le cose? Mi sembra di non riuscire a trovare una via di mezzo, e neppure un pavimento solido su cui poggiarmi. È sempre tutto o niente, bianco o nero…”
La mentalità dicotomica del “tutto o niente” è un qualcosa che posso capire molto bene. Penso che la maggior parte di noi abbia sperimentato qualcosa del genere. Perciò, per prima cosa, sappi che non sei sola. Certo, è comunque frustrante.
Ma, punto primo: se mi hai scritto questa e-mail – se segui il mio blog – in effetti, ti sei già risposta da sola: tu VUOI stare meglio di così ed abbandonare l’anoressia. Certo, magari nei “giorni neri” ti sembra di non volerlo, ma i “giorni neri” non sono che giorni, non eternità. Se mi scrivi, se leggi questo blog, sei al punto di partenza. O, forse, a un punto mediano. O, ancora meglio, a un punto di rottura.
E puoi andare oltre. Ma devi credere che puoi farcela. Devi prenderti per le spalle, guardarti dritta negli occhi, e dirti: “Tu puoi farcela, e CE LA FARAI”. Niente può avvenire se tu non gli dai l’avvio.
Il ricovero è un qualcosa che si realizza giorno dopo giorno. È un processo. È un viaggio. È dura. Ma si va avanti. Perchè non si rimane a sedere, ma giorno dopo giorno si compie un passo, per quanto piccolo esso possa essere. Ti fai domande. Vacilli. Provi. Ti senti ferita. Hai paura. Combatti. Ma stai andando da qualche parte. Non stai ferma. Capisci quel che intendo dire?
Può essere al momento (comprensibilmente) frustrante vedere che i giorni si tramutano in settimane senza avere miglioramenti tangibili e quantificabili, può farti sentire come se tu fossi sempre al punto di partenza. Questo scoraggia. Dà fastidio. Non ti fa venire voglia di andare avanti, di provare ancora. Ti capisco perfettamente su questo punto. Ma ti stai dimenticando una cosa molto importante: non ricominci ogni volta dall’inizio. I passi in avanti che hai fatto non sono svalutati o negati dal fatto che adesso ti trovi nuovamente ad un punto di stallo. Se tu parti dal punto A per arrivare al punto B, puoi fare delle pause durante il percorso, ma se ti fermi a metà strada non significa che sei tornata al punto A, giusto?!
È così.
Significa semplicemente che sei in mezzo, e che stai aspettando. Magari sei in un momento particolare in cui non senti di avere abbastanza forza e determinazione per andare avanti. Ma quando deciderai di riprendere il cammino verso il punto B, non ricomincerai a muoverti dal punto A… basta che tu non ceda all’anoressia, che ti farà fare marcia indietro.
Ricordati di darti la fiducia che meriti. Ma tornando alla domanda che mi rivolgi… Come si fa a cambiare le cose?
La risposta più semplice (e nondimeno la più vera!) è: GRADUALMENTE.
E’ un processo, come la maggior parte delle cose che nella nostra vita dobbiamo affrontare. E devi sempre cercare di tenere la guardia alzata. Hai tutte le capacità per avere la meglio sull’anoressia, data la tua grande forza interiore, ma devi imparare a canalizzarla. Cambierai le cose nel momento in cui deciderai che quella che l’anoressia ti dà non è la vita che desideri. È perfettamente normale che tu non sappia come ottenere la vita che desideri; ma tutto comincia nel momento in cui la desideri.
Pensa a tutte quelle che sono le limitazioni che l’anoressia t’impone, e a tutto ciò che potresti invece fare se percorressi la strada del ricovero. Pensa a questo ogni volta che vorrai trovare forza e motivazione. Scrivi una lettera a te stessa. Sii gentile con te stessa, aiutati, prova a capire cosa ti piacerebbe essere capace di fare per te stessa. Leggi e rileggi quella lettera. Pensaci su. Interiorizzala.
Un’ultima cosa che è importante tenere a mente: finché deciderai di darti una possibilità, avrai sempre una possibilità. Non mollare. Non arrenderti mai. Io sto combattendo insieme a te.
“Le cose sono andate meglio per alcuni giorni, poi per alcune settimane, fino a che non mi sono ritrovata a farmi una domanda: io VOGLIO DAVVERO stare meglio di così e andare avanti abbandonando l’anoressia? Combatto l’anoressia ogni giorno, e alcuni giorni vinco, riesco a mangiare, altri mi arrendo e perdo, digiuno. Non posso permetterlo. Come si fa a cambiare le cose? Mi sembra di non riuscire a trovare una via di mezzo, e neppure un pavimento solido su cui poggiarmi. È sempre tutto o niente, bianco o nero…”
La mentalità dicotomica del “tutto o niente” è un qualcosa che posso capire molto bene. Penso che la maggior parte di noi abbia sperimentato qualcosa del genere. Perciò, per prima cosa, sappi che non sei sola. Certo, è comunque frustrante.
Ma, punto primo: se mi hai scritto questa e-mail – se segui il mio blog – in effetti, ti sei già risposta da sola: tu VUOI stare meglio di così ed abbandonare l’anoressia. Certo, magari nei “giorni neri” ti sembra di non volerlo, ma i “giorni neri” non sono che giorni, non eternità. Se mi scrivi, se leggi questo blog, sei al punto di partenza. O, forse, a un punto mediano. O, ancora meglio, a un punto di rottura.
E puoi andare oltre. Ma devi credere che puoi farcela. Devi prenderti per le spalle, guardarti dritta negli occhi, e dirti: “Tu puoi farcela, e CE LA FARAI”. Niente può avvenire se tu non gli dai l’avvio.
Il ricovero è un qualcosa che si realizza giorno dopo giorno. È un processo. È un viaggio. È dura. Ma si va avanti. Perchè non si rimane a sedere, ma giorno dopo giorno si compie un passo, per quanto piccolo esso possa essere. Ti fai domande. Vacilli. Provi. Ti senti ferita. Hai paura. Combatti. Ma stai andando da qualche parte. Non stai ferma. Capisci quel che intendo dire?
Può essere al momento (comprensibilmente) frustrante vedere che i giorni si tramutano in settimane senza avere miglioramenti tangibili e quantificabili, può farti sentire come se tu fossi sempre al punto di partenza. Questo scoraggia. Dà fastidio. Non ti fa venire voglia di andare avanti, di provare ancora. Ti capisco perfettamente su questo punto. Ma ti stai dimenticando una cosa molto importante: non ricominci ogni volta dall’inizio. I passi in avanti che hai fatto non sono svalutati o negati dal fatto che adesso ti trovi nuovamente ad un punto di stallo. Se tu parti dal punto A per arrivare al punto B, puoi fare delle pause durante il percorso, ma se ti fermi a metà strada non significa che sei tornata al punto A, giusto?!
È così.
Significa semplicemente che sei in mezzo, e che stai aspettando. Magari sei in un momento particolare in cui non senti di avere abbastanza forza e determinazione per andare avanti. Ma quando deciderai di riprendere il cammino verso il punto B, non ricomincerai a muoverti dal punto A… basta che tu non ceda all’anoressia, che ti farà fare marcia indietro.
Ricordati di darti la fiducia che meriti. Ma tornando alla domanda che mi rivolgi… Come si fa a cambiare le cose?
La risposta più semplice (e nondimeno la più vera!) è: GRADUALMENTE.
E’ un processo, come la maggior parte delle cose che nella nostra vita dobbiamo affrontare. E devi sempre cercare di tenere la guardia alzata. Hai tutte le capacità per avere la meglio sull’anoressia, data la tua grande forza interiore, ma devi imparare a canalizzarla. Cambierai le cose nel momento in cui deciderai che quella che l’anoressia ti dà non è la vita che desideri. È perfettamente normale che tu non sappia come ottenere la vita che desideri; ma tutto comincia nel momento in cui la desideri.
Pensa a tutte quelle che sono le limitazioni che l’anoressia t’impone, e a tutto ciò che potresti invece fare se percorressi la strada del ricovero. Pensa a questo ogni volta che vorrai trovare forza e motivazione. Scrivi una lettera a te stessa. Sii gentile con te stessa, aiutati, prova a capire cosa ti piacerebbe essere capace di fare per te stessa. Leggi e rileggi quella lettera. Pensaci su. Interiorizzala.
Un’ultima cosa che è importante tenere a mente: finché deciderai di darti una possibilità, avrai sempre una possibilità. Non mollare. Non arrenderti mai. Io sto combattendo insieme a te.
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mercoledì 8 dicembre 2010
Domanda #19: Trovare amore per noi stesse
Oggi rispondo alla domanda di Jimmy, che mi ha scritto:
“Leggendo i tuoi post, sembra davvero che scegliere la strada del ricovero valga la pena. So che il processo di ricovero dall’anoressia è un qualcosa che si verifica gradualmente, ma come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse, quando si è abbandonato l’amore necessario per salvare se stesse? Bisogna trarre il coraggio necessario dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene? È possibile odiarsi più di quanto già non facciamo nel momento in cui scegliamo un DCA? I tuoi post mi hanno davvero dato molto da pensare rispetto al mio vissuto. E ti ringrazio per essere riuscita a parlare di quest’orrore silenzioso. Spero che un giorno tutte noi potremo guardare all’anoressia come a una nemica da cui dobbiamo difenderci, e non come un qualcosa per cui avere vergogna di noi stesse. Forse, quando avremo acquisito questa consapevolezza, sarà più facile chiedere aiuto e conseguentemente combattere”.
Jimmy, credimi, non sai quanto spero che un giorno i DCA non vengano più considerai dalla società un marchio d’infamia, un qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. E spero altrettanto che tutte le ragazze che ne sono attualmente prigioniere possano trovare quanto prima la forza e il coraggio necessari per chiedere aiuto. Rompere il silenzio è certamente un primo passo nella giusta direzione. Tutte noi abbiamo una voce e possiamo usarla se decidiamo di farlo. Non è facile, ma la prima parola è sempre la più ardua: dopo, diventerà più semplice ad ogni parola pronunciata.
Innanzitutto, comunque, lascia che te lo dica: scegliere la strada del ricovero VALE LA PENA. Talvolta la decisione d’intraprendere la strada del ricovero è repentina e illuminante, altre volte è un lento processo di realizzazione. Talvolta è un momento “A-ha!”, altre volte ti rendi conto che è successo, che hai intrapreso la strada senza neanche rendertene conto. Ma, per venire alla tua domanda – Come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse? Bè, si può cominciare cercando di capire quello che si può fare per volere bene a noi stesse. Dimentica il ricovero per un momento, e focalizzati su te stessa.
Innanzitutto, è importante circondarsi di rinforzi positivi. Attaccare nella propria stanza frasi positive, mettersi davanti allo specchio e ripetersi frasi incoraggianti, e così via. Non importa se in quelle parole non ci credi. Chiaro? Non importa. Fallo comunque. Circonda te stessa con qualsiasi cosa possa spingerti verso la strada del ricovero. Continua a ripetere quelle parole tipo mantra. Obbligati a crederci. E vedrai che, un giorno, ti accorgerai che non c’è più bisogno di nessuna costrizione… perché ti renderai conto da sola che quelle parole corrispondono a nient’altro che alla verità.
All’inizio tutto questo ti farà sentire un po’ scema, me ne rendo conto. Ma è comunque… necessario. Ho attaccato all’armadio della mia camera un Post-It con su scritto: “I like myself”. Ogni mattina, quando mi sveglio ed apro gli occhi, leggo “I like myself”. E’ il mio armadio che mi dice che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. Sono io che mi dico che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. E non devo più odiarmi, Jimmy. E non lo stacco, quel Post-It. Perché ho ancora bisogno di leggere quel messaggio.
Prova a fare qualcosa del genere. Attacca un foglietto sul tuo specchio in modo che ogni mattina, quando lo guardi, leggi qualcosa di positivo. Qualcosa che ti dice che devi piacerti per come sei, perché non c’è niente di meglio al mondo. Che devi amarti per come sei. Che stai andando bene. Potrebbe non essere vero. Potresti non piacerti o non amarti in prima battuta, ma a forza di leggerle quelle parole ti scivoleranno dentro. Lascia che questo succeda.
Pensi che non sia vero?, che non sia possibile? Bene, prova a vedere la cosa dall’altra parte, allora. Se tu ti senti ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei brutta” o “Sei stupida”, prima o poi comincerai a credere che sia vero, non è così? Okay, se tu ti sentirai ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei una persona che vale” e “Sei una persona che merita affetto”, comincerai a credere che anche questo sia vero. Forte, no?! Fai inversione di marcia. Se all’inizio ti viene da sorridere per la stupidità del messaggio… bè, è già un primo passo: per lo meno adesso stai sorridendo.
E, tra l’altro, sì, puoi trarre il coraggio necessario dalle persone che ti stanno accanto e che ti vogliono bene ma, in ultima analisi, il coraggio che ti deriva dagli altri deve incentivare il tuo proprio coraggio. Si può fare qualcosa per gli altri per un po’ di tempo, ma se non c’è una motivazione forte sottostante che viene da noi stesse, non durerà a lungo. Sei tu la prima che deve decidere cosa vuole per se stessa e darsi da fare per ottenerlo. Il coraggio di base dev’essere il tuo, non è sufficiente un rimpiazzo. Però, il supporto degli altri indubbiamente aiuta.
Pertanto, cerca di circondarti di persone che ti vogliano bene e siano disposte ad aiutarti. Il supporto è vitale. Lascia che loro siano il tuo salvagente, e stringi la loro mano quando le acque si fanno particolarmente agitate, in maniera tale che ti aiutino a non affondare e a ricominciare a nuotare nella giusta direzione. Col tempo, poi, ti accorgerai che avrai acquisito forze abbastanza per poter passare incolume la tempesta anche da sola.
Una mano testa non va mai allontanata. Ricorda soltanto che l’obiettivo finale è quello di aiutarti ad aiutare te stessa.
Rispondendo all’altra tua domanda, è sempre possibile odiarsi di più. Ma è anche sempre possibile amarsi di più. Non scegliere il lato sbagliato del muro. La scelta di per sé è un qualcosa di semplice. È il seguirla che diventa difficile, ma tu devi comunque continuare a credere che ce a puoi fare. Non puoi mollare con te stessa – anche se in questo momento questa Te Stessa non ti piace.
Spero di averti fornito qualche elemento in più su cui riflettere. Lo so che, per come l’ho messa giù, sembra tutto molto semplice… ma so anche che non lo è affatto. E non potrò mai dire che lo sia. Ma ricordati sempre: le cose più semplici sono sempre le cose migliori che possiamo fare per noi stesse. Perciò, non trovarti più scuse: oggi è il giorno perfetto per iniziare a combattere.
Tutto il mio amore,
Veggie
“Leggendo i tuoi post, sembra davvero che scegliere la strada del ricovero valga la pena. So che il processo di ricovero dall’anoressia è un qualcosa che si verifica gradualmente, ma come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse, quando si è abbandonato l’amore necessario per salvare se stesse? Bisogna trarre il coraggio necessario dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene? È possibile odiarsi più di quanto già non facciamo nel momento in cui scegliamo un DCA? I tuoi post mi hanno davvero dato molto da pensare rispetto al mio vissuto. E ti ringrazio per essere riuscita a parlare di quest’orrore silenzioso. Spero che un giorno tutte noi potremo guardare all’anoressia come a una nemica da cui dobbiamo difenderci, e non come un qualcosa per cui avere vergogna di noi stesse. Forse, quando avremo acquisito questa consapevolezza, sarà più facile chiedere aiuto e conseguentemente combattere”.
Jimmy, credimi, non sai quanto spero che un giorno i DCA non vengano più considerai dalla società un marchio d’infamia, un qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. E spero altrettanto che tutte le ragazze che ne sono attualmente prigioniere possano trovare quanto prima la forza e il coraggio necessari per chiedere aiuto. Rompere il silenzio è certamente un primo passo nella giusta direzione. Tutte noi abbiamo una voce e possiamo usarla se decidiamo di farlo. Non è facile, ma la prima parola è sempre la più ardua: dopo, diventerà più semplice ad ogni parola pronunciata.
Innanzitutto, comunque, lascia che te lo dica: scegliere la strada del ricovero VALE LA PENA. Talvolta la decisione d’intraprendere la strada del ricovero è repentina e illuminante, altre volte è un lento processo di realizzazione. Talvolta è un momento “A-ha!”, altre volte ti rendi conto che è successo, che hai intrapreso la strada senza neanche rendertene conto. Ma, per venire alla tua domanda – Come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse? Bè, si può cominciare cercando di capire quello che si può fare per volere bene a noi stesse. Dimentica il ricovero per un momento, e focalizzati su te stessa.
Innanzitutto, è importante circondarsi di rinforzi positivi. Attaccare nella propria stanza frasi positive, mettersi davanti allo specchio e ripetersi frasi incoraggianti, e così via. Non importa se in quelle parole non ci credi. Chiaro? Non importa. Fallo comunque. Circonda te stessa con qualsiasi cosa possa spingerti verso la strada del ricovero. Continua a ripetere quelle parole tipo mantra. Obbligati a crederci. E vedrai che, un giorno, ti accorgerai che non c’è più bisogno di nessuna costrizione… perché ti renderai conto da sola che quelle parole corrispondono a nient’altro che alla verità.
All’inizio tutto questo ti farà sentire un po’ scema, me ne rendo conto. Ma è comunque… necessario. Ho attaccato all’armadio della mia camera un Post-It con su scritto: “I like myself”. Ogni mattina, quando mi sveglio ed apro gli occhi, leggo “I like myself”. E’ il mio armadio che mi dice che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. Sono io che mi dico che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. E non devo più odiarmi, Jimmy. E non lo stacco, quel Post-It. Perché ho ancora bisogno di leggere quel messaggio.
Prova a fare qualcosa del genere. Attacca un foglietto sul tuo specchio in modo che ogni mattina, quando lo guardi, leggi qualcosa di positivo. Qualcosa che ti dice che devi piacerti per come sei, perché non c’è niente di meglio al mondo. Che devi amarti per come sei. Che stai andando bene. Potrebbe non essere vero. Potresti non piacerti o non amarti in prima battuta, ma a forza di leggerle quelle parole ti scivoleranno dentro. Lascia che questo succeda.
Pensi che non sia vero?, che non sia possibile? Bene, prova a vedere la cosa dall’altra parte, allora. Se tu ti senti ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei brutta” o “Sei stupida”, prima o poi comincerai a credere che sia vero, non è così? Okay, se tu ti sentirai ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei una persona che vale” e “Sei una persona che merita affetto”, comincerai a credere che anche questo sia vero. Forte, no?! Fai inversione di marcia. Se all’inizio ti viene da sorridere per la stupidità del messaggio… bè, è già un primo passo: per lo meno adesso stai sorridendo.
E, tra l’altro, sì, puoi trarre il coraggio necessario dalle persone che ti stanno accanto e che ti vogliono bene ma, in ultima analisi, il coraggio che ti deriva dagli altri deve incentivare il tuo proprio coraggio. Si può fare qualcosa per gli altri per un po’ di tempo, ma se non c’è una motivazione forte sottostante che viene da noi stesse, non durerà a lungo. Sei tu la prima che deve decidere cosa vuole per se stessa e darsi da fare per ottenerlo. Il coraggio di base dev’essere il tuo, non è sufficiente un rimpiazzo. Però, il supporto degli altri indubbiamente aiuta.
Pertanto, cerca di circondarti di persone che ti vogliano bene e siano disposte ad aiutarti. Il supporto è vitale. Lascia che loro siano il tuo salvagente, e stringi la loro mano quando le acque si fanno particolarmente agitate, in maniera tale che ti aiutino a non affondare e a ricominciare a nuotare nella giusta direzione. Col tempo, poi, ti accorgerai che avrai acquisito forze abbastanza per poter passare incolume la tempesta anche da sola.
Una mano testa non va mai allontanata. Ricorda soltanto che l’obiettivo finale è quello di aiutarti ad aiutare te stessa.
Rispondendo all’altra tua domanda, è sempre possibile odiarsi di più. Ma è anche sempre possibile amarsi di più. Non scegliere il lato sbagliato del muro. La scelta di per sé è un qualcosa di semplice. È il seguirla che diventa difficile, ma tu devi comunque continuare a credere che ce a puoi fare. Non puoi mollare con te stessa – anche se in questo momento questa Te Stessa non ti piace.
Spero di averti fornito qualche elemento in più su cui riflettere. Lo so che, per come l’ho messa giù, sembra tutto molto semplice… ma so anche che non lo è affatto. E non potrò mai dire che lo sia. Ma ricordati sempre: le cose più semplici sono sempre le cose migliori che possiamo fare per noi stesse. Perciò, non trovarti più scuse: oggi è il giorno perfetto per iniziare a combattere.
Tutto il mio amore,
Veggie
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giovedì 2 dicembre 2010
Это год навсегда
E allora, Dicembre lo si inizia NOI.
E lo si inizia così: con il nostro calendario.
Chiedo scusa per la lunga attesa, mi ci è voluto un po’ per mettere insieme il tutto, ma finalmente è pronto per essere stampato e per accompagnarci giorno dopo giorno nel nuovo anno. Giorno dopo giorno, sì, precisamente, perché quest’anno le partecipanti al calendario sono ben 31 (!!), perciò ho deciso di assegnare anziché un mese a ciascuna… un giorno a ciascuna! (E chiedo scusa in anticipo a coloro le cui richieste in termini d’assegnazione di giorno non ho potuto soddisfare… c’erano veramente troppi accavallamenti…) Perciò, ogni giorno saremo accompagnate da una foto e da una frase positiva diversa che potrà aiutarci a mantenere la nostra motivazione nel percorrere la strada del ricovero dall’anoressia.
Where to download
Qui: Calendario 2011
How to download
Cliccando sulle icone relative alle varie pagine del calendario (sono disposte su 3 pagine, che dovete scorrere cliccano sui numeri 1 – 2 – 3 posti subito sopra le immagini stesse), queste si ingrandiranno e potrete acquisirle cliccandoci sopra col tasto destro del mouse e scegliendo l’opzione “Salva con nome” sul vostro computer.
How to read
Ciascuna pagina corrisponde ad un giorno, come è indicato dal numero in alto. Nella parte inferiore c’è l’elenco dei mesi, e ad ogni mese corrisponde un giorno della settimana, che è il giorno in cui cade il numero riportato in alto.
How to use
Stampate questo calendario e appendetelo nella vostra cameretta, nel vostro ufficio, o persino sul vostro frigorifero, se questo può esservi d’aiuto. Giorno dopo giorno, sfogliatelo e traete motivazione dalle foto e dalla frase positiva che vi trovate scritta.
Vorrei ringraziare con tutto il cuore le meravigliose creature che hanno deciso di prendere parte a questo calendario. Non mi sarei mai aspettata così tante aderenze, e vi ringrazio davvero tantissimo per aver scelto di essere parte di questo progetto. Siete meravigliose. In tutti i sensi. Siete la principale ragione per cui ogni mattina mi alzo da letto dicendomi che vale la pena di combattere ancora contro l’anoressia. Grazie per essere al mio fianco.
* Credits *
Un GRAZIE ENORME a:
> Gadis: per aver scattato le meravigliose foto di Viola (visto che mi sono ricordata, Viola?!!...)
> Duccia: lo sai che questo calendario non sarebbe mai esistito senza il tuo aiuto, vero?!...
> Simo: menomale che mi hai indicato il giusto sito di sharing dove poter caricare/scaricare il calendario, altrimenti sarei ancora qui a chiedermi come riuscire a caricare 32 immagini in un solo post…
> Alex: mi perdonerai la “licenza poetica” della frase che ti ho (ci ho!) rubato e messo in copertina? Nonostante tutto – o forse proprio per tutto – grazie. Grazie davvero.
E lo si inizia così: con il nostro calendario.
Chiedo scusa per la lunga attesa, mi ci è voluto un po’ per mettere insieme il tutto, ma finalmente è pronto per essere stampato e per accompagnarci giorno dopo giorno nel nuovo anno. Giorno dopo giorno, sì, precisamente, perché quest’anno le partecipanti al calendario sono ben 31 (!!), perciò ho deciso di assegnare anziché un mese a ciascuna… un giorno a ciascuna! (E chiedo scusa in anticipo a coloro le cui richieste in termini d’assegnazione di giorno non ho potuto soddisfare… c’erano veramente troppi accavallamenti…) Perciò, ogni giorno saremo accompagnate da una foto e da una frase positiva diversa che potrà aiutarci a mantenere la nostra motivazione nel percorrere la strada del ricovero dall’anoressia.
Where to download
Qui: Calendario 2011
How to download
Cliccando sulle icone relative alle varie pagine del calendario (sono disposte su 3 pagine, che dovete scorrere cliccano sui numeri 1 – 2 – 3 posti subito sopra le immagini stesse), queste si ingrandiranno e potrete acquisirle cliccandoci sopra col tasto destro del mouse e scegliendo l’opzione “Salva con nome” sul vostro computer.
How to read
Ciascuna pagina corrisponde ad un giorno, come è indicato dal numero in alto. Nella parte inferiore c’è l’elenco dei mesi, e ad ogni mese corrisponde un giorno della settimana, che è il giorno in cui cade il numero riportato in alto.
How to use
Stampate questo calendario e appendetelo nella vostra cameretta, nel vostro ufficio, o persino sul vostro frigorifero, se questo può esservi d’aiuto. Giorno dopo giorno, sfogliatelo e traete motivazione dalle foto e dalla frase positiva che vi trovate scritta.
Vorrei ringraziare con tutto il cuore le meravigliose creature che hanno deciso di prendere parte a questo calendario. Non mi sarei mai aspettata così tante aderenze, e vi ringrazio davvero tantissimo per aver scelto di essere parte di questo progetto. Siete meravigliose. In tutti i sensi. Siete la principale ragione per cui ogni mattina mi alzo da letto dicendomi che vale la pena di combattere ancora contro l’anoressia. Grazie per essere al mio fianco.
* Credits *
Un GRAZIE ENORME a:
> Gadis: per aver scattato le meravigliose foto di Viola (visto che mi sono ricordata, Viola?!!...)
> Duccia: lo sai che questo calendario non sarebbe mai esistito senza il tuo aiuto, vero?!...
> Simo: menomale che mi hai indicato il giusto sito di sharing dove poter caricare/scaricare il calendario, altrimenti sarei ancora qui a chiedermi come riuscire a caricare 32 immagini in un solo post…
> Alex: mi perdonerai la “licenza poetica” della frase che ti ho (ci ho!) rubato e messo in copertina? Nonostante tutto – o forse proprio per tutto – grazie. Grazie davvero.
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venerdì 26 novembre 2010
La voce dell'anoressia
La voce dell’anoressia è un po’ come la voce del critico interiore che ogni qualsiasi persona possiede – quella vocina che ci rimprovera ogni volta che facciamo qualcosa di sbagliato.
La differenza è che la voce dell’anoressia non si limita soltanto a criticare, ma prova ad offrire una soluzione. L’anoressia offre infatti la possibilità di espletare una trasformazione.
Ben presto la voce dell’anoressia diventa, allo stesso tempo, la “brava ragazza” e la “cattiva ragazza”. Entrambe le tattiche sono ben note a chiunque abbia intenzione di mandare in pezzi volontà e corpo.
La “brava ragazza” offre potere, forza, controllo, superiorità, e soddisfazione. Queste sono le promesse che l’anoressia fa, anche se alla fine tutto quello che ci porterà sarà la sconfitta su tutti i fronti.
La “cattiva ragazza” non punisce, ma fa in modo che siamo noi ad infliggere le sue stesse punizioni su noi stesse. Tutto questo per raggiungere i nostri obiettivi.
La realtà però è che la trasformazione in una più bella, superiore, e migliore versione di noi stesse non avverrà mai. E si finisce per rimanere intrappolate nell’anoressia. Perché dopo tanti anni passati in balia di un disturbo alimentare, ci sembra che questo faccia semplicemente parte di noi da sempre. La voce dell’anoressia a poco a poco ci convince che l’anoressia è tutto quello che siamo, tutto quello in cui possiamo identificarci, tutto quello che ci definisce. Tutta la nostra vita.
C’è una strana ironia nel fatto che la possibilità di trasformazione che l’anoressia una volta ci offre, avviene in realtà soltanto nel momento in cui decidiamo di dare le spalle all’anoressia stessa e iniziamo a percorrere la strada del ricovero.
È grazie alla strada del ricovero che, in effetti, possiamo scoprire le Vere Noi Stesse: un’identità che non è definita da numeri, regole e ossessioni, un’identità che non ha bisogno dell’anoressia, di un’etichetta per essere definita, che non ha bisogno di provare dolore o di soffrire. Un’identità che solo noi, lavorando su noi stesse giorno dopo giorno, possiamo scoprire e tirare fuori.
Una volta, da qualche parte, ho letto: “Se vuoi essere te stessa come desideri, devi allontanare tutta la spazzatura che hai appreso non essere tua”. E penso che sia assolutamente vero.
L’anoressia è una scelta a perdere, perché tutte le promesse che la sua voce ci fa non potranno mai essere adempiute. E proprio perché l’anoressia ci ha portato a toccare il fondo, che adesso dobbiamo trovare dentro di noi la forza per risalire. In fin dei conti, è la sensazione di soffocamento che spinge a riprendere una boccata d’aria. Perciò, proviamo ad aprire le nostre ali. Perché finché non lo faremo, non sapremo mai quanto lontano potrà condurci il nostro volo.
La luce arriverà nel momento in cui decideremo di aprire gli occhi. Nel momento in cui il rischio di rimanere chiuse nella prigione dell’anoressia ci farà più paura del rischio di vivere senza l’anoressia.
La differenza è che la voce dell’anoressia non si limita soltanto a criticare, ma prova ad offrire una soluzione. L’anoressia offre infatti la possibilità di espletare una trasformazione.
Ben presto la voce dell’anoressia diventa, allo stesso tempo, la “brava ragazza” e la “cattiva ragazza”. Entrambe le tattiche sono ben note a chiunque abbia intenzione di mandare in pezzi volontà e corpo.
La “brava ragazza” offre potere, forza, controllo, superiorità, e soddisfazione. Queste sono le promesse che l’anoressia fa, anche se alla fine tutto quello che ci porterà sarà la sconfitta su tutti i fronti.
La “cattiva ragazza” non punisce, ma fa in modo che siamo noi ad infliggere le sue stesse punizioni su noi stesse. Tutto questo per raggiungere i nostri obiettivi.
La realtà però è che la trasformazione in una più bella, superiore, e migliore versione di noi stesse non avverrà mai. E si finisce per rimanere intrappolate nell’anoressia. Perché dopo tanti anni passati in balia di un disturbo alimentare, ci sembra che questo faccia semplicemente parte di noi da sempre. La voce dell’anoressia a poco a poco ci convince che l’anoressia è tutto quello che siamo, tutto quello in cui possiamo identificarci, tutto quello che ci definisce. Tutta la nostra vita.
C’è una strana ironia nel fatto che la possibilità di trasformazione che l’anoressia una volta ci offre, avviene in realtà soltanto nel momento in cui decidiamo di dare le spalle all’anoressia stessa e iniziamo a percorrere la strada del ricovero.
È grazie alla strada del ricovero che, in effetti, possiamo scoprire le Vere Noi Stesse: un’identità che non è definita da numeri, regole e ossessioni, un’identità che non ha bisogno dell’anoressia, di un’etichetta per essere definita, che non ha bisogno di provare dolore o di soffrire. Un’identità che solo noi, lavorando su noi stesse giorno dopo giorno, possiamo scoprire e tirare fuori.
Una volta, da qualche parte, ho letto: “Se vuoi essere te stessa come desideri, devi allontanare tutta la spazzatura che hai appreso non essere tua”. E penso che sia assolutamente vero.
L’anoressia è una scelta a perdere, perché tutte le promesse che la sua voce ci fa non potranno mai essere adempiute. E proprio perché l’anoressia ci ha portato a toccare il fondo, che adesso dobbiamo trovare dentro di noi la forza per risalire. In fin dei conti, è la sensazione di soffocamento che spinge a riprendere una boccata d’aria. Perciò, proviamo ad aprire le nostre ali. Perché finché non lo faremo, non sapremo mai quanto lontano potrà condurci il nostro volo.
La luce arriverà nel momento in cui decideremo di aprire gli occhi. Nel momento in cui il rischio di rimanere chiuse nella prigione dell’anoressia ci farà più paura del rischio di vivere senza l’anoressia.
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sabato 20 novembre 2010
Il ricovero vale la pena
Il ricovero è un processo lungo, doloroso, complicato, così che molto spesso sembra ben più facile mollare, arrendersi e ritornare al comfort distruttivo dell’anoressia.
Il ricovero è in effetti la cosa più difficile che dovremo mai affrontare.
Ne vale la pena?
SI, ACCIPICCHIA!!!
Perché soltanto percorrendo la strada del ricovero possiamo tornare a vivere… ad amare la vita… e a sorridere.
Perciò, quando sentite che state per arrendervi, quando sentite che si sta facendo maledettamente dura, quando le lacrime scorrono senza che riusciate a fermarle… Ricordate soltanto… IL RICOVERO VALE LA PENA.
Il ricovero è in effetti la cosa più difficile che dovremo mai affrontare.
Ne vale la pena?
SI, ACCIPICCHIA!!!
Perché soltanto percorrendo la strada del ricovero possiamo tornare a vivere… ad amare la vita… e a sorridere.
Perciò, quando sentite che state per arrendervi, quando sentite che si sta facendo maledettamente dura, quando le lacrime scorrono senza che riusciate a fermarle… Ricordate soltanto… IL RICOVERO VALE LA PENA.
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domenica 14 novembre 2010
10 ragioni per cui l'anoressia non vale la pena
So com’è, e so quanto fa male. E so anche che non vale la pena. Per molteplici ragioni.
Ragione n° 10 – Non sarai MAI magra come le modelle ampiamente fotoritoccate che si trovano a profusione in giro nel web.
Ragione n° 9 – Indossare vestiti neri e a maniche lunghe anche d’estate non fa poi così ganzo. Certo, la gente vi guarda. Ma non per il motivo che credete voi.
Ragione n° 8 – Non avrai abbastanza energia per fare sport, correre, danzare, ridere… o anche solo sorridere.
Ragione n° 7 – Per quanto peso tu possa perdere, non sarà mai abbastanza perché il disagio quello vero lo si prova nei confronti dell’interiorità e non dell’esteriorità.
Ragione n° 6 – Diventa impossibile divertirsi e godere delle situazioni felici e spensierate come i compleanni, le cene con le amiche, le vacanze…
Ragione n° 5 – I collassi dovuti al sottopeso sono molto deleteri per la salute, comportano invecchiamento precoce e sono l’anticamera di danni fisici e conseguenze ben peggiori.
Ragione n° 4 – L’anoressia isola dal resto del mondo, si perdono le amiche, i famigliari, insomma, tutte le persone a cui si vuole bene.
Ragione n° 3 – Una vita che gira e rigira intorno a cibo/corpo/peso/forme lascia poco e punto spazio per VIVERE.
Ragione n° 2 – Gli eventuali risultati raggiunti sono effimeri e non danno la soddisfazione desiderata e ricercata. Si cerca di ottenere TUTTO, e alla fine ci si ritrova con NIENTE in mano.
Ragione n° 1 – L’anoressia, se tirata fino in fondo, porta a un solo risultato concreto: la MORTE.
E voi? Quali sono le vostre ragioni per cui l’anoressia non vale la pena?
Ragione n° 10 – Non sarai MAI magra come le modelle ampiamente fotoritoccate che si trovano a profusione in giro nel web.
Ragione n° 9 – Indossare vestiti neri e a maniche lunghe anche d’estate non fa poi così ganzo. Certo, la gente vi guarda. Ma non per il motivo che credete voi.
Ragione n° 8 – Non avrai abbastanza energia per fare sport, correre, danzare, ridere… o anche solo sorridere.
Ragione n° 7 – Per quanto peso tu possa perdere, non sarà mai abbastanza perché il disagio quello vero lo si prova nei confronti dell’interiorità e non dell’esteriorità.
Ragione n° 6 – Diventa impossibile divertirsi e godere delle situazioni felici e spensierate come i compleanni, le cene con le amiche, le vacanze…
Ragione n° 5 – I collassi dovuti al sottopeso sono molto deleteri per la salute, comportano invecchiamento precoce e sono l’anticamera di danni fisici e conseguenze ben peggiori.
Ragione n° 4 – L’anoressia isola dal resto del mondo, si perdono le amiche, i famigliari, insomma, tutte le persone a cui si vuole bene.
Ragione n° 3 – Una vita che gira e rigira intorno a cibo/corpo/peso/forme lascia poco e punto spazio per VIVERE.
Ragione n° 2 – Gli eventuali risultati raggiunti sono effimeri e non danno la soddisfazione desiderata e ricercata. Si cerca di ottenere TUTTO, e alla fine ci si ritrova con NIENTE in mano.
Ragione n° 1 – L’anoressia, se tirata fino in fondo, porta a un solo risultato concreto: la MORTE.
E voi? Quali sono le vostre ragioni per cui l’anoressia non vale la pena?
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martedì 9 novembre 2010
Underground (in Wonderland)
Questo video è dedicato a tutte coloro che stanno combattendo contro l’anoressia e che inseguono il sogno di essere libere dai DCA. A tutte coloro che percorrono la strada del ricovero in maniera tenace, testarda, determinata… a chi cade e si rialza, a chi ci prova sempre e non molla mai. Perché loro sono quelle che sconfiggeranno l’anoressia, quelle che guardano avanti, quelle che ce la mettono tutta, sempre, quelle che credono nel futuro e non smettono mai di lottare.
Qui sotto il testo della canzone che fa da "soundtrack" + la traduzione...
UNDERGROUND
Tripping out
Spinning around
I'm underground
I fell down
Yeah I fell down
I'm freaking out, where am I now?
Upside down and I can't stop it now
Can't stop me now, oh oh…
RIT: [I, I'll get by
I, I'll survive
When the world's crashing down
When I fall and hit the ground,
I will turn myself around
Don't you try to stop me.
I, I won't cry…]
I found myself in Wonderland
Get back on my feet, again
Is this real?
Is this pretend?
I'll take a stand until the end.
RIT: [I, I'll get by…] (x 2)
Ho fatto un passo falso
Che mi ha mandata a gambe all’aria
Mi sento spenta
Sono giù di morale / voglio mollare
Sì, sono giù di morale / voglio mollare
Sto sclerando, che diamine sto facendo?
Mi sento tutta sottosopra e non riesco a fermarlo
Non riesco a fermarmi, oh oh…
RIT: [Passerò anche attraverso questa difficoltà
E sopravviverò
Quando il mondo sembrerà crollarmi addosso
Quando anch’io cedo e cado,
poi mi rialzerò, perciò
non provate a fermarmi.
Io, io non piangerò…]
Mi sono ritrovata in un illusorio Paese delle Meraviglie
Ritorno sui miei passi, affronto la realtà
Cos’è reale?
Cos’è finzione?
Mi fermerò prima che sia troppo tardi.
RIT: [Passerò anche attraverso questa difficoltà…]
Qui sotto il testo della canzone che fa da "soundtrack" + la traduzione...
UNDERGROUND
Tripping out
Spinning around
I'm underground
I fell down
Yeah I fell down
I'm freaking out, where am I now?
Upside down and I can't stop it now
Can't stop me now, oh oh…
RIT: [I, I'll get by
I, I'll survive
When the world's crashing down
When I fall and hit the ground,
I will turn myself around
Don't you try to stop me.
I, I won't cry…]
I found myself in Wonderland
Get back on my feet, again
Is this real?
Is this pretend?
I'll take a stand until the end.
RIT: [I, I'll get by…] (x 2)
Ho fatto un passo falso
Che mi ha mandata a gambe all’aria
Mi sento spenta
Sono giù di morale / voglio mollare
Sì, sono giù di morale / voglio mollare
Sto sclerando, che diamine sto facendo?
Mi sento tutta sottosopra e non riesco a fermarlo
Non riesco a fermarmi, oh oh…
RIT: [Passerò anche attraverso questa difficoltà
E sopravviverò
Quando il mondo sembrerà crollarmi addosso
Quando anch’io cedo e cado,
poi mi rialzerò, perciò
non provate a fermarmi.
Io, io non piangerò…]
Mi sono ritrovata in un illusorio Paese delle Meraviglie
Ritorno sui miei passi, affronto la realtà
Cos’è reale?
Cos’è finzione?
Mi fermerò prima che sia troppo tardi.
RIT: [Passerò anche attraverso questa difficoltà…]
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venerdì 5 novembre 2010
Liberiamocene!
Ci sono molte cose nella nostra vita: persone, eventi… e sentimenti. Non è facile avere a che fare con nessuna delle tre cose. Ci richiedono tanta forza, tanta energia, e spesso ci mettono nel panico. Così, per proteggerci da questa paura, finiamo per mettere in atto i meccanismi tipici dell’anoressia, quei rituali ossessivi che con la loro ripetitività ci rassicurano. In questo modo ci priviamo di un dolore, ma in realtà non facciamo altro che infliggercene un altro che ci permetta di non concentrarci più sul primo.
Bene, ragazze, è arrivato il momento di avere la meglio su tutto ciò che ci circonda e ci fa stare male. Di liberarcene. E negli ultimi tempi ho imparato a fare una cosa che, pur nella sua semplicità, è estremamente liberatoria.
Innanzitutto, prendete una scatola. Un scatola qualsiasi. Una scatola da scarpe può andare benissimo, per esempio.
Poi prendete una serie di foglietti di carta, e scriveteci sopra i nomi delle persone oppure le cose, gli eventi, le sensazioni che vi fanno stare male. Ad esempio, potete scriverci su “Perfezione”, oppure “Standard di bellezza”, o “Paura”, o “Anoressia”, o "Bulimia", oppure “Senso di colpa”, o “Controllo totale”, o “Ricerca dell’approvazione altrui”, o “Persone che mi giudicano per l’apparenza”, oppure potete scriverci su numeri, taglie, B.M.I., tutti quei numeri che sembrano voler esprimere quanto valiamo, ma che in realtà sono loro per primi a non valere niente.
A questo punto, siete pronte per passare alla fase successiva. A liberarvi di tutte queste cose che vi fanno stare male.
Ripiegate i foglietti su cui avete appena scritto, ditegli addio, ed infilateli dentro la scatola. Prendete lo scotch e chiudete la scatola nel migliore dei modi, sigillate tutti i foglietti dentro. E fate in modo che tutti i sentimenti negativi rimangano lì dentro, dentro la scatola, scritti su quei biglietti e non più dentro di voi.
Potete poi nascondere la scatola nel recesso di un armadio o buttarla. E, assieme a lei - senza bisogno di mettere in atto le strategie di coping tipiche dell'anoressia - liberarvi di tutte le sensazioni negative che fino a quel momento vi avevano oppresso.
Bene, ragazze, è arrivato il momento di avere la meglio su tutto ciò che ci circonda e ci fa stare male. Di liberarcene. E negli ultimi tempi ho imparato a fare una cosa che, pur nella sua semplicità, è estremamente liberatoria.
Innanzitutto, prendete una scatola. Un scatola qualsiasi. Una scatola da scarpe può andare benissimo, per esempio.
Poi prendete una serie di foglietti di carta, e scriveteci sopra i nomi delle persone oppure le cose, gli eventi, le sensazioni che vi fanno stare male. Ad esempio, potete scriverci su “Perfezione”, oppure “Standard di bellezza”, o “Paura”, o “Anoressia”, o "Bulimia", oppure “Senso di colpa”, o “Controllo totale”, o “Ricerca dell’approvazione altrui”, o “Persone che mi giudicano per l’apparenza”, oppure potete scriverci su numeri, taglie, B.M.I., tutti quei numeri che sembrano voler esprimere quanto valiamo, ma che in realtà sono loro per primi a non valere niente.
A questo punto, siete pronte per passare alla fase successiva. A liberarvi di tutte queste cose che vi fanno stare male.
Ripiegate i foglietti su cui avete appena scritto, ditegli addio, ed infilateli dentro la scatola. Prendete lo scotch e chiudete la scatola nel migliore dei modi, sigillate tutti i foglietti dentro. E fate in modo che tutti i sentimenti negativi rimangano lì dentro, dentro la scatola, scritti su quei biglietti e non più dentro di voi.
Potete poi nascondere la scatola nel recesso di un armadio o buttarla. E, assieme a lei - senza bisogno di mettere in atto le strategie di coping tipiche dell'anoressia - liberarvi di tutte le sensazioni negative che fino a quel momento vi avevano oppresso.
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lunedì 1 novembre 2010
D & R su una strada difficile
Domanda: Quale forma mentis deve avere una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero dall’anoressia?
Risposta: La mentalità di una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero è quella di chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di lottare contro l’anoressia. La forma mentis è quella della determinazione, del coraggio, della forza di volontà e della speranza.
Non posiamo ovviamente essere sempre dei pilastri di forza – soprattutto nella nostra testa – ma questo non significa che non abbiamo sempre e comunque la ferma decisione di stare meglio. Se volete veramente iniziare un percorso di ricovero, è totalmente nelle vostre possibilità il farlo. E se avete la convinzione e la speranza che combattere contro l’anoressia sia possibile, la lotta sta aspettando solo voi. Tutto sta nella vostra forza di volontà. Assolutamente tutto. Comprendete innanzitutto e soprattutto questo, ed avrete fatto già il primo passo. È un passo mentale, certo, ma è un passo ESTREMAMENTE importante e significativo.
Perché se provate a camminare su una scala, e il primo e l’ultimo scalino mancano, continuerete a vacillare per sempre… o, peggio ancora, potrete scivolare e cadere facendovi ancora più male.
Per prima cosa, predisponetevi al ricovero mentalmente. Interiorizzate il fatto che è una cosa che avete tutta la possibilità di fare, se solo lo volete. E iniziate con tutta la vostra determinazione a percorrere questa strada difficile. Ma non provateci nemmeno se anche solo in un lontano recesso della vostra mente o del vostro cuore pensate che sia impossibile. Perché in questo modo non arriverete da nessuna parte. Continuerete a urtare contro i posti di blocco.
Ciò ovviamente non significa che la strada del ricovero sia priva di ostacoli anche se avete la giusta mentalità. La strada del ricovero è difficilissima in ogni caso, su questo non ci sono dubbi, ma ciò non significa che non possiate attraversarla – significa solo che dovete essere preparate alle difficoltà che inevitabilmente incontrerete, e pronte a superare ogni ostacolo con il vostro coraggio, la vostra grinta e la vostra voglia di farcela.
E poi… bè, lo sapete cosa succede quando si arriva alla fine di una strada difficile, dura, accidentata e in terribile salita: la vista da lassù è molto migliore…
Risposta: La mentalità di una persona che vuole iniziare un percorso di ricovero è quella di chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di lottare contro l’anoressia. La forma mentis è quella della determinazione, del coraggio, della forza di volontà e della speranza.
Non posiamo ovviamente essere sempre dei pilastri di forza – soprattutto nella nostra testa – ma questo non significa che non abbiamo sempre e comunque la ferma decisione di stare meglio. Se volete veramente iniziare un percorso di ricovero, è totalmente nelle vostre possibilità il farlo. E se avete la convinzione e la speranza che combattere contro l’anoressia sia possibile, la lotta sta aspettando solo voi. Tutto sta nella vostra forza di volontà. Assolutamente tutto. Comprendete innanzitutto e soprattutto questo, ed avrete fatto già il primo passo. È un passo mentale, certo, ma è un passo ESTREMAMENTE importante e significativo.
Perché se provate a camminare su una scala, e il primo e l’ultimo scalino mancano, continuerete a vacillare per sempre… o, peggio ancora, potrete scivolare e cadere facendovi ancora più male.
Per prima cosa, predisponetevi al ricovero mentalmente. Interiorizzate il fatto che è una cosa che avete tutta la possibilità di fare, se solo lo volete. E iniziate con tutta la vostra determinazione a percorrere questa strada difficile. Ma non provateci nemmeno se anche solo in un lontano recesso della vostra mente o del vostro cuore pensate che sia impossibile. Perché in questo modo non arriverete da nessuna parte. Continuerete a urtare contro i posti di blocco.
Ciò ovviamente non significa che la strada del ricovero sia priva di ostacoli anche se avete la giusta mentalità. La strada del ricovero è difficilissima in ogni caso, su questo non ci sono dubbi, ma ciò non significa che non possiate attraversarla – significa solo che dovete essere preparate alle difficoltà che inevitabilmente incontrerete, e pronte a superare ogni ostacolo con il vostro coraggio, la vostra grinta e la vostra voglia di farcela.
E poi… bè, lo sapete cosa succede quando si arriva alla fine di una strada difficile, dura, accidentata e in terribile salita: la vista da lassù è molto migliore…
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martedì 26 ottobre 2010
"Io STARO' meglio"
Ho trovato un post su un blog, che penso sia veramente rassicurante. In questo post, l’autrice narra come è riuscita a combattere la sua “profonda, nera apatia” dopo la morte della sua unica figlia. Questa donna, che ha sofferto di depressione per anni ed anni, scrive:
“[…]… Ricordo che mi sentivo così quando ho cominciato ad uscire dal periodo più buio della mia depressione, nel 2007, e talvolta mi sento così tutt’oggi mentre combatto con la mia testa per lasciarmi alle spalle la depressione, allontanandomi dal buco nero della sconsolazione. Quando sento che la depressione minaccia di riafferrarmi, cerco immediatamente di reagire: accetto ogni invito ad uscire da parte delle mie amiche, mi obbligo letteralmente ad uscire di casa. Questo perché mi sono resa conto che, quando sei sprofondata nel buco nero, non desideri altro che isolarti dal resto del mondo e scomparire. Per questo parte della chiave nella battaglia contro la depressione sta proprio nel mantenere le connessioni con gli amici, i vicini di casa, la famiglia, i colleghi di lavoro, i compagni di studio. L’altra cosa che faccio quando sent oil forte desiderio di abbandonarmi di nuovo alla depressione, è ripetere a me stessa una frase, tante volte quante ne ho bisogno: “Io starò meglio”. Mia zia, che pure ha avuto un collasso nervoso quando aveva 35 anni, mi ha detto di continuare a ripeterlo fino a che non inizio a crederci veramente. […]"
(Citazione autorizzata dall’autrice del post, che ringrazio tantissimo)
Penso che queste parole siano in grado di fornire validi spunti anche a chiunque stia combattendo contro l’anoressia. Sembrerebbe abbastanza ovvio il dire: se adesso stai restringendo l’alimentazione, comincia a mangiare di nuovo regolarmente. Questo, tuttavia, non è che l’aspetto più superficiale del percorso di ricovero, e non è comunque così intuitivo e semplice per chiunque abbia un DCA. Il nostro impulso naturale, infatti, è quello di continuare a restringere, a fare esercizio fisico eccessivo, ad evitare, a cercare di celare al resto del mondo quel che stiamo facendo, a controllare con pugno di ferro tutto quel che facciamo e diciamo.
È ovviamente necessario ricordare che i nostri impulsi naturali sono quelli che, in tale ambito, ci mettono nei guai peggiorando ulteriormente la situazione. Perciò penso che non siate sorprese se vi dico che è necessario (almeno temporaneamente) ignorare i nostri impulsi naturali mentre ci accingiamo a percorrere la strada del ricovero.
Lavorando in una palestra, capita che facciamo delle cene in pizzeria, per esempio per festeggiare l’esito positivo di una gara. Sebbene l’abbia fatto diverse volte, tuttora il mangiare con gli altri mi fa strano. Nel piano dell’anoressia, quando mangiavo cercavo di restringere, e comunque non mi sentivo osservata. Quando mangio con i miei colleghi, invece, devo semplicemente sedermi e consumare quello che ho nel piatto. E mi fa strano.
A dire il vero, nei primi tempi è stato estremamente difficile per me. Mi sono dovuta obbligare ad andare in pizzeria con loro. E se sono riuscita a farcela, è stato solo perché non volevo far vedere ai miei colleghi quando stessi combattendo interiormente, non volendo che sapessero della mia anoressia. Più che altro, mi spaventava l’idea che ci fosse qualcosa che non potessi controllare. Anche ora trovo difficoltà, ma sto provando a superarle… e non è esattamente una passeggiata. Aprire questa porta è estremamente difficile.
Quando vedo una gelateria ed è l’ora della merenda (e il gelato è quello che il mio “equilibrio alimentare” prevede per lo spuntino di metà pomeriggio), il primo pensiero che mi balza sempre in testa è: “Non ce la posso fare a mangiare questo gelato anche oggi. Non voglio”. Tuttavia, mi obbligo a farlo. Cerco di tacitare quella vocina, respiro a fondo, trattengo il fiato e mi butto: entro nella gelateria.
Lo so, in entrambi i casi il mio comportamento è innaturale. Ma credo che molte di noi abbiano avuto comportamenti innaturali anche ben prima dell’esordio dell’anoressia (difficoltà nel chiedere aiuto agli altri, difficoltà nel valicare le proprie opinioni, scarsa autostima, difficoltà ad accettare il cambiamento, etc…), ed io sono stata pienamente dentro l’anoressia per così tanto tempo che è stata l’anoressia stessa a diventarmi naturale. L’anoressia è il mio istinto viscerale, non in termini di cibo o di peso, quanto soprattutto in termini di stile di vita; perciò l’idea è quella di elaborare un nuovo e migliore (!) istinto viscerale, uno che giochi in mio favore piuttosto che guidarmi verso l’autodistruzione anoressica.
Per il momento, ovviamente, l’istinto rimane profondo sebbene cerchi di non utilizzarlo. Lavorandoci sopra col raziocinio, cerco di rendere quest’istinto una cosa non più istintiva. E cerco di raccogliere l’invito della donna che combatte contro la depressione e quando sento che le cose vanno peggio, ripeto a me stessa: “Io STARO’ meglio. Io STARO’ meglio. Ce la farò. Ce la farò”.
Fatelo anche voi!
P.S.= Domenica 31 Ottobre sarò a Lucca per il "Lucca Comics & Games"... Qualcuna di voi vi andrà??...
“[…]… Ricordo che mi sentivo così quando ho cominciato ad uscire dal periodo più buio della mia depressione, nel 2007, e talvolta mi sento così tutt’oggi mentre combatto con la mia testa per lasciarmi alle spalle la depressione, allontanandomi dal buco nero della sconsolazione. Quando sento che la depressione minaccia di riafferrarmi, cerco immediatamente di reagire: accetto ogni invito ad uscire da parte delle mie amiche, mi obbligo letteralmente ad uscire di casa. Questo perché mi sono resa conto che, quando sei sprofondata nel buco nero, non desideri altro che isolarti dal resto del mondo e scomparire. Per questo parte della chiave nella battaglia contro la depressione sta proprio nel mantenere le connessioni con gli amici, i vicini di casa, la famiglia, i colleghi di lavoro, i compagni di studio. L’altra cosa che faccio quando sent oil forte desiderio di abbandonarmi di nuovo alla depressione, è ripetere a me stessa una frase, tante volte quante ne ho bisogno: “Io starò meglio”. Mia zia, che pure ha avuto un collasso nervoso quando aveva 35 anni, mi ha detto di continuare a ripeterlo fino a che non inizio a crederci veramente. […]"
(Citazione autorizzata dall’autrice del post, che ringrazio tantissimo)
Penso che queste parole siano in grado di fornire validi spunti anche a chiunque stia combattendo contro l’anoressia. Sembrerebbe abbastanza ovvio il dire: se adesso stai restringendo l’alimentazione, comincia a mangiare di nuovo regolarmente. Questo, tuttavia, non è che l’aspetto più superficiale del percorso di ricovero, e non è comunque così intuitivo e semplice per chiunque abbia un DCA. Il nostro impulso naturale, infatti, è quello di continuare a restringere, a fare esercizio fisico eccessivo, ad evitare, a cercare di celare al resto del mondo quel che stiamo facendo, a controllare con pugno di ferro tutto quel che facciamo e diciamo.
È ovviamente necessario ricordare che i nostri impulsi naturali sono quelli che, in tale ambito, ci mettono nei guai peggiorando ulteriormente la situazione. Perciò penso che non siate sorprese se vi dico che è necessario (almeno temporaneamente) ignorare i nostri impulsi naturali mentre ci accingiamo a percorrere la strada del ricovero.
Lavorando in una palestra, capita che facciamo delle cene in pizzeria, per esempio per festeggiare l’esito positivo di una gara. Sebbene l’abbia fatto diverse volte, tuttora il mangiare con gli altri mi fa strano. Nel piano dell’anoressia, quando mangiavo cercavo di restringere, e comunque non mi sentivo osservata. Quando mangio con i miei colleghi, invece, devo semplicemente sedermi e consumare quello che ho nel piatto. E mi fa strano.
A dire il vero, nei primi tempi è stato estremamente difficile per me. Mi sono dovuta obbligare ad andare in pizzeria con loro. E se sono riuscita a farcela, è stato solo perché non volevo far vedere ai miei colleghi quando stessi combattendo interiormente, non volendo che sapessero della mia anoressia. Più che altro, mi spaventava l’idea che ci fosse qualcosa che non potessi controllare. Anche ora trovo difficoltà, ma sto provando a superarle… e non è esattamente una passeggiata. Aprire questa porta è estremamente difficile.
Quando vedo una gelateria ed è l’ora della merenda (e il gelato è quello che il mio “equilibrio alimentare” prevede per lo spuntino di metà pomeriggio), il primo pensiero che mi balza sempre in testa è: “Non ce la posso fare a mangiare questo gelato anche oggi. Non voglio”. Tuttavia, mi obbligo a farlo. Cerco di tacitare quella vocina, respiro a fondo, trattengo il fiato e mi butto: entro nella gelateria.
Lo so, in entrambi i casi il mio comportamento è innaturale. Ma credo che molte di noi abbiano avuto comportamenti innaturali anche ben prima dell’esordio dell’anoressia (difficoltà nel chiedere aiuto agli altri, difficoltà nel valicare le proprie opinioni, scarsa autostima, difficoltà ad accettare il cambiamento, etc…), ed io sono stata pienamente dentro l’anoressia per così tanto tempo che è stata l’anoressia stessa a diventarmi naturale. L’anoressia è il mio istinto viscerale, non in termini di cibo o di peso, quanto soprattutto in termini di stile di vita; perciò l’idea è quella di elaborare un nuovo e migliore (!) istinto viscerale, uno che giochi in mio favore piuttosto che guidarmi verso l’autodistruzione anoressica.
Per il momento, ovviamente, l’istinto rimane profondo sebbene cerchi di non utilizzarlo. Lavorandoci sopra col raziocinio, cerco di rendere quest’istinto una cosa non più istintiva. E cerco di raccogliere l’invito della donna che combatte contro la depressione e quando sento che le cose vanno peggio, ripeto a me stessa: “Io STARO’ meglio. Io STARO’ meglio. Ce la farò. Ce la farò”.
Fatelo anche voi!
P.S.= Domenica 31 Ottobre sarò a Lucca per il "Lucca Comics & Games"... Qualcuna di voi vi andrà??...
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giovedì 21 ottobre 2010
Planning dei pasti
Penso che una delle difficoltà del percorso di ricovero dall’anoressia non sia semplicemente ricominciare a mangiare, quanto piuttosto adottare un’alimentazione regolare, bilanciata ed equilibrata. Pur avendo un “equilibrio alimentare” da seguire, le cose possono farsi complicate soprattutto quando, per esempio per lavoro o per studio, capita di doversi trattenere a mangiare fuori da casa. In queste situazioni, il pensiero si focalizza sul cibo e l’anoressia minaccia di averla vinta: è più facile ricadere nella restrizione, o nel mangiare sempre le solite due o tre cose che si trovano più tranquillizzanti. Non è che un modo per lenire l’ansia verso l’alimentazione.
Fare un planning dei pasti può essere dunque utile per evitare l’ansia di dover mangiare fuori da casa, evitare di avere la sensazione di perdita di controllo, e garantire al nostro corpo cibo adeguato quantitativamente e qualitativamente. Ovviamente può essere necessario avere una certa flessibilità, ma organizzare i pasti in anticipo può essere davvero utile per evitare ricadute.
Dunque, qualche dritta su come poter fare un planning dei pasti.
(Magari potete parlarne anche con la vostra dietista affinché vi possa dare una mano nell’organizzazione…)
Batch cooking. Questo può essere utile per chi lavora o studia e deve quindi pranzare fuori da casa dal Lunedì al Venerdì. Il Sabato e la Domenica, fate un planning dei pasti per tutta la settimana. Magari dandovi più alternative, e alternando i nutrienti. La varietà non sarà eccezionale, ma può funzionare. Preparando i pasti la Domenica per tutta la settimana, sarete sicure di alimentarvi in maniera corretta, e non vi sottoporrete ogni sera allo stress di dover pensare e darvi da fare per preparare qualcosa per il giorno dopo. Potete mettere i “pacchetti” che preparate nel freezer, e tirarli fuori giorno dopo giorno. È molto pratico e molto tranquillizzante, dato che avete preparato già tutto a monte.
Planning della notte prima. Per alcune di voi, probabilmente, la cosa più difficile non è tanto il mangiare in sé per sé, quanto il decidere cosa mangiare. Perciò, ritagliarsi un momento ben definito in cui prendere questa decisione – per esempio dalle 22 alle 22.30 del giorno prima – vi permette di non focalizzarvi su questo pensiero per tutta la restante parte della giornata. Sapendo di avere infatti una mezz’ora da dedicare unicamente al pensiero del cibo, durante il giorno potrete rimanere calme e concentrate su quello che avete da fare. Questo, peraltro, vi permetterà di decidere sulla vostra alimentazione in maniera più oculata, perché non dovrete affrontare in contempo il problema di che cosa mangiare, e il problema di mangiare in sé per sé.
Deal meal. Fatevi una lista di tutte le possibili opzioni riguardo a ciò che potreste mangiare a colazione/spuntini/pranzo/cena, e di volta in volta scegliete l’opzione che vi va di più sul momento. Così avrete diverse possibilità, equivalenti da un punto di vista nutrizionale, tra le quali potervi barcamenare. Per esempio, per il secondo piatto del pranzo potreste scegliere tra carne, uova, pesce o formaggio. Cose di questo tipo. In questo modo, non avrete un’estrema rigidità nella scelta di che cosa poter mangiare. Potrete scegliere tra una delle opzioni possibili, garantendo varietà alla vostra alimentazione.
E voi, quali planning dei pasti utilizzate, che vi aiutano a mantenervi sulla strada del ricovero? Avete trovato qualcosa di particolarmente utile? O viceversa, avete da mettere in guardia su qualcosa di particolarmente inutile che può accentuare il rischio di ricadute?
Fare un planning dei pasti può essere dunque utile per evitare l’ansia di dover mangiare fuori da casa, evitare di avere la sensazione di perdita di controllo, e garantire al nostro corpo cibo adeguato quantitativamente e qualitativamente. Ovviamente può essere necessario avere una certa flessibilità, ma organizzare i pasti in anticipo può essere davvero utile per evitare ricadute.
Dunque, qualche dritta su come poter fare un planning dei pasti.
(Magari potete parlarne anche con la vostra dietista affinché vi possa dare una mano nell’organizzazione…)
Batch cooking. Questo può essere utile per chi lavora o studia e deve quindi pranzare fuori da casa dal Lunedì al Venerdì. Il Sabato e la Domenica, fate un planning dei pasti per tutta la settimana. Magari dandovi più alternative, e alternando i nutrienti. La varietà non sarà eccezionale, ma può funzionare. Preparando i pasti la Domenica per tutta la settimana, sarete sicure di alimentarvi in maniera corretta, e non vi sottoporrete ogni sera allo stress di dover pensare e darvi da fare per preparare qualcosa per il giorno dopo. Potete mettere i “pacchetti” che preparate nel freezer, e tirarli fuori giorno dopo giorno. È molto pratico e molto tranquillizzante, dato che avete preparato già tutto a monte.
Planning della notte prima. Per alcune di voi, probabilmente, la cosa più difficile non è tanto il mangiare in sé per sé, quanto il decidere cosa mangiare. Perciò, ritagliarsi un momento ben definito in cui prendere questa decisione – per esempio dalle 22 alle 22.30 del giorno prima – vi permette di non focalizzarvi su questo pensiero per tutta la restante parte della giornata. Sapendo di avere infatti una mezz’ora da dedicare unicamente al pensiero del cibo, durante il giorno potrete rimanere calme e concentrate su quello che avete da fare. Questo, peraltro, vi permetterà di decidere sulla vostra alimentazione in maniera più oculata, perché non dovrete affrontare in contempo il problema di che cosa mangiare, e il problema di mangiare in sé per sé.
Deal meal. Fatevi una lista di tutte le possibili opzioni riguardo a ciò che potreste mangiare a colazione/spuntini/pranzo/cena, e di volta in volta scegliete l’opzione che vi va di più sul momento. Così avrete diverse possibilità, equivalenti da un punto di vista nutrizionale, tra le quali potervi barcamenare. Per esempio, per il secondo piatto del pranzo potreste scegliere tra carne, uova, pesce o formaggio. Cose di questo tipo. In questo modo, non avrete un’estrema rigidità nella scelta di che cosa poter mangiare. Potrete scegliere tra una delle opzioni possibili, garantendo varietà alla vostra alimentazione.
E voi, quali planning dei pasti utilizzate, che vi aiutano a mantenervi sulla strada del ricovero? Avete trovato qualcosa di particolarmente utile? O viceversa, avete da mettere in guardia su qualcosa di particolarmente inutile che può accentuare il rischio di ricadute?
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sabato 16 ottobre 2010
Ricovero in blu e violetto
"Chi può disegnare in un arcobaleno la linea che demarca la fine della tinta blu e l'inizio di quella violetto? Noi vediamo in maniera distinta i due colori, ma dove, esattamente, l'uno blenda nell'altro? E lo stesso vale per il sano e il patologico"
H. Melville, "Billy Budd"
E lo stesso vale anche per l'anoressia e la strada del ricovero. "Da quanto tempo stai percorrendo la strada del ricovero?" mi viene chiesto. Non lo so esattamente. In realtà non so esattamente neanche quando sono scivolata nell'anoressia. Ricordo quando ho cominciato a restringere l'alimentazione. Ricordo quando sono stata ricoverata in clinica per la prima volta, e poi le 4 volte successive. Ricordo quando ho messo piede nello studio di una dietista. Ma non ricordo con precisione quando sono entrata nell'anoressia. Credo sia perchè questo è successo gradualmente - restringere molto lentamente i quantitativi di ogni tipo di alimento, e alla fine mi sono ritrovata a XX chili.
Lo stesso riscorso vale per il ricovero. Sì, certo, c'è stato un momento, circa 2 anni fa, in cui ho timidamente accettato la necessità di riprendere peso per tornare al mio standard fisiologico. E c'è stato un momento, non molto tempo fa, in cui questo è successo. Queste possono essere considerate "pietre miliari" del percorso, ma non dicono molto sui miei progressi effettivi nel percorrere la strada del ricovero. Dopotutto, anche in passato c'erano stati momenti in cui, sotto la guida della dietista, avevo ripreso peso, per poi perderlo nuovamente causa ricadute. Tuttavia, più a lungo ci si mantiene sulla strada del ricovero, più si può notare una (molto) lenta attenuazione dei pensieri e dei comportamenti strettamente legati all'anoressia. Si comincia a rispettare le dosi prescritte dall' "equilibrio alimentare" anche se nessuno ci sta col fiato sul collo, si fa esercizio fisico in maniera meno compulsiva, si smette di fare checking, si riesce a sfruttare meglio la psicoterapia. E questo sebbene magari possano rimanere ancora molti aspetti legati al DCA: la paura dei pasti "non pianificati", la difficoltà a mostrare il proprio corpo, e così via.
Se invece guardo a circa 2 anni fa (quando ho finalmente deciso d'intraprendere sul serio la strada del ricovero) e confronto questi ultimi 2 anni con gli 8 - 9 precedenti, riesco a vedere spiccate differenze. Se quello di adesso è il violetto, quello di prima era indubbiamente il blu. Colori diversi, ovvio. Ma dov'è che il blu è diventato violetto? Questo non riesco ad identificarlo con chiarezza.
Non credo abbia molta importanza, del resto. Quel che conta è che la transizione sia avvenuta. E forse la strada del ricovero non è soltanto un "colore", ma il blendaggio di diversi colori man mano che ci si sposta dall'anoressia verso la vita.
H. Melville, "Billy Budd"
E lo stesso vale anche per l'anoressia e la strada del ricovero. "Da quanto tempo stai percorrendo la strada del ricovero?" mi viene chiesto. Non lo so esattamente. In realtà non so esattamente neanche quando sono scivolata nell'anoressia. Ricordo quando ho cominciato a restringere l'alimentazione. Ricordo quando sono stata ricoverata in clinica per la prima volta, e poi le 4 volte successive. Ricordo quando ho messo piede nello studio di una dietista. Ma non ricordo con precisione quando sono entrata nell'anoressia. Credo sia perchè questo è successo gradualmente - restringere molto lentamente i quantitativi di ogni tipo di alimento, e alla fine mi sono ritrovata a XX chili.
Lo stesso riscorso vale per il ricovero. Sì, certo, c'è stato un momento, circa 2 anni fa, in cui ho timidamente accettato la necessità di riprendere peso per tornare al mio standard fisiologico. E c'è stato un momento, non molto tempo fa, in cui questo è successo. Queste possono essere considerate "pietre miliari" del percorso, ma non dicono molto sui miei progressi effettivi nel percorrere la strada del ricovero. Dopotutto, anche in passato c'erano stati momenti in cui, sotto la guida della dietista, avevo ripreso peso, per poi perderlo nuovamente causa ricadute. Tuttavia, più a lungo ci si mantiene sulla strada del ricovero, più si può notare una (molto) lenta attenuazione dei pensieri e dei comportamenti strettamente legati all'anoressia. Si comincia a rispettare le dosi prescritte dall' "equilibrio alimentare" anche se nessuno ci sta col fiato sul collo, si fa esercizio fisico in maniera meno compulsiva, si smette di fare checking, si riesce a sfruttare meglio la psicoterapia. E questo sebbene magari possano rimanere ancora molti aspetti legati al DCA: la paura dei pasti "non pianificati", la difficoltà a mostrare il proprio corpo, e così via.
Se invece guardo a circa 2 anni fa (quando ho finalmente deciso d'intraprendere sul serio la strada del ricovero) e confronto questi ultimi 2 anni con gli 8 - 9 precedenti, riesco a vedere spiccate differenze. Se quello di adesso è il violetto, quello di prima era indubbiamente il blu. Colori diversi, ovvio. Ma dov'è che il blu è diventato violetto? Questo non riesco ad identificarlo con chiarezza.
Non credo abbia molta importanza, del resto. Quel che conta è che la transizione sia avvenuta. E forse la strada del ricovero non è soltanto un "colore", ma il blendaggio di diversi colori man mano che ci si sposta dall'anoressia verso la vita.
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lunedì 11 ottobre 2010
Domanda #18: Normale VS Normalità
La domanda di oggi è quella di Kia, che mi chiede:
“Dopo tanti anni di anoressia, ho iniziato una psicoterapia in un centro per persone che hanno DCA. Mi chiedo però quanto tempo ci vorrà affinché la mia vita torni ad essere di nuovo normale. Quand’è che la mia vita smetterà di essere regolata da un disturbo alimentare? Quando comincerò a sentirmi di nuovo normale?”
Quel che si definisce “normale”, come si suol dire, è relativo. Io credo che questa parola – “normale” – dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. “Normale”, per me, è al più il settaggio su cui si può impostare la lavatrice quando si va a fare il bucato. Di certo, io non sono “normale” – non sono neanche sicura di essere psicologicamente capace di essere “normale”. Ma va bene anche così. Continuo a cercare di essere “normale”, qualsiasi cosa questa parola possa significare. Anche perché, oggettivamente, cosa è “normale”? Niente, nessuno lo è. Ognuno usa le proprie regole per definire la realtà circostante, e poiché ognuno ha i propri criteri di valutazione e di percezione, ritengo sia impossibile stabilire un criterio assoluto su ciò che può essere etichettato come “normale”.
Io credo che essere “normale” non è quello che esattamente vogliamo. Non vogliamo in effetti una vita “normale”. Più che altro, io credo che vogliamo un senso di “normalità” nelle nostre vite.
Penso che pure la definizione di “normalità” sia variabile di persona in persona ma che, in generale, chi ha vissuto (e vive) l’anoressia, con questo termine intendo indicare la scomparsa della sensazione che la propria vita sia completamente preda dell’anoressia e di tutte le sue ossessioni; nel senso di vivere una vita autentica, piuttosto che essere ossessionata dalle bugie che l’anoressia racconta.
Certo, credo sia impossibile guardarsi intorno e pensare: “Accipicchia, questa è proprio la vita che desideravo vivere!”. Però è possibile non stare 24 ore su 24 a farci ossessionare dai ricorrenti pensieri tipici del DCA, cercando di fare in modo di prenderci cura di noi stesse e tentando di fare quelle cose che possono permetterci di tornare a vivere davvero. Poiché con l’anoressia non si vive, al più, si sopravvive. Ovviamente, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ovvero quella piccola cosa fastidiosa chiamata “realtà”. Tuttavia, la normalità nella nostra vita aumenta man mano che si va avanti sulla strada del ricovero e ci si rende conto di quanto, in precedenza, l’anoressia regolava tutti i nostri pensieri e le nostre azioni.
Uno dei maggiori vantaggi di questo viraggio verso la normalità è la consapevolezza che non c’è più bisogno di trincearci in un mare di bugie per giustificare agli occhi degli altri il nostro comportamento. La normalità non è il fare quello che fanno gli altri, l’adeguarsi ai canoni, ma semplicemente lasciando il DCA alle spalle ci si può sentire più libere, meno ossessionate da certi pensieri. Normalità significa fare sport senza pensare al dispendio energetico, andare al mare mettendosi in costume, rilassarsi facendo un giro in centro chiacchierando con le amiche. Quando si è all’inizio di un percorso di ricovero si tende sempre a pensare che non rivedremo più la normalità… ma andando avanti, anche senza che noi ce ne accorgiamo sarà essa stessa a scivolare a poco a poco nelle nostre vite.
No, Kia, molto probabilmente non sarai mai “normale”. Così come molto probabilmente anch’io non sarò mai “normale”, così come nessuna di noi lo sarà, ma percorrendo la strada del ricovero è possibile cominciare a trovare sprazzi di normalità.
“Dopo tanti anni di anoressia, ho iniziato una psicoterapia in un centro per persone che hanno DCA. Mi chiedo però quanto tempo ci vorrà affinché la mia vita torni ad essere di nuovo normale. Quand’è che la mia vita smetterà di essere regolata da un disturbo alimentare? Quando comincerò a sentirmi di nuovo normale?”
Quel che si definisce “normale”, come si suol dire, è relativo. Io credo che questa parola – “normale” – dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. “Normale”, per me, è al più il settaggio su cui si può impostare la lavatrice quando si va a fare il bucato. Di certo, io non sono “normale” – non sono neanche sicura di essere psicologicamente capace di essere “normale”. Ma va bene anche così. Continuo a cercare di essere “normale”, qualsiasi cosa questa parola possa significare. Anche perché, oggettivamente, cosa è “normale”? Niente, nessuno lo è. Ognuno usa le proprie regole per definire la realtà circostante, e poiché ognuno ha i propri criteri di valutazione e di percezione, ritengo sia impossibile stabilire un criterio assoluto su ciò che può essere etichettato come “normale”.
Io credo che essere “normale” non è quello che esattamente vogliamo. Non vogliamo in effetti una vita “normale”. Più che altro, io credo che vogliamo un senso di “normalità” nelle nostre vite.
Penso che pure la definizione di “normalità” sia variabile di persona in persona ma che, in generale, chi ha vissuto (e vive) l’anoressia, con questo termine intendo indicare la scomparsa della sensazione che la propria vita sia completamente preda dell’anoressia e di tutte le sue ossessioni; nel senso di vivere una vita autentica, piuttosto che essere ossessionata dalle bugie che l’anoressia racconta.
Certo, credo sia impossibile guardarsi intorno e pensare: “Accipicchia, questa è proprio la vita che desideravo vivere!”. Però è possibile non stare 24 ore su 24 a farci ossessionare dai ricorrenti pensieri tipici del DCA, cercando di fare in modo di prenderci cura di noi stesse e tentando di fare quelle cose che possono permetterci di tornare a vivere davvero. Poiché con l’anoressia non si vive, al più, si sopravvive. Ovviamente, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, ovvero quella piccola cosa fastidiosa chiamata “realtà”. Tuttavia, la normalità nella nostra vita aumenta man mano che si va avanti sulla strada del ricovero e ci si rende conto di quanto, in precedenza, l’anoressia regolava tutti i nostri pensieri e le nostre azioni.
Uno dei maggiori vantaggi di questo viraggio verso la normalità è la consapevolezza che non c’è più bisogno di trincearci in un mare di bugie per giustificare agli occhi degli altri il nostro comportamento. La normalità non è il fare quello che fanno gli altri, l’adeguarsi ai canoni, ma semplicemente lasciando il DCA alle spalle ci si può sentire più libere, meno ossessionate da certi pensieri. Normalità significa fare sport senza pensare al dispendio energetico, andare al mare mettendosi in costume, rilassarsi facendo un giro in centro chiacchierando con le amiche. Quando si è all’inizio di un percorso di ricovero si tende sempre a pensare che non rivedremo più la normalità… ma andando avanti, anche senza che noi ce ne accorgiamo sarà essa stessa a scivolare a poco a poco nelle nostre vite.
No, Kia, molto probabilmente non sarai mai “normale”. Così come molto probabilmente anch’io non sarò mai “normale”, così come nessuna di noi lo sarà, ma percorrendo la strada del ricovero è possibile cominciare a trovare sprazzi di normalità.
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martedì 5 ottobre 2010
Abbandonare l'idea del "ricovero perfetto"
Quando la mia prima psicoterapeuta m’incontrò, mi disse che iniziando questo percorso non avrei avuto nessun problema, e che sarei semplicemente stata meglio. Non registrai realmente la seconda parte del messaggio, perché ero troppo impegnata a schernire la prima. Penso che quella psicoterapeuta avesse un po’ l’animo della cheerleader dicendomi che avevo un futuro promettente!, che ero intelligente!, che non avevo nessunissima buona ragione per continuare ad essere anoressica!
Al che io le chiesi quale fosse una BUONA ragione per continuare ad essere anoressica. Ci rimase con un palmo di naso, letteralmente a bocca aperta.
Premetto che chiusi quella psicoterapia dopo i primi 5 o 6 incontri. Quella psichiatra non era la persona “giusta per me”. Il problema era che dire a una perfezionista come io ero, che non avrebbe avuto nessun problema nel percorrere la strada del ricovero, non era il modo migliore per assicurare onestà e per dare un’idea realistica di cosa fosse effettivamente percorrere la strada del ricovero. Perché, in questo modo, ogni piccolo errore che avessi fatto l’avrei vissuto come: Lei mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi perciò, se ora c’è un problema, vuol dire che io sono incapace di fare questo percorso. Quindi la strada del ricovero non fa per me. Ma allora l’unica strada che fa per me è quella dell’anoressia. Io quindi non avrei dovuto avere problemi – così aveva detto la psichiatra! Ovviamente in realtà il ricovero è ben altro…
Per poter procedere sulla strada del ricovero, occorre innanzitutto abbandonare il perfezionismo nonché l’idea che possa esistere un “ricovero perfetto”. Bisogna sviluppare l’umiltà di mettere tutte le carte sul tavolo e dire a noi stesse: “Ecco, io ora sono questa, e sono qui, a questo punto”. Mettere tutte le carte in tavola significa farlo anche quando capita una mano cattiva, quando cioè quindi è più forte la voglia di bluffare anche con noi stesse, insabbiando le cose che vanno storte. Occorre accettare il fatto che c’è la possibilità di perdere alcuni round e che questo – ed è ciò che ci mette più KO – va bene comunque. Perché essere sconfitte in una battaglia non significa assolutamente aver perso la guerra.
Il “ricovero perfetto” è solo un’illusione. Le ricadute sono all’ordine del giorno, percorrere la strada del ricovero non è una cosa che viene spontanea e naturale, non c’è nessun momento epifanico, nessun click che cambia le cose dall’oggi al domani, nessun impulso improvviso che porta a riacquisire nel giro di poco tempo un normale rapporto col cibo. Non succede così. Per tutto il tempo che si percorrere la strada del ricovero, nella maggior parte dei casi, non si è nemmeno sicure di volerla percorrere.
Eppure la cosa più importante è continuare ad andare avanti, accontentandosi delle piccolo vittorie quotidiane, e non demonizzando le inevitabili ricadute. È così che si può continuare a percorrere la strada del ricovero. È così che si può continuare a camminare. Non in maniera perfetta, ma si va comunque avanti.
P.S.= Ringrazio di cuore tutte coloro che hanno deciso di aderire all'idea del Calendario 2011 del post precedente... Ringrazio quelle che mi hanno già mandato il materiale, e quelle che lo faranno a breve (e non vedo l'ora di avere il tutto per mettermi a lavorarci su... comunque c'è tempo fino al 20 Ottobre, eh!), e chiunque volesse unirsi è caldamente invitata a farlo! C'è spazio per tutte, e più siamo e meglio è, perchè è proprio vero che l'unione fa la forza... anche e soprattutto nel combattere contro l'anoressia!
GRAZIE A TUTTE!! Siete stupende! ^__^
Al che io le chiesi quale fosse una BUONA ragione per continuare ad essere anoressica. Ci rimase con un palmo di naso, letteralmente a bocca aperta.
Premetto che chiusi quella psicoterapia dopo i primi 5 o 6 incontri. Quella psichiatra non era la persona “giusta per me”. Il problema era che dire a una perfezionista come io ero, che non avrebbe avuto nessun problema nel percorrere la strada del ricovero, non era il modo migliore per assicurare onestà e per dare un’idea realistica di cosa fosse effettivamente percorrere la strada del ricovero. Perché, in questo modo, ogni piccolo errore che avessi fatto l’avrei vissuto come: Lei mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi perciò, se ora c’è un problema, vuol dire che io sono incapace di fare questo percorso. Quindi la strada del ricovero non fa per me. Ma allora l’unica strada che fa per me è quella dell’anoressia. Io quindi non avrei dovuto avere problemi – così aveva detto la psichiatra! Ovviamente in realtà il ricovero è ben altro…
Per poter procedere sulla strada del ricovero, occorre innanzitutto abbandonare il perfezionismo nonché l’idea che possa esistere un “ricovero perfetto”. Bisogna sviluppare l’umiltà di mettere tutte le carte sul tavolo e dire a noi stesse: “Ecco, io ora sono questa, e sono qui, a questo punto”. Mettere tutte le carte in tavola significa farlo anche quando capita una mano cattiva, quando cioè quindi è più forte la voglia di bluffare anche con noi stesse, insabbiando le cose che vanno storte. Occorre accettare il fatto che c’è la possibilità di perdere alcuni round e che questo – ed è ciò che ci mette più KO – va bene comunque. Perché essere sconfitte in una battaglia non significa assolutamente aver perso la guerra.
Il “ricovero perfetto” è solo un’illusione. Le ricadute sono all’ordine del giorno, percorrere la strada del ricovero non è una cosa che viene spontanea e naturale, non c’è nessun momento epifanico, nessun click che cambia le cose dall’oggi al domani, nessun impulso improvviso che porta a riacquisire nel giro di poco tempo un normale rapporto col cibo. Non succede così. Per tutto il tempo che si percorrere la strada del ricovero, nella maggior parte dei casi, non si è nemmeno sicure di volerla percorrere.
Eppure la cosa più importante è continuare ad andare avanti, accontentandosi delle piccolo vittorie quotidiane, e non demonizzando le inevitabili ricadute. È così che si può continuare a percorrere la strada del ricovero. È così che si può continuare a camminare. Non in maniera perfetta, ma si va comunque avanti.
P.S.= Ringrazio di cuore tutte coloro che hanno deciso di aderire all'idea del Calendario 2011 del post precedente... Ringrazio quelle che mi hanno già mandato il materiale, e quelle che lo faranno a breve (e non vedo l'ora di avere il tutto per mettermi a lavorarci su... comunque c'è tempo fino al 20 Ottobre, eh!), e chiunque volesse unirsi è caldamente invitata a farlo! C'è spazio per tutte, e più siamo e meglio è, perchè è proprio vero che l'unione fa la forza... anche e soprattutto nel combattere contro l'anoressia!
GRAZIE A TUTTE!! Siete stupende! ^__^
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giovedì 30 settembre 2010
Calendar Gals 2011
Ragazze, lo rifacciamo??!
Mi sto riferendo al progetto del calendario che abbiamo realizzato lo scorso anno…
Qualcosa di molto semplice in definitiva: stessa storia, stesse regole, che potete trovare QUI.
Fotografie? Di ogni genere, tipo e formato! Magari scattate in un momento in cui vi siete sentite particolarmente felici, per poter distribuire a tutte un po’ di positività, o in un momento in cui vi siete sentite particolarmente combattive, per poter distribuire a tutte un po’ di forza per continuare a combattere contro l’anoressia.
Tempo massimo? Diciamo che potete spedirmi le foto fino al 20 di Ottobre, che sennò poi non riesco a preparare tutto quanto per la fine di Dicembre (tra università e lavoro, procedo sempre a rilento…), all’indirizzo e-mail veggie.any@gmail.com …Vi aspetto il più numerose possibile, spero!
Frasi positive? Vi lascio qualche esempio che, spero, possa servirvi oltre che per il calendario, anche per farvi mantenere la presa nella nostra battaglia quotidiana.
- Be yourself. Everybody else is already taken.
- When do I feel my best? When I haven’t looked in a mirror for days and I’m doing things that make me happy.
- Non è semplice essere forti, ma è forte essere semplici.
- Ci sono 2 giorni all’anno in cui non si può fare niente: uno si chiama “ieri”, l’altro “domani”. Perciò, oggi è il giorno giusto per cercare, credere, sorridere, fare, e soprattutto vivere.
- Don’t ask for an easier life, ask to be a stronger person.
Ricopiatele su dei Post-It e attaccatele alla parete della vostra camera, oppure scrivetevele in dei bigliettini da mettere nel vostro borsellino in maniera tale da poterle tirare fuori e leggere quando vi sembra di essere al limite. Un po’ di aiuto extra non fa mai male, no?!
Keep on fighting, gals!
Mi sto riferendo al progetto del calendario che abbiamo realizzato lo scorso anno…
Qualcosa di molto semplice in definitiva: stessa storia, stesse regole, che potete trovare QUI.
Fotografie? Di ogni genere, tipo e formato! Magari scattate in un momento in cui vi siete sentite particolarmente felici, per poter distribuire a tutte un po’ di positività, o in un momento in cui vi siete sentite particolarmente combattive, per poter distribuire a tutte un po’ di forza per continuare a combattere contro l’anoressia.
Tempo massimo? Diciamo che potete spedirmi le foto fino al 20 di Ottobre, che sennò poi non riesco a preparare tutto quanto per la fine di Dicembre (tra università e lavoro, procedo sempre a rilento…), all’indirizzo e-mail veggie.any@gmail.com …Vi aspetto il più numerose possibile, spero!
Frasi positive? Vi lascio qualche esempio che, spero, possa servirvi oltre che per il calendario, anche per farvi mantenere la presa nella nostra battaglia quotidiana.
- Be yourself. Everybody else is already taken.
- When do I feel my best? When I haven’t looked in a mirror for days and I’m doing things that make me happy.
- Non è semplice essere forti, ma è forte essere semplici.
- Ci sono 2 giorni all’anno in cui non si può fare niente: uno si chiama “ieri”, l’altro “domani”. Perciò, oggi è il giorno giusto per cercare, credere, sorridere, fare, e soprattutto vivere.
- Don’t ask for an easier life, ask to be a stronger person.
Ricopiatele su dei Post-It e attaccatele alla parete della vostra camera, oppure scrivetevele in dei bigliettini da mettere nel vostro borsellino in maniera tale da poterle tirare fuori e leggere quando vi sembra di essere al limite. Un po’ di aiuto extra non fa mai male, no?!
Keep on fighting, gals!
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sabato 25 settembre 2010
Anoressia - Bella
Oggi vorrei condividere con voi un video che ho relizzato qualche tempo fa... Sperando che possa esservi di supporto e d'aiuto nella vostra lotta quotidiana contro l'anoressia.
Promettetemi di non arrendervi mai.
Testo + traduzione della canzone che fa da soundtrack...
PIECES
I tried to be perfect
But nothing was worth it
I don’t believe it makes me real
I’d thought it’d be easy
But no on believes me
I’m not all the things that I said
RIT: [If you believe it’s in my soul
I’d say all the words that I know
Just to see if it would show
That I'm trying to let you know
That I’m better off on my own]
This place is so empty
My thoughts are so tempting
I don’t know how it got so bad
Sometimes it’s so crazy that nothing could save me
But it’s the only thing that I have
RIT: [If you believe it’s in my soul...]
(On my own!)
I tried to be perfect
It just wasn’t worth it
Nothing could ever be so wrong
It’s hard to believe me
It never gets easy
I guess I knew that all along
RIT: [If you believe it’s in my soul...]
FRAMMENTI
Ho cercato di essere perfetta / Ma poi mi sono accorta che non ne valeva la pena / Non credo che quel che ho fatto mi abbia dato la realtà che volevo. / Pensavo sarebbe stato facile / ma nessuno mi crede. / Non sono solo ciò che il sintomo dà a vedere.
RIT: [Se tu riuscissi a sentire quello che mi porto dentro / Userei tutte le parole che conosco per provare a spiegartelo / soltanto per capire se potresti comprendere / quello che adesso sto cercando di dirti: / che sto meglio adesso da sola (senza l’anoressia)]
Questo posto è cosi vuoto / E quei pensieri così seducenti / Non so come mai tutto sia andato a puttane / E’ un’ossessione tale che niente mi può salvare, / ma è tutto quello che ho.
RIT: [ Se tu riuscissi a sentire…]
(Da sola! – senza l’anoressia)
Ho cercato di essere perfetta, / solo che non ne è valsa la pena / Niente sarà mai cosi sbagliato / E’ difficile credermi / e non è mai facile combattere… / Credo di averlo saputo da sempre
RIT: [Se tu riuscissi a sentire…]
Promettetemi di non arrendervi mai.
Testo + traduzione della canzone che fa da soundtrack...
PIECES
I tried to be perfect
But nothing was worth it
I don’t believe it makes me real
I’d thought it’d be easy
But no on believes me
I’m not all the things that I said
RIT: [If you believe it’s in my soul
I’d say all the words that I know
Just to see if it would show
That I'm trying to let you know
That I’m better off on my own]
This place is so empty
My thoughts are so tempting
I don’t know how it got so bad
Sometimes it’s so crazy that nothing could save me
But it’s the only thing that I have
RIT: [If you believe it’s in my soul...]
(On my own!)
I tried to be perfect
It just wasn’t worth it
Nothing could ever be so wrong
It’s hard to believe me
It never gets easy
I guess I knew that all along
RIT: [If you believe it’s in my soul...]
FRAMMENTI
Ho cercato di essere perfetta / Ma poi mi sono accorta che non ne valeva la pena / Non credo che quel che ho fatto mi abbia dato la realtà che volevo. / Pensavo sarebbe stato facile / ma nessuno mi crede. / Non sono solo ciò che il sintomo dà a vedere.
RIT: [Se tu riuscissi a sentire quello che mi porto dentro / Userei tutte le parole che conosco per provare a spiegartelo / soltanto per capire se potresti comprendere / quello che adesso sto cercando di dirti: / che sto meglio adesso da sola (senza l’anoressia)]
Questo posto è cosi vuoto / E quei pensieri così seducenti / Non so come mai tutto sia andato a puttane / E’ un’ossessione tale che niente mi può salvare, / ma è tutto quello che ho.
RIT: [ Se tu riuscissi a sentire…]
(Da sola! – senza l’anoressia)
Ho cercato di essere perfetta, / solo che non ne è valsa la pena / Niente sarà mai cosi sbagliato / E’ difficile credermi / e non è mai facile combattere… / Credo di averlo saputo da sempre
RIT: [Se tu riuscissi a sentire…]
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lunedì 20 settembre 2010
Sei bellissima!
Ricordate il mio post relativo al “Beauty Message Challenge”? Bene, i miei 10 giorni sono terminati, e sono pronta a condividere la mia esperienza con voi.
Primo giorno
Ho pubblicato un messaggio sul mio account di Twitter scrivendo: “You are beautiful, no matter your size… you are beautiful the way you are!”
Inoltre, ho dato alla mia migliore amica del cuore, Duccia, una piccola cosa che le avevo scritto. Questo:
Secondo giorno
Di nuovo ho pubblicato su Twitter un messaggio con su scritto: “You are beautiful because you are one of a kind and very strong”.
Inoltre ho telefonato a Sara, una ragazza che ho conosciuto durante il mio secondo ricovero in clinica, per spiegarle in cosa consistesse il “Beauty Message Challenge” – e per dirle quanto sia bella.
“Perciò, Sara” le ho detto “Volevo solo dirti che TU sei bellissima. E la ragione per cui…”.
Lei ha iniziato a ridere, interrompendomi.
“Sara, perchè ridi? Non ridere, io sono seria adesso! Tu sei bellissima, e volevo proprio dirtelo”.
Lei è rimasta in silenzio, così io ho proseguito: “La ragione per cui sei bellissima è che sei divertente e non hai più paura di essere te stessa. Lotti con coraggio ogni giorno contro l’anoressia, sei un tesoro e…”.
E più o meno a questo punto lei mi ha interrotta di nuovo dicendomi: “Okay, adesso basta o scoppierò a piangere…”.
Perciò io ho ribattuto: “Bè, anche questa è una cosa bellissima come te” per poi concludere: “E comunque sei una persona meravigliosa e ti voglio un sacco di bene”.
(Estate 2003... quanto tempo!)
Terzo giorno
Innanzitutto, ho pubblicato su Twitter questa frase: “What does beauty means to me? There's beauty in appearance, and beauty inside you, which is the most important...”, la cui autrice è Lena, una delle due cantanti delle t.A.T.u., il mio gruppo musicale preferito.
Inoltre, ho dato ad una mia collega di lavoro, Lola (anche lei è arbitro di karate come me, abbiamo la stessa età, ed abbiamo arbitrato sempre insieme, fin dalla prima gara) un bigliettino che ho realizzato appositamente per lei.
Inoltre, dato che anche lei tiene un blog (sebbene non inerente i DCA), le ho suggerito di raccogliere la sfida del “Beauty Message Challenge” e di fare altrettanto. Lola è bellissima, e sta programmando il suo matrimonio (si sposerà alla fine di Novembre!) perciò questo biglietto lo meritava proprio tutto.
Quarto giorno
Ho dato un bigliettino ad un’infermiera, Mariagrazia, che lavora nel reparto dove io sto facendo tirocinio. Un bigliettino che dice quello che volevo dirle – ma che non sono mai riuscita a dirle. Che cosa ci ho scritto dentro? Che è bellissima perché è stata la prima persona che mi ha dato una mano quando mi aggiravo insicura per le corsie, mi ha sempre supportata ed aiutata in tutto quello che ho dovuto fare ai pazienti, è sempre stata gentilissima e molto paziente con me, quasi come una mamma. Non sono riuscita a descrivere solo con le parole la bellezza di Mariagrazia, ma spero che lei abbia recepito comunque il messaggio.
Quinto giorno
Anche oggi ho pubblicato su Twitter una frase: “Don't know what's beautiful or ugly. There's something ugly in everyone of us. Beauty exists in the soul of a person...”, di nuovo una citazione dell’altro membro delle t.A.T.u., Yulia.
Ho dato inoltre uno speciale bigliettino a C., una ragazza che è ricoverata nel reparto in cui sto facendo tirocinio. E, per sicurezza, ci ho scritto dentro: “Sei bellissima C., volevo proprio dirtelo! Un biglietto speciale per una ragazza speciale”. Mi ha detto che metterà questo biglietto nel suo diario quando verrà dimessa e tornerà a casa. Per ora l’ha messo sul comodino.
Sesto giorno
Ho mandato un’e-mail alla mia amica Ellie per dirle quant’è bella e spiegarle nei dettagli il perchè. Oh, insomma, chi non vorrebbe ricevere una e-mail che abbia come oggetto “You are beautiful!” alle 7.30 del mattino? Ellie è una delle mie amiche più care, ed è bella fuori e soprattutto dentro.
Settimo Giorno
Ho mandato un SMS alla mia dietista. Le ho detto quant’è bella e quanto sono stata fortunata ad averla incontrata nel mio percorso di lotta contro l’anoressia. Lei, col suo lavoro, sta aiutando un sacco di ragazze che combattono contro i DCA, quindi è bene che sappia quant’è bella!
Ottavo giorno
Ho dato un biglietto speciale a una delle mie allieve del corso di karate, Tina. Ci ho scritto quant’è forte e, ovviamente, bellissima. Quando l’ha letto è scoppiata a piangere. Cos’ha fatto dopo? Mi ha abbracciata e mi ha detto: “Bè, anch’io volevo dirti che sei bellissima! Te lo dico sempre!”, il che mi ha davvero strappato il primo sorriso assolutamente sincero della giornata.
Nono giorno
Ho mandato un messaggio alla mia amica Carla, che purtroppo abita lontano e che posso vedere solo di rado, spigandole del “Beauty Message Challenge” e dicendole perché penso che sia bellissima. Accetterà la sfida, e dirà a se stessa che è bellissima per i prossimi 10 giorni? Non lo so… ma spero proprio di sì, perché è veramente bellissima.
Decimo giorno
Il decimo giorno è oggi – l’ultimo giorno del “Beauty Message Challenge”. Ho messo un bigliettino nella mia borsa: passando dall’ufficio postale, lo spedirò a Simy. Avrei dovuto farlo prima affinché la missiva le arrivasse oggi, ma purtroppo non ho avuto modo…
In ogni caso, oggi voglio dire a TE che sei bellissima. Proprio a TE. È la verità. Tu che leggi questo blog, tieni le mie parole nel tuo cuore, e combatti contro l’anoressia giorno dopo giorno affrontando tutte le sfide che la vita ti mette davanti – c’è un sacco di bellezza in questo.
-----------------------------------------------------------------
C’è anche una cosa che ho scoperto durante questi 10 giorni di “Beauty Message Challenge”: le donne cui ho rivolto i miei messaggi s’imbarazzavano quando ho detto loro che sono bellissime, e si sono imbarazzate ancora di più quando ho cominciato a spiegargli il perché. Alcune sono arrossite, altre mi hanno interrotto per la sorpresa, altre si sono messe a piangere. In che razza di mondo viviamo, se le donne debbono avere reazioni del genere quando qualcuno le dice la VERITA’, e cioè che sono bellssime??!
Mi sono inoltre accorta che nel dire alle varie ragazze che sono bellissime (e perché) in tanti modi differenti, anche io mi sono emozionata. Ho detto loro quello che pensavo con sincerità, e mi sono accorta che dovrei dirglielo molto più spesso, perché non è vero che le parole esautorano i sentimenti, anzi, quando pensi qualcosa di bello di una persona devi dirglielo forte e chiaro, e poi pure ripeterglielo spesso. Perché la gente dimentica.
Una delle mie frasi positive preferite, che non a caso potete leggere anche nella colonnina di destra di questo blog, recita: “Beauty is not a state of body. It’s a state of mind”. Questo me lo ripeto e me lo scrivo spesso. Adoro questa frase positiva. E la sapete una cosa, ragazze? Anche il vostro corpo è bellissimo, esattamente per come è adesso.
E adesso, non arrabbiatevi con me per ciò che ho appena scritto. Accettate il fatto che siete bellissime. Accettate il fatto che io pensi che siete tutte bellissime. E la sapete un’altra cosa? Anch’io sono bellissima. ^^”
Primo giorno
Ho pubblicato un messaggio sul mio account di Twitter scrivendo: “You are beautiful, no matter your size… you are beautiful the way you are!”
Inoltre, ho dato alla mia migliore amica del cuore, Duccia, una piccola cosa che le avevo scritto. Questo:
Secondo giorno
Di nuovo ho pubblicato su Twitter un messaggio con su scritto: “You are beautiful because you are one of a kind and very strong”.
Inoltre ho telefonato a Sara, una ragazza che ho conosciuto durante il mio secondo ricovero in clinica, per spiegarle in cosa consistesse il “Beauty Message Challenge” – e per dirle quanto sia bella.
“Perciò, Sara” le ho detto “Volevo solo dirti che TU sei bellissima. E la ragione per cui…”.
Lei ha iniziato a ridere, interrompendomi.
“Sara, perchè ridi? Non ridere, io sono seria adesso! Tu sei bellissima, e volevo proprio dirtelo”.
Lei è rimasta in silenzio, così io ho proseguito: “La ragione per cui sei bellissima è che sei divertente e non hai più paura di essere te stessa. Lotti con coraggio ogni giorno contro l’anoressia, sei un tesoro e…”.
E più o meno a questo punto lei mi ha interrotta di nuovo dicendomi: “Okay, adesso basta o scoppierò a piangere…”.
Perciò io ho ribattuto: “Bè, anche questa è una cosa bellissima come te” per poi concludere: “E comunque sei una persona meravigliosa e ti voglio un sacco di bene”.
(Estate 2003... quanto tempo!)
Terzo giorno
Innanzitutto, ho pubblicato su Twitter questa frase: “What does beauty means to me? There's beauty in appearance, and beauty inside you, which is the most important...”, la cui autrice è Lena, una delle due cantanti delle t.A.T.u., il mio gruppo musicale preferito.
Inoltre, ho dato ad una mia collega di lavoro, Lola (anche lei è arbitro di karate come me, abbiamo la stessa età, ed abbiamo arbitrato sempre insieme, fin dalla prima gara) un bigliettino che ho realizzato appositamente per lei.
Inoltre, dato che anche lei tiene un blog (sebbene non inerente i DCA), le ho suggerito di raccogliere la sfida del “Beauty Message Challenge” e di fare altrettanto. Lola è bellissima, e sta programmando il suo matrimonio (si sposerà alla fine di Novembre!) perciò questo biglietto lo meritava proprio tutto.
Quarto giorno
Ho dato un bigliettino ad un’infermiera, Mariagrazia, che lavora nel reparto dove io sto facendo tirocinio. Un bigliettino che dice quello che volevo dirle – ma che non sono mai riuscita a dirle. Che cosa ci ho scritto dentro? Che è bellissima perché è stata la prima persona che mi ha dato una mano quando mi aggiravo insicura per le corsie, mi ha sempre supportata ed aiutata in tutto quello che ho dovuto fare ai pazienti, è sempre stata gentilissima e molto paziente con me, quasi come una mamma. Non sono riuscita a descrivere solo con le parole la bellezza di Mariagrazia, ma spero che lei abbia recepito comunque il messaggio.
Quinto giorno
Anche oggi ho pubblicato su Twitter una frase: “Don't know what's beautiful or ugly. There's something ugly in everyone of us. Beauty exists in the soul of a person...”, di nuovo una citazione dell’altro membro delle t.A.T.u., Yulia.
Ho dato inoltre uno speciale bigliettino a C., una ragazza che è ricoverata nel reparto in cui sto facendo tirocinio. E, per sicurezza, ci ho scritto dentro: “Sei bellissima C., volevo proprio dirtelo! Un biglietto speciale per una ragazza speciale”. Mi ha detto che metterà questo biglietto nel suo diario quando verrà dimessa e tornerà a casa. Per ora l’ha messo sul comodino.
Sesto giorno
Ho mandato un’e-mail alla mia amica Ellie per dirle quant’è bella e spiegarle nei dettagli il perchè. Oh, insomma, chi non vorrebbe ricevere una e-mail che abbia come oggetto “You are beautiful!” alle 7.30 del mattino? Ellie è una delle mie amiche più care, ed è bella fuori e soprattutto dentro.
Settimo Giorno
Ho mandato un SMS alla mia dietista. Le ho detto quant’è bella e quanto sono stata fortunata ad averla incontrata nel mio percorso di lotta contro l’anoressia. Lei, col suo lavoro, sta aiutando un sacco di ragazze che combattono contro i DCA, quindi è bene che sappia quant’è bella!
Ottavo giorno
Ho dato un biglietto speciale a una delle mie allieve del corso di karate, Tina. Ci ho scritto quant’è forte e, ovviamente, bellissima. Quando l’ha letto è scoppiata a piangere. Cos’ha fatto dopo? Mi ha abbracciata e mi ha detto: “Bè, anch’io volevo dirti che sei bellissima! Te lo dico sempre!”, il che mi ha davvero strappato il primo sorriso assolutamente sincero della giornata.
Nono giorno
Ho mandato un messaggio alla mia amica Carla, che purtroppo abita lontano e che posso vedere solo di rado, spigandole del “Beauty Message Challenge” e dicendole perché penso che sia bellissima. Accetterà la sfida, e dirà a se stessa che è bellissima per i prossimi 10 giorni? Non lo so… ma spero proprio di sì, perché è veramente bellissima.
Decimo giorno
Il decimo giorno è oggi – l’ultimo giorno del “Beauty Message Challenge”. Ho messo un bigliettino nella mia borsa: passando dall’ufficio postale, lo spedirò a Simy. Avrei dovuto farlo prima affinché la missiva le arrivasse oggi, ma purtroppo non ho avuto modo…
In ogni caso, oggi voglio dire a TE che sei bellissima. Proprio a TE. È la verità. Tu che leggi questo blog, tieni le mie parole nel tuo cuore, e combatti contro l’anoressia giorno dopo giorno affrontando tutte le sfide che la vita ti mette davanti – c’è un sacco di bellezza in questo.
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C’è anche una cosa che ho scoperto durante questi 10 giorni di “Beauty Message Challenge”: le donne cui ho rivolto i miei messaggi s’imbarazzavano quando ho detto loro che sono bellissime, e si sono imbarazzate ancora di più quando ho cominciato a spiegargli il perché. Alcune sono arrossite, altre mi hanno interrotto per la sorpresa, altre si sono messe a piangere. In che razza di mondo viviamo, se le donne debbono avere reazioni del genere quando qualcuno le dice la VERITA’, e cioè che sono bellssime??!
Mi sono inoltre accorta che nel dire alle varie ragazze che sono bellissime (e perché) in tanti modi differenti, anche io mi sono emozionata. Ho detto loro quello che pensavo con sincerità, e mi sono accorta che dovrei dirglielo molto più spesso, perché non è vero che le parole esautorano i sentimenti, anzi, quando pensi qualcosa di bello di una persona devi dirglielo forte e chiaro, e poi pure ripeterglielo spesso. Perché la gente dimentica.
Una delle mie frasi positive preferite, che non a caso potete leggere anche nella colonnina di destra di questo blog, recita: “Beauty is not a state of body. It’s a state of mind”. Questo me lo ripeto e me lo scrivo spesso. Adoro questa frase positiva. E la sapete una cosa, ragazze? Anche il vostro corpo è bellissimo, esattamente per come è adesso.
E adesso, non arrabbiatevi con me per ciò che ho appena scritto. Accettate il fatto che siete bellissime. Accettate il fatto che io pensi che siete tutte bellissime. E la sapete un’altra cosa? Anch’io sono bellissima. ^^”
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giovedì 16 settembre 2010
Domanda #17: Come fare a mangiare fuori?
Spuntando la lista delle domande che mi avete rivolto, oggi è la volta di Jade, che spero di poter aiutare. Jade mi ha scritto una mail in cui mi chiede:
“[…] La mia migliore amica AMA mangiare. Ovviamente è a conoscenza del mio DCA, ma abbiamo progettato di andare a fare qualche gita insieme nei prossimi week-end, e vuole che mangiamo sempre fuori. Io mi sento in ansia. Fino a che si tratta di fare al massimo un pasto al giorno fuori casa, riesco a farcela, non ho particolare ansia. Certo, posso anche fare tutti i pasti fuori, ma ci sto davvero male. Mi chiedevo soltanto, come potrei affrontare questa situazione?”
Sì, Jade, capisco cosa intendi dire quando scrivi che mangiare fuori ti dà ansia. Dover mangiare senza le “sicurezze alimentari” che l’ambiente domestico ci dà, in effetti può far venire molta ansia, e può togliere il piacere e il divertimento dell’essere in gita.
Cosa puoi fare?
1 – Avere un’idea precisa di quello che ti aspetta ai pasti può essere un buon modo per tenere a bada l’ansia. Perciò, se ne hai la possibilità, potresti provare a: A) informarti su dove mangerete, e che tipo di cibo viene servito e B) se questo non è possibile, scegli tu per prima i posti in cui andrete a mangiare. Non è come avere l’ “equilibrio alimentare” sottomano, ma possedere quantomeno un piano generico su cosa mangerai ad ogni pasto può aiutarti a sentirti più sicura e a contenere l’ “ansia da menù”.
2 – Tieni presente il fatto che se la tua amica è al corrente del tuo DCA, può aiutarti a realizzare il punto numero 1. Dille che hai bisogno di scegliere e pianificare i pasti che farete fuori, così che tu possa sentirti più a tuo agio… non credo che un’amica non ti aiuterebbe da questo punto di vista!
3 – Mangiare fuori non è sinonimo di mangiare male. Perciò, dissocia questi due aspetti dell’alimentazione e ti sentirai più tranquilla. D’accordo, qualche volta potrà capitare che mangi un po’ “pesante” e questo potrà non farti sentire bene, ma oggettivamente mangiare a un ristorante, se scegli i piatti giusti, può essere tanto salutare quanto mangiare a casa. Perciò, prova a vedere la cosa sotto questa differente luce.
4 – Accordati con la tua amica per fare almeno un pasto “sicuro” al giorno. Portati qualcosa da casa. Scegli tu il posto. Ti sentirai più tranquilla e sarà più facile sopportare l’ansia derivante dai pasti che devi fare fuori. E se riesci a stare più serena sul versante alimentare, vedrai che ti godrai molto di più anche le gite!
“[…] La mia migliore amica AMA mangiare. Ovviamente è a conoscenza del mio DCA, ma abbiamo progettato di andare a fare qualche gita insieme nei prossimi week-end, e vuole che mangiamo sempre fuori. Io mi sento in ansia. Fino a che si tratta di fare al massimo un pasto al giorno fuori casa, riesco a farcela, non ho particolare ansia. Certo, posso anche fare tutti i pasti fuori, ma ci sto davvero male. Mi chiedevo soltanto, come potrei affrontare questa situazione?”
Sì, Jade, capisco cosa intendi dire quando scrivi che mangiare fuori ti dà ansia. Dover mangiare senza le “sicurezze alimentari” che l’ambiente domestico ci dà, in effetti può far venire molta ansia, e può togliere il piacere e il divertimento dell’essere in gita.
Cosa puoi fare?
1 – Avere un’idea precisa di quello che ti aspetta ai pasti può essere un buon modo per tenere a bada l’ansia. Perciò, se ne hai la possibilità, potresti provare a: A) informarti su dove mangerete, e che tipo di cibo viene servito e B) se questo non è possibile, scegli tu per prima i posti in cui andrete a mangiare. Non è come avere l’ “equilibrio alimentare” sottomano, ma possedere quantomeno un piano generico su cosa mangerai ad ogni pasto può aiutarti a sentirti più sicura e a contenere l’ “ansia da menù”.
2 – Tieni presente il fatto che se la tua amica è al corrente del tuo DCA, può aiutarti a realizzare il punto numero 1. Dille che hai bisogno di scegliere e pianificare i pasti che farete fuori, così che tu possa sentirti più a tuo agio… non credo che un’amica non ti aiuterebbe da questo punto di vista!
3 – Mangiare fuori non è sinonimo di mangiare male. Perciò, dissocia questi due aspetti dell’alimentazione e ti sentirai più tranquilla. D’accordo, qualche volta potrà capitare che mangi un po’ “pesante” e questo potrà non farti sentire bene, ma oggettivamente mangiare a un ristorante, se scegli i piatti giusti, può essere tanto salutare quanto mangiare a casa. Perciò, prova a vedere la cosa sotto questa differente luce.
4 – Accordati con la tua amica per fare almeno un pasto “sicuro” al giorno. Portati qualcosa da casa. Scegli tu il posto. Ti sentirai più tranquilla e sarà più facile sopportare l’ansia derivante dai pasti che devi fare fuori. E se riesci a stare più serena sul versante alimentare, vedrai che ti godrai molto di più anche le gite!
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sabato 11 settembre 2010
Iniziativa: Beauty Message Challenge
Ho deciso di partecipare al “Beauty Message Challenge”, e spero che farete altrettanto anche voi, perché mi sembra un’ottima idea per combattere le bugie che l’anoressia ci racconta!
Di che si tratta? Fate click QUI per scoprirlo.
Dunque, questo è proprio ciò che ho intenzione di fare a partire da oggi. E quindi, ecco cosa farò per la mia sfida personale:
1 – Ogni giorno, per i prossimi 10 giorni (partendo oggi), dirò a una delle donne importanti nella mia vita quotidiana che è bellissima, e le dirò il perché. Progetto di farlo in molti modi differenti, a seconda della donna in questione – tramite e-mail, per telefono, con dei bigliettini, di persona, etc…
2 – Cercherò inoltre d’impegnarmi a raggiungere il principale obiettivo del “Beauty Message Challenge”, ripetendo ogni giorno a me stessa che sono bellissima, senza ascoltare quello che invece mi suggerirebbe l’anoressia.
3 – Scriverò un post speciale per tutte le lettrici di questo blog in data 20 Settembre. In questo post racconterò per filo e per segno com’è andata questa esperienza, condividerò i miei “messaggi di bellezza” con tutte voi e, insomma, vi dirò un po’ come la penso al riguardo.
Utilizzate anche voi quest’ulteriore arma di lotta contro l’anoressia ripetendovi ogni giorno che siete bellissime, nei prossimi giorni, okay?!
Di che si tratta? Fate click QUI per scoprirlo.
Dunque, questo è proprio ciò che ho intenzione di fare a partire da oggi. E quindi, ecco cosa farò per la mia sfida personale:
1 – Ogni giorno, per i prossimi 10 giorni (partendo oggi), dirò a una delle donne importanti nella mia vita quotidiana che è bellissima, e le dirò il perché. Progetto di farlo in molti modi differenti, a seconda della donna in questione – tramite e-mail, per telefono, con dei bigliettini, di persona, etc…
2 – Cercherò inoltre d’impegnarmi a raggiungere il principale obiettivo del “Beauty Message Challenge”, ripetendo ogni giorno a me stessa che sono bellissima, senza ascoltare quello che invece mi suggerirebbe l’anoressia.
3 – Scriverò un post speciale per tutte le lettrici di questo blog in data 20 Settembre. In questo post racconterò per filo e per segno com’è andata questa esperienza, condividerò i miei “messaggi di bellezza” con tutte voi e, insomma, vi dirò un po’ come la penso al riguardo.
Utilizzate anche voi quest’ulteriore arma di lotta contro l’anoressia ripetendovi ogni giorno che siete bellissime, nei prossimi giorni, okay?!
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lunedì 6 settembre 2010
Domanda #16: Trovare amore per noi stesse
La domanda cui rispondo oggi è tratta da un’e-mail che mi ha scritto Emanuela. Vorrei condividere le sue parole e la mia risposta con tutte voi, nella speranza che possano esservi d’aiuto.
Emanuela mi ha scritto, in sintesi:
“Leggendo i tuoi post, sembra davvero che scegliere la strada del ricovero valga la pena. So che il processo di ricovero dall’anoressia è un qualcosa che si verifica gradualmente, ma come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse, quando si è abbandonato l’amore necessario per salvare se stesse? Bisogna trarre il coraggio necessario dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene? È possibile odiarsi più di quanto già non facciamo nel momento in cui scegliamo un DCA? I tuoi post mi hanno davvero dato molto da pensare rispetto al mio vissuto. E ti ringrazio per essere riuscita a parlare di quest’orrore silenzioso. Spero che un giorno tutte noi potremo guardare all’anoressia come a una nemica da cui dobbiamo difenderci, e non come un qualcosa per cui avere vergogna di noi stesse. Forse, quando avremo acquisito questa consapevolezza, sarà più facile chiedere aiuto e conseguentemente combattere”.
Emanuela, credimi, non sai quanto spero che un giorno i DCA non vengano più considerai dalla società un marchio d’infamia, un qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. E spero altrettanto che tutte le ragazze che ne sono attualmente prigioniere possano trovare quanto prima la forza e il coraggio necessari per chiedere aiuto. Rompere il silenzio è certamente un primo passo nella giusta direzione. Tutte noi abbiamo una voce e possiamo usarla se decidiamo di farlo. Non è facile, ma la prima parola è sempre la più ardua: dopo, diventerà più semplice ad ogni parola pronunciata.
Innanzitutto, comunque, lascia che te lo dica: scegliere la strada del ricovero VALE LA PENA. Talvolta la decisione d’intraprendere la strada del ricovero è repentina e illuminante, altre volte è un lento processo di realizzazione. Talvolta è un momento “A-ha!”, altre volte ti rendi conto che è successo, che hai intrapreso la strada senza neanche rendertene conto. Ma, per venire alla tua domanda – Come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse? Bè, si può cominciare cercando di capire quello che si può fare per volere bene a noi stesse. Dimentica il ricovero per un momento, e focalizzati su te stessa.
Innanzitutto, è importante circondarsi di rinforzi positivi. Attaccare nella propria stanza frasi positive, mettersi davanti allo specchio e ripetersi frasi incoraggianti, e così via. Non importa se in quelle parole non ci credi. Chiaro? Non importa. Fallo comunque. Circonda te stessa con qualsiasi cosa possa spingerti verso la strada del ricovero. Continua a ripetere quelle parole tipo mantra. Obbligati a crederci. E vedrai che, un giorno, ti accorgerai che non c’è più bisogno di nessuna costrizione… perché ti renderai conto da sola che quelle parole corrispondono a nient’altro che alla verità.
All’inizio tutto questo ti farà sentire un po’ scema, me ne rendo conto. Ma è comunque… necessario. Ho attaccato all’armadio della mia camera un Post-It con su scritto: “I like myself”. Ogni mattina, quando mi sveglio ed apro gli occhi, leggo “I like myself”. E’ il mio armadio che mi dice che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. Sono io che mi dico che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. E non devo più odiarmi, Emanuela. E non lo stacco, quel Post-It. Perché ho ancora bisogno di leggere quel messaggio.
Prova a fare qualcosa del genere. Attacca un foglietto sul tuo specchio in modo che ogni mattina, quando lo guardi, leggi qualcosa di positivo. Qualcosa che ti dice che devi piacerti per come sei, perché non c’è niente di meglio al mondo. Che devi amarti per come sei. Che stai andando bene. Potrebbe non essere vero. Potresti non piacerti o non amarti in prima battuta, ma a forza di leggerle quelle parole ti scivoleranno dentro. Lascia che questo succeda.
Pensi che non sia vero?, che non sia possibile? Bene, prova a vedere la cosa dall’altra parte, allora. Se tu ti senti ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei brutta” o “Sei stupida”, prima o poi comincerai a credere che sia vero, non è così? Okay, se tu ti sentirai ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei una persona che vale” e “Sei una persona che merita affetto”, comincerai a credere che anche questo sia vero. Ganzo, no?! Fai inversione di marcia. Se all’inizio ti viene da sorridere per la stupidità del messaggio… bè, è già un primo passo: per lo meno adesso stai sorridendo.
E, tra l’altro, sì, puoi trarre il coraggio necessario dalle persone che ti stanno accanto e che ti vogliono bene ma, in ultima analisi, il coraggio che ti deriva dagli altri deve incentivare il tuo proprio coraggio. Si può fare qualcosa per gli altri per un po’ di tempo, ma se non c’è una motivazione forte sottostante che viene da noi stesse, non durerà a lungo. Sei tu la prima che deve decidere cosa vuole per se stessa e darsi da fare per ottenerlo. Il coraggio di base dev’essere il tuo, non è sufficiente un rimpiazzo. Però, il supporto degli altri indubbiamente aiuta.
Pertanto, cerca di circondarti di persone che ti vogliano bene e siano disposte ad aiutarti. Il supporto è vitale. Lascia che loro siano il tuo salvagente, e stringi la loro mano quando le acque si fanno particolarmente agitate, in maniera tale che ti aiutino a non affondare e a ricominciare a nuotare nella giusta direzione. Col tempo, poi, ti accorgerai che avrai acquisito forze abbastanza per poter passare incolume la tempesta anche da sola.
Una mano testa non va mai allontanata. Ricorda soltanto che l’obiettivo finale è quello di aiutarti ad aiutare te stessa.
Rispondendo all’altra tua domanda, è sempre possibile odiarsi di più. Ma è anche sempre possibile amarsi di più. Non scegliere il lato sbagliato del muro. La scelta di per sé è un qualcosa di semplice. È il seguirla che diventa difficile, ma tu devi comunque continuare a credere che ce a puoi fare. Non puoi mollare con te stessa – anche se in questo momento questa Te Stessa non ti piace.
Spero di averti fornito qualche elemento in più su cui riflettere. Lo so che, per come l’ho messa giù, sembra tutto molto semplice… ma so anche che non lo è affatto. E non potrò mai dire che lo sia. Ma ricordati sempre: le cose più semplici sono sempre le cose migliori che possiamo fare per noi stesse. Perciò, non trovarti più scuse: oggi è il giorno perfetto per iniziare a combattere.
Tutto il mio amore,
Veggie
Emanuela mi ha scritto, in sintesi:
“Leggendo i tuoi post, sembra davvero che scegliere la strada del ricovero valga la pena. So che il processo di ricovero dall’anoressia è un qualcosa che si verifica gradualmente, ma come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse, quando si è abbandonato l’amore necessario per salvare se stesse? Bisogna trarre il coraggio necessario dalle persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene? È possibile odiarsi più di quanto già non facciamo nel momento in cui scegliamo un DCA? I tuoi post mi hanno davvero dato molto da pensare rispetto al mio vissuto. E ti ringrazio per essere riuscita a parlare di quest’orrore silenzioso. Spero che un giorno tutte noi potremo guardare all’anoressia come a una nemica da cui dobbiamo difenderci, e non come un qualcosa per cui avere vergogna di noi stesse. Forse, quando avremo acquisito questa consapevolezza, sarà più facile chiedere aiuto e conseguentemente combattere”.
Emanuela, credimi, non sai quanto spero che un giorno i DCA non vengano più considerai dalla società un marchio d’infamia, un qualcosa di cui dobbiamo vergognarci. E spero altrettanto che tutte le ragazze che ne sono attualmente prigioniere possano trovare quanto prima la forza e il coraggio necessari per chiedere aiuto. Rompere il silenzio è certamente un primo passo nella giusta direzione. Tutte noi abbiamo una voce e possiamo usarla se decidiamo di farlo. Non è facile, ma la prima parola è sempre la più ardua: dopo, diventerà più semplice ad ogni parola pronunciata.
Innanzitutto, comunque, lascia che te lo dica: scegliere la strada del ricovero VALE LA PENA. Talvolta la decisione d’intraprendere la strada del ricovero è repentina e illuminante, altre volte è un lento processo di realizzazione. Talvolta è un momento “A-ha!”, altre volte ti rendi conto che è successo, che hai intrapreso la strada senza neanche rendertene conto. Ma, per venire alla tua domanda – Come si può scegliere la strada del ricovero quando non si ha amore per se stesse? Bè, si può cominciare cercando di capire quello che si può fare per volere bene a noi stesse. Dimentica il ricovero per un momento, e focalizzati su te stessa.
Innanzitutto, è importante circondarsi di rinforzi positivi. Attaccare nella propria stanza frasi positive, mettersi davanti allo specchio e ripetersi frasi incoraggianti, e così via. Non importa se in quelle parole non ci credi. Chiaro? Non importa. Fallo comunque. Circonda te stessa con qualsiasi cosa possa spingerti verso la strada del ricovero. Continua a ripetere quelle parole tipo mantra. Obbligati a crederci. E vedrai che, un giorno, ti accorgerai che non c’è più bisogno di nessuna costrizione… perché ti renderai conto da sola che quelle parole corrispondono a nient’altro che alla verità.
All’inizio tutto questo ti farà sentire un po’ scema, me ne rendo conto. Ma è comunque… necessario. Ho attaccato all’armadio della mia camera un Post-It con su scritto: “I like myself”. Ogni mattina, quando mi sveglio ed apro gli occhi, leggo “I like myself”. E’ il mio armadio che mi dice che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. Sono io che mi dico che devo cercare di apprezzarmi per quello che sono. E non devo più odiarmi, Emanuela. E non lo stacco, quel Post-It. Perché ho ancora bisogno di leggere quel messaggio.
Prova a fare qualcosa del genere. Attacca un foglietto sul tuo specchio in modo che ogni mattina, quando lo guardi, leggi qualcosa di positivo. Qualcosa che ti dice che devi piacerti per come sei, perché non c’è niente di meglio al mondo. Che devi amarti per come sei. Che stai andando bene. Potrebbe non essere vero. Potresti non piacerti o non amarti in prima battuta, ma a forza di leggerle quelle parole ti scivoleranno dentro. Lascia che questo succeda.
Pensi che non sia vero?, che non sia possibile? Bene, prova a vedere la cosa dall’altra parte, allora. Se tu ti senti ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei brutta” o “Sei stupida”, prima o poi comincerai a credere che sia vero, non è così? Okay, se tu ti sentirai ripetere più volte ogni giorno della tua vita: “Sei una persona che vale” e “Sei una persona che merita affetto”, comincerai a credere che anche questo sia vero. Ganzo, no?! Fai inversione di marcia. Se all’inizio ti viene da sorridere per la stupidità del messaggio… bè, è già un primo passo: per lo meno adesso stai sorridendo.
E, tra l’altro, sì, puoi trarre il coraggio necessario dalle persone che ti stanno accanto e che ti vogliono bene ma, in ultima analisi, il coraggio che ti deriva dagli altri deve incentivare il tuo proprio coraggio. Si può fare qualcosa per gli altri per un po’ di tempo, ma se non c’è una motivazione forte sottostante che viene da noi stesse, non durerà a lungo. Sei tu la prima che deve decidere cosa vuole per se stessa e darsi da fare per ottenerlo. Il coraggio di base dev’essere il tuo, non è sufficiente un rimpiazzo. Però, il supporto degli altri indubbiamente aiuta.
Pertanto, cerca di circondarti di persone che ti vogliano bene e siano disposte ad aiutarti. Il supporto è vitale. Lascia che loro siano il tuo salvagente, e stringi la loro mano quando le acque si fanno particolarmente agitate, in maniera tale che ti aiutino a non affondare e a ricominciare a nuotare nella giusta direzione. Col tempo, poi, ti accorgerai che avrai acquisito forze abbastanza per poter passare incolume la tempesta anche da sola.
Una mano testa non va mai allontanata. Ricorda soltanto che l’obiettivo finale è quello di aiutarti ad aiutare te stessa.
Rispondendo all’altra tua domanda, è sempre possibile odiarsi di più. Ma è anche sempre possibile amarsi di più. Non scegliere il lato sbagliato del muro. La scelta di per sé è un qualcosa di semplice. È il seguirla che diventa difficile, ma tu devi comunque continuare a credere che ce a puoi fare. Non puoi mollare con te stessa – anche se in questo momento questa Te Stessa non ti piace.
Spero di averti fornito qualche elemento in più su cui riflettere. Lo so che, per come l’ho messa giù, sembra tutto molto semplice… ma so anche che non lo è affatto. E non potrò mai dire che lo sia. Ma ricordati sempre: le cose più semplici sono sempre le cose migliori che possiamo fare per noi stesse. Perciò, non trovarti più scuse: oggi è il giorno perfetto per iniziare a combattere.
Tutto il mio amore,
Veggie
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mercoledì 1 settembre 2010
Provato & Confermato
Questa è una risposta ad un commento, ragazze.
In data 16 Agosto, Jonny ha lasciato un commento sul post precedente a questo, in cui ho pubblicato una delle mie poesie, “This is to the girl”. Ho riletto più e più volte questo commento, e ogni volta che ho provato a scrivere una risposta, mi sono resa conto che quel che avevo da dire era così tanto da non poter essere semplicemente contenuto nella risposta ad un commento. Inoltre le parole di Jonny ricalcano perfettamente quello che prova chiunque abbia vissuto/viva l’anoressia. È esattamente la persona di cui stavo scrivendo/parlando in “This is to the girl”, e mi fa piacere che abbia deciso di lasciare il suo commento. Perciò, contraccambiando, spero di poter offrirle anch’io qualcosa. Dunque oggi voglio condividere con voi questo commento e la mia risposta.
Grazie, Jonny. Spero che, nonostante tutte le difficoltà, non rinuncerai a combattere.
“[…] Leggendo questo post, questa poesia, mi è venuto da pensare.
E ho pensato che con le fottute scelte di vita che ho fatto, alla fine mi sono rinchiusa in una schifosissima gabbia. Che è proprio il posto mi merda dove mi trovo adesso. L’unico posto in cui mi sono sentita, e mi sento, salva e protetta. Al riparo. Al sicuro. Con la dannata anoressia ho perso me stessa nella mia ricerca per trovare qualche schifa di cosa dietro cui nascondere la vera me stessa.
E adesso, non mi è rimasta una sega di niente.
Adesso sono soltanto “the girl”.
Una stramaledetta maschera vuota, un’etichetta senza significato che non vale neanche la pena di sprecare tempo a leggere.
The damn girl.
E non so davvero che cazzo fare.
Jonny”
Jonny, è normale che tu in questo momento ti senta persa. Nessuna parola di nessuna poesia riuscirà a tirarti fuori dal posto in cui senti di essere bloccata. E so quanto è terribile la sensazione di sentirsi intrappolate in un posto che ci fa sentire al sicuro ma che, allo stesso tempo, ci fa sentire vuote dentro.
Con l’anoressia ho toccato il fondo del baratro e anch’io ho perso la Vera Me Stessa. O, piuttosto, mi sono nascosta persino a me stessa, per non affrontare una realtà che non mi piaceva. E ho eletto l’anoressia a mia nuova identità. Solo nel momento in cui ho scelto d’iniziare a percorrere la strada del ricovero mi sono resa conto che potevo essere molto più di “un’anoressica”. Se in questo momento quella che sei non ti piace, la prima cosa da fare è iniziare a percorrere questa strada. Quando sarai a tuo agio con te stessa, ma ti sentirai come priva d’identità, ecco che sarai pronta per fare il secondo passo. Pensi di non avere niente, ma in realtà tu hai degli strumenti, delle armi. La cosa più difficile è scoprire come utilizzarle. Non è affatto semplice. E, ovviamente, più volte mentre percorrerai la strada del ricovero, ti verrà voglia di mollare – credo che tutte noi ci siamo sentite così almeno una volta – e penserai che non c’è niente che funziona. Il punto è che questi giorni difficili e il dolore che proviamo nel momento in cui sperimentiamo com’è vivere senza l’anoressia, sono parte integrante della strada del ricovero. E chi desidererebbe passare questi momenti?
All’inizio può essere davvero terrorizzante. Ma sai che cosa? È necessario. Perchè tra le 2 possibilità che l’anoressia ti mette davanti, solo una ha un futuro. E, DCAmocelo chiaramente, la tua vita attuale non è poi così “perfetta” come l’anoressia prometteva di farla diventare.
Ma di “perfetto”, in realtà, in questo mondo, in questa vita, non c’è niente: tutte le cose che ci circondano sono imperfette. Forse è proprio per questo che sono così belle.
Certo, l’anoressia ti fa sentire “speciale” lì per lì. Ma in realtà non è affatto così. E il tuo obiettivo, se scegli di raccogliere la sfida della strada del ricovero, è quello di scoprire che cosa veramente ti rende una persona speciale. Perché, te lo assicuro, non è l’anoressia a renderti tale.
E’ difficile lasciarsi l’anoressia alle spalle perché, dopo tanti anni, non si riesce più a capire in prima battuta come riempire lo spazio vuoto che l’anoressia lascia. Ma, se ti guardi intorno, ti accorgerai che in realtà sono tante le cose che ti aspettano. Hai tantissime strade, tantissime possibilità aperte davanti. Chiediti: cos’è che voglio veramente dalla mia vita? È una domanda aperta che presenta milioni di differenti risposte possibili… ed è questo il bello. Pensa che non hai niente da perdere e tutto da guadagnare.
Se ti senti rinchiusa in qualche posto, ricordati che TU ne possiedi anche le chiavi. Perché sei tu che, scegliendo l’anoressia, ti ci sei intrappolata. Leggiti dentro con onestà. Fatti domande e cerca di scovare risposte sincere. Cerca di capire che cosa vuoi veramente da te stessa e dalla tua vita, qualsiasi cosa sia. E poi mettici tutta te stessa per realizzare i tuoi sogni. Perché ne hai tutte le capacità e le possibilità.
So che detto così sembra semplice – e so anche che è tutto meno che semplice – ma devi cercare di vedere le cose per come stanno, e darti una possibilità, se vuoi che le cose cambino veramente. Le risposte sono abilmente celate, ma quando una dopo l’altra le troverai, queste segneranno quella che è la giusta via da percorrere. La strada del ricovero.
È difficile essere sincere con noi stesse. È difficile trovare le chiavi che ci liberino dalla prigione per la mente in cui ci siamo rinchiuse. È difficile prendere la (coraggiosa) decisione d’infilare quella chiave nella serratura e girarla. Ma è un qualcosa per cui vale la pena. Vale la pena, nonostante tutto.
E tu puoi farcela.
E tu puoi percorrere tranquillamente la strada del ricovero, sai?!
E questo vale per tutte voi, ragazze: POTETE FARCELA.
Spero che ciò che ho scritto oggi abbia un senso. Per te, Jonny, per le lettrici di questo blog, e per ogni “the girl” là fuori che sta cercando qualche risposta, una guida, o semplicemente un piccolo incoraggiamento. Io certamente non ho chissà quale risposta, ma so quel che ho provato & confermato… e non suggerirei mai qualcosa che non ho prima provato sulla mia pelle. Il ricovero – combattere – è possibile. Bisogna credere a questo, innanzitutto.
Credete in voi stesse e nella vostra forza di volontà. Sempre.
Veggie
In data 16 Agosto, Jonny ha lasciato un commento sul post precedente a questo, in cui ho pubblicato una delle mie poesie, “This is to the girl”. Ho riletto più e più volte questo commento, e ogni volta che ho provato a scrivere una risposta, mi sono resa conto che quel che avevo da dire era così tanto da non poter essere semplicemente contenuto nella risposta ad un commento. Inoltre le parole di Jonny ricalcano perfettamente quello che prova chiunque abbia vissuto/viva l’anoressia. È esattamente la persona di cui stavo scrivendo/parlando in “This is to the girl”, e mi fa piacere che abbia deciso di lasciare il suo commento. Perciò, contraccambiando, spero di poter offrirle anch’io qualcosa. Dunque oggi voglio condividere con voi questo commento e la mia risposta.
Grazie, Jonny. Spero che, nonostante tutte le difficoltà, non rinuncerai a combattere.
“[…] Leggendo questo post, questa poesia, mi è venuto da pensare.
E ho pensato che con le fottute scelte di vita che ho fatto, alla fine mi sono rinchiusa in una schifosissima gabbia. Che è proprio il posto mi merda dove mi trovo adesso. L’unico posto in cui mi sono sentita, e mi sento, salva e protetta. Al riparo. Al sicuro. Con la dannata anoressia ho perso me stessa nella mia ricerca per trovare qualche schifa di cosa dietro cui nascondere la vera me stessa.
E adesso, non mi è rimasta una sega di niente.
Adesso sono soltanto “the girl”.
Una stramaledetta maschera vuota, un’etichetta senza significato che non vale neanche la pena di sprecare tempo a leggere.
The damn girl.
E non so davvero che cazzo fare.
Jonny”
Jonny, è normale che tu in questo momento ti senta persa. Nessuna parola di nessuna poesia riuscirà a tirarti fuori dal posto in cui senti di essere bloccata. E so quanto è terribile la sensazione di sentirsi intrappolate in un posto che ci fa sentire al sicuro ma che, allo stesso tempo, ci fa sentire vuote dentro.
Con l’anoressia ho toccato il fondo del baratro e anch’io ho perso la Vera Me Stessa. O, piuttosto, mi sono nascosta persino a me stessa, per non affrontare una realtà che non mi piaceva. E ho eletto l’anoressia a mia nuova identità. Solo nel momento in cui ho scelto d’iniziare a percorrere la strada del ricovero mi sono resa conto che potevo essere molto più di “un’anoressica”. Se in questo momento quella che sei non ti piace, la prima cosa da fare è iniziare a percorrere questa strada. Quando sarai a tuo agio con te stessa, ma ti sentirai come priva d’identità, ecco che sarai pronta per fare il secondo passo. Pensi di non avere niente, ma in realtà tu hai degli strumenti, delle armi. La cosa più difficile è scoprire come utilizzarle. Non è affatto semplice. E, ovviamente, più volte mentre percorrerai la strada del ricovero, ti verrà voglia di mollare – credo che tutte noi ci siamo sentite così almeno una volta – e penserai che non c’è niente che funziona. Il punto è che questi giorni difficili e il dolore che proviamo nel momento in cui sperimentiamo com’è vivere senza l’anoressia, sono parte integrante della strada del ricovero. E chi desidererebbe passare questi momenti?
All’inizio può essere davvero terrorizzante. Ma sai che cosa? È necessario. Perchè tra le 2 possibilità che l’anoressia ti mette davanti, solo una ha un futuro. E, DCAmocelo chiaramente, la tua vita attuale non è poi così “perfetta” come l’anoressia prometteva di farla diventare.
Ma di “perfetto”, in realtà, in questo mondo, in questa vita, non c’è niente: tutte le cose che ci circondano sono imperfette. Forse è proprio per questo che sono così belle.
Certo, l’anoressia ti fa sentire “speciale” lì per lì. Ma in realtà non è affatto così. E il tuo obiettivo, se scegli di raccogliere la sfida della strada del ricovero, è quello di scoprire che cosa veramente ti rende una persona speciale. Perché, te lo assicuro, non è l’anoressia a renderti tale.
E’ difficile lasciarsi l’anoressia alle spalle perché, dopo tanti anni, non si riesce più a capire in prima battuta come riempire lo spazio vuoto che l’anoressia lascia. Ma, se ti guardi intorno, ti accorgerai che in realtà sono tante le cose che ti aspettano. Hai tantissime strade, tantissime possibilità aperte davanti. Chiediti: cos’è che voglio veramente dalla mia vita? È una domanda aperta che presenta milioni di differenti risposte possibili… ed è questo il bello. Pensa che non hai niente da perdere e tutto da guadagnare.
Se ti senti rinchiusa in qualche posto, ricordati che TU ne possiedi anche le chiavi. Perché sei tu che, scegliendo l’anoressia, ti ci sei intrappolata. Leggiti dentro con onestà. Fatti domande e cerca di scovare risposte sincere. Cerca di capire che cosa vuoi veramente da te stessa e dalla tua vita, qualsiasi cosa sia. E poi mettici tutta te stessa per realizzare i tuoi sogni. Perché ne hai tutte le capacità e le possibilità.
So che detto così sembra semplice – e so anche che è tutto meno che semplice – ma devi cercare di vedere le cose per come stanno, e darti una possibilità, se vuoi che le cose cambino veramente. Le risposte sono abilmente celate, ma quando una dopo l’altra le troverai, queste segneranno quella che è la giusta via da percorrere. La strada del ricovero.
È difficile essere sincere con noi stesse. È difficile trovare le chiavi che ci liberino dalla prigione per la mente in cui ci siamo rinchiuse. È difficile prendere la (coraggiosa) decisione d’infilare quella chiave nella serratura e girarla. Ma è un qualcosa per cui vale la pena. Vale la pena, nonostante tutto.
E tu puoi farcela.
E tu puoi percorrere tranquillamente la strada del ricovero, sai?!
E questo vale per tutte voi, ragazze: POTETE FARCELA.
Spero che ciò che ho scritto oggi abbia un senso. Per te, Jonny, per le lettrici di questo blog, e per ogni “the girl” là fuori che sta cercando qualche risposta, una guida, o semplicemente un piccolo incoraggiamento. Io certamente non ho chissà quale risposta, ma so quel che ho provato & confermato… e non suggerirei mai qualcosa che non ho prima provato sulla mia pelle. Il ricovero – combattere – è possibile. Bisogna credere a questo, innanzitutto.
Credete in voi stesse e nella vostra forza di volontà. Sempre.
Veggie
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